Venerdì 18 Giugno 2010
Gentleman + Ladies
a soli € 3,50
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Marketing
Gentleman + Ladies
a soli € 3,50
Oggi
IL QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI
ESSIONISTI DI MARKETING, MEDIA E PUBBLICITÀ
La società di tlc inaugura a Milano il nuovo lagship store. Ibarra: piano restyling per 600 monomarca
Wind rivoluziona il punto vendita
Design moderno e interattività: così si accoglie il cliente
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Accenture, il negozio è
un’esperienza determinante
L’interno del nuovo negozio Wind in Corso Matteotti a Milano
PAGINA A CURA
DI ALESSIO ODINI
W
ind all’ombra della
Madonnina, a un
passo dalla moda di
via Montenapoleone.
Proprio qui, nel «fashion-professional district che verrà», la
società di telecomunicazioni di
Naguib Sawiris ha aperto il suo
nuovo flagship store, con cui punta a «consolidare l’immagine del
brand» e a intraprendere «una
nuova esperienza per il retail
di Wind». Per Maximo Ibarra,
direttore della business unit mobile, sarà solo l’inizio del «remake
complessivo della nostra rete monobrand (600 negozi monomarca,
180 di proprietà, ndr)». Il nuovo
negozio in corso Matteotti, dove
Aldo Giovanni e Giacomo hanno
girato l’ultimo spot di Wind, si
estende su due piani, circa 380
mq, là dove un tempo c’era Hugo
Boss. Poco distanti, le vetrine di
Abercrombie & Fitch, il nuovo
hotel cinque stelle Boscolo Exedra, la scuola d’inglese Shenker,
il teatro San Carlo e un’insegna
storica di San Babila come la
pasticceria Sant’Ambroeus.
Tutto sembra a portata di mano,
come i servizi e i prodotti Wind
all’interno.
Varcata la soglia del negozio,
luminoso e dal design moderno e ricercato, curato da
Crea International
secondo la metodologia del Physical
brand design, i
clienti possono
aggirarsi fra
monitor lcd,
postazioni
touch screen
per confron-
tare le caratteristiche dei telefoni esposti, oppure informarsi sui
servizi offerti dall’azienda, «senza
aver l’ansia di dover chiedere per
forza a un commesso», dice Ibarra, «il cliente deve essere attirato
e sentirsi a suo agio in un negozio
di tecnologia caldo e avvolgente»,
dove viene trasmessa Wind Radio
e si diffonde persino una fragranza di profumo.
Il bianco, il bianco, il grigio e
l’arancione che dominano le superfici del flagship store rimandano ai colori del brand, ma non
ci si ferma all’estetica: «Abbiamo
previsto un’area cromaticamente
diversa per gli abbonamenti All
Inclusive, dove i clienti si possono
sedere e valutare le offerte, mentre dall’altra parte del negozio è
stata allestita una parete interamente dedicata a Infostrada, per
quanto riguarda la
telefonia fissa»,
spiega Ibarra. Al piano
sottostante,
la gamma
dei prodotti Wind
è esposta
nella sua
interezza e
i clienti possono acce-
dere a un’area che comprende «il
customer care live e uno spazio
riservato alle trattative commerciali. C’è anche la toilette per il
pubblico», dice Ibarra, dimostrando che nessun particolare, dalla
divisa dei dipendenti, alle esigenze di chi entra in negozio, è
stato trascurato. Sempre al piano
inferiore, ci si imbatte nel Wind
Theatre, una zona «multifunzionale» che ospiterà, «dalla fine
dell’estate, eventi a cadenza mensile, secondo una logica di palinsesto, insieme a sei partner tecnologici», continua Ibarra. Ma ci
sarà anche spazio per occasioni
di «co-marketing» con attori del
«business e del lifestyle», operazioni volte a «calarci nel mood
milanese», di cui un esempio è
anche l’iniziativa in collaborazione con Trussardi in piazza
della Scala. Chi stipulerà un
abbonamento All Inclusive
Wind, riceverà un buono sconto
di 20 euro da consumare al Café
Trussardi: «Sono dettagli», osserva Ibarra, «ma rendono più
gradevole la vita».
Nel flagship store, poi, verranno monitorati il servizio
offerto e la risposta dei clienti,
così da incontrare sempre più
le esigenze di chi entra, magari
dopo aver letto sui display led
in vetrina le iniziative e le informazioni su tutto ciò che accade
in negozio. La prossima tappa?
«Roma, in un’altra location
top, ma proprio per questo,
segreta», sorride Ibarra.
© Riproduzione riservata
Maximo Ibarra
Altri articoli
sul sito www.italiaoggi.it/wind
L’approccio multicanale? Converge sempre sul punto vendita,
che resta centrale nell’esperienza d’acquisto per i consumatori di
tutto il mondo. E se all’estero il
55% dei clienti si dice soddisfatto
uscendo dal negozio, il gradimento in Italia scende al 43%, segno
che c’è ancora molto da fare.
Tanto più che per gli italiani la
qualità dell’esperienza in negozio
è determinante nell’89% dei casi,
contro il 78% nel resto del mondo.
Non solo: oltre il 75% degli intervistati a livello globale ritiene che
il canale retail fisico diventerà
Michelangelo Barbera
importante tanto quanto quello
online, soprattutto secondo giovani (42%), professionisti
(56%), manager (45%) e consumatori asiatici (36%).
È lo scenario descritto da una ricerca che Accenture, multinazionale di consulenza direzionale, servizi tecnologici
e outsourcing, ha condotto per meglio comprendere, nello
specifico, come i fornitori di servizi e prodotti di tlc possano
soddisfare i loro clienti, stabilendo una relazione più solida. Dei risultati presentati sopra e più sotto, non si stupisce
Michelangelo Barbera, management consulting crm lead di
Accenture: «Il ruolo del punto vendita fisico è in crescita»,
dice a ItaliaOggi, «forse è sorprendente per i teorici della
virtualizzazione».
Ribadita la centralità del negozio, soprattutto in fase di acquisto (65%) e di apprendimento per l’utilizzo del nuovo
prodotto o servizio (31%), ogni mezzo ha in realtà una sua
funzione specifica. Via Internet ci si informa (75% dei casi),
si rinnovano contratti (51%), si aggiorna il proprio profilo
(75%) e si chiedono delucidazioni sui pagamenti (44%). Al
telefono, invece, è associata la funzione di supporto e assistenza tecnica (56%), insieme alla possibilità di estendere un
contratto esistente (30%) e di presentare reclami e lamentele
(58%). Ma il potenziale di web e telefono è superiore: «Quando un cliente naviga su Internet e si sofferma su un prodotto,
o un servizio, l’operatore può dare avvio al proactive engagement», spiega il manager di Accenture, che non manca di
sottolineare le potenzialità di «una pagina web dinamica, su
misura, ottenuta in base alla navigazione del cliente». Tenuta
traccia di quest’ultima, un contatto telefonico successivo, da
parte dello stesso utente in cerca di informazioni, rappresenta una nuova opportunità per offrire prodotti. Le occasioni
di contatto telefonico, tra l’altro, «sono superiori a quelle in
negozio», ricorda Barbera. Una tale profilazione dell’utente,
previo consenso al trattamento dei dati, permetterebbe così
alle aziende di offrire i propri servizi in modo ancora più mirato, anche sul punto vendita, attraverso «il riconoscimento
del cliente» che sta entrando.
Come se non bastasse, in negozio la percezione della qualità
è un fattore determinante: su questa base, più del 75% degli
intervistati decide se continuare la relazione con l’azienda,
una dinamica più evidente fra i giovani e i professionisti.
Quanto alla dimensione italiana, i consumatori attribuiscono
al punto vendita particolare importanza: è più forte che altrove, infatti, l’intenzione di acquistare un prodotto o un servizio in un luogo fisico (48% contro il 46% globale) e sempre
in negozio gli italiani completano gli acquisti iniziati online
(52% contro 45%). Da qui, anche la maggiore frequentazione
del punto vendita (33% contro 20%) e l’idea secondo cui i
negozi continueranno a essere più importanti del canale web
(30% contro 24% globale).
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Venerdì 18 Giugno 2010
MARKETING
È scontro tra gli sponsor uficiali della Fifa e i marchi concorrenti a caccia di visibilità gratuita
Mondiali, Bavaria ha fatto gol
Ma in Sudafrica la pubblicità occulta è punibile con il carcere
DI
MARCEL VULPIS
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S
e in campo sportivo le
32 squadre qualificate
al Mondiale di calcio si
daranno battaglia pur
di conquistare il trofeo, entro
il prossimo 11 luglio, in ambito marketing c’è una guerra di
posizione tra chi (come nel caso
degli sponsor Fifa) ha acquisito
a peso d’oro (oltre 100 milioni di
euro a testa) i diritti marketing
e pubblicitari di Sudafrica2010
e chi, come i concorrenti diretti, intende sfruttare l’atmosfera
della più importante manifestazione sportiva a costo zero
sfruttando l’attenzione mediatica collegata all’evento. E nel
caso delle 36 ragazze-immagine
vestite di arancione da Bavaria,
il marchio di birra ha rischiato
l’incarcerazione delle sue tifose
ma alla fine ha centrato l’obiettivo di marketing.
La modalità più sfruttata
è quella del marketing d’imboscata (il cosiddetto ambush
marketing), con l’obiettivo di
togliere visibilità proprio alle
aziende partner della manifestazione. In Sudafrica, però,
Lo stadio di Johannesburg
Le ragazze-immagine di Bavaria
vigono regole e leggi molto
stringenti sul terreno della
pubblicità occulta e, nei casi
più gravi, c’è anche l’arresto a
sei mesi. È per esempio quello che stava per avvenire, nei
giorni scorsi, alle avvenenti
ragazze ingaggiate e vestite di arancione allo stadio di
Johannesburg dalla birra Bavaria (in questo segmento lo
sponsor Fifa è Budweiser), che
ha conquistato le prime pagine
dei giornali di tutto il mondo
con una operazione di pubblicità non regolare.
Le pin-up hanno corso il rischio di essere processate per
direttissima, poi il buon senso
ha fatto sì che le autorità locali chiudessero un occhio. Per
Bavaria, sponsor degli olandesi (il cui colore è per l’appunto
l’arancione), il risultato è stato
ampiamente raggiunto perché
tutti i media hanno raccontato questo fatto di cronaca, che
ha tra l’altro una declinazione
I progetti della start-up tricolore con base nella Silicon Valley
Paperlit porta i giornali
su iPad e iPhone
DI
C’
CARLO ARCARI
è un’azienda italiana, nata nella Silicon Valley, ma con solide radici sarde, che sta vivendo da protagonista il
lancio europeo dell’iPad, partito due
settimane fa.
Paperlit Inc., con sedi in Sardegna e California,
è una start-up che produce reader multipiattaforma per riviste e quotidiani. Realizza una soluzione mobile per il web publishing con la quale
ogni tipo di contenuto editoriale può essere digitalizzato e distribuito su dispositivi quali iPhone,
iPad, iPod Touch, smartphone e web. A breve sarà
anche disponibile su Android, il software open
source per i cellulari. Fondata nell’agosto del 2009
da Gionata Mettifogo, Matteo Melani e Mario
Mariani, Paperlit ha sede in California a Menlo
Park e a Cagliari. La società è finanziata da Zernike Meta Ventures, The Net Value e Annapurna
Ventures. Tra i clienti attuali conta editori del
calibro di Condé Nast Edizioni Master, E Polis,
Il Foglio, Gruppo Espresso-Repubblica, Internazionale, Rcs, Sprea Editori, Il Tempo, L’Unione
Sarda per un totale di oltre cento testate. Numeri che il lancio di iPad sta facendo aumentare
continuamente.
Il suo software, da un lato aiuta gli editori a interfacciarsi con il mondo digitale, dall’altro soddisfa il bisogno dei lettori di accedere ai giornali che
più amano in modo nuovo e arricchito di contenuti
multimediali: photogallery, video, estrazione di testi e ancoraggi ai social media. «Punto di forza del
sistema è permettere ai giornali di andare sulle
varie piattaforme internet mobili direttamente con
la propria testata senza passare, come avviene per
i concorrenti, da un’edicola virtuale, offrendo ai
lettori l’accesso istantaneo alle ultime edizioni di
quotidiani e riviste che hanno gli stessi contenu-
ti della versione stampata, stesso layout e stesse
caratteristiche grafiche», sottolinea Massimiliano Magrini (ex a.d. di Google fino a luglio 2009),
fondatore di Annapurna Ventures, incubatore specializzato nel supporto a iniziative imprenditoriali
in ambito tecnologico. «Paperlit realizza un nuovo
modo di intendere il prodotto editoriale che, a soli
pochi mesi dal lancio, ha già raggiunto 150 mila
e-reader installati su iPhone con un tempo medio
giornaliero di permanenza del lettore di 12 minuti.
Sceglierlo per l’editore vuol dire avere accesso a 30
mercati in tutto il mondo
e a oltre 90 milioni di
iPhone, iPod Touch e
ora anche di iPad,
potendo monetizzare i propri contenuti mediante i
più diversi modelli di commercializzazione», dalla
pubblicità all’abbonamento all’acquisto
singolo.
«La nostra società pur
essendo una start-up è già
profittevole e contiamo di
aprire tra breve nuovi
settori di business
che è possibile
sviluppare»,
chiosa Magrini. «Pensiamo a una
piattaforma
pubblicitaria legata ai
download
Massimiliano Magrini
installati».
marketing. Lo scontro BavariaBudweiser non è una questione di mero principio, perché
le aziende concorrenti spesso
utilizzano azioni ai limiti della
regolarità, sapendo che le telecamere sono puntate proprio
sul pubblico.
Senza considerare che questo
primo Mondiale africano sta
avendo dati di affluenza superiori alla media, quindi ogni azione
«live» ha un effetto moltiplicatore all’interno dell’impianto.
Gli organizzatori parlano di
una media di 53 mila spettatori
a partita (mille in più rispetto
all’ultimo Mondiale), per un
totale di circa 584 mila persone. Insomma, stadi pieni per il
92,5% nelle prime undici partite.
Per gli sponsor Fifa, quindi, si
prevedono costi aggiuntivi (soprattutto a titolo legale) per difendersi dai rivali diretti, pronti
a tutto pur di farsi pubblicità nel
mese della rassegna iridata.
© Riproduzione riservata
3 Italia, via agli spot
con Bova testimonial
Un frame dello spot con Teresa Mannino e Raoul Bova
Raoul Bova è il nuovo testimonial della campagna estiva
di 3 Italia. I nuovi spot, in onda da domenica prossima,
hanno come protagonista l’attore romano e la show-girl
Teresa Mannino, sotto la regia di Carlo Vanzina.
Il cuore della pubblicità è «Nessuna è come te!», riferendosi alla possibilità che offre 3 di acquistare gli smartphone Samsung Pocket 3G, Samsung Wave o Samsung
Corby Pro a partire da 49 euro con il nuovo Smart Pack,
piano ricaricabile dedicato agli smartphone con Internet
e minuti di conversazione inclusi.
La casa di produzione dello spot è Full Screen, l’agenzia
è The Name, mentre la pianificazione è a cura di Aegis
Media. La programmazione degli spot proseguirà fino a
metà luglio sulle principali emittenti nazionali e pay tv,
con particolare attenzione agli eventi sportivi come Mondiali di calcio e Motomondiale.
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Venerdì 18 Giugno 2010
MEDIA
Giornalisti contro il piano editoriale. Voci di cessione smentite
AL CINEMA
Guerra in casa Unità
«BRIGHT STAR», di Jane Campion, con Ben Whishaw,
Abbie Cornish, Paul Schneider. ****
Tra stato di agitazione e sciopero
DI
PAGINA A CURA
MARCO A. CAPISANI
È
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15
lite grossa nella famiglia
dell’Unità. L’assemblea
dei giornalisti dichiara
lo stato di agitazione e
approva un pacchetto di cinque
giorni di sciopero. I redattori sono
preoccupati per la debole raccolta pubblicitaria, i tagli ai finanziamenti pubblici (il contributo
statale per il giornale fondato da
Gramsci vale circa 6,4 milioni
di euro) e non piace nemmeno il
nuovo piano editoriale presentato
dal direttore Concita De Gregorio. Si aggiungono poi ai timori
gli investimenti sulla testata giudicati carenti e i tagli all’organico
previsti dallo stato di crisi biennale (con 17 esuberi e in programma fino a metà 2011). Risultato:
«L’appeal iniziale dell’Unità si sta
affievolendo», recita il comunicato del comitato di redazione
(cdr, la rappresentanza sindacale dei giornalisti in
redazione). Al cdr hanno
già espresso solidarietà
l’Associazione stampa
romana, quella lombarda, dell’Emilia Romagna
e quella toscana
Risponde l’editore Renato Soru: il cdr ha attaccato l’azienda e la direzione, ha tenuto una condotta
costantemente masochistica e critica. Il cdr ha
agito con leggerezza
nel diffondere il documento di sviluppo del giornale,
per cui era stata
richiesta riservatezza.
(o della parte di redazione che
ha partecipato all’assemblea
di martedì scorso). De Gregorio
vuole riorganizzare il lavoro, a
partire dal prossimo settembre,
creando una redazione unica
con un solo super-desk di referenti delle diverse materie. A
loro faranno capo i singoli giornalisti che, pur mantenendo più
o meno le materie di competenza,
resteranno a disposizione della
direzione finendo non solo per
seguire anche altri temi che non
siano i loro tradizionali, ma anche
soprattutto dovendo scrivere indifferentemente per carta e web.
Direttore ed editore annunciano
poi un nuovo sistema editoriale,
più dorsi regionali, il rafforzamento della redazione mobile e il
progetto per un canale televisivo
(probabilmente online).
Il cdr definisce, nel suo comunicato, queste linee «un pericoloso indebolimento
delle competenze individuali dei redattori, e rischiano di
indebolire proprio
quell’identità
dell’Unità di cui
c’è bisogno per
rilanciarsi». Al
momento, comunque, non è
stato fissato
Concita
De Gregorio
ancora il primo giorno di sciopero. Si attendono i primi incontri
con l’editore e la direzione, di cui
ancora non è stato comunicato il
calendario.
Soru e le beghe fuori casa.
Se ad alcuni giornalisti la posizione dell’assemblea dell’Unità
sembra il prosieguo della guerra
fredda contro il direttore De Gregorio in primis e contro l’editore
poi, ad altri non pare comunque
sensato che ci s’imbarchi nel
progetto della redazione unica
senza aver consultato i redattori. Sta di fatto che adesso Soru
deve lavare i panni di casa, dopo
aver smentito in questi giorni
anche varie indiscrezioni che lo
vedevano coinvolto in operazione extra-Unità. Ha smentito per
esempio di far parte di una cordata insieme all’editore Nichi
Grauso per rilevare da Alberto
Rigotti le due edizioni sarde di
Epolis. L’offerta sarebbe stata di
10-12 milioni e Il Sardegna, se acquistato, avrebbe potuto uscire in
abbinata nell’isola con l’Unità a
mo’ di dorso regionale.
Il patron di Tiscali ed ex governatore della regione Sardegna
ha dovuto smentire, poi, di aver
ricevuto un’offerta per la stessa
Unità da parte degli Angelucci,
che avrebbero infatti ultimato la
loro due diligence sul quotidiano.
Sul tavolo ci sarebbero stati circa
25 milioni. Gli editori del Riformista (e di Libero) potrebbero
aver pensato, infatti, di far confluire il giornale diretto da Antonio Polito nell’Unità, visto
che il Riformista non naviga in
buone acque e ha già ridotto la
foliazione.
© Riproduzione riservata
Il casus belli.
È proprio a causa
di quest’ultimo
documento che è
scoppiato lo scontento redazionale
Altri articoli
sul sito www.italiaoggi.it/unità
Le Monde, arriva il conciliatore. Lagardère esce
Le Monde si affida a un conciliatore. Obiettivo: portare avanti le trattative non solo coi
futuri nuovi azionisti, ma anche e soprattutto
con i creditori. Intanto, Lagardère è pronto
a cedere le sue quote. France Télécom si è
fatta avanti.
La situazione al gruppo editoriale del quotidiano parigino diretto da Eric Fottorino è quindi
davvero tesa: nei giorni scorsi si è parlato di
un rischio d’insolvenza nei pagamenti coi fornitori, a partire da luglio, e d’impossibilità di
rispettare le prossime scadenze fiscali. Ecco
perché Le Monde ha imposto ai suoi pretendenti di versare un anticipo di 10 milioni entro
il prossimo 5 luglio. La procedura di conciliazione è ora partita dalla cancelleria del Tribunale del commercio di Parigi, dopo essere
stata richiesta lo scorso maggio. Il conciliatore è Régis Valliot, che si è occupato in passato
per esempio del dossier Libération.
Nel frattempo, è stata annunciata formalmente da Claude Perdriel, editore del Le Nouvel
Observateur, la nascita dell’alleanza con
France Télécom. «Siamo certi di poter depositare un’offerta lunedì con France Telecom»,
ha dichiarato Perdriel, che proporrà di pagare
80 milioni di euro per l’acquisto del 67% del
gruppo. France Télécom ne metterebbe 25.
La cordata potrebbe, comunque, rilanciare
di altri 20 milioni. «Se saremo scelti, France Télécom avrebbe il 16% o al massimo il
20%». In quest’ottica, l’editore de Le Nouvel
Obs diventerebbe azionista di maggioranza e presidente del direttorio. Perdriel non
esclude l’ingresso di nuovi azionisti, come
Prisa e Carlo De Benedetti, editore di Repubblica. France Télécom parteciperà, però,
all’operazione solo se il gruppo Lagardère gli
cederà il 34% in Le Monde Interactif. Quota
che vale circa 30 milioni. Lagardère ha reso
noto ieri che è «pronto» a negoziare sulla
cessione delle sue quote e a uscire da Le
Monde, pur tenendo «in considerazione i
e
propri interessi». Lagardère possiede anche
il 17,3% de Le Monde.
Perdriel ha espresso, infine, un giudizio sul
trio Pigasse-Bergé-Niel che ha depositato la
seconda e unica altra offerta: «persone totalmente ignoranti del mondo della stampa». E
se anche vincessero, è disposto a comprarsi
Courrier international e Télérama. Lunedì
scade il termine per le offerte formali.
DI
PIERLUIGI MAGNASCHI
È un film sull’amore fra il grande poeta inglese John Keats
(poi morto di tisi a soli 25 anni a Roma) e la giovane vicina
di casa, Fanny Brawne. E quindi anche la storia di un amore
struggente e impossibile. Fatto di sguardi, leggere carezze,
sospiri, allontanamenti furtivi e riconciliazioni sfinite. Un
amore a portata di mano, ma difficile da far germogliare.
Leggera ma anche sorvegliata e attenta
è la regia di Jane Campion che recupera, adattandole, le tematiche e gli
approcci del suo precedente e celebre
film Lezioni di piano. Straordinario (e
anche, nel contempo, un po’ invadente)
l’apporto del direttore della fotografia,
l’eccellente Grieg Faser. Dal punto di
vista figurativo Bright star è un film
stupendo. Esso sembra svilupparsi,
senza soluzione di continuità, da dei
quadri del ’600 olandese e, in particolare, da quelli di Jan Vermeer con i
suoi colori caldi che avvolgono le figure. Tutto, qui, è stato fatto per stupire
gli occhi e invadere l’immaginazione:
dalla pioggia che picchia, rabbiosa, sui
aesaggio; dagli interni
vetri; alla neve che ha imbalsamato il paesaggio;
l lluce.
onusti di passato alle facce scolpite nella
La bravura del fotografo è tale che spesso finisce nel virtuosismo che, alle volte, è fine a se stesso. Il racconto perciò spesso rallenta perché sembra esso stesso stupito dalla
bellezza delle inquadrature nelle quali il racconto stesso si
sviluppa. In questi momenti, il film assomiglia al discorso di
un autore compiaciuto che, mentre declama, si ascolta. La
sequenza improvvisa e inattesa, perché annunciata da nulla,
del funerale dei giovane Keats, portato a spalla da quattro
stecchiti becchini, in una povera bara, in piazza di Spagna, a
Roma, nel livido momento che precede l’alba, un’ora che sa di
viola intinto nel buio, è una sequenza che, da sola, varrebbe
un intero film. Il povero corpo di un povero giovane inglese,
venuto da solo e da lontano, con l’aiuto di una manciata di
soldi raccolti da un gruppo di amici, alla ricerca del sole che
avrebbe dovuto sanarlo, scivola, dimesso e sconfitto, in una
bara, davanti all’architettura barocca di una delle più belle
piazze del mondo che, a quell’ora, sembra intristita e sconfitta
anch’essa. Keats se ne va senza lasciare traccia, pare. Anche
se poi la storia della letteratura sarà squassata dall’irrompere dei versi febbricitanti e disperati di questo giovane che
si affermeranno in tutto il mondo quando lui, dal mondo, si
era congedato in silenzio e da sconfitto. Ecco, il film della
Campion, racconta tutto questo. Lo fa con lentezza, certo. Con
leziosità, alle volte. Ma riesce a comunicare, in silenzio e con
ritrosia, il non senso della vita e la forza delle emozioni che
vorrebbero dare un senso al non senso ma non ce la fanno
perché la morte resta lì, sempre in agguato.
«LE QUATTRO VOLTE», di Michelangelo Sammartino,
documentario. ***
La perfezione della ripresa, le luci sempre a posto, le macchine
capaci di fare inquadrature imprevedibili, il montaggio mozzafiato, sono gli ingredienti inevitabili ma anche di ruotine
degli spot pubblicitari, girati solo per far vendere più gelati
o ingurgitare nuove bibite. Sarà forse per questo motivo che
si stanno affermando film artigianali
com Le quattro volte che si propone di
come
rac
raccontare,
con pochi mezzi e nessuno attor professionista, miserabili, ma anche
tore
fic
ficcanti
storie di vita in un piccolo e isolat villaggio dell’Appennino calabrese.
lato
Qu
Questo
film ha ricevuto, meritatamente,
il Premio Cannes 2010, sezione Quinza
zaines
des Realisateurs. Francamente,
pe il passo da documentario (e non da
però,
fil
film),
alle volte è troppo dispersivo. Se
av
avessi
visto questo film in dvd, a casa,
an
anziché
in una sala, non avrei resistito
fin alla fine. Ma, essendomi infilato in
fino
un sala cinematografica, ho resistito
una
fi in fondo, anche se il quarto episofino
di ad esempio, quello dei carbonai,
dio,
non aggiunge nulla di significativo. Bellissime invece sono
le riprese della vita del pastore di capre, o la processione del
venerdì santo, o la chiesa che invade, con la sua presenza,
tutto il villaggio, con il prete, in sottana nera, che compare in
tutti gli snodi del film ma solo da lontano, spesso da lontanissimo, un puntolino nero, discosto ma immanente. Un film
grondante di poesia ruvida e scostante, con personaggi alla
Masaccio, scolpiti e senza tempo.
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16
Venerdì 18 Giugno 2010
MEDIA
I dati 2009 del rapporto e-Content sul settore. Connessi tramite banda larga 10 mln di italiani
Contenuti digitali, spesa a +8,8%
Giochi, video e musica trainano un affare da 5,8 miliardi
DI
ANTONIO RANALLI
Stefano Pileri
A trainare il settore sono
senza dubbio news, video, musica e giochi a pagamento che
registrano un fatturato di 4,6
miliardi di euro, con un incremento complessivo del 10%.
I video registrano un incremento del 6,2%, ma con
andamenti contrastanti tra
Lavori in corso a Milano.
La Tv della metropolitana cresce,
il nostro pubblico aumenta.
www.telesia.it
Raddoppiano
le stazioni
Raddoppiano
gli schermi
news
intrattenimento
pubblicità
e
on
zi
va
no
io
in
iz
rv
se
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C
resce la spesa per i
contenuti digitali.
Nonostante i tempi
di crisi, i consumi
del pubblico sono sempre più
orientati verso video, musica
e giochi a pagamento. A chiusura dell’anno scorso anno il
settore ha registrato 5,8 miliardi di euro di fatturato,
con un incremento dell’8,8%
rispetto al 2008. A rivelarlo è
il quarto rapporto sul mercato
dei contenuti digitali in Italia
«e-Content 2010», realizzato
da Confindustria servizi innovativi e tecnologici (Csit) e
presentato ieri a Roma, alla
presenza del viceministro con
delega alle comunicazioni,
Paolo Romani.
spettacolarità
fast moving consumer
Raddoppia
l’audience
+%$ (,+#((* +- "(&)!'.
i suoi segmenti emergenti
(Iptv, on-line tv e tv digitale
terrestre, che hanno segnato rispettivamente +16,5%,
+31,1% e +42,8%) e i segmenti più maturi (tv satellitare,
+1,3%) o mai decollati (mobile tv in calo del 15% circa).
I giochi e l’intrattenimento
on-line segnano un +88,6%
sull’onda del grande successo
delle scommesse e dei giochi
di abilità. La musica digitale cresce del 33%, grazie al
grande successo di piattaforme come iTunes. In calo il
comparto delle news (-2,7%)
e quello dei contenuti mobile
(-15,2%).
«Il settore dei contenuti digitali», ha affermato il presidente di Confindustria servizi
innovativi e tecnologici, Stefano Pileri, «ha continuato
a crescere nel 2009 in modo
vivace, nonostante la crisi, il
calo dei consumi delle famiglie, i tagli ai budget aziendali e la scarsità degli investimenti pubblici. A fronte di un
pil sceso del 5% e dell’entrata
in recessione di tutti i principali settori dell’economia
italiana, l’e-content ha ampliato il mercato dell’8,8%,
raggiungendo un fatturato
di 5,8 miliardi di euro».
In discesa la spesa nei settori
pubblici come scuola, turismo
e beni culturali che registrano
un fatturato di circa 50 milioni di euro (-17,8%). Nello specifico il settore dei beni culturali scende del 42,8%, mentre
il turismo ha una performance
negativa del 10,7%. La pubblicità on-line cresce del 5%, con
un fatturato di 1,1 miliardi
di euro. Si tratta di un dato
decisamente signifi cativo, se
si considera l’andamento negativo che il mercato pubblicitario ha registrato lo scorso
anno, con una contrazione del
12,5%. Per il prossimo biennio
si prevede un’ulteriore crescita tra il 5,7 e il 7%.
Crescono gli utenti della
banda larga: sono oltre 10 milioni le famiglie che usano la
rete fissa, mentre 9,7 milioni
di persone ne fruiscono attraverso la rete mobile, con una
crescita del 30%. Sono 18,7
milioni le famiglie dotate di
un ricevitore tv digitale. «Il
dibattito è aperto a livello
internazionale», ha spiegato
il presidente di Asstel e vicepresidente di Csit, Stefano
Parisi, «giacché esiste l’esigenza di trovare soluzioni originali e lungimiranti per un
settore che pone problemi del
tutto nuovi. L’industria delle
tlc e dei contenuti digitali è
ben consapevole della necessità di stabilire nuove norme
e nuovi codici di comportamento per tutelare diritti,
individuare doveri, attribuire
responsabilità e per questo è
impegnata nei diversi tavoli
di lavoro sul tema».
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Venerdì 18 Giugno 2010
MEDIA
17
Le rilevazioni Nielsen sul primo quadrimestre 2010. Alimentari e tlc spingono la ripresa
Pubblicità, investimenti a +4,5%
Tv +6,4%, radio +14%, web +11%, stampa -2,9%, outdoor +23%
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C
ontinua la ripresa del
mercato pubblicitario,
con radio, web e tv a
fare da traino. Secondo le rilevazioni di Nielsen, nel
mese di aprile 2010 la raccolta
complessiva è aumentata del
3,5%, determinando una incremento del 4,5% nel primo quadrimestre rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente
con una spesa pari a circa 2,9
miliardi di euro. Un risultato,
questo, leggermente superiore
alle attese e se questo andamento dovesse proseguire nei prossimi mesi, anche le previsioni di
chiusura 2010 potranno essere
riviste al rialzo. Un segnale positivo è anche l’aumento delle
aziende inserzioniste su quasi
tutti i mezzi.
Per quanto riguarda i mezzi, la
televisione chiude i primi 4 mesi
con una crescita del +6,4%. In
particolare, la raccolta Rai è cresciuta del 2,9% a quota 436 milioni di euro, quella di Mediaset del
6,4% (oltre 1 miliardo di euro),
quella di La7 del 5% (44,9 mln).
Mtv è il leggero aumento (+0,9%
a 28,4 milioni), Tv Deejay (la ex
All Music) segna un +7,8% (pari
CHESSIDICE
a quasi 3 milioni). Exploit invece per le tv satellitari: +24,7% a
quota 113,7 milioni.
La crescita dei quotidiani
(+1,2%) non basta a compensare
il calo di free press (-3,9%) e periodici (-9,3%) per cui la stampa
nel suo complesso vede diminuire
gli investimenti del 2,9%. Particolarmente positivo (+5,3%) il dato
dei quotidiani relativo alla sola
commerciale nazionale. Molto
positivi i dati della radio (+14%),
l’affissione (+23%) il cinema
(+11,6%), direct mail (+5,7%) e
cards (+2,8%).
In generale, aumentano i budget delle aziende di alimentari
(+13,6%) e telecomunicazioni
(+12,9%) mentre riducono gli
investimenti le automobili.
Complessivamente, il numero di
aziende che investono in pubblicità è aumentato del +0,3% nel
periodo. Ad eccezione dei periodici (-6,5%), tutti i mezzi vedono
aumentare gli inserzionisti: la
televisione (+11,3%), l’affissione
(+20,0%) e i quotidiani a pagamento (+5,3%). In tv crescono
del +30,6% le aziende esclusive,
ovvero quelle che puntano su un
solo mezzo.
Così la raccolta sui diversi mezzi
TOTALE PUBBLICITÀ
TV
STAMPA
QUOTIDIANI (senza Free/Pay Press)
Comm.Nazionale (*)
Comm.Locale (Fonte Fcp)
Rubricata + Di Servizio (Fonte Fcp)
QUOTIDIANI FREE/PAYPRESS (*)
Comm.Nazionale
Comm.Locale
Rubricata + Di Servizio
PERIODICI (*)
RADIO
Tabellare
Extra Tabellare (Fonte Fcp-AssoRadio)
INTERNET (Fonte: FCP-AssoInternet)
Display
Search
Afiliate
AFFISSIONI (Fonte: Audiposter)
CINEMA (**)
CARDS (Fonte: Promocards)
DIRECT MAIL (Fonte: Poste Italiane)
OUT OF HOME TV
TRANSIT
LA VIGNETTA DEL GIORNO
Qn si dà all’escursionismo. Da oggi Qn Quotidiano Nazionale, il Resto
del Carlino, La Nazione
e Il Giorno sono in edicola con il Manuale di
Escursionismo, guida per
affrontare ogni genere di
escursione. Il manuale costa 8,9 euro oltre al prezzo
del quotidiano.
Editoria in Piazza Affari
Bene Seat Pagine Gialle
FTSE IT ALL SHARE
DJ MEDIA
Titolo
Chiusura
Var. %
Var. % 30/12/09
21.122,16
112,8447
0,03
-2,51
-10,70
-13,30
Rif.
Var. %
4,5
6,4
-2,9
1,2
5,3
0,9
-7,2
-3,9
-6,0
1,0
22,2
-9,3
14,0
14,1
12,4
11,0
10,1
17,0
23,0
11,6
2,8
5,7
*****
0,5
Italia 1, Alfonso Signorini
rimane fermo ai box
E
Indice
2010
Gennaio/Aprile
2.933.640
1.633.484
748.118
457.965
229.627
133.829
94.508
30.790
22.469
7.804
517
259.364
145.141
133.380
11.761
100.120
86.773
n.a.
13.347
49.580
15.591
1.558
201.289
3.037
35.721
5MBF> >E:;HK:M> =: 0B>EL>G />=B: 4>L>:K<A -GO>LMBF>GMB IN;;EB<BM:KB BG FB@EB:B: =B >NKH
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Trovalavoro su iPhone e
iPod Touch. Trovolavoro,
il sistema integrato per il
recruitment del Corriere
della Sera, da oggi è anche
su iPhone e iPod Touch.
DNews, i giornalisti
bocciano il nuovo piano
editoriale. I giornalisti
del quotidiano gratuito
DNews, edito da Mario Farino e guidato da Stefano
Pacifici, hanno bocciato ieri il nuovo piano editoriale.
Il motivo? «Carente e vago
sull’organizzazione del
lavoro della redazione e il
numero dei giornalisti necessari alla realizzazione
degli obiettivi illustrati».
Mancano poi elementi
precisi sulla foliazione del
giornale e sul numero delle
pagine dedicate ai servizi,
sempre secondo i redattori
di DNews, mentre vengono compresse «alcune
rubriche che, da sempre,
costituiscono un elemento
di differenziazione del
nostro quotidiano dagli
altri prodotti esistenti sul
mercato».
2009
Gennaio/Aprile
2.807.796
1.535.137
770.404
452.497
218.027
132.608
101.862
32.054
23.906
7.725
423
285.853
127.349
116.888
10.461
90.229
78.823
n.a.
11.406
40.303
13.976
1.515
190.477
2.848
35.558
Var.
%
Var. %
30/12/09
Capitaliz.
(mln €)
Buongiorno
0,9360
-3,26
-19,31
99,6
Cairo Communication
Caltagirone Editore
2,4750
1,7950
-1,49
-1,37
-20,16
2,75
193,9
224,4
Class Editori
Espresso
0,4790
1,7750
0,10
-2,53
-28,93
-20,94
49,7
727,1
Il Sole 24 Ore
Mediaset
1,3400
4,9975
-0,52
0,45
-30,17
-12,86
58,1
5.903,2
Mondadori
Monrif
2,6225
0,4400
-1,69
2,33
-15,33
-2,22
680,4
66,0
Poligraici
Rcs Mediagroup
0,5000
1,0510
1,01
-0,47
10,99
-17,11
66,0
770,0
Seat Pagine Gialle
Telecom Italia Media
0,1400
0,2173
2,49
-0,09
-13,85
-58,72
269,8
71,6
DI MARCO CASTORO
ROBERTO GAGLIARDINI
Nelle settimane scorse ha realizzato il numero zero della sua trasmissione. Poi, in Mediaset sono cominciati
i ripensamenti. Prima sul format, qualche giorno dopo
sul budget. Per il direttore di Chi e Tv Sorrisi e Canzoni, Alfonso Signorini, quella che doveva essere la sua
consacrazione sul piccolo schermo con addirittura due
serate su Italia 1 nella fascia occupata nell’ultima stagione televisiva da Piero Chiambretti, è per ora rimandata.
Al momento infatti il programma del giornalista non è
presente nella bozza dei palinsesti autunnali della rete
che saranno presentati il 30 giugno a Milano.
Se c’è forse una certa delusione da
parte di Signorini, considerato
ormai da molti un fenomeno
mediatico-editoriale, si respira invece aria di soddisfazione nei corridoi di Studio Aperto. I redattori del
tg diretto da Giovanni Toti
non avevano infatti preso
bene la notizia del via libera al nuovo approfondimento
giornalistico della rete, tanto
che il comitato di redazione
(il sindacato interno dei giornalisti) aveva chiesto lumi sulla
vicenda. Il compromesso era stato trovato con il coinvolgimento
anche dei cronisti della testata nella realizzazione
dei servizi. Compromesso
che, almeno per la prossima stagione, non sarà
necessario.
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Alfonso
Signorini
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18
Venerdì 18 Giugno 2010
UN PROFESSIONISTA AL GIORNO
La vita, la carriera, i gusti e le passioni di Augusto Romano, direttore generale di Meltin’Pot
Rotta sul mondo. Dal Sud
Anch’io come mio padre non ho mai avuto l’intenzione
di lasciare la Puglia. Ma ho un debole per New York
DI
GIORGIO NACCARI
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«M
eltin’Pot crescerà, si svilupperà. L’azienda fondata da
mio papà Cosimo ha in serbo un balzo di qualità, diventerà importante». Parola di Augusto Romano, che
del marchio pugliese di abbigliamento è oggi direttore
generale. «Ci stiamo muovendo in aree importanti», spiega, « sia in
Europa che negli Stati Uniti ma l’obiettivo primario è il Giappone.
Il nostro avvenire e quello della moda italiana è assai roseo e se riusciremo a puntare più sulla creatività che sul manufatturiero allora
avremo fatto, davvero, un passo avanti».
Inguaribile ottimista come lo giudicano in famiglia, Romano è anche
un inguaribile testardo. Fargli cambiare idea è pressoché impossibile. Assomiglia, per certi aspetti, al padre che, nella seconda
metà degli anni 60, andò controcorrente, rifiutandosi di
emigrare. Pur essendo rimasto l’unico ragazzo di Matino (in provincia di Lecce) decise di
tentare la fortuna in Italia. Qualche
taglio di stoffa, una macchina per
cucire e poco altro. Con l’aiuto della
giovane moglie fondò la Meltin’Pot
che oggi vanta un giro d’affari di 37
milioni di euro, con la previsione di
arrivare a 47 milioni entro la fine
di quest’anno. «Stiamo lavorando
per mettere insieme, per il 2011,
un programma retail consistente»
dice, «a conferma del nostro buon
momento e delle nostre aspirazioni». Il lavoro, per Romano, ha
sempre rappresentato tutto. Per la
sua azienda in pochi anni ha fatto molto anche se,
lo confessa, non svilupperebbe più una grande collezione donna. Pur producendo il 45% di capi femminili
la Meltin’Pot ha il suo Dna nell’uomo.
Augusto Romano ama vestire bene: Armani per gli
abiti, Church’s per le scarpe ma quello che più gli piace
è il suo Girard Perregaux, l’orologio che in un baleno gli
indica l’ora in qualsiasi parte del mondo. Ama viaggiare:
nei suoi spostamenti non mancano mai le mete tropicali,
ma quando può soggiorna a New York («una città che
non ha paragoni. Ne sono soggiogato»). Sposato, due figli,
non sopporta la superficialità della gente. Conta sul giudizio di chi gli è vicino, familiari e dipendenti che, dice,
«mi vogliono bene e con i quali
imbiosi». Tra
lavoro in perfetta simbiosi».
nome
bro preferisce
un buon film e un libro
nche se legge
il grande schermo anche
aggi che racmolto, soprattutto saggi
nato a
contano gli stili di vita
contemporanei.
Spesso con la sua
il
Audi S6 gira in
lungo e in largo la
sua Puglia, terra
professione
o
dalla quale «non ho
Direttore generale
mai pensato di andarmene, ancodi Meltin’Pot
ra una volta come mio padre. Anche se avere un’azienda nel sud
non è cosa facile e non per ragioni
logistiche. Le vere diffic
ivano dall
indotto. Qui non
difficoltà arrivano
dall’indotto.
fico. C’è poco o nulla. Sono
c’è uno stilista, non c’è un grafi
comunque fiero che i Romano abbiano creato qualcotinaia di chilometri
sa di veramente grande a centinaia
he se a Milano
dalla capitale della moda anche
how room». E
abbiamo creato uno splendido show
proprio nel capoluogo meneghinoo presto
noverrà aperto il primo store monoo
marca. Un primo passo verso
la realizzazione di quel piano
retail che punterà alle grandi
città europee in partnership
con alcuni clienti entusiasti.
Per Meltin’Pot sarà, verosimilmente, l’operazione che
porterà il brand a una immagine mondiale.
L’abito
Non ho dubbi,
su tutte scelgo
le creazioni di
Armani
Il cinema
Sono un patito del grande
schermo: la mia attrice
preferita è Megan Fox
(nella foto)
L’orologio
Adoro un Girard
Perregaux con il fuso
orario mondiale.
Eccezionale
Le scarpe
Augusto Romano
Ne uso di varie
marche, ma amo
soprattutto le Church’s
so
Gallipoli (Lecce)
10 luglio 1971
L’auto
Viaggio su un’Audi S6: confortevole, elegante,
in grado di fornire ottime soluzioni
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iservata
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