CARTA, STAMPA ED EDITORIA Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione Il valore aggiunto prodotto dall’industria cartaria e della stampa rappresenta l’1 per cento del Pil italiano. Il settore ha evidenziato un andamento complessivamente favorevole dell’attività produttiva nel corso degli anni novanta. La tendenza crescente si è però interrotta con gli anni duemila. Il valore aggiunto si è contratto, in media, dello 0.4 per cento all’anno nel periodo tra il 2001 ed il 2005. Nella seconda metà del decennio inoltre la flessione è andata accentuandosi, quando l’attività produttiva si è ridotta dell’1.6 per cento in media all’anno. La caduta osservata nel biennio di crisi (2008-2009), quando il valore aggiunto dell’industria cartaria si è complessivamente ridotto di oltre il 15 per cento, ha ovviamente influito sul tasso di crescita medio del periodo esaminato. La fabbricazione della carta ha risentito della contrazione della domanda industriale internazionale, come la quasi totalità dei settori che producono beni intermedi. La modesta ripresa del 2010 si è rivelata del tutto insufficiente per recuperare i livelli produttivi pre crisi e si è interrotta già nel 2011. Sulle prospettive pesa la recessione in cui l’economia italiana è entrata da fine 2011; anche una volta superata la fase più acuta, l’attività produttiva del settore è prevista restare debole. Il tasso di variazione previsto nel medio periodo, tra il 2012 ed il 2016 è pari -1.8 punti percentuali in media all’anno. Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore; come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1 1 Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno nell’intervallo di tempo considerato. 1 Valore Aggiunto (*) Variazioni % annue 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 -10,0 -12,0 -14,0 94 97 00 03 06 09 12 15 (*) A prezzi costanti La produttività del lavoro2 è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze di ciascun settore dell’economia. Il trend seguito dalla dinamica della produttività dell’industria cartaria nel corso degli anni novanta è stato positivo, con tassi di incremento attorno all’11 per cento in media all’anno. La crescita della produttività è andata decelerando negli anni duemila; nella prima parte del decennio la variazione media annua della produttività è stata nulla, mentre tra il 2006 ed il 2011 si è osservato un incremento medio annuo dello 0.9 per cento, non lontano dai tassi osservati alla fine degli anni novanta. Tale risultato nasconde però al suo interno delle oscillazioni anche ampie che tendono a compensarsi: dopo un biennio di crescita, difatti, nel periodo di crisi 2008-2009, la produttività si è complessivamente ridotta di oltre 9 punti percentuali, per poi registrare un rimbalzo nel 2010. Il settore è stato difatti interessato dal fenomeno del labour hoarding: la caduta del valore aggiunto si è tradotta in una parallela contrazione della produttività del lavoro, seguita da un recupero ciclico, proseguito anche nel 2011. Nel medio periodo la produttività del settore è prevista muoversi lungo un trend lievemente crescente, con tassi di incremento medi annui solo marginalmente positivi. 2 La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole, la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto. 2 Produttività del lavoro Livello, 1992=1 1,20 1,15 1,10 1,05 1,00 0,95 0,90 92 96 00 04 08 12 16 Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3. La domanda di lavoro nell’industria cartaria negli ultimi vent’anni ha avuto una dinamica negativa; il calo è stato particolarmente marcato ad inizio anni novanta ed è andato poi attenuandosi, ma il trend è rimasto negativo. L’espulsione di occupati, nell’ambito della ristrutturazione del settore, ha consentito il recupero di produttività osservato negli anni novanta. Nei primi anni duemila la domanda di lavoro è risultata stagnante; nel periodo tra il 2001 ed il 2005, in media, le unità di lavoro si sono ridotte dello 0.4 per cento all’anno. La flessione si è accentuata nel periodo successivo, quando il tasso medio annuo di riduzione è stato del 2.5 per cento, soprattutto per effetto della crisi (nonostante il labour hoarding). In prospettiva, dato il trend cedente previsto per l’attività produttività, le unità di lavoro dovrebbero continuare a contrarsi, seguendo la tendenza negativa evidenziatasi, seppur con una lieve attenuazione dei ritmi. Tra il 2012 e il 2016 la domanda di lavoro nell’industria cartaria si ridurrà dell’1.9 per cento all’anno. 3 L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro, al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle variazioni dell’orario di lavoro. 3 L’occupazione dovrebbe avere, come in passato, un’evoluzione non molto differente da quella delle unità di lavoro. Continuerà quindi l’espulsione di occupati dal settore, che tra il 2000 ed il 2011 è stata complessivamente di oltre 29 mila addetti. Nel periodo di previsione la fuoriuscita di occupati sarà di quasi 18 mila persone, ad un tasso medio annuo dell’1.5 per cento. Occupati totali - Unità di lavoro Livello, migliaia Unità di lavoro Occupati totali 310 290 270 250 230 210 190 170 150 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 4 L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011. L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che s egue pres enta la dis tribuzione degli occupati del settore al 2011 e le previsioni al 2016 per i Grandi Gruppi profes sionali della Clas sificazione delle Professioni ISTAT CP 2011. L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI*** Legis latori, imprenditori e alta dirigenza Numero occupati Variazione 2011* 2011-2016** 2016** 8.055 7.459 -596 Profess ioni intellettuali, scientifiche e di elevata s pecializzazione 33.665 31.176 -2.489 Profess ioni tecniche 50.526 46.790 -3.736 Profess ioni esecutive nel lavoro d'ufficio 25.202 23.338 -1.864 4.625 4.283 -342 Artigiani, operai s pecializzati e agricoltori 52.929 49.015 -3.914 Conduttori di im pianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli Profess ioni non qualificate 48.797 45.189 -3.608 13.069 12.103 -966 236.868 219.353 -17.515 Profess ioni qualificate nelle attivita’ commerciali e nei servizi Totale occupazione *Dati riproporzionati sui valori di Contabilità Nazionale **Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi ***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF 5