PRODOTTI CHIMICI E FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione Il valore aggiunto prodotto dalla fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche o artificiali rappresenta l’1.1 per cento del Pil italiano. Il settore ha una non trascurabile propensione all’export. La dinamica mostrata dall’attività produttiva del settore ha avuto una tendenza crescente per tutti gli anni novanta, che si è però arrestata con il nuovo decennio. Nel periodo tra il 2001 ed il 2005 il valore aggiunto è mediamente stagnante; il tasso di variazione è stato pari allo 0.1 per cento in media all’anno. La decelerazione è andata accentuandosi nella seconda metà degli anni duemila, quando l’attività produttiva si è ridotta dello 0.4 per cento in media all’anno. Tale risultato è la sintesi di una crescita vivace all’inizio del periodo, della caduta intensa registrata nel 2009 durante la crisi, quando il valore aggiunto dell’industria chimica si è ridotto di quasi il 14 per cento in un anno, e dal rimbalzo osservato nel 2010, a cui è seguito un anno di flessione. Il settore della chimica, come altri settori produttori di beni intermedi, ha risentito della contrazione della domanda industriale internazionale, e la ricostituzione delle scorte avviatasi nel 2010 non ha permesso di recuperare che una parte delle perdite subite. Sulle prospettive del settore pesa negativamente la recessione avviatasi alla fine del 2011, che secondo le previsioni influirà sull’attività produttiva per almeno un biennio, alla fine del quale la chimica potrebbe sperimentare un graduale miglioramento. In media, il tasso di variazione previsto nel medio periodo, tra il 2012 ed il 2016, è solo lievemente positivo, pari allo 0.3 per cento in media all’anno. Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore dell’industria chimica; come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1 1 Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno 1 Valore Aggiunto (*) Variazioni % annue 15,0 10,0 5,0 0,0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 94 97 00 03 06 09 12 15 (*) A prezzi costanti La produttività del lavoro è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze di ciascun settore dell’economia. Il settore della chimica presenta un livello elevato produttività del lavoro2. Questo perché a parità di contenuto di lavoro, il capitale a disposizione di ciascun lavoratore è superiore rispetto a quello di settori industriali tradizionali, per cui risulta maggiore il prodotto per unità di lavoro. Nell’ultimo ventennio la dinamica della produttività dell’industria chimica ha seguito una tendenza positiva; le ristrutturazioni degli anni ottanta e novanta hanno infatti consentito una crescita della produttività. Se però nella seconda metà degli anni novanta il tasso medio di crescita della produttività era del 2.2 per cento, con il nuovo decennio si è osservata una decisa decelerazione dei ritmi. Tra il 2001 ed il 2005 la produttività cresciuta solo dello 0.4 per cento in media all’anno. Nella seconda metà del decennio, però, si è osservato un recupero della produttività, cresciuta mediamente dello 0.7 per cento all’anno. Il calo anche intenso del 2009, pari all’8.6 per cento e dovuto ad un fenomeno di labour hoarding, è stato difatti compensato da un rimbalzo ciclico notevole (dell’11.7 per cento) nel 2010. Nel 2011, però, la produttività è andata nuovamente calando, corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno nell’intervallo di tempo considerato. 2 La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole, la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto. 2 assorbendo così parte degli effetti della nuova flessione dell’attività produttiva con una nuova fase di labour hoarding. Sulle prospettive di breve periodo potrebbe pesare un proseguimento del labour hoarding; nel medio periodo, però, la produttività è prevista tornare a muoversi lungo un trend crescente, essenzialmente per effetto del sostegno derivante dal progresso tecnico e dall’innovazione. Produttività del lavoro Livello, 1992=1 1,50 1,40 1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 92 96 00 04 08 12 16 Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3. La domanda di lavoro nella chimica ha avuto una dinamica negativa, anche durante i periodi di sviluppo dell’attività produttiva. Negli anni novanta il settore ha conosciuto una ristrutturazione, che ha portato a ridurre i livelli occupazionali. Nei primi anni duemila, stante la più contenuta crescita della produttività, gli andamenti della domanda di lavoro hanno seguito le evoluzioni dell’attività produttiva. Tra il 2001 ed il 2005 le unità di lavoro, come in parte il valore aggiunto, sono risultate stagnanti (-0.3 per cento all’anno in media). La flessione si è accentuata nel periodo successivo (2006-2011), quando il tasso medio annuo di 3 L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro, al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle variazioni dell’orario di lavoro. 3 riduzione è stato dell’1.1 per cento, soprattutto per effetto della crisi (nel 2009 la caduta è stata di quasi 6 punti percentuali). In prospettiva, date le previsioni di ripresa della produttività e di stabilità, perlomeno nella media del periodo, dell’attività, le unità di lavoro dovrebbero continuare a contrarsi, seguendo le tendenze di lungo periodo. Tra il 2012 e il 2016 la domanda di lavoro nella chimica si ridurrà dello 0.7 per cento all’anno. L’evoluzione dell’occupazione non è stata molto differente da quella delle unità di lavoro: nel medio periodo gli occupati si ridurranno dello 0.8 per cento all’anno. Continuerà così la fuoriuscita di occupati dal settore chimico già osservata in passato. Nel 2016 i posti di lavoro complessivamente persi rispetto al 2011 saranno quasi 7 mila, e gli occupati nella chimica si saranno ridotti a 192 mila (erano 230 mila all’inizio degli anni novanta). Le perdite cumulate nel 2016 rispetto ai livelli pre crisi (2007) saranno pari a oltre 17 mila occupati. Occupati totali - Unità di lavoro Livello, migliaia Unità di lavoro Occupati totali 250 240 230 220 210 200 190 180 170 160 150 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 4 L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011. L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che s egue pres enta la dis tribuzione degli occupati del settore al 2011 e le previsioni al 2016 per i Grandi Gruppi profes sionali della Clas sificazione delle Professioni ISTAT CP 2011. L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI*** Numero occupati Variazione 2011* 2011-2016** 2016** Legis latori, imprenditori e alta dirigenza 11.368 10.975 -393 Profess ioni intellettuali, scientifiche e di elevata s pecializzazione 28.254 27.277 -977 Profess ioni tecniche 56.777 54.813 -1.963 Profess ioni esecutive nel lavoro d'ufficio 24.902 24.041 -861 Profess ioni qualificate nelle attivita’ commerciali e nei servizi 6.619 6.390 -229 Artigiani, operai s pecializzati e agricoltori 8.427 8.136 -291 50.793 49.037 -1.756 11.959 11.546 -414 199.100 192.215 -6.885 Conduttori di im pianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli Profess ioni non qualificate Totale occupazione *Dati riproporzionati sui valori di Contabilità Nazionale **Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi ***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF 5