PRODOTTI IN METALLO Le previsioni al 2016 - ISFOL

PRODOTTI IN METALLO
Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione
Il settore della metallurgia e della fabbricazione dei prodotti in metallo è un settore
importante dell’economia italiana; negli anni duemila il valore aggiunto prodotto dal
settore rappresentava il 2.8 per cento del Pil italiano. La dinamica del settore ha
mostrato un trend positivo nel corso degli ultimi decenni. Nella seconda metà degli
anni novanta la crescita media annua è stata dell’1.1 per cento, e tra il 2001 e il
2005 dell’1.5 per cento; la performance del settore è risultata costantemente
superiore alla dinamica complessiva dell’industria in senso stretto.
Nell’ultimo decennio la metallurgia ha beneficiato, indirettamente, della dinamica
vivace della domanda di investimento; i prodotti del settore rappresentano infatti
beni intermedi sia per la produzione di beni strumentali che per l’attività edilizia. In
particolare, tra il 2005 ed il 2007 il valore aggiunto del settore della metallurgia è
cresciuto mediamente del 5.6 per cento all’anno. Ma nel 2008 il trend positivo del
settore si è bruscamente interrotto; nel biennio 2008-2009 l’attività produttiva è
crollata complessivamente di oltre il 25 per cento.
In effetti, il settore è stato pesantemente colpito dalla crisi; la forte riduzione nei
livelli produttivi è dovuta al crollo della domanda nei settori a valle, dovuto
all’evidenziarsi di un eccesso di capitale per molti di questi. Nel 2010 si è osservato
un primo rimbalzo dell’attività produttiva: l’incremento del valore aggiunto è stato
del 13.6 per cento; anche nel 2011, nonostante i primi segnali di recessione,
l’attività produttiva è cresciuta del 4 per cento, tornando sui livelli di metà anni
duemila. Sebbene le perdite rispetto ai livelli immediatamente precedenti la crisi
non sono state recuperate, rimanendo di fatto strutturali, si tratta per questo
settore di un ritorno sul trend di lungo periodo, al netto delle oscillazioni eccezionali
dell’ultimo quinquennio in parte dovute a condizioni anormali che hanno condotto
ad una situazione di overinvestment.
Nel medio termine si prevede una prosecuzione della ripresa, con una dinamica che
torna a muoversi lungo un trend crescente, anche se nel breve non possono essere
esclusi gli effetti negativi della recessione interna. Nel periodo 2012-2016, si
prevede un incremento a tassi medi annui dell’1.7 per cento.
1
Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore; come misura
dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in
termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1
Valore Aggiunto (*)
Variazioni % annue
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
-5,0
-10,0
-15,0
-20,0
-25,0
94
97
00
03
06
09
12
15
(*) A prezzi costanti
La produttività del lavoro2 è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le
tendenze di ciascun settore dell’economia. La dinamica della produttività è stata
positiva negli anni novanta; ma se nei primi anni la crescita della produttività a
tassi brillanti, anche per effetto di una ristrutturazione in atto del settore, nella
seconda parte si è osservata una stabilizzazione dell’andamento.
La produttività è tornata a crescere nei primi anni duemila, seppure con ritmi di
incremento contenuti, pari allo 0.5 per cento in media all’anno tra il 2001 ed il
2005. La dinamica è andata accelerando nella seconda parte del decennio; in
media, tra il 2006 ed il 2011 la produttività è cresciuta dell’1.3 per cento all’anno.
1
Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il
valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un
determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del
concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore
delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno
corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno
nell’intervallo di tempo considerato.
2
La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività
permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole,
la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto.
2
Questo risultato è ottenuto nonostante la caduta di quasi 13 punti percentuali
osservata nel biennio 2008-2009. Il settore è stato difatti interessato dal fenomeno
del labour hoarding: la caduta del valore aggiunto si è difatti tradotta in una
contrazione della produttività del lavoro, mentre la correzione della domanda di
lavoro, pur considerevole, è stata più contenuta.
Il fenomeno del labour hoarding comporta, durante la fase di ripresa, un recupero
della produttività: man mano che i livelli produttivi aumentano, la manodopera
presente viene utilizzata in maniera più intensiva. Ed è quanto si è osservato in
effetti nel 2010: la ripresa della produzione è stata interamente affrontata mediante
incrementi nella produttività, che è rimbalzata del 19 per cento, tornando sul trend
crescente lungo il quale si stava muovendo.
In prospettiva, la produttività del settore è prevista continuare a recuperare lungo il
trend di lungo periodo, con aumenti dell’1.6 per cento in media all’anno nel medio
periodo.
Produttività del lavoro
Livello, 1992=1
1,50
1,40
1,30
1,20
1,10
1,00
0,90
92
96
00
04
08
12
16
Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli
equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3.
3
L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la
quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro,
al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del
3
Dopo una ristrutturazione conclusa nella prima metà degli anni novanta, il settore
della fabbricazione dei prodotti in metallo ha evidenziato una crescita costante dei
livelli occupazionali, almeno fino al 2007. Il dato risulta particolarmente significativo
se valutato congiuntamente alla dinamica della produttività del lavoro e del valore
aggiunto. Nei primi anni duemila è difatti aumentata l’occupazione congiuntamente
adincrementi,
seppure
contenuti,
della
produttività,
il
che
denota
che
l’assorbimento di occupati da parte del settore sia avvenuta al fine di soddisfare
una domanda finale crescente, mentre allo stesso tempo è stata lievemente
migliorata l’efficienza del processo produttivo.
Nella prima metà degli anni duemila, nel settore sono stati creati 33 mila posti di
lavoro: la creazione di occupazione ha registrato un’accelerazione tra il 2005 ed il
2007. Tale profilo crescente si è però interrotto con la crisi. Sebbene il labour
hoarding abbia consentito di assorbire parte della recessione mediante una
correzione della produttività, la domanda di lavoro si è ridotta complessivamente
del 14 per cento nel biennio 2008-2009. La contrazione è peraltro proseguita anche
nel 2010, per effetto del recupero degli squilibri sulla produttività.
La caduta dei livelli occupazionali è stata però più contenuta di quella delle unità di
lavoro: buona parte dei costi occupazionali della recessione sono stati assorbiti dalla
diminuzione delle ore lavorate per occupate, anche facendo ricorso alla Cassa
Integrazione.
Nel
2010,
però,
si
è
osservata
una
peggiore
contrazione
dell’occupazione, per effetto del graduale venire meno delle riduzioni di orario.
In prospettiva, la ripresa della domanda di lavoro sarà molto lenta, risentendo degli
effetti della recessione del 2012-2013 e della ristrutturazione nel settore. Tra il
2012 e il 2016 le unità di lavoro sono previste crescere a tassi medi annui molto
contenuti, pari allo 0.2 per cento, e nel 2016 saranno ancora inferiori di 14 punti
percentuali rispetto ai livelli pre crisi.
La dinamica dell’occupazione dovrebbe risultare lievemente superiore, per lo meno
nel medio periodo, pari allo 0.5 per cento in media all’anno. Alla fine del periodo,
nel 2016, l’occupazione nel settore metallurgica sarà aumentata di 19 mila addetti
rispetto al 2011. Nel 2016 gli occupati saranno tornati probabilmente sui livelli di
metà anni duemila, ma rispetto alla situazione pre crisi il settore della metallurgia
avrà perso complessivamente quasi 55 mila occupati.
volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle
variazioni dell’orario di lavoro.
4
Occupati totali - Unità di lavoro
Livello, migliaia
Unità di lavoro
Occupati totali
900
850
800
750
700
650
600
92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16
L’andamento degli aggregati professionali al 2016
La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi
Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011.
L’andamento degli aggregati professionali al 2016
La tabella che segue presenta la distribuzione degli occupati del s ettore al 2011 e le previsioni al 2016 per i Grandi
Gruppi profes sionali della Class ificazione delle Profes sioni ISTAT CP 2011.
L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016
GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI***
Numero occupati
Variazione
2011*
2011-2016**
2016**
Legis latori, imprenditori e alta dirigenza
24.588
25.187
599
Profess ioni intellettuali, s cientifiche e di elevata specializzazione
14.467
14.819
352
Profess ioni tecniche
92.659
94.917
2.258
Profess ioni esecutive nel lavoro d'ufficio
70.639
72.360
1.721
8.931
9.148
218
Artigiani, operai specializzati e agricoltori
352.532
361.121
8.589
Conduttori di impianti, operai di macchinari fiss i e mobili e conducenti di
veicoli
Profess ioni non qualificate
185.930
190.460
4.530
40.954
41.952
998
Totale occupazione
790.700
809.965
19.265
Profess ioni qualificate nelle attivita’ comm erciali e nei servizi
*Dati riproporzionati sui valori di Contab ilità Nazionale
**Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi
***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore
Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF
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