ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione L’aggregato delle altre industrie manifatturiere include al proprio interno un insieme piuttosto eterogeneo di produzioni, che vanno dalla fabbricazione di mobili alla produzione di articoli sportivi, dalla gioielleria alla fabbricazione di giocattoli, così come le attività di riciclaggio dei rifiuti. Alcuni di questi comparti, come la produzione di mobili, sono caratterizzati da una non trascurabile propensione all’export. Nel complesso, nell’ultimo decennio il settore ha rappresentato circa l’1.6 per cento del Pil italiano. L’attività produttiva del settore mostra un’elevata volatilità ed oscillazioni ampie. Il trend di fondo è stato comunque nel complesso positivo durante gli anni novanta, mentre è diventato decrescente a partire dal nuovo decennio. Tra il 2001 ed il 2005 il tasso di variazione media annua è stato pari a –1 punto percentuale. Nonostante una ripresa della produzione avviatasi dal 2004 e continuata per qualche anno, nella seconda metà degli anni duemila, tra il 2006 e il 2011, si è registrata, in media, una contrazione dello 0.7 per cento all’anno. Il settore dei mobili, il cui valore aggiunto rappresenta oltre due terzi dell’aggregato “altre industrie manifatturiere”, è stato interessato dallo scoppio della bolla immobiliare internazionale. È difatti strettamente legato all’andamento delle costruzioni, e del mercato immobiliare in generale. La correzione sperimentata nella produzione di mobili nello biennio 2008-2009 è in una certa misura permanente, dato che il settore immobiliare è interessato da un fenomeno di overinvestment. Sulle prospettive del settore nel medio periodo pesano negativamente gli effetti della recessione avviatasi nel 2011, che ha comportato una prima flessione dell’attività produttiva. Nonostante la buona propensione all’export, la caduta della domanda interna si rifletterà sui livelli produttivi nella prima parte del periodo di previsione. Nel medio periodo non è invece da escludere una ripresa del settore; ciononostante, la difficile partenza si tradurrà in un tasso di variazione media annua nel periodo 2012-2016 negativo, e pari a -0.3 punti percentuali. I livelli produttivi persi con la crisi non saranno pertanto recuperati. 1 Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore; come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1 Valore Aggiunto (*) Variazioni % annue 10,0 5,0 0,0 -5,0 -10,0 -15,0 -20,0 94 97 00 03 06 09 12 15 (*) A prezzi costanti La produttività del lavoro2 è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze di ciascun settore dell’economia. L’andamento della produttività del settore è consonante con la dinamica evidenziata dall’attività produttiva. Nei primi anni duemila il trend attorno al quale si è mossa la produttività, pur con alcune oscillazioni, è risultato negativo. Tra il 2001 e il 2005 la produttività si è difatti ridotta dell’1.6 per cento in media all’anno. A partire dal 2004, insieme ad una ripresa dell’attività, si è osservata un’inversione di tendenza nella produttività che nel periodo tra il 2006 ed il 2011 è cresciuta del 2 per cento all’anno. Tale risultato riflette non solo gli incrementi osservati nella prima parte del periodo, ma anche la contrazione osservata nel biennio 2008-2009, 1 Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno nell’intervallo di tempo considerato. 2 La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole, la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto. 2 quando la produttività si è complessivamente ridotta del 12 per cento, che è stata però compensata dal rimbalzo osservato nel 2010. Il settore è stato in parte interessato dal fenomeno del labour hoarding, con una riduzione del tasso di utilizzo della manodopera che ha permesso di assorbire almeno in parte le perdite nei livelli di produzione, e che si è tradotto in un rimbalzo della produttività non appena il labour hoarding è venuto meno. Lo scenario di previsione indica una ripresa di un trend positivo nel medio termine della produttività, effetto di scelte di ristrutturazione del settore anche per guadagnare in competitività: il tasso di crescita medio annuo previsto per il 20122016 è pari al 2.8 per cento. Produttività del lavoro Livello, 1992=1 1,50 1,40 1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 92 96 00 04 08 12 16 Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3. Il trend seguito dalla domanda di lavoro è stato sostanzialmente stagnante a partire dagli anni novanta. Nel periodo tra il 2006 ed il 2011 si è osservata una caduta delle unità di lavoro nell’ordine dei 2.7 punti percentuali all’anno, in media; la caduta della domanda di lavoro in concomitanza con la crisi ha solo accelerato una tendenza già in atto. 3 L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro, al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle variazioni dell’orario di lavoro. 3 Nel medio termine, quindi, si ritiene che, date anche le non rosee prospettive di crescita del settore, l’evoluzione delle unità di lavoro continuerà a muoversi lungo un trend negativo, riducendosi del 3 per cento in media all’anno nel periodo 20122016. La performance dell’occupazione è stata migliore di quella delle unità di lavoro, grazie alla crescente diffusione del part time e all’utilizzo di strumenti per la riduzione degli orari. Tra il 2006 ed il 2011 si è registrata una riduzione dell’1.9 per cento nell’occupazione, pari a circa 63 mila addetti. Nel medio termine, lo scenario di previsione, scontando la riduzione della domanda di lavoro e il venire meno dei sostegni della Cassa Integrazione per la riduzione degli orari, prefigura ulteriori espulsioni, di altri 69 mila occupati. Nel 2016, le perdite cumulate rispetto alla situazione pre crisi saranno di quasi 148 mila posti di lavoro. Occupati totali - Unità di lavoro Livello, migliaia Unità di lavoro Occupati totali 650 600 550 500 450 400 350 300 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 4 L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011. L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che s egue presenta la distribuzione degli occupati del s ettore al 2011 e le previs ioni al 2016 per i Grandi Gruppi profes sionali della Classificazione delle Profes sioni ISTAT CP 2011. L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI*** Legis latori, imprenditori e alta dirigenza Numero occupati Variazione 2011* 2011-2016** 2016** 17.201 14.934 -2.268 7.572 6.574 -998 100.228 87.015 -13.213 Profess ioni esecutive nel lavoro d'ufficio 46.700 40.544 -6.157 Profess ioni qualificate nelle attivita’ commerciali e nei servizi 11.372 9.873 -1.499 255.255 221.604 -33.651 61.857 53.702 -8.155 21.714 18.851 -2.863 521.900 453.096 -68.804 Profess ioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione Profess ioni tecniche Artigiani, operai specializzati e agricoltori Conduttori di im pianti, operai di m acchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli Profess ioni non qualificate Totale occupazione *Dati riproporzionati sui valori di Contabilità Nazionale **Previsioni ISFOL-IRS b asate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi ***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF 5