MEZZI DI TRASPORTO Le previsioni al 2016: valore aggiunto

MEZZI DI TRASPORTO
Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione
Il settore dei mezzi di trasporto sta conoscendo da alcuni anni un importante
ridimensionamento. Se all’inizio degli anni ottanta vi veniva prodotto quasi il 2 per
cento del Pil italiano, senza considerare l’indotto, negli ultimi anni il peso si è
pressoché dimezzato, scendendo a circa l’1 per cento. D’altra parte, la dinamica
dell’attività produttiva si sta muovendo da anni lungo un trend decrescente. Negli
ultimi vent’anni si è osservato un unico periodo di crescita abbastanza prolungata,
tra il 1996 ed il 2000, quando il valore aggiunto è aumentato in media dello 0.8 per
cento all’anno. All’interno del settore è predominante la produzione di autovetture,
e nella seconda metà degli anni novanta il ciclo dei consumi di beni durevoli fu
relativamente sostenuto, grazie anche al sostegno fornito dagli incentivi alla
rottamazione introdotti in quegli anni, che ebbero effetti notevoli sulla domanda.
Dall’inizio degli anni duemila, invece, l’attività produttiva ha ripreso il suo
andamento cedente, accentuandolo. Nel periodo tra il 2001 ed il 2005 si è ridotta
del 2.7 per cento all’anno in media, e altrettanto ha fatto tra il 2006 e il 2011,
quando la variazione media annua è stata di -1.3 punti percentuali. Nonostante
l’introduzione di ulteriori incentivi abbia favorito il settore, con la crisi la produzione
è crollata, cadendo di oltre 25 punti percentuali nel biennio 2008-2009. La ripresa
osservata nel 2010, pari al 7.7 per cento, è risultata del tutto insufficiente a
recuperare le ampie perdite, che sembrano pertanto in buona misura permanenti.
D’altra parte, anche a livello internazionale il settore produttore di mezzi di
trasporto è caratterizzato da un eccesso di capacità produttiva. Oltre ad apparire
limitati gli spazi per un nuovo ciclo di domanda, il settore è interessato da piani di
ridimensionamento strutturale della produzione nazionale a favore anche della
delocalizzazione all’estero.
Nel 2011 la nuova recessione si è rapidamente tradotta in una nuova caduta dei
livelli produttivi: in prospettiva, pertanto, ad una tendenza di fondo negativa, nel
segno del ridimensionamento, si sovrappone un’evoluzione ciclica sfavorevole.
Anche una volta superata la fase più critica della recessione il settore non mostrerà
una ripresa dell’attività produttiva, che dovrebbe solo stabilizzarsi a fine periodo.
Per il periodo tra il 2012 ed il 2016 lo scenario di previsione evidenzia un calo
medio annuo dello 0.9 per cento.
1
Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore dei mezzi di trasporto;
come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero
espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1
Valore Aggiunto (*)
Variazioni % annue
15,0
10,0
5,0
0,0
-5,0
-10,0
-15,0
-20,0
-25,0
94
97
00
03
06
09
12
15
(*) A prezzi costanti
La produttività del lavoro è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze
di ciascun settore dell’economia. Nonostante ampie oscillazioni, la produttività del
lavoro2 nel settore produttore di mezzi di trasporto ha seguito un profilo
sostanzialmente positivo. Dopo una ripresa della seconda metà degli anni novanta,
però, ha sperimentato una fase di debolezza: tra il 2001 ed il 2005 si è ridotta ad
un tasso medio annuo dello 0.8 per cento. Nella seconda metà del decennio si è
però osservata una ripresa della produttività nel settore: il tasso medio di
incremento annuo è risultato pari a 1.4 punti percentuali.
1
Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il
valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un
determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del
concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore
delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno
corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno
nell’intervallo di tempo considerato.
2
La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività
permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole,
la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto.
2
Il risultato medio è la sintesi di un recupero ciclico nella prima parte del periodo, a
cui è seguito un crollo, in consonanza con la caduta dell’attività. Nel biennio 20082009, infatti, la produttività si è ridotta complessivamente del 7.3 per cento. Il
settore dei mezzi di trasporto è stato interessato, almeno in parte, dal fenomeno
del labour hoarding, come peraltro era capitato in passato: soprattutto nelle prime
fasi della recessione, la caduta dei livelli produttivi per effetto della crisi (che si è
andata a sovrapporsi ad una tendenza cedente) è stata in parte assorbita da una
riduzione della produttività, con un uso meno intensivo della manodopera. Già nel
corso del 2009, ed ancora più nel 2010, tale fenomeno è però venuto meno, con
una correzione degli squilibri tra produzione e domanda di lavoro. Nel 2010 la
produttività ha registrato un rimbalzo importante. Nel 2011, la nuova recessione ha
determinato una nuova fase di labour hoarding.
Nel medio periodo, però, le esigenze di ristrutturazione si sovrapporranno ad una
debolezza di fondo della produttività, il cui miglioramento è previsto restare
contenuto. Tra il 2012 ed il 2016 la variazione dovrebbe essere dello 0.7 per cento
in media all’anno.
Produttività del lavoro
Livello, 1992=1
1,25
1,20
1,15
1,10
1,05
1,00
0,95
0,90
92
96
00
04
08
12
16
Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli
equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3. La domanda di lavoro nel
3
L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la
quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro,
al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del
3
settore produttore di mezzi di trasporto ha mostrato un trend decrescente, in
consonanza con la tendenza al ridimensionamento evidenziata per il settore. Dopo il
calo osservato negli anni novanta, tra il 2001 ed il 2005 le unità di lavoro si sono
ridotte del 2 per cento all’anno, in media. La contrazione della domanda di lavoro si
è accentuata nel periodo tra il 2006 ed il 2011, e il tasso medio di variazione annua
è stato del -2.7 per cento. Nonostante un recupero nella primo biennio del periodo
in esame, la crisi si è tradotta in una caduta complessiva di circa 19 punti
percentuali delle unità di lavoro nel biennio 2008-2009. La contrazione della
domanda di lavoro è proseguita inoltre nel 2010, mentre il 2011, grazie al labour
hoarding, è stato un anno positivo per la domanda di lavoro.
L’andamento dell’occupazione è stato più lineare, rispetto a quello delle unità di
lavoro, per quanto anch’esso calante. Infatti, le oscillazioni cicliche della domanda
di lavoro sono state gestite mediante variazioni nelle ore lavorate per occupato,
aumentate o ridotte in base alla necessità. Questo è stato particolarmente evidente
nel biennio di crisi: la contrazione complessiva del numero di occupati è stata infatti
più contenuta di quella osservata per le unità di lavoro e pari a circa il 4 per cento.
Dato lo scenario di previsione che suggerisce un ulteriore ridimensionamento del
settore, non stupisce che la domanda di lavoro sia prevista ancora in riduzione,
dell’1.6 per cento all’anno tra il 2012 ed il 2016. Nello stesso periodo l’occupazione
continuerà a contrarsi, ad un tasso medio annuo dell’1 per cento. Nel 2016 gli
occupati del settore saranno quasi 13 mila in meno rispetto al livello osservato nel
2011, e la perdita cumulata rispetto alla situazione pre crisi sarà di 37 mila posti di
lavoro.
volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle
variazioni dell’orario di lavoro.
4
Occupati totali - Unità di lavoro
Livello, migliaia
Unità di lavoro
Occupati totali
350
330
310
290
270
250
230
210
190
170
150
92
94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16
L’andamento degli aggregati professionali al 2016
La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi
Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011.
L’andamento degli aggregati professionali al 2016
La tabella che segue presenta la distribuzione degli occupati del s ettore al 2011 e le previsioni al 2016 per i Grandi
Gruppi profes sionali della Class ificazione delle Profes sioni ISTAT CP 2011.
L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016
GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI***
Legis latori, imprenditori e alta dirigenza
Numero occupati
Variazione
2011*
2011-2016**
2016**
6.461
6.138
-323
Profess ioni intellettuali, s cientifiche e di elevata specializzazione
13.272
12.609
-663
Profess ioni tecniche
46.924
44.580
-2.344
Profess ioni esecutive nel lavoro d'ufficio
24.782
23.544
-1.238
2.732
2.595
-136
Artigiani, operai specializzati e agricoltori
67.433
64.064
-3.369
Conduttori di impianti, operai di macchinari fiss i e mobili e conducenti di
veicoli
Profess ioni non qualificate
81.401
77.334
-4.067
15.794
15.005
-789
258.800
245.870
-12.930
Profess ioni qualificate nelle attivita’ comm erciali e nei servizi
Totale occupazione
*Dati riproporzionati sui valori di Contab ilità Nazionale
**Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi
***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore
Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF
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