ALBERGHI E RISTORANTI Le previsioni al 2016: valore aggiunto, produttività ed occupazione Il settore degli alberghi e dei pubblici esercizi rappresenta una quota non trascurabile dell’economia italiana: nell’ultimo decennio il settore ha prodotto in media circa il 4.2 per cento del Pil. La dinamica del valore aggiunto nell’ultimo ventennio ha mostrato un trend decisamente crescente. Il settore degli alberghi e ristoranti, decisamente legato al turismo, ha conosciuto un forte sviluppo; ma l’espansione del settore riflette anche il cambiamento delle abitudini di consumo delle famiglie italiane, conseguenza anche della femminilizzazione del mercato del lavoro, che in modo crescente hanno spostato parte dei consumi alimentari verso i pasti consumati fuori casa. La crescita nella seconda metà degli anni novanta era stata piuttosto vivace, a tassi di incremento medio annuo del 3.7 per cento; nel periodo successivo, tra il 2001 ed il 2005, si è osservata l’unica fase di debolezza dell’attività dell’ultimo ventennio: il valore aggiunto del settore si è infatti ridotto, ad un tasso dello 0.7 per cento in media all’anno. La contrazione è stata particolarmente intensa nella prima parte del periodo, riflettendo anche la battuta d’arresto del turismo internazionale all’indomani dell’11 settembre, oltre ad una fase di stagnazione dei consumi interni. A partire dal 2004 l’attività produttiva del settore ha ricominciato a crescere, mostrando una dinamica in accelerazione: tra il 2006 ed il 2011 il valore aggiunto è aumentato mediamente dell’1.5 per cento all’anno, recuperando la flessione precedente. Sebbene la crisi recente non abbia risparmiato il settore degli alberghi e dei ristoranti, la caduta registrata è stata contenuta, pari all’1.8 per cento nel 2009. Sulle prospettive pesano, nel breve termine, gli effetti negativi della recessione in atto. Il settore però potrebbe beneficiare di un certo sostegno della domanda estera, favorito anche da condizioni di competitività migliori. Nel medio periodo, superata la fase congiunturale difficile, tornerebbero a dominare le tendenze di fondo osservate negli ultimi anni. Nel periodo tra il 2012 ed il 2016 il valore aggiunto del settore è previsto crescere dell’1.2 per cento in media all’anno. 1 Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore del commercio; come misura dell’attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall’inflazione specifica del settore).1 Valore Aggiunto (*) Variazioni % annue 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 -4,0 -6,0 94 97 00 03 06 09 12 15 (*) A prezzi costanti La produttività del lavoro è un’altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze di ciascun settore dell’economia. La produttività2 del settore ha mostrato una dinamica sostanzialmente in crescita per tutti gli anni novanta, per effetto di una razionalizzazione. Con il nuovo decennio, invece, si è evidenziata una netta inversione di tendenza; nel periodo tra il 2001 ed il 2005 la produttività si è ridotta mediamente del 3 per cento all’anno. La flessione da una parte rifletteva la contrazione dell’attività (si è verificato pertanto labour hoarding, dato che i livelli occupazionali non sono stati interessati dalla recessione che ha colpito il settore ad inizio degli anni duemila); dall’altra non si può trascurare che la peculiare crescita 1 Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l’anno corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l’andamento complessivo del fenomeno nell’intervallo di tempo considerato. 2 La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole, la produttività aumenta se l’occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto. 2 degli occupati, contestualmente alla flessione del valore aggiunto, potrebbe probabilmente nascondere fenomeni legati all’emersione e alla regolarizzazione del lavoro immigrato, di cui il settore è ad elevata incidenza. La produttività del settore degli alberghi e dei ristoranti ha ripreso a migliorare in occasione della ripresa della seconda metà degli anni duemila; tra il 2006 ed il 2011 è infatti aumentata in media dell’1.1 per cento all’anno. Una lieve flessione, che però non ha minimamente modificato le tendenze di fondo, si è rilevata nel 2009, in occasione della crisi, quando la produttività si è ridotta dello 0.9 per cento. In prospettiva, dato anche il contributo favorevole derivante dal progresso (organizzativo e garantito dalle nuove tecnologie), la dinamica della produttività del settore dovrebbe continuare a muoversi lungo un trend crescente. Tra il 2012 e il 2016 la produttività è prevista crescere a tassi medi annui dell’1.1 per cento. Produttività del lavoro Livello, 1992=1 1,20 1,15 1,10 1,05 1,00 0,95 0,90 0,85 0,80 92 96 00 04 08 12 16 Nel terzo grafico si confronta l’andamento dell’occupazione con quello degli equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro3. Le unità di lavoro impiegate nel settore degli alberghi e ristoranti hanno mostrato una dinamica crescente fino al 2008. Anche durante la fase di recessione dell’attività del settore, ad inizio degli 3 L’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro, al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle variazioni dell’orario di lavoro. 3 anni duemila, la domanda di lavoro aveva infatti continuato a crescere, ad un tasso medio annuo del 2.4 per cento, sostanzialmente simile a quanto osservato nel periodo 1996-2000. L’andamento è andato invece moderandosi nella seconda parte del decennio; gli incrementi nella produzione sono stati effettuati utilizzando in maniera più intensiva l’input di lavoro (ovvero, aumentando la produttività). Le unità di lavoro sono rimaste pressoché stabili; nel periodo tra il 2006 ed il 2011 il tasso di variazione media annua è stato dello 0.3 per cento. La crisi ha comportato una riduzione complessiva del’1.5 per cento della domanda di lavoro nel biennio 2008-2009. Nel biennio 2010-2011 si è invece osservato un recupero di oltre 2 punti percentuali, che ha riportato le unità di lavoro sui livelli pre crisi. La dinamica occupazionale è apparsa più vivace di quella delle unità di lavoro, anche nelle fasi più recenti, probabilmente grazie alla crescente diffusione del lavoro a tempo parziale. Durante la crisi, però l’occupazione è caduta più di quanto sia ridotta la domanda di lavoro. In prospettiva, la ripresa dell’attività dovrebbe trainare l’occupazione, nonostante i recuperi di produttività: il tasso medio annuo di variazione nel periodo 2012-2016 è dello 0.5 per cento. Nel 2016, nel settore degli alberghi e ristoranti saranno stati creati circa 35 mila posti di lavoro in più rispetto al 2011. Occupati totali - Unità di lavoro Livello, migliaia Unità di lavoro Occupati totali 1700 1500 1300 1100 900 700 500 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 4 L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che segue distribuisce la previsione dell’occupazione al 2016 per i Grandi Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP 2011. L’andamento degli aggregati professionali al 2016 La tabella che segue presenta la distribuzione degli occupati del s ettore al 2011 e le previsioni al 2016 per i Grandi Gruppi profes sionali della Class ificazione delle Profes sioni ISTAT CP 2011. L'occupazione al 2011 e le previsioni al 2016 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI*** Legis latori, imprenditori e alta dirigenza Numero occupati Variazione 2011* 2011-2016** 2016** 56.669 58.205 1.537 1.715 1.762 47 Profess ioni tecniche 28.013 28.773 760 Profess ioni esecutive nel lavoro d'ufficio 62.440 64.133 1.693 992.136 1.019.037 26.901 44.868 46.084 1.217 5.087 5.225 138 99.572 102.272 2.700 1.290.500 1.325.491 34.991 Profess ioni intellettuali, s cientifiche e di elevata specializzazione Profess ioni qualificate nelle attivita’ comm erciali e nei servizi Artigiani, operai specializzati e agricoltori Conduttori di impianti, operai di macchinari fiss i e mobili e conducenti di veicoli Profess ioni non qualificate Totale occupazione *Dati riproporzionati sui valori di Contab ilità Nazionale **Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi ***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF 5