Lavoro di Antonino Giambò, ex-Ispettore del MPI\28-04-2007 IL TEOREMA DEL COSENO E IL TEOREMA DEI SENI. Sunto. Si descrivono due dimostrazioni del teorema del coseno e altrettante del teorema dei seni, diverse da quelle che tradizionalmente sono riportate dai nostri libri di testo1. 1. Teorema del coseno. 1.1 Consideriamo un triangolo qualsiasi ABC (fig. 1) e tracciamo la sua altezza CH. In virtù del 2 2 2 2 2 2 teorema di Pitagora si ha: BC = CH + HB . D’altronde: CH = AC − AH e HB = AB − AH . Di conseguenza: ( ) 2 2 2 2 BC = AC − AH + AB − AH ; 2 2 2 da cui segue: BC = AC + AB − 2 AB ⋅ AH , e poiché AH = b cos α, si ottiene: a 2 = b 2 + c 2 − 2 b c cos α . Analoga dimostrazione vale per gli altri angoli, β e γ, e anche se il piede dell’altezza non appartiene al lato relativo ma ad uno dei suoi prolungamenti. In definitiva si ricava il seguente gruppo di formule: a 2 = b 2 + c 2 − 2 b c cos α b 2 = c 2 + a 2 − 2 c a cos β c 2 = a 2 + b 2 − 2 a b cos γ che esprime il cosiddetto TEOREMA DEL COSENO (detto anche teorema di Carnot2). fig. 1 fig. 2 1.2 Una seconda dimostrazione del teorema è basata sul calcolo vettoriale. Dato il triangolo ABC (fig. 2), consideriamo la seguente relazione vettoriale: BC = BA + AC ed eleviamo al quadrato 2 2 2 entrambi i membri. Si ottiene: BC = BA + AC + 2 BA × AC , da cui, dopo aver constatato che l’angolo dei vettori BA ed AC è il supplementare dell’angolo BÂC , che misura α, segue: a2 = b2 + c2 – 2bc cos α. 1 2 Cfr.: Antonino Giambò, Trigonometria piana, Torino, S.E.I., 1984. Carnot, Lazare, matematico francese, 1753-1823, padre di Sadi (1796-1832), uno dei fondatori della termodinamica. www.matematicaescuola.it Lavoro di Antonino Giambò, ex-Ispettore del MPI\28-04-2007 Ragionando allo stesso modo sugli altri due lati, si ottengono tutte le relazioni che esprimono il teorema del coseno. 2. Teorema dei seni. 2.1 Il TEOREMA uguaglianze: DEI SENI (detto anche teorema di Eulero 3), è espresso dalla seguente catena di a b c = = sen α sen β sen γ Per la sua dimostrazione consideriamo il triangolo ABC (fig. 3) e tracciamo le sue altezze AM e BN. Prendendo in esame dapprima il triangolo rettangolo AMC e poi il triangolo rettangolo AMB, si ottiene: AM = b sen γ e AM = c sen β; perciò: b sen γ = c sen β; da cui segue: b c . = sen β sen γ Analogamente, prendendo in esame i triangoli rettangoli BNA e BNC, si ottiene: BN = c sen α = a sen γ ; da cui segue: a c . = sen α sen γ In definitiva, come si voleva dimostrare: a b c . = = sen α sen β sen γ fig. 3 fig.4 Osserviamo che questa dimostrazione, condotta avendo supposto implicitamente che il triangolo ABC fosse acutangolo, non cambia sostanzialmente se esso è ottusangolo. 2.2 Una seconda dimostrazione del teorema è basata sul calcolo vettoriale. Dato il triangolo ABC (fig. 2), consideriamo la seguente relazione vettoriale: AB = AC + CB e moltiplichiamo scalarmente entrambi i membri per il vettore CH , dove H è il piede dell’altezza relativa al lato AB: AB × CH = AC + CB × CH ; ( 3 ) Euler, Leonhard, matematico svizzero, 1707-1783. www.matematicaescuola.it Lavoro di Antonino Giambò, ex-Ispettore del MPI\28-04-2007 da qui, tenendo presente che i vettori AB e CH sono ortogonali e perciò il loro prodotto scalare è nullo, segue: AC × CH + CB × CH = 0 . Osservando adesso che l’angolo dei vettori AC e CH è il supplementare dell’angolo AĈH , che misura π π − α e che l’angolo dei vettori CB e CH è HĈB , la cui misura è − β , si ha: 2 2 π π AC CH cos π − − α + CB CH cos − β = 0 , 2 2 da cui, dopo qualche semplice elaborazione, segue: a b = . sin α sin β Ragionando in modo analogo su uno degli altri due lati, per esempio BC, si ottiene la relazione: b c = . sin β sin γ In definitiva, come si voleva dimostrare: a b c . = = sen α sen β sen γ www.matematicaescuola.it