ABSTRACT VIDEO TITOLO: Reimpianto ureterale laparoscopico con tecnica “medusa”: indicazioni e risultati INTRODUZIONE: Le patologie benigne dell’uretere terminale e le lesioni iatrogene possono richiedere il reimpianto ureterale. L’ureteroneocistostomia diretta ed indiretta con lembo vescicale sono le tecniche più utilizzate, ma presentano il limite dell'invasività, e l’esecuzione laparoscopica di questi interventi è tecnicamente complessa. Presentiamo una tecnica di reimpianto diretto combinato endo-laparoscopico ispirato all’ureterocistoneostomia diretta secondo Sampson-Payne, finora utilizzata in 3 situazioni cliniche: stenosi cicatriziale dell’uretere pelvico, reflusso vescico-ureterale sintomatico e lesione traumatica intraoperatoria. MATERIALI E METODI: L’intervento viene eseguito in posizione litotomica in Trendelemburg obliquo di 15° con approccio transperitoneale e l’impiego di 3 porte. Lo stenting ureterale preliminare non è necessario. Identificato l'uretere iliaco fino al tratto intramurale lo si seziona, con eventuale exeresi del tratto stenotico e spatulamento in caso di stenosi; si chiude il moncone distale con clip. Mediante transilluminazione con cistoscopio si identifica la porzione di vescica (cupola/parete posteriore) più prossimale al moncone ureterale e si incide la parete a tutto spessore. Con pinza cistoscopica da biopsia si attrae il moncone in vescica, mantenendone 5-7mm beanti nel lume. L’uretere viene fissato con 5 punti staccati solidarizzandone l’avventizia con bordo peritoneale e pericistio. Lo stenting ureterale viene effettuato per via cistoscopica. RISULTATI. Sono stati trattati con questa tecnica 10 soggetti: 5 affetti da stenosi dell’uretere prevescicale in esiti di chirurgia ginecologica e idronefrosi di II-III grado, 1 con reflusso vescico-ureterale di II grado persistente dopo bulking-therapy, e 4 con distacco completo intraoperatorio iatrogeno in corso di chirurgia pelvica. Il tempo operatorio medio degli interventi in elezione è stato di 120', la degenza media di 4.6 giorni e il tempo medio di mantenimento dello stent ureterale 33 giorni. 2 pazienti hanno sviluppato una stenosi dell’anastomosi: una precoce ha richiesto il posizionamento di nefrostomia e la successiva cateterizzazione ureterale, un'altra tardiva ha richiesto un’ureteroplastica endoscopica con dilatazione pneumatica. Un paziente ha sviluppato un’IVU senza pielonefrite. Ad un followup mediano di 10 mesi non si sono verificate recidive di stenosi né segni clinico-radiologici di reflusso vescico-ureterale. DISCUSSIONE: Il reimpianto ureterale con tecnica “medusa”, così chiamata per l’aspetto del moncone ureterale intravescicale, è un’alternativa semplice e di rapida esecuzione per il trattamento delle patologie dell’uretere pelvico distale e la beanza nel lume vescicale di un tratto esuberante di uretere determina un'azione antireflusso. CONCLUSIONI: Questa tecnica consente anche all’urologo in fase iniziale della learning-curve laparoscopica di trattare efficacemente un ampio spettro di patologie dell’uretere pelvico distale comprese le lesioni iatrogene intraoperatorie.