L’IMPIEGO DEL CATETERE DOPPIO J COME TUTORE NELLE DERIVAZIONI URINARIE ESTERNE DR . VIGGIANI F. Dirigente Urologo - U.O. Urologia di Grosseto – Presidio Ospedaliero della Misericordia I.P. GAROSI R. – Enterostomista – U.O. Urologia di Grosseto – Presidio Ospedaliero della Misericordia Il catetere “JJ”, detto comunemente doppio J, deriva la sua utilità di applicazione pratica soprattutto dal settore della litiasi renale dove si è dimostrato di facile utilizzo e soprattutto di grande tollerabilità anche quando le necessità cliniche richiedevano la sua dimora ureterale prolungata nel tempo . Questo tutore è un sottile catetere con 2 estremità arricciolate che viene inserito endoscopicamente nell’uretere posizionando una estremità nella pelvirenale e l’altra in vescica. Può essere lasciato in situ per alcuni mesi e garantisce il passaggio di urina attraverso l’uretere anche in presenza di ostacoli . Questo stent determina un eccellente drenaggio delle alte vie urinarie e risolve l’ostruzione ed il dolore in corso di colica renale . In queste condizioni si è dimostrato ben tollerato . Può essere posizionato in anestesia locale con l’utilizzo degli ultrasuoni per verificarne il corretto posizionamento o sotto visione radiologica . Una terapia profilattica antibiotica deve essere utilizzata subito dopo il suo posizionamento . Gli svantaggi includono: incrostazioni (particolarmente frequente a causa dell’iperuricosuria ed ipercalciuria ), rischio di infezioni e sintomi irritativi. Tenendo conto degli indiscutibili ed ormai consolidati vantaggi , a fronte di modeste e rare complicanze , il nostro Team urostomico ha deciso di utilizzarlo come tutore a permanenza nei pazienti con Ureterocutaneostomia . Nel caso di malati portatori di derivazione urinaria esterna evidentemente il suo posizionamento risulta facilitato in quanto non necessita di manovre endoscopiche e pertanto è facilmente posizionabile da personale infermieristico dedicato purchè adeguatamente preparato ed informato sulle caratteristiche del prodotto . In nessun caso il paziente , o il suo familiare , può autogestire la manovra di posizionamento in quanto a rischio di perforazione ureterale sia perché l’autocaterismo non è di per se facilmente eseguibile sia perché il materiale che costituisce il tutore rende il doppio J più rigido dei comuni stent . Nella pratica ambulatoriale il doppio J è preparato nella stessa maniera con cui viene approntato quando lo si deve posizionare con accesso endoscopico , quindi dopo opportuna pulizia del neostoma cutaneo ureterale lo si inserisce nel viscere cavo facendolo progredire con delicatezza , con piccoli movimento di rotazione e delicati trazionamenti sulla cute . Nel caso si avverta una minima difficoltà alla progressione si retrae l’anima metallica del mandrino in modo da ammorbidire la sola punta dello split in modo tale che questa assecondi la parete ureterale secondo le sue curvature . Una volta raggiunta la sede pelvica renale si sfila anche il mandrino consentendo al doppio J di prendere la memoria , alle sue estremità , dei riccioli di ancoraggio . Si verifica la correttezza della manovra con una scansione ecografica ed evidentemente anche osservando la fuoriuscita di urina . La presenza di stenosi ureterale rappresenta un problema di particolare difficoltà e solo parzialmente risolvibile con un preventivo posizionamento di un filo guida che deve oltrepassare il restringimento , verificabile con rx in bianco dell’addome , e sulla cui guida può essere fatto scorrere un catetere doppio J questa volta del tipo ad estremità superiore aperta così che la progressione dello splint sarà totalmente affidata al filo guida medesimo . Se necessario tale tutore metallico può essere lasciato in sede da alcune ore fino a 24 affinchè prepari l’uretere al successivo passaggio del doppio J . Il riposizionamento nel tempo del tutore è molto semplice per l’inerzia peristaltica del viscere cavo preparato nei mesi dalla dimora dello splint ed avviene con la stessa manualità ed accortezza del primo posizionamento . La gestione di tale presidio è pressoché “ nulla “ e si limita alla pulizia esterna della cute e neostoma , gli unici possibili inconvenienti sono una costante microematuria esasperata dagli sforzi fisici eccessivi ed una vaga lombalgia , in ogni caso tali disconfort sono sovrapponibili nell’intensità e nella frequenza ai comuni tutori . Grazie all’inerzia dei materiali di cui è fatto il tutore il solo adeguato apporto idrico giornaliero può evitare l’impiego di terapia Antibiotica a meno che non sia giustificata dalla clinica . Tutto ciò consente di prolungare nel tempo la dimora di questo catetere ureterale che può raggiungere anche i tre mesi . Più prolungati stazionamenti non sono consigliati perché possono essere accompagnati dalla comparsa di incrostazioni litiasiche del presidio cosa assolutamente da evitare sia perché a rischio di vere e proprie litiasi multiple della via urinaria sia per il rischio di uno stripping dell’uretere durante le manovre di rimozione del doppio JJ . Accortezza da tener sempre presente e che il ricciolo terminale , che si allocherà nella sacca cutanea di raccolta delle urine , non deve essere posizionato al di sotto della valvola del presidio cutaneo sia per evitare il reflusso di urina potenzialmente infetta sia perché può essere causa involontaria di trazione in basso e conseguente della fuoriuscita del JJ .