Consenso Ureterorenoscopia

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DIVISIONE UNIVERSITARIA DI UROLOGIA
Università degli Studi di Milano
Direttore: Prof. Luca Carmignani
CONSENSO INFORMATO PER INTERVENTO CHIRURGICO
URETERORENOSCOPIA DIAGNOSTICA ed INTERVENTISTICA RIGIDA E FLESSIBILE
Definizione:
l'ureteroscopia è un esame strumentale che permette al medico di esplorare l'uretere (il piccolo canale
che va da ciascun rene alla vescica) e le vie urinarie all'interno del rene (la pelvi ed i calici). L'esame viene eseguito
mediante l'ureteroscopio, uno strumento fornito di lenti e di fibre ottiche, che può essere rigido o flessibile e che viene
introdotto dall'esterno attraverso le vie urinarie (uretra e vescica).
Indicazioni:
l'ureteroscopia viene eseguita quando l'urologo sospetta una malattia dell'uretere e/o delle vie urinarie interne del rene.
Con questo esame è possibile accertare la presenza di calcoli e procedere al loro trattamento, stenosi (restringimenti),
neoformazioni (polipi o tumori), stabilirne la sede e le dimensioni e programmare la terapia più indicata.
L'ureteroscopia viene eseguita a scopo diagnostico se precedenti esami radiologici non hanno permesso una diagnosi
certa. È possibile inoltre effettuare una biopsia (si preleva un frammento di tessuto per analizzarlo).
Nei casi in cui si incontra un ostacolo al transito (per esempio un calcolo o una stenosi) è possibile, sotto visione diretta,
attuare delle manovre mini-invasive che talora costituiscono la cura, temporanea o definitiva, della malattia. Può essere
estratto un piccolo calcolo o può essere introdotto un tubicino (detto tutore o stent o doppio J) che superi il tratto ristretto
del canale e permetta il deflusso delle urine. Durante l'ureteroscopia, se necessario, può essere introdotto nelle vie urinarie
del mezzo di contrasto per visualizzare un tratto in cui l'ureteroscopio non può arrivare (in tal caso il paziente viene
sottoposto ad una bassa dose di radiazioni).
Descrizione della tecnica:
se si utilizzano strumenti rigidi di maggior calibro (consentono una maggiore operati-vità) può essere necessario dilatare
preventivamente l'uretere, soprattutto il suo sbocco in vescica. L'ureteroscopio viene introdotto molto spesso sotto la
guida di un sottile filo flessibile atraumatico (metallico o non). In tal modo il medico ha minori probabilità di ledere la
parete dell'uretere.
Dopo l'esame può essere necessario, soprattutto se l'ureteroscopia è divenuta operativa, lasciare in situ un tutore
ureterale che consente un facile transito delle urine dal rene alla vescica e che può richiedere un ulteriore esame
endoscopico per la sua rimozione. Un simile tutore ureterale viene lasciato all'interno, anche per periodi di tempo
prolungati (settimane o, raramente, mesi), in tutti i casi in cui si verifica una lesione della parete dell'uretere o permanga
un ostacolo al passaggio d'urina. In rari casi, negli uomini affetti da ipertrofia prostatica o nei pazienti in cui la manovra è
stata prolungata e traumatica, può rendersi necessario, in genere per 24 ore o meno, un catetere vescicale. Può verificarsi
una emorragia dalle vie urinarie, usualmente di breve durata e lieve intensità.
Preparazione all'intervento:
l'ureteroscopia non necessita di particolare preparazione malgrado siano necessari alcuni accertamenti (ECG, Rx Torace,
esami del sangue e dell'urina), per il fatto che viene eseguita in anestesia. Subito prima dell'intervento viene
somministrato un antibiotico per prevenire l'infezione.
Durata dell'intervento:
l'ureteroscopia è una procedura di durata relativamente breve (generalmente compresa tra 10 e 45 minuti). Una durata
maggiore, sino a 2-3 ore, può rendersi necessaria se l'esame diventa operativo (frammentazione di calcoli, esecuzione di
biopsie della mucosa).
Tipo e durata del ricovero:
quasi sempre è sufficiente un breve ricovero. Raramente può essere richiesta una degenza più lunga.
Risultati:
la metodica consente di fare diagnosi in oltre il 90% dei casi.
Vantaggi:
evita inutili esplorazioni chirurgiche a cielo aperto e l'intervento chirurgico, quando necessario, si avvale di una diagnosi
più precisa rispetto a quanto ottenuto con gli esami radiologici.
Svantaggi:
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lo svantaggio dell'ureteroscopia, sia rigida che flessibile, rispetto agli accertamenti radiologici per visualizzare l'uretere
(urografia e ureteropielografia) è quello di essere una manovra invasiva che richiede una anestesia nella maggior parte dei
casi. In circa il 10% dei casi l'esame non consente una diagnosi o talvolta, anche quando la diagnosi venga posta, non è
possibile trovare una soluzione in unico tempo. Si dovrà perciò eseguire un successivo intervento con una ulteriore
anestesia.
Effetti collaterali:
è possibile avere una lieve ematuria o qualche sintomo irritativo vescicale nel post-operatorio.
Complicanze:
le complicanze dell'ureteroscopia diagnostica si verificano in meno dello 0,5% dei pazienti e sono quasi sempre di lieve
entità. Può manifestarsi un'infezione urinaria malgrado la sterilità e la profilassi antibiotica.
Ciò può causare malessere, febbre, e prolungare il ricovero. Lievi lesioni dell'uretere, quando l'ureteroscopia diviene
operativa, sono un fenomeno relativamente comune. Può manifestarsi sanguinamento ed ostruzione temporanea al
passaggio d'urina e può richiedersi il posizionamento di un tutore interno per un periodo di tempo variabile.
In rari casi, si possono verificare lesioni gravi dell'uretere che, molto raramente, richiedono un intervento chirurgico a
cielo aperto. L'urologo potrebbe dover intervenire in tempo anestesiologico unico con l'esame endoscopico. Le manovre
strumentali effettuate possono causare, nell'1-2% dei casi, un restringimento dell'uretere (stenosi) tale da ostacolare il
passaggio delle urine e richiedere ulteriori interventi endoscopici o chirurgici. La stenosi può rendersi evidente anche
dopo mesi dall'intervento.
Attenzioni da porre alla dimissione:
se il paziente non è stato sottoposto a posizionamento di stent, dopo un breve periodo di terapia antibiotica può ritornare
alle proprie attività lavorative. Negli altri casi questo può avvenire più lentamente, ma sempre in tempi brevi (massimo 2
settimane). È sempre utile una iperidratazione del paziente.
Come comportarsi in caso di complicanze insorte dopo la dimissione:
in caso di febbre consultare in prima istanza il medico curante che provvederà a capire la provenienza della febbre. Se il
problema non si risolve consultare il centro urologico di riferimento.
Io sottoscritto ([ ] Paziente / [ ] Tutore / [ ] Procuratore / [ ] Persona con patria potestà)
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nato il _________________________ a _________________________________________________
ho letto nel dettaglio quanto sopra riportato e dichiaro di averlo correttamente compreso, dopo aver ottenuto i chiarimenti
eventualmente richiesti tramite colloquio clinico con lo Specialista ed ACCONSENTO ad essere sottoposto a:
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URETERORENOSCOPIA
URETEROLITOLAPASSI
POSIZIONAMENTO DI TUTORE URETERALE
Data _________________ Firma ______________________________________
Sottoscrive il sanitario che ha raccolto il consenso e fornito le informazioni
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Bibliografia:
1. O.M. Elashry, A.M. Elbahnasy, G.S. Rao, S.Y. Nakada, R.V. Clayman: “Flexible ureteroscopy: Washington University
experience with the 9.3F and 7.5F flexible ureteroscopes”. J. Urol., 1997 Jun.; 157 (6): 2074-80.
2. D.H. Bagley, M. Fabrizio, E. El-Gabry: “Ureteroscopic and radiographic imaging of the upper urinary tract.”. J.
Endourol., 1998 Aug.; 12 (4): 313-24.
3. M.J. Conlin, M. Marberger, D.H. Bagley: “Ureteroscopy. Development and instrumentation”. Urol. Clin. North. Am.,
1997 Feb.; 24 (1): 25-42.
4. W.J. Harmon, P.D. Sershon, M.L. Blute, D.E. Patterson, J.W. Segura: “Ureteroscopy: current practice and long-term
complications”. J. Urol., 1997 Jan.; 157 (1): 28-32.
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