26 novembre 2014 L'essenziale in un batter d’occhio Obbligazioni Î Azioni Ò Hedge funds Ò Proiezioni a 6 mesi • La divergenza apparsa nel 2014 fra l’economia americana in netta crescita e il resto del mondo entrato in ristagno o rallentamento si è accentuata nelle ultime settimane. E’ difficile infatti individuare reali motivi di delusione nelle statistiche economiche pubblicate oltre Atlantico… come è difficile trovare reali motivi di soddisfazione in quelle europee, giapponesi o del mondo emergente. Nelle ultime settimane del 2014, l’economia USA più che mai si afferma come unico motore della crescita mondiale. • Sebbene un tale squilibrio ponga degli interrogativi, la situazione attuale non è sfavorevole ai mercati finanziari in quanto crea un contesto particolarmente vantaggioso: crescita globale positiva o in progressivo miglioramento grazie agli Stati Uniti, con condizioni monetarie nell’insieme estremamente accomodanti e probabilmente ulteriormente allentate con le nuove misure annunciate a fine ottobre dalla BoJ e quelle che (inevitabilmente) annuncerà la BCE. Anche la prospettiva della normalizzazione (anch’essa inevitabile) monetaria americana oggi preoccupa meno gli investitori poiché il crollo dei prezzi del petrolio e l’apprezzamento del dollaro permettono alla Fed di agire con prudenza e gradualità fino a quando non si manifesteranno pressioni inflazionistiche. • Quindi dopo un ottobre turbolento è tornata una certa calma sui mercati, con il proseguimento della sovra-performance delle azioni americane, l’assenza di particolari pressioni sui tassi USA, l’allentamento dei tassi in Europa e il perdurare del rafforzamento dell’USD contro yen ed euro. Questo contesto dovrebbe mantenersi fino all’inizio del 2015, quando i primi indicatori permetteranno di comprendere se il resto del mondo sarà in grado (finalmente) di agganciarsi alla locomotiva americana e se l’allentamento delle condizioni monetarie in Giappone e in Europa ha dato i frutti sperati. Economia Stati Uniti ............................................................................... 2 Crescita solida senza inflazione Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì che precede il giorno di diffusione. Pubblicazione curata dal team Ricerche e Analisi SYZ Asset Management SA Tel. +41 (0)58 799 19 09 [email protected] Autori: Mélanie Schnyder Maurice Harari Wanda Mottu Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Europa ..................................................................................... 3 Crescita molto debole … senza inflazione Giappone ................................................................................. 4 « Abenomics reloaded » Economie emergenti ............................................................... 4 Crescita strutturalmente più debole Mercati Azionari .................................................................................. 5 I mercati finanziari navigano in acque agitate Obbligazionari ........................................................................ 5 Debiti europei sostenuti dalla speranza di un QE da parte della BCE Valutari ................................................................................... 5 Caduta dello Yen dopo l’intervento a sorpresa della BoJ La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA. 26 novembre 2014 Economia Stati Uniti In base alle statistiche delle ultime settimane, il vigore dell’economia USA, manifestatosi dalla scorsa primavera, appare confermato e addirittura rafforzato. Tutti gli indicatori della crescita sono positivi e, se ancora ce ne fosse il bisogno, confermano l’opportunità della decisione della Fed di chiudere l’era del Quantitative Easing a fine ottobre. La dinamica di crescita interna sostenuta dovrebbe mantenersi anche nel 2015 e spingere la Riserva Federale a dare inizio al ciclo di rialzo del tasso di riferimento. Tuttavia, finché le tensioni inflazionistiche restano basse, la Fed non è costretta ad agire con precipitazione e può quindi procedere con prudenza per evitare di frenare l’accelerazione della crescita che si sta delineando. Guardando indietro, la schiarita economica americana è probabilmente iniziata già nell’estate 2013. La debolezza del primo trimestre 2014 sarebbe quindi ampiamente dovuta all’eccezionale ondata di freddo. La crescita infatti ha rapidamente ritrovato la velocità di crociera, come dimostra l’aumento del PIL del 4.6% nel secondo trimestre su base annua e del 3.5% nel terzo trimestre (secondo le stime preliminari a fine ottobre). Sebbene a questa ripresa contribuisca positivamente anche il commercio estero, è comunque la solidità della domanda interna a trainare l’espansione: il consumo delle famiglie è sostenuto dall’aumento dell’occupazione e dalla caduta dei prezzi dell’energia (il prezzo della benzina da fine giugno ha segnato -20%, il punto di minimo da fine 2010). Il balzo degli indici della fiducia dei consumatori a livelli non visti dal 2007 ne è un’ulteriore manifestazione. Indice SYZ dell’attività interna e variazione annua del PIL indicatori regionali recentemente diffusi suggeriscono che questo dato potrebbe salire ancora in novembre al livello più alto in 10 anni. Negli ultimi mesi nel settore dei servizi si osserva un leggero rallentamento della crescita che resta però tuttora a livelli molto elevati, come l’indice di attività delle piccole e medie imprese. L’aumento della domanda, la relativa visibilità delle prospettive e le condizioni di finanziamento favorevoli sostengono inoltre gli investimenti delle aziende. In parallelo, l’investimento residenziale – anch’esso sostenuto dal basso livello dei tassi - continua a essere trainato dal movimento di recupero seguito allo scoppio della bolla imposto dalla crescita demografica. Sono quindi riuniti tutti i fattori che sostengono la domanda interna privata e avvalorano l’ipotesi di un’accelerazione della crescita nel 2015. L’incertezza riguardo al futuro deriva quindi dalla politica monetaria che la Fed deciderà di attuare. Dopo la fine del Quantitative Easing sembra inevitabile il passaggio alle tappe successive della normalizzazione: rialzo dei tassi a breve termine e abbandono della politica dei tassi (quasi) a zero introdotta a fine 2008, a patto che la disoccupazione continui a scendere. È possibile però che la Fed decida di ritardare il più possibile il primo rialzo dei tassi, almeno fino a che non ci saranno tensioni sul fronte dell’inflazione. Inflazione: indice dei prezzi al consumo, deflatore delle spese personali «core» (esclusa energia e alimentazione) e stipendi (variazione annua) 7 6 5 6 50 4 40 4 3 30 2 20 2 1 10 0 0 -10 0 -1 -2 -20 -2 -30 -4 -40 -50 86 88 90 92 94 96 SYZ US PRIVATE DOMESTIC ACTIVITY INDEX US GDP YoY%(R.H.SCALE) -6 98 00 02 04 06 08 10 12 14 90 92 94 96 98 00 US CONSUMER PRICE INDEX YoY %(3M MAV) US PCE PRICE INDEX "CORE" YoY (3M MAV) US NOMINAL HOURLY WAGE YoY %(3M MAV) 02 04 06 08 10 12 14 Source: Thomson Reuters Datastream Per ora l’accelerazione della crescita non genera pressioni inflazionistiche: le diverse misure sono in linea o inferiori al target del 2% della Fed e gli stipendi crescono a un passo leggermente superiore rispetto all’inflazione. Source: Thomson Reuters Datastream Grazie al rafforzamento dell’attività interna, la crescita annua del PIL nel 2015 accelererà verso il 3%. Il miglioramento si percepisce anche sul fronte delle aziende: l’indice di attività ISM nell’industria in ottobre è risalito al livello di agosto, il più alto da inizio 2011. E gli Tutti i parametri che misurano l’inflazione per ora sono in linea o inferiori all’obiettivo del 2% della Fed. Inoltre, nei prossimi mesi il recente rafforzamento del dollaro e il calo dei prezzi dell’energia dovrebbero frenare l’aumento degli indici dei prezzi. La Fed oggi non ha motivo di La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA 26 novembre 2014 precipitarsi a rialzare il tasso primario e può giustificare il mantenimento della sua politica attuale con la debolezza delle pressioni inflazionistiche. Fino a che gli stipendi inizieranno a crescere a causa del numero ridotto di persone disponibili sul mercato del lavoro… Europa Dopo il netto rallentamento dell’estate, all’inizio del quarto trimestre l’Eurozona sembra essersi stabilizzata su livelli di crescita deboli ma positivi. La prima stima del PIL del terzo trimestre indica un aumento dello +0.2%, dopo il +0.1% del secondo e il +0.3% del primo trimestre. La Germania, dove in estate molti indicatori puntavano verso il basso, è tornata a crescere (+0.1%, dopo -0.1% del secondo trimestre), come la Francia (+0.3%, dopo -0.1%). L’Italia invece non riesce a ripartire e nel terzo trimestre ha registrato un’ulteriore contrazione del PIL (-0.1%, dopo -0.2%). Il segnale più incoraggiante è il rimbalzo dei paesi periferici dell’Eurozona che oggi raccolgono il frutto delle dolorose riforme strutturali degli ultimi anni: Spagna, Irlanda e anche Grecia crescono a un ritmo annuo superiore alla media dell’Unione monetaria. Indice PMI composito (manufatturiero e servizi) e variazione annua del PIL deflazione), la situazione dell’eurozona richiederebbe un programma economico simile a quello varato da Abe a fine 2012: una combinazione di misure di rilancio attraverso interventi di politica monetaria e di bilancio, insieme a riforme strutturali volte ad aumentare il potenziale di crescita di lungo termine. Su questo fronte alcuni paesi europei hanno già fatto dei passi avanti, costretti dagli impegni sottoscritti per ricevere l’aiuto internazionale, all’apice della crisi. Ma con il tempo gli sforzi si sono allentati. Altre (grandi) economie non hanno invece ancora iniziato il processo… Eurozona – Tasso annuo di inflazione e variazione annua del credito al settore privato 6 12 5 10 4 8 3 6 2 4 1 2 0 0 -1 -2 4% 60 3% 55 2% -2 99 00 01 02 03 04 05 06 07 EMU - CPI YoY% CREDIT TO DOMESTIC PRIVATE SECTOR YoY %(R.H.SCALE) -4 08 09 10 11 12 13 14 Source: Thomson Reuters Datastream 1% 50 0% L’inflazione sfiora lo 0% e il rischio di deflazione non può essere escluso. Tuttavia, grazie alle misure della BCE, il ciclo del credito sembra invertirsi. -1% -2% 45 -3% 40 -4% -5% 35 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 -6% 2015 EMU PMI COMPOSITE EMU GDP YoY % Source: Bloomberg, SYZ AM Dopo il rallentamento iniziato in primavera, la nell’Eurozona, benché molto debole, rimane positiva. crescita Gli ultimi indicatori della fiducia rilevano comunque l’arresto del trend di peggioramento iniziato in primavera. La combinazione di deprezzamento dell’euro, calo dei prezzi dell’energia e misure di allentamento monetario della BCE ha ridato ossigeno all’economia europea che approfitta anche del sostegno della domanda estera. La nuova configurazione positiva ha permesso quindi di evitare una nuova ricaduta, dopo le due recessioni in cinque anni, ma non basta per rilanciare una dinamica di crescita positiva. Diventa sempre più chiaro che di fronte al rischio di scenario « alla giapponese » (crescita reale debole e La possibilità di ricorrere a misure di stimolo fiscale è limitata dall’assenza di margini di manovra per la maggior parte dei paesi europei, mente i paesi che dispongono di tali margini (in primis la Germania) preferiscono optare per la « prudenza ». L’iniziativa del nuovo presidente della Commissione europea di un piano triennale di spese infrastrutturali da 300 miliardi di EUR va nella direzione giusta, ma è più prudente aspettare che si realizzi prima di rallegrarsene … Il punto di più facile attuazione dell’Abenomics all’europea resta quindi l’ulteriore allentamento della politica monetaria della BCE. Le misure adottate da un anno (taglio dei tassi, TLTRO, programmi di acquisto di ABS e “ covered ”, ma anche AQR e stress test) hanno contribuito ad allentare le condizioni monetarie e a stimolare l’inversione del ciclo del credito. Se al suo arsenale la BCE aggiungerà anche un programma di acquisto di obbligazioni « corporate » e, infine, sovrane, il persistente indebolimento dell’euro con conseguente calo dei tassi dovrebbero contribuire a mantenere la crescita europea (e l’inflazione) in territorio positivo. Ma l’esempio giapponese ha dimostrato di recente che la politica monetaria da sola non può fare uscire l’economia dalle sabbie mobili della deflazione … Nei prossimi mesi l’attenzione resterà puntata sulla BCE ma le istanze La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA 26 novembre 2014 politiche europee e i governi dovranno anch’essi svolgere un ruolo cruciale affinché nel 2015 sussistano le condizioni favorevoli alla crescita. Per ora è chiaro che tali condizioni non sono riunite. L’economia britannica attualmente è caratterizzata da dinamiche simili a quelle che si osservano negli Stati Uniti: la crescita è sostenuta, come dimostra l’aumento del PIL del +0.7% nel terzo trimestre (+3.0% in un anno). Inoltre il rischio inflazionistico per ora è assente: l’indice dei prezzi al consumo in ottobre è aumentato dell’1.3% in un anno e resta quindi nettamente inferiore all’obiettivo del 2% della BoE. In questo confronto fra le economie anglosassoni le principali differenze riguardano la maggiore sensibilità dell’economia britannica alla debolezza della crescita in Europa continentale (l’Eurozona è il primo partner commerciale del Regno Unito), e l’importanza maggiore del settore immobiliare nell’accelerazione del Regno Unito da due anni a questa parte. Due indicazioni che indubbiamente inducono la BoE, ancora più della FED, a ponderare con grande prudenza la decisione di rialzare i tassi … Giappone La nuova contrazione del PIL del terzo trimestre (-0.4% dopo il -1.9% del secondo trimestre) che equivale a una ricaduta in recessione ha provocato una forte reazione da parte della BoJ e del governo. Dal 31 ottobre, la BoJ ha significativamente rafforzato il suo programma di stimolo economico che prevede l’acquisto di azioni giapponesi ed estere. Lo stesso giorno il fondo pensioni del governo ha annunciato l’aumento, nella sua allocazione, della componente azionaria, a scapito di quella obbligazionaria. Queste due decisioni (iniezione supplementare di liquidità e acquisto “strutturale” di azioni) hanno provocato un forte rally sui mercati azionari e un nuovo indebolimento dello yen. Poco dopo Abe ha annunciato il rinvio del prossimo aumento dell’Iva previsto per ottobre 2015, all’aprile 2017. Per ottenere la conferma del suo mandato Abe ha inoltre convocato elezioni anticipate per dicembre 2014. A quasi due anni dal lancio dell’Abenomics, il Giappone sembra necessitare di un ulteriore aiuto da parte delle politiche economiche per uscire dalla trappola della deflazione nella quale si trova da 15 anni. Economie emergenti Per le economie emergenti le prospettive sembrano sempre meno brillanti, con un indebolimento della crescita strutturale in alcuni paesi. Il FMI di recente ha aggiornato le sue stime di crescita e, come scontato, ha corretto al ribasso anche quelle sui paesi emergenti: per il 2014 da +4.9% a +4.4% e per il 2015 da +5.3% a +5.0%. Con il rialzo dei tassi di riferimento della Fed in vista, il prossimo anno le economie emergenti – che soffrono di forti disequilibri e non hanno ancora introdotto le riforme strutturali necessarie per la crescita del loro modello economico - saranno particolarmente vulnerabili. Infatti, se ricordiamo quanto avvenuto in maggio 2013 dopo l’annuncio di Ben Bernanke riguardo al prossimo inizio del tapering, i mercati emergenti (azionari, obbligazionari e valutari) si sono trovati fortemente sotto pressione. Dopo avere largamente approfittato dell’abbondante liquidità distribuita dalle principali banche centrali dei paesi sviluppati i mercati emergenti hanno sofferto della prospettiva di un rallentamento del QE da parte della Fed. Le economie emergenti dovranno quindi misurarsi con un contesto che diventerà meno favorevole con il ritorno a una politica monetaria più convenzionale negli Stati Uniti (previsto a metà del prossimo anno). La normalizzazione monetaria dovrebbe essere accompagnata da un rafforzamento del dollaro e da una maggiore volatilità delle valute emergenti. Per alcuni paesi (come la Russia e il Venezuela) il calo dei prezzi del petrolio aggraverà ulteriormente il rischio. Tuttavia, i paesi asiatici importatori di petrolio, come l’India e l’Indonesia, saranno invece avvantaggiati. Alcuni avvenimenti nelle ultime settimane hanno provocato ondate di volatilità sui mercati emergenti: le elezioni vinte di misura da Dilma Roussef in Brasile, le crescenti tensioni fra Russia e Ucraina, le manifestazioni a Hong Kong e in Messico e gli ultimi indicatori economici cinesi che rilevano un nuovo rallentamento dell’attività. In Indonesia, la promessa elettorale circa la riduzione delle sovvenzioni è stata mantenuta, con effetti positivi per i conti pubblici ma non per i consumatori: il prezzo della benzina e del diesel infatti è aumentato del 30%. Tuttavia, nonostante il peggioramento che si osserva da alcuni trimestri la situazione non desta eccessive preoccupazioni. Dopo la crisi dei paesi asiatici degli anni 1990 la situazione è molto cambiata per evitare il ripetersi di crisi di tale gravità. Da un lato, la maggior parte delle valute emergenti non ha più un cambio ancorato al dollaro (attenzione alla Cina) e dall’altro, il debito estero di queste economie rimane globalmente sotto controllo. Tirando le somme, è necessario restare vigili e selettivi evitando i paesi che presentano squilibri troppo marcati (debito privato elevato, importante deficit delle partite correnti, riserve valutarie insufficienti), quelli eccessivamente esposti alle materie prime o all’andamento dell’economia cinese e, ovviamente, i paesi caratterizzati da un’instabilità politica. Nei prossimi mesi resteranno a rischio i paesi nei quali non vi è ancora stata una reazione politica forte sul fronte delle riforme strutturali e dell’inasprimento monetario e fiscale. La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA 26 novembre 2014 Mercati Azionario La seconda parte di ottobre è stata caratterizzata dal forte rimbalzo dei mercati finanziari. Dopo l’ondata di volatilità che ha coinciso con la reazione degli investitori di fronte al rallentamento della crescita mondiale, la seconda parte del mese è stata caratterizzata dal miglioramento del sentiment dovuto a una serie di fattori. Prima di tutto, le statistiche macroeconomiche rassicuranti (dati sull’occupazione, indice di fiducia dei consumatori e vendite al dettaglio) che hanno confermato il vigore della crescita dell’economia statunitense. Inoltre, il perdurare di un’inflazione debole nei prossimi mesi (calo del prezzo a barile, rafforzamento del dollaro) allontana la probabilità di un rapido rialzo dei tassi da parte della Fed. Per di più, i risultati delle aziende americane si sono rivelati migliori del previsto ed hanno anch’essi contribuito a sostenere la dinamica positiva. Infine, l’annuncio delle banche centrali giapponese ed europea sull’adozione di politiche monetarie accomodanti ha sostenuto il rimbalzo delle borse mondiali. Andamento delle principali borse mondiali (in monete locali) 115 110 105 100 95 90 85 6 MSCI World DJ Stoxx 600 S&P 500 13 20 OCT 27 3 10 NOV 17 T opix Nasdaq MSCI Emerging Markets (l.c.) Dopo la forte correzione di metà ottobre i principali mercati hanno messo a segno un rimbalzo. Nell’ottica regionale (e in monete locali) nelle ultime sei settimane osserviamo una netta divergenza fra le performance dei vari indici. Si noti la sovraperformance delle borse americana e giapponese. La prima sull’onda del dinamismo dell’economia nazionale, con lo S&P500 che ha infranto la barriera psicologica dei 2.000 punti; la seconda in seguito all’annuncio di nuove misure di stimolo monetario da parte della Banca centrale giapponese, dopo la diffusione di dati macroeconomici deludenti a seguito del rialzo dell’IVA dal 5 all’8% in primavera. Sul fronte europeo, gli annunci della BCE non sono riusciti a calmare del tutto i timori degli investitori riguardo alla crescita e al rischio di deflazione e la borsa europea ha chiuso il periodo in leggero calo. I titoli ciclici nel complesso sono rimbalzati in parallelo con i mercati mentre i difensivi hanno continuato a dare prova di resistenza. Ancora una volta, i titoli energetici hanno invece nettamente sotto-performato i mercati, colpiti dal crollo del prezzo del petrolio. Manteniamo un parere costruttivo riguardo alle azioni. Anche se l’accelerazione della crescita mondiale tarda a manifestarsi siamo fiduciosi nel perdurare di una solida espansione economica negli USA e nella ripresa, seppure lenta, in Europa. Il basso livello dei tassi d’interesse del mercato obbligazionario e le politiche monetarie accomodanti delle banche centrali continueranno a sostenere questa asset class anche nei prossimi mesi. Obbligazionario Il periodo di tensione sui mercati fino a metà ottobre si è concluso con un marcato rovesciamento del sentiment che ha impattato le obbligazioni, considerate titoli rifugio. Dopo il punto di minimo storico a 0.75%, il rendimento del debito sovrano tedesco a 10 anni è salito a 0.9%, in parallelo con l’andamento degli asset rischiosi. La compressione dei rendimenti obbligazionari è tuttavia continuata dopo la pubblicazione degli stress test condotti sulle banche dell’Eurozona. La fiducia degli investitori è stata rafforzata dall’esito positivo su ampia scala che dovrebbe stimolare la ripresa del credito in Europa. Alla conferenza stampa del 6 novembre Mario Draghi ha alimentato le speculazioni dei mercati circa l’attuazione di un quantitative easing su vasta scala in Europa, accentuando il movimento sui Titoli di stato sovrani. Le sue dichiarazioni hanno avuto un impatto positivo sia sui titoli francesi e tedeschi che sui periferici. Il tasso refi a 10 anni del Portogallo dopo avere sfiorato il 3.50% si attesta al 3.11%, mentre il titolo a 10 anni spagnolo ha chiuso a 2.1% dopo essere salito a 2.25%. Anche le obbligazioni americane hanno risentito del mutato sentiment con il titolo decennale attestatosi a 2,3% dopo la discesa a 2.13%, poiché gli investitori dall’inizio del rimbalzo dei mercati azionari hanno preferito orientarsi verso asset più rischiosi. Valutari La notizia più importante delle ultime settimane è di sicuro l’intervento inaspettato della Banca centrale giapponese che ha annunciato nuove misure di allentamento monetario. In un contesto di forti divergenze fra le politiche della Riserva Federale e della Banca centrale del Giappone, il dollaro americano si è immediatamente rafforzato nei confronti dello yen salendo al livello massimo di 118 yen mai raggiunto dal 2007. La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA 26 novembre 2014 La moneta unica continua a deprezzarsi nei confronti del biglietto verde in particolare dopo le dichiarazioni della Banca centrale europea che ha ribadito l’intenzione di aumentare il volume del suo bilancio. L’euro si scambia appena sopra 1.24, contro 1.28 del mese precedente. Nel Regno Unito la Banca centrale ha recentemente affermato che manterrà una politica monetaria accomodante di fronte alla debole crescita dell’Eurozona, suo principale partner commerciale. La sterlina è scesa sotto quota 1.60 contro l’USD, attestandosi poi a quota 1.56. La tendenza è stata meno evidente nei confronti dell’euro in quanto le politiche delle rispettive banche centrali sono relativamente convergenti. Il cambio EUR/GBP oscilla intorno a quota 0.79. Sul fronte delle materie prime, l’oro ha nettamente perso quota nella seconda metà di ottobre, complice non solo il rafforzamento dell’USD ma anche il clima positivo sui mercati finanziari. L’oro ha attraversato una fase di volatilità perdendo 100 USD in meno di 20 sedute, a USD 1.146. E’ successivamente rimbalzato del 5% chiudendo appena sotto 1.200 USD. Il petrolio grezzo WTI ha perso 5 USD e si scambia sotto la soglia dei 75 USD. Il mercato anticipa scarse possibilità che sia decisa la riduzione della produzione alla prossima riunione dell’OPEC a fine novembre. La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA