1 MESE IN 10 IMMAGINI Maggio 2016 Adrien Pichoud Wanda Mottu Maurice Harari Economist Analyst Analyst Indice 1. Stati Uniti - Il settore dei servizi mantiene a galla l’economia..................................................... 1 2. Immobiliare USA - Segnali di debolezza dal mercato immobiliare americano........................... 2 3. Eurozona - Si è dovuto attendere 8 anni..................... 2 4. Regno Unito - Gli effetti della Brexit si fanno sentire...... 3 5. Giappone - Abe e Kuroda sconfitti dalla deflazione?...... 3 7. Obbligazioni - Rischi sul Bund a breve termine.......... 4 8. Obbligazioni - Correlazione tra il debito ad alto rendimento e il prezzo del petrolio................ 5 9. Azioni americane – Sottoperformance della tecnologia e ripresa dei titoli energetici............. 5 10. Azioni europee - Si allenta la pressione sui titoli bancari........................................................ 6 6. Cina - Come un “déjà vu”…stabilizzazione della crescita trainata dal credito............................... 4 1. Stati Uniti - Il settore dei servizi mantiene a galla l’economia –– Per l’economia americana il 1° trimestre è stato deludente: la crescita ha decisamente rallentato ed è stata la più modesta degli ultimi due anni (+0,5% annualizzato sul periodo in rassegna); è riuscita a rimanere in territorio positivo solo grazie ai consumi nel settore dei servizi visto che la quasi totalità delle altre componenti del PIL è stata negativa o stabile. Un altro contributo positivo è giunto solo dal settore degli immobili residenziali e dalla spesa pubblica. –– Gli investimenti delle imprese sono di fatto calati per il 2° trimestre consecutivo (per la prima volta dopo il 2009). Il contributo alla crescita del commercio estero è stato negativo (a causa dell’aumento del disavanzo commerciale), ma anche la riduzione delle scorte ha penalizzato l’attività economica. Pure il consumo di beni durevoli ha subito una flessione nel corso del primo trimestre. –– Pertanto, quand’anche l’economia americana riuscisse a mantenere il ritmo di crescita del 2% sui dodici mesi, il merito sarebbe da attribuire esclusivamente alla tenuta della domanda interna che è sostenuta dalla continua creazione di posti di lavoro e – per il settore immobiliare in particolare – da condizioni di finanziamento molto vantaggiose. Tuttavia, l’assenza di un andamento ciclico che spieghi il calo degli investimenti limita le possibilità di accelerazione, come si evince dalle ultime previsioni del FMI (+2,4% atteso per il 2016, +2,5% per il 2017). Il consumo sostiene la crescita malgrado la flessione degli investimenti 6 12 4 8 2 4 0 0 -2 -4 -4 -8 -6 2000 -12 2002 2004 2006 2008 2010 US REAL GDP YoY % US REAL PRIVATE CONSUMPTION YoY % US REAL BUSINESS INVESTMENT YoY % (RHS) 2012 2014 2016 Fonte: Datastream 1 SYZ Wealth Management - Tel. +41 (0)58 799 10 00 - [email protected] Si prega di fare riferimento alle note legali 1 MESE IN 10 IMMAGINI Maggio 2016 2. Immobiliare USA - Segnali di debolezza dal mercato immobiliare americano –– Nonostante a marzo le vendite di abitazioni esistenti abbiano recuperato al di là di ogni aspettativa, gli ultimi dati sui nuovi cantieri e i permessi edilizi indicano un rallentamento del mercato immobiliare. Benché negli ultimi anni il settore delle costruzioni sia stato un importante volano di crescita per l’economia americana, il suo contributo al prodotto interno lordo potrebbe ridursi nel 2016. –– In effetti, le statistiche sui nuovi cantieri mostrano un calo dell’8,8% nel mese di marzo, di gran lunga superiore a quello previsto dal mercato. Anche per le licenze edilizie – un indicatore anticipatore dell’attività del settore – la tendenza è calante: -8,6% nel corso dello stesso periodo. Il forte recupero delle vendite di immobili esistenti nel mese di marzo (+5,1%) rappresenta una buona notizia, ma non basta a scongiurare il rischio di un rallentamento giacché gli immobili esistenti non creano nuovo valore. Licenze edilizie, nuovi cantieri e vendite di immobili esistenti Thousand 1400 5.8% 5.6% 1250 5.4% 1100 5.2% 5.0% 950 4.8% 800 Jan-14 –– Tuttavia, la politica monetaria espansiva della Fed, evidenziata da tassi straordinariamente bassi, e una vigorosa dinamica del mercato del lavoro creano tuttora un clima favorevole al mercato immobiliare. I prossimi mesi ci diranno qualcosa in più sulla natura temporanea e la portata degli effetti del rallentamento del settore immobiliare. 4.6% Apr-14 Jul-14 Oct-14 Jan-15 Apr-15 Jul-15 Oct-15 Building Permits (Private housing) US Housing starts US Existing homes sales (R.H.S) Jan-16 Fonte: Bloomberg 3.Eurozona - Si è dovuto attendere 8 anni… –– Grazie alla crescita del PIL del primo trimestre (+0,6%) l’eurozona è riuscita a superare il livello che aveva raggiunto a inizio 2008. Otto anni dopo… A mero titolo di confronto, ci sono voluti meno di quattro anni all’economia americana per riportarsi ai livelli massimi pre-2008, e il suo PIL oggi ha superato del 10% quei livelli! –– Indubbiamente, nel frattempo l’area dell’euro ha dovuto far fronte a una seconda recessione provocata dalla cura di austerità legata alla crisi del debito sovrano. È anche vero che il potenziale di crescita dell’eurozona è strutturalmente inferiore a quello degli Stati Uniti. Ciò nonostante, il divario di PIL che separa l’una e l’altra sponda dell’oceano Atlantico è spettacolare… –– Le due aree vivono fasi diverse del ciclo economico: gli Stati Uniti si stanno certamente avvicinando alla fine del ciclo, una fase in cui s’impone un aumento dei salari per poter alimentare la crescita e stimolare l’investimento; l’eurozona, invece, è sempre in fase di ripresa ciclica, con una disoccupazione ancora molto elevata (più che nel 2009...) e un timido rilancio degli investimenti. In tale contesto, non sorprende che le politiche della Fed e della BCE siano fortemente divergenti! L’economia europea ha appena superato il picco del 2008... 118 116 114 112 110 108 106 104 102 100 2005 2007 EURO AREA 2009 US 2011 2013 2015 Fonte: Datastream 2 Si prega di fare riferimento alle note legali 1 MESE IN 10 IMMAGINI Maggio 2016 4. Regno Unito - Gli effetti della Brexit si fanno sentire –– L’incertezza provocata dal referendum sulla Brexit comincia a pesare sull’attività economica. Il tasso di crescita annuo del PIL ha rallentato, raggiungendo il livello minimo degli ultimi tre anni. Le vendite al dettaglio sono in calo, il numero dei disoccupati è aumentato (sempre per la prima volta in tre anni) e l’attività industriale ha subito una netta flessione. –– Certamente tale dinamica si colloca in un contesto di debole crescita mondiale e, sul fronte interno, di politica economica meno favorevole dopo gli stimoli di bilancio attuati in vista delle elezioni generali. Tuttavia, la recente amplificazione della tendenza induce a ritenere che l’incertezza sul futuro dell’economia britannica incombe su un’economia che finora è stata una delle più dinamiche di Europa. –– Benché, oggigiorno, sembri predominare la probabilità di un voto a favore della permanenza nell’UE, questa perdita di velocità mostra almeno una cosa: l’incertezza ha effetti nefasti sull’attività economica. Senza volersi pronunciare sulle ripercussioni a lungo termine che produrrebbe un’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’UE, si può scommettere che in caso di vittoria dei "Sì" alla Brexit le tante incognite legate ai futuri negoziati sulle modalità di uscita, al contenuto degli accordi commerciali con l’UE o al riaprirsi del dibattito sull’indipendenza della Scozia, incideranno negativamente sugli investimenti e l’occupazione nel breve termine. 5. In Gran Bretagna la crescita rallenta prima del voto sulla Brexit 3 6 2 4 1 2 0 0 -1 -2 -2 -4 -3 2000 -6 2002 2004 UK GDP QoQ % 2006 2008 2010 2012 2014 2016 UK GDP YoY % (RHS) Fonte: Datastream Giappone - Abe e Kuroda sconfitti dalla deflazione? –– Tre anni dopo l’ondata di speranza suscitata dall’arrivo al potere di Abe, l’economia giapponese sembra (quasi) essere tornata al punto di partenza. La politica monetaria di forte allentamento attuata dalla Banca del Giappone e il conseguente deprezzamento dello yen hanno, in un primo momento, ridato fiato alle imprese esportatrici e fatto salire l’inflazione a livelli che non si vedevano da 20 anni. –– Al contempo, tuttavia, l’inflazione importata e l’aumento dell’IVA nel 2014 hanno eroso il potere d’acquisto dei consumatori perché non sono stati compensati da un equivalente aumento dei salari: i redditi reali delle famiglie sono scesi dal 2013! –– Sembra, quindi, che l’obiettivo dichiarato di voler creare un dinamica di domanda interna sufficiente per far uscire l’economia dalla deflazione non sia stato raggiunto: la crescita è appena positiva (ci si aspetta per il 2016 un +0,5%, lo stesso valore del 2015) e l’inflazione è tornata allo 0%. Quanto ai margini di manovra del governo e della banca centrale, oggi sono estremamente limitati: la Banca del Giappone ha già adottato tassi negativi e gli acquisti di obbligazioni le hanno gonfiato il bilancio che rappresenta l’80% del PIL; il disavanzo pubblico supera il 5% del PIL e il debito si avvicina al 250% del PIL... Crescita debole e assenza d’inflazione: il Giappone flirta ancora con la deflazione 4 8 3 6 2 4 1 2 0 0 -1 -2 -2 -4 -3 -6 -4 1997 -8 1999 2001 2003 2005 2007 2009 JAPAN - INFLATION EX FRESH FOOD YoY % JAPAN - REAL GDP YoY % (RHS) 2011 2013 2015 Fonte: Datastream 3 Si prega di fare riferimento alle note legali 1 MESE IN 10 IMMAGINI Maggio 2016 6.Cina - Come un “déjà vu”… stabilizzazione della crescita trainata dal credito –– I dirigenti cinesi tentano di stimolare o stabilizzare la crescita intorno al 6,5%, rilanciando il credito. –– La massiccia politica di rilancio monetario e fiscale potrebbe, nel breve termine, sostenere il settore manifatturiero, ma a un costo che sarà semplicemente trasferito a una data futura e che, alla fine, aggraverà i problemi strutturali della seconda maggiore economia mondiale. –– In tale contesto, il debito pubblico dovrebbe subire un’impennata per compensare il rallentamento legato al debito del settore privato. In altri termini, la Cina continua ad alimentare la sua bolla creditizia. Cina - PIL in termini nominali e reali credito bancario (variazione annua in %) 25 20 15 10 5 –– Pur chiedendosi legittimamente quale sia la fondatezza, a medio e lungo termine, di un rilancio del credito per un'economia il cui livello di indebitamento e di eccesso di capacità produttiva nel settore industriale e immobiliare sono già preoccupanti, va detto che tale approccio sembra permettere, a breve termine, una certa stabilizzazione della crescita del PIL e degli indicatori di attività economica. 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 China - Real GDP (YoY % Change) China - Nominal GDP (YoY % Change) Fonte: Thomson Reuters Datastream China - Loans by Financial Institutions (YoY % Change) –– E c'è il forte rischio che questa tendenza ad allentare le condizioni di credito proseguirà se l'economia cinese darà nuovamente segni di debolezza. 7. Obbligazioni - Rischi sul Bund a breve termine –– Da due anni la principale determinante dell’andamento dei tassi d’interesse tedeschi a lungo termine è rappresentata dalle previsioni d’inflazione a medio termine (misurate dal tasso d’inflazione previsto a 5 anni su un periodo quinquennale). Nel 2014 la revisione al ribasso di queste previsioni al di sotto dell’obiettivo del 2% della BCE aveva spinto i tassi tedeschi sui minimi storici e costretto la Banca centrale europea ad adottare una politica aggressiva di allentamento monetario (QE, tassi negativi). –– Solo un anno fa, indicatori economici incoraggianti e l’intervento della BCE avevano fatto rivedere al rialzo le previsioni d’inflazione e provocato un’improvvisa impennata dei tassi tedeschi; la caduta dei prezzi del petrolio e i timori per la crescita li hanno portati, nel 2016, ai livelli minimi del 2015. –– Oggigiorno, sembra che esistano le condizioni perché si ripeta lo scenario del 2015: la crescita economica permane positiva e nell’eurozona ha persino superato le attese nel primo trimestre. In tale contesto, la ripresa dei prezzi del petrolio e delle materie prime, così come le recenti misure della BCE per stimolare il credito, rischiano di far nuovamente innalzare le aspettative d’inflazione. Sul Bund, oggi, incombe la minaccia di una correzione nel breve termine. Rischi a breve termine sui tassi tedeschi 2.8 3.5 2.6 3 2.4 2.5 2.2 2 1.5 2 1.8 1 1.6 0.5 1.4 0 1.2 2010 -0.5 2011 2012 2013 5y5y fwd inflation breakeven 2014 2015 2016 GER 10y gvt (RHS) Fonte: Bloomberg 4 Si prega di fare riferimento alle note legali 1 MESE IN 10 IMMAGINI Maggio 2016 8. Obbligazioni - Correlazione tra il debito ad alto rendimento e il prezzo del petrolio –– Da inizio anno i titoli ad alto rendimento si collocano tra le migliori classi di attivi in termini di performance (rispettivamente +7,6% e +3,8% per il segmento high yield statunitense ed europeo). Di fatto, il premio al rischio per questa categoria d’investimento si è sensibilmente contratto in questi ultimi due mesi, dopo un inizio d’anno caratterizzato da una forte divaricazione degli spread. –– Al contempo, anche il prezzo del petrolio a barile ha iniziato a salire, con il WTI e il Brent che hanno guadagnato rispettivamente il 23,8% e il 33,0% e fatto muovere al rialzo l’intero settore delle materie prime. –– Inoltre, negli Stati Uniti la Fed ha recentemente adottato toni più accomodanti riaccendendo negli investitori l’interesse per attivi rischiosi quali i titoli high yield. In Europa, la BCE prosegue con la sua politica espansiva che non è ancora disposta ad abbandonare. Ad aprile, sono stati diffusi i particolari del programma di acquisto di titoli societari che verrà attuato nei prossimi mesi, sorprendendo il mercato in positivo. –– Infine, in un contesto di tassi zero, di crescita mondiale positiva ma modesta, d’inflazione debole e di orientamento accomodante delle banche centrali, queste obbligazioni di società con fondamentali più fragili offrono comunque rendimenti interessanti anche se corretti per i rischi ad esse associati. 80 330 70 320 60 310 50 300 40 290 30 280 20 270 10 260 01.01.2015 0 01.04.2015 01.07.2015 01.10.2015 BOFA ML Global High Yield Index 01.01.2016 01.04.2016 Fonte: Thomson Reuters Datastream WTI price (RH) Azioni americane – Sottoperformance della tecnologia e ripresa dei titoli energetici 1.65 1.55 1.45 1.35 1.25 1.15 1.05 0.95 0.85 31.03.2016 31.12.2015 31.01.2016 29.02.2016 31.10.2015 30.11.2015 31.07.2015 31.08.2015 30.09.2015 31.05.2015 30.06.2015 31.01.2015 28.02.2015 31.03.2015 30.04.2015 31.10.2014 30.11.2014 31.12.2014 31.08.2014 30.09.2014 31.07.2014 31.05.2014 30.06.2014 31.03.2014 30.04.2014 31.12.2013 31.01.2014 28.02.2014 31.08.2013 30.09.2013 31.10.2013 30.11.2013 0.75 31.07.2013 –– All’inizio di quest’anno, pochi investitori erano disposti ad acquistare titoli di società collegate in qualche modo all’andamento dei prezzi del greggio. Di fatto, la maggior parte dei fondi ha iniziato il 2016 con una forte sottoesposizione al settore e pochissimi analisti raccomandavano l’acquisto di titoli energetici. Inoltre, molte notizie negative erano state già scontate dal mercato, il che ha retrospettivamente amplificato l’effetto delle sorprese positive. Dal punto di visto delle valutazioni, queste società presentano quotazioni a livelli storicamente bassi. In aprile, il settore ha archiviato una performance dell’8,7% a fronte dell’1,0% per il mercato più ampio (S&P 500). Performance relativa tra l’S&P 500 Information Technology e l’S&P 500 Energy 31.01.2013 28.02.2013 31.03.2013 30.04.2013 31.05.2013 30.06.2013 –– Da qualche anno negli Stati Uniti il settore dei titoli tecnologici ha sovraperformato quello dell’energia che, soprattutto lo scorso anno, ha subito forti pressioni sulla scia della caduta vertiginosa del prezzo del petrolio e delle materie prime in generale. L’S&P 500 Information Technology ha chiuso il 2015 in rialzo del 4,3% a fronte del -23,6% dell'S&P 500 Energy. 31.12.2012 9. Andamento del debito ad alto rendimento e del prezzo del petrolio S&P 500 Information Techonology / S&P 500 Energy Fonte: Thomson Reuters Datastream –– Per contro, una delle maggiori delusioni sul fronte del mercato azionario è giunta dalla sottoperformance dei titoli tecnologici (-5,5% in aprile e -3,4% da inizio anno). In aprile, numerose società di spicco di questo settore hanno annunciato risultati trimestrali al di sotto delle stime di consenso...che lo scorso le avevano portate in auge. 5 Si prega di fare riferimento alle note legali 1 MESE IN 10 IMMAGINI Maggio 2016 10. Azioni europee - Si allenta la pressione sui titoli bancari –– Malgrado i titoli finanziari europei continuano ad archiviare una sottoperformance di oltre l’8% rispetto all’Eurostoxx 50, la tendenza al ribasso osservata di recente si è attenuata. Dopo un esordio catastrofico, sembra che in questo scorcio di secondo trimestre le pressioni sul settore bancario europeo si siano allentate. –– Di fatto, finora i titoli finanziari europei sono stati gravemente colpiti dalle politiche di tassi d’interesse negativi che hanno penalizzato fortemente i loro risultati. I margini d’interesse si sono ridotti innescando, di conseguenza, revisioni al ribasso degli utili trimestrali. Inoltre, un contesto normativo più restrittivo continua a incidere negativamente sul mercato azionario. –– Permangono, tuttavia, opportunità interessanti per quegli investitori che hanno una certa propensione al rischio. Ad esempio, la recente decisione dell’Italia di creare il fondo "Atlante" è un segnale incoraggiante. Benché il mercato mostri, al momento, un qualche scetticismo, questa misura dovrebbe consentire all’Italia di contrastare il problema dei crediti deteriorati che hanno tanto inquinato il suo sistema bancario. Questa volontà politica di affrontare di petto il problema di questo settore potrebbe portare a un risultato positivo per le banche italiane. Performance dell’Eurostoxx 50 e dei titoli bancari europei (Maggio 2015=100) 110 110 100 100 90 90 80 80 70 70 60 60 50 May-15 50 Jul-15 Sep-15 Nov-15 Jan-16 Mar-16 SX7E Index SX5E Index Fonte: Bloomberg/SYZ AM 6 Il presente documento di marketing è stato redatto dal Gruppo SYZ (di seguito denominato «SYZ»). Esso non è destinato alla distribuzione o all’utilizzo da parte di persone fisiche o giuridiche cittadini o residenti in uno Stato, un Paese o una giurisdizione le cui leggi applicabili ne vietino la distribuzione, la pubblicazione, l’emissione o l’utilizzo. Spetta unicamente agli utenti verificare che siano legalmente autorizzati a consultare le informazioni nel presente. 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