17 gennaio 2014 L'essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a 6 mesi Buon 2014! I consueti auguri che accompagnano questo primo “Punto di vista” dell’anno rispecchiano le prospettive di crescita che – se si confermano – faranno realmente del 2014 un anno positivo per l’economia mondiale. Adesso che Washington si è mostrata decisa a procedere con un tapering moderato, tutti gli elementi sono riuniti affinché la crescita americana, dopo quattro anni intorno al 2%, passi alla marcia superiore. Anche in Europa il picco del rigore di bilancio è ormai superato, l’eurozona è finalmente uscita dalla recessione e il 2014 dovrebbe essere l’anno della crescita positiva, anche se ancora modesta. In Giappone le politiche di reflazione sostengono lo slancio positivo apparso dopo l’arrivo al potere del governo Abe. E, fra le economie emergenti, alcune riescono a tenere il passo a dispetto delle difficoltà alle quali sono attualmente confrontate. Nella seconda metà dell’anno, l’attesa accelerazione della crescita mondiale dovrebbe avere delle ricadute positive anche sull’insieme del mondo emergente. Ovviamente, questo scenario economico positivo (come tutte le risoluzioni per l’anno nuovo) non è privo di rischi: possibili delusioni sul fronte del lavoro in USA, ricaduta di una delle economie europee, incidente di percorso per la crescita cinese, conseguenze della normalizzazione della politica monetaria USA sulle economie emergenti… Ma le maggiori incertezze riguardano forse i mercati finanziari. Il miglioramento delle prospettive del 2014, infatti, ha già influenzato i mercati nel 2013. E nell’eventualità che le cose non vadano come previsto, le conseguenze sarebbero tanto più importanti in quanto molte delle possibili buone notizie sono già state anticipate. In definitiva, affinché il 2014 sia all’altezza degli auguri di gennaio, paradossalmente, occorrerà mostrarsi prudenti sui mercati, anche se l’economia migliorerà. Economia Stati Uniti ............................................................................... 2 Crescita del 2014 favorita dalla minore pressione fiscale Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì che precede il giorno di diffusione. Pubblicazione curata dal team Ricerche & Analisi SYZ Asset Management Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Yves Gallati Maurice Harari Wanda Mottu Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Europa ..................................................................................... 3 Di fronte al rischio di deflazione la BCE rinforza i toni Giappone ................................................................................ 4 Logico peggioramento dei saldi con l’estero Economie emergenti ............................................................... 4 Messico primo della classe fra gli emergenti Mercati Azionario ................................................................................. 5 Investitori tranquillizzati dal tapering «moderato» Obbligazionario ....................................................................... 5 Ottimismo in area euro Valutario.................................................................................. 6 Il dollaro non beneficia dell’inizio del tapering La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA. 17 gennaio 2014 Economia Stati Uniti In dicembre, la Riserva Federale ha interrotto le speculazioni e l’incertezza sull’avvio del tapering provocate dalle dichiarazioni di Ben Bernanke in maggio con la decisione di ridurre gli acquisti di obbligazioni da 85 a 75 mrd di dollari al mese. Questo primo passo (forse il più difficile?) apre la strada al processo di riduzione progressiva degli acquisti, fino al loro completo arresto a fine anno. Il definivo ritiro del sostegno della politica monetaria sancirebbe il miglioramento del contesto economico atteso per quest’anno. Ma affinché l’intero processo vada in porto, occorre che l’economia mantenga il trend positivo apparso nella seconda metà del 2013 (forte crescita del PIL nel terzo trimestre: +4.1% annualizzato; circa 200.000 posti di lavoro creati al mese, calo della disoccupazione, orientamento positivo degli indici dell’attività industriale). Se così non fosse è probabile che la Fed adeguerebbe il ritmo della riduzione, soprattutto finché l’inflazione resterà bassa. Il principale obiettivo resta quello di non ostacolare la crescita e di favorire la normalizzazione delle condizioni economiche, in particolare sul fronte dell’occupazione. Poiché gli altri indici del mercato del lavoro restano favorevolmente orientati (iscrizioni settimanali ai sussidi di disoccupazione, componente «posti di lavoro» degli indici ISM, indagine ADP, ecc.), il vuoto d’aria nella creazione mensile di posti di lavoro probabilmente va letto con precauzione e non dovrebbe influenzare le scelte fatte in dicembre dalla Fed in tema di politica monetaria. Ma non vi è dubbio che se la debolezza dovesse durare nei primi mesi del 2014, l’interrogativo riguardo ad un una pausa, o un rallentamento della normalizzazione della politica monetaria sarebbe di nuovo di attualità. Il quadro macro-economico de 2014 per gli USA sembra tuttavia sufficientemente favorevole affinché lo scenario di progressiva normalizzazione della politica della Fed resti l’ipotesi più probabile. Alcuni degli elementi positivi sono già all’opera da diversi trimestri e dovrebbero perdurare nel 2014 (ripresa dell’immobiliare, calo della disoccupazione, bassi costi dell’energia grazie al gas di scisto…). Ma c’è un punto che migliorerà sensibilmente nel 2014 rispetto all’anno scorso: la politica di bilancio, e in particolare il suo impatto sulla crescita e le incertezze che ha alimentato. Impatto della politica di bilancio sulla crescita del PIL (in % del PIL) Variazione mensile del numero di lavoratori e tasso di disoccupazione dal 2010 10.00 500 3.0 2009 2002 Sostegno alla crescita 2.5 9.50 400 9.00 2008 2.0 1.5 300 2001 2003 1.0 8.50 8.00 100 2004 2010 0.0 -0.5 7.50 -1.0 0 7.00 2000 2005 2006 2011 2012 2014 -1.5 -2.0 -100 Freno alla crescita 6.50 -2.5 -200 2010 2011 US - MoM CHANGE IN NONFARM PAYROLLS US - UNEMPLOYMENT RATE(R.H.SCALE) 2007 0.5 200 6.00 2012 2013 2013 -3.0 Source: SYZ A M , IM F Source: Thomson Reuters Datastream Sebbene in dicembre la disoccupazione sia scesa al livello più basso degli ultimi 5 anni, la creazione di posti di lavoro è rallentata in parte a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli. I dati di dicembre riflettono un mercato del lavoro in parte contrastato. Questo è dovuto a fluttuazioni riconducibili in parte alle avverse condizioni climatiche. Mentre la disoccupazione è sensibilmente calata (a 6.7%, il livello più basso da fine 2008), la creazione di posti di lavoro incassa una battuta d’arresto (74.000 contro 213.000 in media negli ultimi quattro mesi). La politica di bilancio che nel 2013 ha sensibilmente rallentato la crescita nel 2014 dovrebbe avere un impatto molto meno negativo e sostenerne l’accelerazione. Nel 2013, infatti, la politica di bilancio - attraverso l’aumento della pressione fiscale e il taglio delle spese pubbliche - ha avuto un effetto frenante sulla crescita del PIL, decurtandola di circa 2 punti percentuali. Nel 2014 lo stato continuerà a essere impegnato per la riduzione del deficit pubblico e l’impatto dovrebbe quindi restare negativo. Ma lo sarà molto meno che nel 2013… I venti contrari causati dalla politica di bilancio si sono in buona parte dissolti e questo dovrebbe bastare per permettere La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA. 17 gennaio 2014 alla crescita di accelerare verso il 3% nel 2014. Tanto più che dopo la crisi di ottobre, repubblicani e democratici hanno finalmente trovato un accordo sul budget e le incertezze per il bilancio, che da due anni pesano sulla fiducia e le anticipazioni delle aziende e delle famiglie, nel 2014 non dovrebbero più essere un freno per l’espansione. Così, a dispetto della «doccia fredda» dei dati sulla creazione di posti di lavoro di dicembre, le prospettive per il 2014 restano marcatamente favorevoli per l’economia americana. Tasso annuo d’inflazione (totale e « core », esclusi i prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari) e tasso Refi della BCE Europa Anche per l’area euro il 2014 si annuncia sotto migliori auspici. In parte lo si deve allo stesso motivo degli Stati Uniti: il picco del rigore di bilancio è stato superato, e questo non solo nelle periferie, ma anche nei paesi del cuore dell’area alle prese con la necessità di risanare i loro deficit pubblici (Francia, Paesi Bassi, Belgio). Così, nel 2014, l’accenno di ripresa intravisto nel 2013 dovrebbe essere sostenuto dalla minore pressione esercitata dalle politiche di bilancio. Indice del sentiment economico in Europa e variazione annua del PIL dell’area euro 6 120 110 5 4 3 2 1 4 0 2 -1 100 99 00 01 02 03 04 EMU - INFLATION RATE YoY % EMU - "CORE" INFLATION RATE YoY % ECB REFI RATE 0 90 -2 80 -4 70 65 96 97 98 99 00 01 02 ECONOMIC SENTIMENT INDEX EURO AREA - GDP YoY %(R.H.SCALE) scomparsa quasi totale delle pressioni rialziste sui prezzi al consumo. Così, a fine 2013, l’inflazione è rallentata ai livelli più bassi dalla creazione della zona euro: l’indice «core» (depurato delle componenti più volatili dell’energia e dei prodotti alimentari) è sceso a +0.7% mentre il tasso d’inflazione globale si attestava a +0.8%. Sono livelli nettamente inferiori al target della Banca Centrale Europea (inflazione « inferiore ma vicina al 2%») che fanno planare lo spettro della deflazione sull’Europa. -6 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 Source: Thomson Reuters Datastream Il migliorato sentiment economico del 2013 rafforza la convinzione che per l’Europa il 2014 segnarà il ritorno della crescita. Ma contrariamente a quanto avviene per gli Stati Uniti, per l’area euro questo è in sostanza l’unico elemento realmente incoraggiante per le prospettive insieme alle ricadute positive sulle esportazioni europee del previsto miglioramento della crescita mondiale. Sul piano interno, il livello tuttora molto elevato della disoccupazione nella maggior parte dei paesi europei pesa ancora sui consumi e gli investimenti, in un contesto tuttora segnato dalla contrazione del credito. Questa debolezza della dinamica interna si riflette anche nell’andamento dell’indice dei prezzi del 2013. Per effetto della recessione (da fine 2011 all’inizio 2013), la caduta della domanda interna nell’area euro, unita alla relativa forza della moneta,e ha avuto come conseguenza la 05 06 07 08 09 10 11 12 13 Source: Thomson Reuters Datastream L’inflazione in Europa è scesa ai livelli più bassi dalla creazione dell’area euro. Sarà sufficiente per spingere la BCE ad allentare ancora la sua politica monetaria? Di fronte a questa situazione e alla luce delle dinamiche di crescita, del credito e demografiche in Europa, la politica monetaria della BCE, nonostante il taglio di 25 pb del tasso refi dello scorso novembre, non sembra ancora sufficientemente accomodante. Pur avendo lasciato i tassi di riferimento invariati all’inizio di gennaio, la BCE di fronte al rischio deflazionistico ha deciso di dare maggiore incisività ai suoi toni. Rafforzando la « forward guidance » istituita la scorsa estate, la BCE ha voluto riaffermare che intende impedire il rialzo dei tassi e mantenere l’approccio fortemente accomodante. Per farlo ha ancora una serie di frecce al suo arco che le consentono, se sarà necessario, di allentare ancora di più la sua politica (taglio del tasso refi, azzeramento del rendimento della deposit facility, VLTRO, Quantitative Easing…). Tanto al momento della severa recessione della zona euro la reazione della BCE non era stata mlto forte, tanto la minaccia d’implosione della zona euro nel 2012, o quella della deflazione oggi (con le Outright Monetary Transactions) sembrano in grado di dare il via a misure di politica monetaria «non ortodosse», purché rigorosamente in linea con il mandato della BCE (stabilità del sistema finanziario e dei prezzi). La zona euro entra quindi nel 2014 con la prospettiva di un policy mix (politica di bilancio + monetaria) più accomodante (o meno restrittivo) rispetto agli ultimi due anni, e questo La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA. 17 gennaio 2014 dovrebbe alimentare la dinamica incoraggiante apparsa nel 2013. Ma, contrariamente a quanto avviene negli Stati Uniti, gli elementi legati alla domanda interna restano un freno e rischiano di ostacolare una franca accelerazione della crescita per quest’anno. La tendenza positiva apparsa nel Regno Unito all’inizio del 2013 è perdurata fino alle ultime settimane dell’anno: indici di attività tuttora molto alti, disoccupazione in calo, prezzi dell’immobiliare in progressione e per la prima volta dal 2009, calo dell’inflazione sotto il 2% (il target della Bank of England). Questo assicura ancora alla banca centrale un certo margine di manovra benché la disoccupazione si stia (rapidamente) avvicinando al limite fissato dalla banca centrale per dare il via al rialzo del tasso di riferimento. Risulterà più facile giustificare l’abbassamento della soglia della disoccupazione se l’inflazione è inferiore o uguale al target… Un altro sviluppo di rilievo è il peggioramento del deficit corrente britannico (nel terzo trimestre ai livelli più alti dal dopoguerra), probabilmente riconducibile alla ripresa della domanda interna. Giappone Gli indici di attività e di fiducia (Tankan, PMI,…) continuano a essere intonati positivamente riflettendo un’economia che continua a crescere e una reflazione tuttora in corso. La ripresa dell’attività nel 2013 non interessa solo le aziende esportatrici, principali beneficiarie del forte ribasso dello yen. Il vento di ripresa soffia anche sulla domanda interna e alimenta la crescita delle importazioni, già gonfiata dall’indebolimento dello yen. Di conseguenza, il deficit commerciale continua a crescere e la bilancia delle partite correnti, per la prima volta nella storia moderna del Giappone, è rimasta in rosso per tre mesi consecutivi. Ma questa è una delle logiche conseguenze della reflazione lanciata dal governo ABE: il modo più rapido per spezzare la spirale deflazionistica che deprime l’economia da 15 anni è di importare inflazione attraverso l’indebolimento della moneta e il deterioramento dei saldi con l’estero. Economie emergenti Sul versante delle riforme, i principali interventi riguardano il settore dell’energia. Alla fine dell’anno scorso è stata approvata una riforma energetica che è di buon auspicio per la crescita messicana dei prossimi anni. Per la prima volta, le aziende private potranno, infatti, operare in parallelo con lo stato per la crescita e lo sviluppo di questo settore. Negli ultimi cinque anni la manna petrolifera ha rappresentato quasi il 10% del PIL messicano. La produzione industriale messicana, inoltre, è strettamente correlata con l’attività economica del vicino Nord America. Gli Stati Uniti sono di gran lunga la principale destinazione delle esportazioni messicane (80% del totale ossia il 25% del PIL). In uno scenario di ritrovato slancio della crescita mondiale guidato dalle economie avanzate, Stati Uniti in testa, le prospettive per il Messico miglioreranno ancora. Il Messico si trova anche in una posizione ideale per approfittare della reindustrializzazione degli Stati Uniti dovuta non solo all’energia a basso prezzo in America, ma anche alla progressiva riduzione negli ultimi anni della differenza di costo con la manodopera cinese. Il costo del lavoro in Messico, che in passato era fino a due o tre volte superiore al costo in Cina, ora è dello stesso ordine di grandezza. E se si aggiungono i costi di spedizione e di trasporto delle merci dall’Asia e la maggiore flessibilità della catena di approvvigionamento che consente la prossimità geografica del Messico, appare chiaro che questo paese è di nuovo il migliore candidato per l’approvvigionamento del mercato nord americano. I principali fattori di rischio che pesano sulla crescita messicana potrebbero derivare da una crescita meno vigorosa del previsto negli Stati Uniti o dall’interruzione del programma di riforme avviato dal presidente Peña Nieto. Nello scenario di un’uscita massiccia di capitali dai mercati emergenti in seguito al brusco rialzo dei tassi d’interesse americani, il Messico dimostrerebbe una maggiore resilienza rispetto al resto del mondo emergente. Tirando le somme, grazie ai fondamentali economici solidi nel 2014 il Messico dovrebbe mettere a segno una crescita economica più forte (+1.2% nel 2013) e mettersi in luce rispetto al resto dei paesi emergenti. Nei prossimi trimestri il Messico dovrebbe staccarsi dal blocco dei paesi emergenti grazie alla sua situazione macro-economica più sana e alle riforme ambiziose ma necessarie avviate dal governo. L’economia messicana, infatti, si distingue per l’assenza di gravi squilibri: la bilancia commerciale è vicina al pareggio (nel 2013- previsto il -0.1% del PIL), il deficit delle partite correnti (-1.4% del PIL) è abbastanza contenuto da non creare preoccupazione. Sul fronte dei conti pubblici il debito appare sotto controllo (fra il 2 e il 3% del PIL negli ultimi due anni) e questo spiega perché il rapporto debito pubblico / PIL tende a ridursi (43% nel 2012). La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA. 17 gennaio 2014 Mercati Azionari Sull’onda della salda convinzione da parte degli investitori sulla possibilità di contare ancora sull’aiuto delle banche centrali e dei tassi d’interesse, che resteranno nel complesso bassi, le borse mondiali hanno ripreso slancio. La buona tenuta dei dati economici mondiali aveva suscitato qualche apprensione, all’inizio di dicembre, per l’eventuale riduzione del programma d’iniezione di liquidità. Tuttavia, i timori sono rientrati quando la Fed ha annunciato che il tapering sarà « modesto » e ha ridotto il volume dei suoi acquisti di attivi di 10 miliardi, a 75 miliardi di dollari al mese. Il quadro che si è creato ha permesso ad alcuni indici di salire a nuovi record storici (in monete locali), come l’S&P 500, che a fine dicembre ha sfiorato i 1.850 punti. Nel periodo in esame (metà dicembre- metà gennaio), i mercati europei si sono messi in luce, sovraperformando la maggior parte dei mercati mondiali, mentre gli emergenti hanno continuato a subire pressioni che si sono tradotte con una performance negativa. Andamento dei principali indici azionari mondiali in monete locali 15/1/14 107 106 complessivamente favorevole a questa asset class. Da un lato perché la normalizzazione della politica monetaria della Fed non dovrebbe avvenire a scapito del mercato azionario, dall’altro perché le basse remunerazioni del mercato obbligazionario insieme al miglioramento del quadro economico mondiale dovrebbero continuare a sostenere questa asset class nei prossimi mesi. Obbligazionario In Europa l’inizio dell’anno è stato caratterizzato dalla nuova ventata di ottimismo, in particolare sui paesi periferici. Fra le buone notizie di questo esordio d’anno ricordiamo il ritorno dell’Irlanda sul mercato obbligazionario, primo paese dell’area euro ad uscire dal piano di salvataggio. Nonostante il quadro economico ancora incerto (crescita fragile, disoccupazione alta), l’Irlanda ha saputo convincere gli investitori della solidità del suo risanamento economico, come dimostra la forte domanda dell’obbligazione irlandese a 10 anni al 3.54%. Il Portogallo la segue da vicino, superando anch’esso con successo il test dei mercati, con un’emissione a 5 anni (al tasso del 4.66%). Il successo dell’asta è di buon augurio per questo paese che conta di uscire dal piano di salvataggio in maggio e spera di ritrovare la capacità di auto-finanziarsi. In questo contesto positivo, le obbligazioni dei paesi periferici sono state accolte positivamente dagli investitori, e i tassi a 10 anni spagnoli ma anche italiani sono sensibilmente diminuiti (rispettivamente a 3.8% e 3.9%), riducendo la distanza dalla Germania. Sebbene in misura inferiore sono scesi anche i tassi dei paesi più solidi : il rendimento a 10 anni del Bund tedesco si attesta all’ 1.8% e al 2.3% per il titolo francese. 105 104 103 102 101 100 Spread sui tassi a 10 anni con la Germania 99 4. 00 98 97 16 23 DEC ST OXX EUROPE 600 (EUR) S&P 500 (USD) T OPIX (J PY) 30 6 J AN 3. 50 MSCI EMERGING MARKET S (USD) Sourc e: T homs on Reuters Datas tream I mercati europei hanno raccolto la sfida sovra-performando la maggior parte dei mercati mondiali mentre i paesi emergenti hanno continuato a essere sotto pressione. Quanto alle performance settoriali, la maggior parte dei settori europei ha realizzato performance positive (nel periodo in esame). I finanziari si sono messi in luce sull’onda del tapering «moderato», mentre gli alimentari sono stati penalizzati dalle prospettive di crescita deboli. Negli USA il settore farmaceutico ha iniziato l’anno con il vento in poppa, contrariamente alle telecomunicazioni, unico comparto a chiuder il periodo in calo. Benché non si possa più dire che le quotazioni azionarie sono particolarmente convenienti il nostro parere resta 3. 00 2. 50 2. 00 1. 50 1. 00 J F S pain It aly Ireland M A M J J A S O N D J Source: Thomson Reuters Datastream La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA. 17 gennaio 2014 Lo spread sui titoli a 10 anni fra la Germania e i paesi periferici continua a ridursi. bilancio delle banche centrali continua a giocare a vantaggio dell’euro rispetto al dollaro. Valutari Nonostante l’annuncio della Fed in dicembre sull’avvio della riduzione del programma di acquisto di attivi, l’USD ha terminato il 2013 in perdita nei confronti delle principali monete, avvicinandosi ai livelli più bassi dell’anno. Contro l’euro, il biglietto verde ha perso quota scendendo a quota 1.379; contro il franco svizzero si è attestato intorno a 0.88 e contro la sterlina è sceso ai livelli più bassi dell’anno a GBPUSD 1.656. Solo all’inizio di gennaio il dollaro ha recuperato terreno sull’onda dei dati positivi sull’occupazione di fine anno, che riflettono la persistente schiarita sul mercato del lavoro. Nella prima economia mondiale, nonostante l’andamento positivo, la ripresa appare ancora fragile (disoccupazione alta e crescita modesta) e quindi il dollaro stenta a invertire la tendenza al ribasso nei confronti delle principali monete. Continua a essere strutturalmente svantaggiato rispetto alla moneta unica, come dimostrano le differenze nelle rispettive bilance delle partite correnti (deficit per gli USA contro il surplus nell’area euro) e nell’andamento dei bilanci delle banche centrali (i successivi quantitative easing negli Stati Uniti hanno causato una forte espansione del bilancio della Fed). Su questo sfondo, e con il mantenimento dei tassi vicini allo zero da parte della Fed (secondo le ultime dichiarazioni fino alla fine del 2015), l’apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro rimarrà comunque contenuto, a meno che nell’area euro il rischio deflazionistico si aggravi spingendo la BCE a reagire. L’EURUSD si attesta a 1.36, il GBPUSD intorno a 1.63 e l’EURCHF a 1.23. Confronto fra EUR/USD e bilancio della Fed /bilancio della BCE (in % PIL) 1.7 1.1 1.6 1 1.5 0.9 1.4 0.8 1.3 0.7 1.2 0.6 1.1 0.5 1 0.4 0.9 0.8 0.3 00 01 02 03 04 EUR/USD (LHS) 05 06 07 08 09 10 11 12 13 Fed/B CE B alance Sheet (RHS) Nonostante la ripresa economica americana e l’inizio della normalizzazione della politica monetaria USA, l’andamento del La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.