Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ

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20 novembre 2013
L'essenziale in un colpo d’occhio
Obbligazioni

Azioni

Hedge funds

Proiezioni a 6 mesi
 All’avvicinarsi della fine dell’anno, il bilancio del 2013 sull’andamento
dell’economia e dei mercati può definirsi ambivalente. Sulle economie
avanzate come sul mondo emergente incombe lo spettro di una crescita
persistentemente più debole rispetto a quella degli ultimi decenni. Ma la
minaccia della deflazione ha un corollario: il mantenimento ancora a
lungo di politiche monetarie molto accomodanti che sostengono i prezzi
degli attivi e in particolare le quotazioni azionarie.
 Negli Stati Uniti e in Europa le ultime settimane sono state
emblematiche. Oltre Atlantico, l’impatto del « government shutdown »
sull’attività sembra piuttosto limitato, ma la candidata alla presidenza
della Riserva Federale, Janet Yelllen, è convinta che di fronte alle
problematiche strutturali che indeboliscono ancora oggi la crescita
americana sia opportuno mantenere ancora a lungo una politica
monetaria di stampo fortemente accomodante.
 In Europa la BCE - restia a prendere la decisione di allentare la politica
monetaria quando la recessione era al culmine - paradossalmente si è
decisa a farlo adesso che l’area euro sta uscendo dalla recessione… Ma
questo non fa che dimostrare ancora una volta l’importanza che la BCE
attribuisce all’obiettivo d’inflazione al 2%, a prescindere da
considerazioni legate alla crescita economica. Tuttavia, è legittimo
chiedersi se la recente decisione non giunga troppo tardi per risparmiare
all’Europa lo scenario economico «alla giapponese» in atto ormai da due
anni…
 Questo quadro generale ha però un vantaggio: quello di assicurare ai
mercati finanziari un’abbondante liquidità a tassi molto bassi ancora a
lungo come antidoto al veleno della deflazione che minaccia buona parte
dell’economia mondiale. E i mercati azionari (in particolare USA)
continuano a correre, indifferenti ai timori per le prospettive poco
allettanti …
Economia
Stati Uniti ............................................................................... 2
Debolezze congiunturali e strutturali dell’economia USA
Questa pubblicazione si basa sulle
informazioni raccolte fino al lunedì che
precede il giorno di diffusione.
Pubblicazione del team Ricerche e Analisi
SYZ Asset Management
Tel. +41 (0)22 819 09 09
[email protected]
Autori:
Yasmina Barin
Yves Gallati
Maurice Harari
Wanda Mottu
Adrien Pichoud
Fabrizio Quirighetti
Europa ..................................................................................... 3
La BCE reagisce ma l’ombra della deflazione si avvicina
Giappone ................................................................................. 4
La crescita del terzo trimestre rallenta
Economie emergenti ............................................................... 4
Rientro in pista del Brasile l’anno prossimo?
Mercati
Azionario ................................................................................ 5
Le dichiarazioni di Janet Yellen rassicurano gli investitori
Obbligazionario ....................................................................... 5
Leggera tensione sui tassi
Valutario ................................................................................. 6
Euro ancora forte nonostante la mossa della BCE
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
20 novembre 2013
Economia
Stati Uniti
Dopo tre settimane di silenzio a causa del « government
shutdown », il flusso dei dati macroeconomici americani
è progressivamente ripreso a fine ottobre. A conti fatti, i
timori per le conseguenze della serrata di alcuni servizi
federali appaiono esagerati: in ottobre, gli indici di
attività ISM mostrano una progressione sia nel settore
industriale sia nei servizi. La creazione di posti di lavoro,
deludente in settembre, in ottobre ha superato quota
200.000. Le conseguenze di questo episodio sull’attività
economica sono state, tutto sommato, piuttosto limitate.
E’ stato invece immediatamente visibile l’impatto
dell’incertezza sul bilancio USA in termini di fiducia degli
attori economici. Mentre sembra che i mercati finanziari
abbiano fatto l’abitudine alle crisi che dal 2011
regolarmente scoppiano al momento di decidere
d’innalzare il tetto del debito o di votare il bilancio,
questo non vale per le famiglie e le PMI. Infatti, esse
dipendono in larga misura dall’andamento economico
interno e beneficiano poco (o nulla) del miglioramento
della crescita globale o delle iniezioni di liquidità delle
banche centrali che dovrebbero attenuare l’impatto delle
crisi fiscali. Pertanto, non sorprende che la fiducia dei
consumatori e delle PMI sia di nuovo crollata in ottobre
2013, come in estate 2011 o a fine 2012.
Fiducia dei consumatori (anticipazioni) e indice di fiducia delle
piccole e medie imprese dal 2010
100
95
95
94
del debito (a febbraio 2014)… La prospettiva del nuovo
round di «negoziati» fa temere che la flessione della
fiducia delle famiglie e delle PMI si prolunghi (almeno)
fino a fine anno… con il rischio di frenare anche le spese
di consumo, le assunzioni e gli investimenti. L’impatto
della crisi di bilancio di ottobre potrebbe quindi farsi
sentire in maniera più subdola attraverso l’indebolimento
della crescita durante tutto il 4° trimestre, fino a quando
l’incertezza sul bilancio non sarà definitivamente risolta.
Per formulare previsioni sul 2014 in una prospettiva
ancora più ampia occorre tenere conto anche del calo
tendenziale del potenziale di crescita degli Stati Uniti,
che risulta dalla crescita della popolazione attiva (il
numero di persone in età lavorativa) e dall’incremento di
produttività. Negli ultimi dieci anni questi due fattori si
sono nettamente indeboliti: la produttività cresce
attualmente a uno dei ritmi più bassi degli ultimi decenni
mentre la popolazione attiva stagna poiché l’impatto
positivo della crescita demografica è controbilanciato dal
calo del tasso di partecipazione. Il potenziale di crescita
dell’economia americana si colloca oggi fra l’1.5% e il
2%, il livello più basso dal dopoguerra.
Crescita potenziale reale del PIL USA e variazione annua della
produttività e della popolazione attiva (media 3 anni)
4.00
8
3.50
7
3.00
6
2.50
5
2.00
4
1.50
3
1.00
2
0.50
1
0
0
-0.50
-1
90
93
85
92
80
91
75
70
90
65
89
60
88
55
87
50
45
86
2010
2011
2012
CONSUMER CONFIDENCE - EXPECTATIONS
US NFIB SMALL BUSINESS OPTIMISM INDEX - NORMALIZED SADJ(R.H.S
2013
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
Negli ultimi anni, le crisi scoppiate in corrispondenza delle
scadenze di bilancio (innalzamento del tetto del debito nel 2011,
fiscal cliff nel 2012, government shutdown quest’anno) hanno
duramente impattato la fiducia e le anticipazioni degli attori
economici interni (consumatori e PMI).
Tutto ciò non sarebbe troppo preoccupante se
l’« accordo » strappato il 16 ottobre per chiudere la crisi
non avesse lasciato in sospeso la questione del budget
(rimandata a gennaio 2014) e dell’innalzamento del tetto
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
US PRODUCTIVITY YoY %(3Y MAV) - LHS
US LABOR FORCE YoY %(3Y MAV) - LHS
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
US REAL POTENTIAL GROWTH RATE YoY %(3Y MAV) - RHS(R.H.SCALE)
Il potenziale di crescita reale dell’economia americana è oggi
inferiore al 2%.
Anche se nel 2014 la crescita USA sarà probabilmente
superiore a quella del 2013 a causa del minore impatto
dell’inasprimento della politica di bilancio, sarà difficile,
alla luce dei suddetti fattori fondamentali, che l’economia
possa crescere a un ritmo accelerato. Ed è proprio
questo che ha implicitamente riconosciuto Janet Yellen,
futura presidente della Riserva Federale, ricordando che
la politica monetaria resterà estremamente accomodante
ancora (molto) a lungo anche se gli acquisti di attivi della
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
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20 novembre 2013
banca centrale saranno progressivamente ridotti nel
2014 (il famoso « tapering »)…
Europa
Nell’area euro, i dati sul PIL del terzo trimestre hanno
confermato ciò che le indagini sulla fiducia avevano già
rilevato in estate: le economie periferiche stanno
progressivamente uscendo dalla severa recessione degli
ultimi due anni. In estate la crescita in Spagna è tornata
in territorio positivo (+0.1%) e per il secondo trimestre
consecutivo il Portogallo ha registrato un aumento del
PIL. L’Italia invece non ha ancora imboccato la strada
della crescita, ma il ritmo di contrazione del suo PIL è
rallentato ancora (-0.1% nel terzo trimestre 2013, dopo
il -0.3% del secondo trimestre e il -0.6% del terzo
trimestre e il -0.9% del quarto trimestre 2012).
Ne è un riscontro anche la nuova progressione della
disoccupazione registrata in settembre in Europa, come
pure la caduta dell’inflazione annua sotto l’1% (+0.7% in
ottobre), che rivela la marcata debolezza della domanda
interna. La mancanza di pressioni al rialzo sui prezzi e
l’attività anch’essa atona fanno sempre più temere lo
spettro di una deflazione «alla giapponese». La piramide
demografica della maggior parte dei paesi europei
(invecchiamento della popolazione e debole natalità)
accentua ancora le analogie con il Giappone che solo ora,
dopo quindici anni di deflazione (e una contrazione del
PIL del 7% in yen correnti durante il periodo!) sta
faticosamente risalendo la china.
Tasso Refi della BCE, tasso d’inflazione e tasso di disoccupazione
(scala invertita) in area euro
7.00
5
Variazione annua del PIL nel « cuore » dell’Europa (Germania,
Francia, Paesi Bassi e Belgio) e nella periferia (Italia, Spagna,
Portogallo, Grecia)
7.50
4
8.00
4%
8.50
3%
3
9.00
2%
9.50
2
1%
10.00
0%
10.50
1
-1%
11.00
-2%
11.50
0
12.00
-3%
12.50
-1
-4%
99
00
01
02
03
04
05
EMU - CPI YoY%
ECB REFI RATE
UNEMPLOYMENT RATE (INVERTED)(R.H.SCALE)
-5%
-6%
2001
2003
EURO AREA GDP YoY
2005
2007
"C ORE" GDP YoY
2009
2011
2013
06
07
08
09
10
11
12
13
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
La caduta dell’inflazione sotto l’1% e il nuovo record della
disoccupazione hanno spinto la BCE ad abbassare il tasso di
riferimento a 0.25%.
"PERIPHERY" GDP YoY
Nel 2013 le economie della periferia europea sono
progressivamente uscite dalla recessione mentre nei paesi del
centro dell’area euro la crescita sta (molto) lentamente
rientrando in territorio positivo.
Nel « cuore» dell’area euro, la schiarita osservata in
primavera si è trasformata in stabilizzazione su ritmi di
crescita deboli o in stagnazione: il PIL tedesco è
cresciuto dello 0.3% (dopo il +0.7% del secondo
trimestre), il PIL francese è sceso del -0.1% (dopo il
+0.5% del secondo trimestre) mentre nei Paesi Bassi e
in Belgio il PIL ha segnato una modesta progressione
(+0.1% e +0.3%, dopo 0.0% e +0.2%). Tirando le
somme, l’area euro nel terzo trimestre è cresciuta dello
0.1%, quindi il suo PIL su 12 mesi risulta ancora in
contrazione (-0.4%). Anche se è probabile che nei paesi
periferici perduri la fase di miglioramento dovuta
all’effetto di recupero, è difficile che in Germania o in
Francia la congiuntura punti risolutamente verso l’alto
nel 2014. Quindi, è vero che l’area euro è uscita dalla
recessione, ma probabilmente sarà solo per entrare in
una fase di stagnazione economica che offre ben poche
speranze di miglioramento, soprattutto per le economie
fortemente destabilizzate dagli ultimi anni di austerità.
La caduta del tasso d’inflazione sotto l’1% pone la BCE in
una situazione scomoda perché le impedisce di assolvere
il suo mandato di garante della stabilità dei prezzi, che si
esprime con il target d’inflazione annua « inferiore al 2%
e vicino al 2% ». Ecco perché l’Istituto di Francoforte ha
immediatamente reagito tagliando il tasso refi di 25 pb
allo 0.25% all’inizio di novembre. La BCE si è anche
lasciata la porta aperta per nuovi allentamenti monetari
se l’inflazione continua a rallentare o resta a lungo a
livelli troppo bassi. Ma come è stato per la BoJ all’inizio
degli anni ’90, anche la BCE reagisce quando la
deflazione è già alle porte, e la sua mossa rischia di
arrivare troppo tardi per fermare questa pericolosa
dinamica.
Secondo l’esempio della Riserva Federale americana, la
Bank of England ha invece assunto nei confronti di
questa minaccia un atteggiamento proattivo che sembra
dare i suoi frutti. Dall’inizio dell’anno l’attività economica
sta accelerando, grazie anche al sostegno del mercato
immobiliare che beneficia dei tassi molto bassi e degli
incentivi varati dal governo. La banca centrale ha
corretto al rialzo le sue stime di crescita e se la
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
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finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
20 novembre 2013
disoccupazione continuerà a scendere (in ottobre è scesa
al 7.6%, il livello più basso da maggio 2009) potrebbe
addirittura trovarsi in una situazione scomoda. Infatti,
seguendo l’esempio della Fed, in estate ha adottato una
comunicazione volta a contenere la risalita dei tassi
d’interesse a lungo termine (« forward guidance »),
impegnandosi a non rialzare i tassi a breve termine
finché la disoccupazione non sarà scesa sotto il 7%, una
soglia oltre la quale nuovi
acquisti di attivi non
sarebbero più necessari. Ma il raggiungimento di questa
soglia si avvicina prima del previsto… Comunque, la
volontà di rilanciare l’economia sarà di certo più forte
dell’impegno a tenere fede alla «forward guidance », che
potrà sempre modificare se necessario …
In Svizzera l’inflazione è negativa dal 2011 ed è stato il
rischio di deflazione che ha spinto la BNS a introdurre il
limite di cambio EUR/CHF (l’aumento del franco svizzero
esercitava una pressione al ribasso troppo forte sui
prezzi interni per via dei prodotti importati e del
differenziale di costi con i paesi vicini). Come la BNS ha
ricordato in settembre, il rischio di deflazione è ancora
presente mentre quello di un’accelerazione dell’inflazione
è praticamente inesistente. Il fatto che in ottobre il tasso
d’inflazione annuo sia sceso a -0.3% ne è la
dimostrazione.
Giappone
Nel terzo trimestre è stata registrata una crescita
leggermente meno sostenuta rispetto alla prima metà
dell’anno: il PIL ha segnato +0.5% (dopo il +0.9% del
secondo e il +1.1% del primo trimestre). La dinamica
positiva dei consumi interni è rallentata e il contributo
del commercio estero è stato negativo (in estate il
volume delle esportazioni ha registrato una contrazione).
Tuttavia, anche se la tendenza attuale è meno
spettacolare
che all’inizio
dell’anno, l’andamento
dell’economia segue ancora la roadmap che il governo
Abe e la BoJ hanno definito per sconfiggere la deflazione.
Oltre all’aumento dell’indice dei prezzi al consumo lo
dimostra anche il persistente miglioramento della fiducia
degli imprenditori. Il forte calo della fiducia dei
consumatori di ottobre è riconducibile all’aumento
dell’IVA previsto per la primavera 2014. Ma le autorità
stanno già preparando delle misure volte ad attenuare
l’impatto negativo di questa misura sui consumi e sulla
fiducia.
Economie emergenti
Negli ultimi tre anni, la crescita del Brasile è stata
deludente e si è attestata su livelli nettamente inferiori a
quelli dei paesi vicini e delle altre maggiori economie
emergenti. Nel 2012 il PIB brasiliano è cresciuto solo
dello 0.9%, contro il 4.6% per l’insieme dei paesi
emergenti. Alla debole crescita si aggiunge l’inflazione
ormai vicina al limite superiore del range fissato dalla
banca centrale (4.5%-6.5%). Gli indici di fiducia dei
consumatori e delle imprese hanno risentito del quadro
generale di stagflazione che in giugno ha provocato
disordini e manifestazioni.
Prendendo atto del problema, la banca centrale
brasiliana (BCB) si è mostrata determinata a proseguire
l’inasprimento della politica monetaria avviato in aprile
per ridurre le pressioni inflazionistiche. Tuttavia, questa
strategia ha inciso in maniera sensibile sulla crescita, che
quest’anno si attesterà intorno al 2.5%.
Inoltre, sono in molti a temere un declassamento del
rating sovrano del paese nel 2014, in particolare dopo il
recente deterioramento del disavanzo primario.
Le prospettive non sono migliori sul fronte valutario,
dove il rallentamento dell’acquisto di attivi da parte della
Fed rischia di mettere ancora una volta le monete
emergenti sotto pressione, in particolare quelle che come il BRL – soffrono di un saldo delle partite correnti
negativo.
Alcuni investitori puntano sui mondiali di calcio in giugno
e sui giochi olimpici del 2016 per risollevare l’economia
brasiliana, che sembra comunque avere raggiunto la fase
più bassa del ciclo. Il parere prevalente degli economisti
è che nel 2014 la crescita sarà superiore al 3%. Se la
ripresa prenderà progressivamente forza negli Stati Uniti
e (in misura minore) in Europa, le prospettive
dell’economia mondiale e di rimbalzo, anche quelle del
Brasile, non potranno che migliorare. Sul fronte della
domanda interna, se la BCB riuscirà a tenere l’inflazione
sotto controllo, i primi a beneficiarne grazie al
miglioramento del potere d’acquisto e alle minori
pressioni al rialzo sui tassi (ripresa del credito al
consumo e immobiliare) saranno i consumi delle
famiglie. La sfida maggiore resta però fra le mani di
Dilma Roussef e del suo governo, che devono ancora
rimettere ordine nelle finanze pubbliche del Brasile. Sarà
solo quando il paese avrà una maggiore credibilità in
questo ambito che gli investitori (stranieri) ritroveranno
la fiducia necessaria per rientrare su questo mercato.
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data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
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20 novembre 2013
Mercati
Azionario
Anche nelle ultime settimane, la fiducia degli investitori
nella determinazione della FED a mantenere una
politica di massiccio sostegno all’economia ancora per
qualche tempo ha sostenuto le borse mondiali. Di fronte
a un quadro macroeconomico che non offre le
condizioni necessarie per rimettere in discussione
questa linea, l’impostazione ultra-accomodante difesa
da Janet Yellen al senato giovedì scorso ha rassicurato i
mercati finanziari.
La maggior parte delle borse è stata investita da una
ventata di ottimismo che ha spinto alcuni indici verso
nuovi record storici. Nelle ultime tre settimane il
mercato USA ha nettamente sovra-performato l’Europa
grazie al netto rimbalzo alla fine del periodo. Sostenuto
dalla debolezza dello yen, anche il Giappone si è messo
in luce. Dopo un inizio a dir poco esitante, alla fine della
scorsa settimana i mercati emergenti hanno reagito
positivamente alle dichiarazioni di Janet Yellen al
senato.
Andamento dei principali indici azionari
mondiali in moneta locale
19/11/13
200
180
160
140
120
100
80
60
40
99
00
01
02
03
S&P 500 COMPOSITE - PRICE INDEX
DAX 30 PERFORMANCE - PRICE INDEX
FTSE ALL SHARE - PRICE INDEX
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
Source: Thomson Reuters Datastream
Una ventata di ottimismo ha investito la maggior parte delle
piazze finanziarie mondiali spingendo alcuni indici verso nuovi
record storici.
attività su mercati importanti come quello
obbligazioni, dei cambi o delle materie prime.
delle
Sebbene le quotazioni azionarie non possano più essere
definite appetibili, il nostro parere su questa asset class
resta complessivamente positivo. Riteniamo che nelle
prossime settimane i dati macroeconomici americani
non dovrebbero né peggiorare né migliorare in maniera
marcata, e questo favorirebbe il mantenimento dei
sostegni all’economia USA da parte della Fed. Inoltre,
le basse remunerazioni del mercato obbligazionario e il
miglioramento
del
quadro
economico
mondiale
dovrebbero continuare a sostenere i mercati azionari
anche nei prossimi mesi.
Obbligazionario
All’inizio del mese il tasso d’interesse delle obbligazioni
USA a 10 anni è risalito dopo la diffusione di dati sul
mercato del lavoro migliori del previsto: in ottobre,
negli Usa sono stati creati 204.000 posti di lavoro
contro i 120.000 previsti. Questo rinnovato dinamismo
ha alimentato nuove voci sulla riduzione del programma
di stimoli già dall’inizio del prossimo anno, e secondo
alcuni addirittura già da dicembre. L’avvicinarsi della
prospettiva del tapering ha provocato l’aumento dei
tassi d’interesse sull’intera curva, e il tasso del Treasury
a 10 anni è balzato al 2.76% dopo essere sceso a fine
ottobre a 2.48%, il livello più basso degli ultimi tre
mesi. Ma il movimento al rialzo è stato rapidamente
interrotto dal discorso di Janet Yellen al senato
americano, nel quale la candidata alla presidenza della
Fed ha difeso il programma di quantitative easing. Il
tasso americano a 10 anni si è infine stabilizzato
intorno al 2.7%, lo stesso livello dei tassi inglesi.
In Europa il movimento è stato contenuto dal taglio dei
tassi della BCE e i tassi d’interesse a lungo termine in
novembre
sono
rimasti
relativamente
stabili.
L’abbassamento a “AA” del rating sovrano della Francia
all’inizio del mese da parte di Standard and Poor’s ha
avuto scarsi effetti sul tasso d’interesse a 10 anni dei
titoli francesi. Si noti inoltre la convergenza dei tassi
italiani e spagnoli, che si sono attestati appena sopra al
4%.
Sul fronte settoriale, i farmaceutici sono stati sostenuti
da buone trimestrali che confermano la dinamica degli
utili positiva per i prossimi anni. Sul settore alimentare
pesano invece le prospettive di crescita limitate e il
timore di un rialzo dei tassi, mentre i tecnologici
europei hanno riguadagnato terreno dopo un mese di
ottobre da dimenticare. Le società finanziarie (escluse
le compagnie assicurative) sono state penalizzate dai
titoli delle società svizzere, alle quali potrebbero essere
applicate norme prudenziali più severe. Infatti,
l’approvazione da parte del Parlamento svizzero di
regole più stringenti imporrebbe alle banche svizzere
dei requisiti patrimoniali più severi e di ridurre le
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, ai clienti istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio,
stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale,
un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla
data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia
– implicita o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale,
finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
20 novembre 2013
Tasso governativo a 10 anni
5.50
Prezzo del Brent e del WTI
120
5.00
115
4.50
110
4.00
105
3.50
3.00
100
2.50
95
2.00
90
1.50
1.00
JA N
FEB
Italy
S pain
Germ any
MAR
A PR
MAY
JUN
JUL
A UG S EP O C T
Franc e
UK
US Source: Thomson Reuters Datastream
I tassi governativi a 10 anni degli USA e del Regno Unito sono
scesi intorno al 2.6%.
85
JA N
FEB M A R
B rent us d/bbl
W TI us d/bbl
A PR
MAY
JUN
JUL
A UG
S EP
O CT
Source: Thomson Reuters Datastream
A 93 USD, il prezzo del WTI è sceso ai livelli più bassi degli
ultimi quattro mesi, mentre il prezzo del Brent, sostenuto dalle
tensioni in Libia, sta seguendo il percorso inverso.
Valutari
La decisione presa dalla BCE il 7 novembre di ridurre il
tasso di riferimento allo 0.25% ha indebolito la moneta
unica rispetto al dollaro, ma la correzione è stata di
breve durata. Dopo essersi brevemente avvicinato a
quota 1.33, l’euro ha ritracciato tornando verso 1.35.
Nonostante le prospettive mediocri dell’area euro dove
è previsto un rallentamento della crescita del terzo
trimestre e un netto calo dell’inflazione sotto l’1%,
l’euro per ora mantiene una leggera tendenza al rialzo
nei confronti del dollaro, accentuata dalle pressioni al
ribasso sul biglietto verde dopo le dichiarazioni di Janet
Yellen. Infatti, nella sua audizione al senato, la
candidata alla successione di Ben Bernanke ha
sostenuto il mantenimento delle misure di stimolo
all’economia americana. Il suo discorso ha confermato
che se prenderà le redini della Fed Janet Yellen si
preoccuperà più della disoccupazione e della crescita
che dell’andamento dell’inflazione. Per molti, le sue
dichiarazioni allontanano la prospettiva di una rapida
riduzione del quantitave easing della Fed, e questo ha
indebolito il dollaro.
Materie prime
Sul mercato del greggio, la differenza di prezzo fra il
WTI e il Brent sta nuovamente aumentando. Il prezzo
del WTI è in discesa per via dell’aumento delle scorte di
greggio negli USA e della domanda relativamente
debole. Il prezzo a barile del WTI si è attestato sotto i
95 USD. Il prezzo a barile del Brent si avvicina a quota
108 USD, spinto dall’instabilità politica in Libia che
riduce fortemente la produzione di petrolio del paese.
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