Punto di vista - Banca ALBERTINI SYZ

22 ottobre 2014
L'essenziale in colpo d’occhio
Obbligazioni

Azioni

Hedge funds

Proiezioni a sei mesi
 Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato le nuove stime
economiche, ancora una volta corrette al ribasso. Mentre l’accelerazione
dell’economia statunitense si conferma, la crescita europea - dopo la
breve schiarita del 2013 - segna il passo. Il distacco si è allargato di
recente, come confermano i dati sull’occupazione positivi pubblicati oltre
Atlantico, mentre in Europa, in particolare in Germania, il mercato del
lavoro continua a deludere.
 Il crescente divario fra Stati Uniti e Vecchio continente ha di recente
riacceso i timori dei mercati. Il quadro che si delinea, infatti, fa
intravedere l’inasprimento delle condizioni monetarie in dollari, che però
non è abbinato a un reale rafforzamento della crescita globale. Alla luce
del dinamismo dell’economia statunitense, la Riserva Federale non ha
motivo di sospendere la normalizzazione monetaria in corso che dopo la
fine dell’allentamento monetario continuerà verosimilmente con la
seconda fase: il rialzo del tasso di riferimento. Questo processo di
progressiva normalizzazione si è tradotto con un
marcato
apprezzamento del dollaro.
 Tuttavia, la stretta delle condizioni monetarie in dollari - moneta di
riferimento mondiale - avviene quando la crescita globale è ancora
fragile. L’Eurozona è alle prese con il rischio di deflazione, il Giappone
non è ancora riuscito a uscirne e le economie emergenti sono quasi in
fase di stallo.
 Su questo sfondo, gli interventi della BCE e della BoJ non appaiono
sufficienti per contrastare le correzioni dei mercati finanziari delle ultime
settimane. L’elemento rassicurante e stabilizzante viene indubbiamente
dagli Stati Uniti, dove l’assenza di forti tensioni inflazionistiche
permetterà alla Fed di rimandare l’inizio della fase di rialzo del tasso di
riferimento mantenendo condizioni ancora accomodanti finché il resto del
mondo non rialzerà la testa…
Economia
Stati Uniti ............................................................................... 2
Nessuna nube sul fronte economico
Questa pubblicazione si basa sulle
informazioni raccolte fino al lunedì che
precede il giorno di diffusione.
Pubblicazione curata dal team Ricerche e
Analisi
SYZ Asset Management SA
Tel. +41 (0)58 799 19 09
[email protected]
Autori:
Yasmina Barin
Yves Gallati
Maurice Harari
Wanda Mottu
Adrien Pichoud
Fabrizio Quirighetti
Europa ..................................................................................... 3
Revisione al ribasso delle (già deboli) stime di crescita
Giappone ................................................................................ 4
Alla ricerca di un nuovo impulso?
Economie emergenti ................................................................ 4
Brasile sotto la lente aspettando il responso delle urne
Mercati
Azionario ................................................................................ 6
I mercati azionari navigano in acque agitate
Obbligazionario ....................................................................... 6
Tensioni sui tassi periferici
Valutari ................................................................................... 6
Correzione del dollaro
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o
una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario
e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
22 ottobre 2014
Economia
Stati Uniti
Nello scrivere il commento sui dati economici pubblicati
nelle ultime settimane negli Stati Uniti si rischia di
cadere in contraddizione rispetto ai recenti sviluppi sui
mercati finanziari: il netto ribasso dei tassi d’interesse e
degli indici azionari suggerisce infatti un quadro
particolarmente deludente, cosa che non corrisponde
affatto alla situazione oltre Atlantico. Escludendo il dato
mediocre sulle vendite al dettaglio di settembre, gli
indicatori hanno confermato lo scenario di accelerazione
della crescita nel secondo semestre 2014. Il futuro ci
dirà se i recenti movimenti dei mercati andavano
interpretati come indicatori avanzati di una perdita di
slancio della dinamica economica, oppure se erano
dovuti a fattori esterni all’economia statunitense
(revisione al ribasso delle stime di crescita mondiali,
aumento dell’avversione al rischio dovuta alla minaccia
Ebola e ai diversi focolai di tensione geopolitica…) o agli
asset finanziari (normalizzazione monetaria della Fed e
fine delle iniezioni di liquidità).
Nel frattempo non possiamo fare altro che constatare
che la dinamica positiva apparsa in primavera perdura: il
rapporto sull’occupazione di settembre ha rilevato una
sensibile accelerazione nella creazione di posti di lavoro
(248.000) a cui si aggiunge la correzione al rialzo dei
dati contrastati di settembre. A inizio ottobre le nuove
iscrizioni ai sussidi di disoccupazione sono scese ai livelli
più bassi da aprile 2000 confermando la tendenza
nettamente positiva del mercato del lavoro.
sostenuta dell’attività. In settembre la produzione
industriale ha registrato un forte aumento (+1.0%).
Anche nel settore delle costruzioni e sul mercato
immobiliare la tendenza rimane positiva. L’ISM dei
servizi si avvicina ai livelli più alti del decennio
precedente. Tutti gli elementi che convalidano lo
scenario di una dinamica di espansione negli Stati Uniti
sembrano quindi tuttora validi. E’ rivelatore inoltre il
fatto che mentre le revisioni delle stime di crescita del
FMI sono quasi sempre al ribasso, il Nord America si
distingue come unica regione con stime per il 2014 e
2015 corrette al rialzo. Infatti, il Messico e il Canada
approfittano della locomotiva statunitense. L’economia
americana sembra quindi in grado di crescere al passo
del 3% nel 2015, e sembra addirittura capace di
raggiungere questa velocità di crociera già nel secondo
semestre 2015.
Indice ISM composito e crescita del PIL (varazione annua)
65
12
10
60
5
55
0
50
45
-5
Creazione di posti di lavoro e nuove domande settimanali di
sussidi di disoccupazione
40
250
400
-10
300
300
-12
200
350
00
01
02
03
04
US - ISM COMPOSITE(R.H.SCALE)
US - GDP QoQ ANNUALIZED
35
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10
11
12
13
14
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
100
400
0
Nonostante la flessione di settembre, gli indici ISM delineano
una crescita tuttora sostenuta del PIL statunitense.
450
-100
500
-200
550
-300
600
-400
650
-500
700
-600
90
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94
96
98
00
02
04
US - MONTHLY CHANGE IN NONFARM PAYROLLS (12M CHNG)
US - WEEKLY INITIAL JOBLESS CLAIMS - INVERTED SCALE(R.H.SCALE)
06
08
10
12
14
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
Sul fronte dell’occupazione negli Stati Uniti la tendenza è
chiaramente positiva.
Nell’industria è vero che l’indice ISM manifatturiero di
settembre ha registrato una flessione (a 56.6). Tuttavia,
è avvenuto dopo che in agosto era salito al livello più
alto degli ultimi tre anni (59.0), confermando la crescita
La principale incognita resta (ancora una volta) la
reazione della Fed all’attuale contesto. La fine del
programma di acquisti di asset è prevista per fine mese
e la prossima tappa a breve termine sarà probabilmente
il rialzo dei tassi di interesse. A questo proposito, la
mancanza di tensioni inflazionistiche - negli indici dei
prezzi al consumo, alla produzione o nelle retribuzioni –
insieme all’effetto disinflazionistico del rafforzamento del
dollaro e del calo dei prezzi dell’energia e delle materie
prime, crea condizioni in cui la Fed non ha motivo di
affrettare l’inasprimento delle condizioni monetarie. I
recenti movimenti sui mercati inducono alla cautela, e
l’inizio della fase di rialzo dei tassi brevi, finora prevista
per metà 2015, potrebbe essere rimandata alla fine
dell’anno prossimo o al 2016, anche se la prevista
crescita si confermasse l’anno prossimo. Prima di
abbandonare definitivamente le misure straordinarie
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o
una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario
e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
22 ottobre 2014
introdotte nel 2009 la Fed vorrà probabilmente escludere
rischi di ricaduta per l’economia …
Europa
In Europa gli indicatori economici erano invece più in
linea con le preoccupazioni apparse sui mercati. I vari
indicatori di attività e di fiducia erano puntati verso il
basso lasciando poco spazio alla speranza che il PIL del
terzo trimestre possa crescere - nella migliore delle
ipotesi - in maniera più che simbolica. Dopo il ristagno
del 2° trimestre, l’Eurozona non riesce a rilanciare la
dinamica positiva apparsa nel 2013, come ha confermato
la correzione al ribasso delle stime di crescita del FMI (0.3% a 0.8% per il 2014, -0.2% a +1.3% per il 2015).
I maggiori segnali di debolezza sono venuti dal cuore
dell’Eurozona, la Germania, ossia il paese che finora era
il motore della crescita europea. Anche se il forte calo
degli indici di attività industriale può spiegarsi in parte
con fattori stagionali, la serie di ribassi (-4.0% per la
produzione industriale, -5.7% per gli ordinativi
all’industria, -5.8% per le esportazioni, l’indice IFO della
fiducia degli imprenditori ai minimi degli ultimi 17 mesi,
il PMI manifatturiero sotto quota 50 in territorio di
contrazione per la 1° volta da giugno 2013) indica che il
trend generale è negativo. E il rischio di vedere il PIL
tedesco scendere di nuovo nel 3° trimestre, dopo il 0,2% del 2° trimestre, è del tutto reale.
Le possibilità di manovra per rilanciare l’attività
attraverso misure di stimolo fiscali sono inesistenti, tanto
più che non sono nemmeno rispettati gli obiettivi di
riduzione dei deficit e che è impensabile un cambiamento
di
atteggiamento
della
Commissione
Europea
(soprattutto a causa della Germania). Le magre speranze
si basano, come sempre, su un allentamento della
politica
monetaria
che
potrebbe
contribuire
all’indebolimento dell’euro e sostenere i settori
esportatori, riducendo la frammentazione delle condizioni
di credito nell’Unione monetaria. Le misure annunciate
dalla BCE in giugno dovrebbero andare in questa
direzione, ma all’ultima riunione della BCE Mario Draghi
ha temperato le attese di massicce iniezioni di liquidità
che erano scaturite dalle sue dichiarazioni di settembre.
Invece di specificare come la BCE intenda espandere il
bilancio ai livelli del 2012 (EUR 1.000 mrd sopra il livello
attuale) si è mostrato più evasivo lasciando intendere
che la politica di espansione del bilancio non raccoglie
l’unanimità in seno al board dei governatori. Anche il
programma di acquisti di ABS annunciato in giugno non
è ancora stato definito e non sembra comunque
all’altezza delle speranze che aveva suscitato quale
strumento per realizzare rapide iniezioni di liquidità nel
sistema finanziario.
Eurozona – Variazione annua del PIL e dell’inflazione
Germania – Variazione annua del PIL e della produzione
industriale
16
15
già a livelli estremamente bassi?), le prospettive di
crescita sembrano comunque deboli…
5
6
4
4
10
3
5
2
0
0
-5
-2
2
-10
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1
0
-15
-6
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-20
-24
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04
05
GER - INDUSTRIAL PRODUCTION YoY %
GER - GDP YoY %(R.H.SCALE)
-9
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08
09
10
11
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14
96 97
98
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00
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02
EURO AREA - REAL GDP YoY %
EURO AREA - INFLATION RATE YoY %
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14
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
La crescita tedesca nel 2014 ha chiaramente segnato il passo
nel 2014.
Con questa frenata del motore dell’Unione monetaria e
l’economia francese ed italiana ancora in stallo,
l’Eurozona resta invischiata in una stagnazione che non
le permette di contrastare le pressioni deflazionistiche
accumulatesi fino ad ora. E non è la relativa resistenza
della Spagna, peraltro non smentita dalle ultime
statistiche, che riuscirà ad infondere all’Europa nuova
energia vitale. Sebbene in mancanza di shock esterni il
rischio di ricadute sembri ridotto (come possono gli
investimenti e i consumi scendere ancora quando sono
La crescita reale e l’inflazione nell’Eurozona seguono traiettorie
ugualmente deboli…
Il malessere di fronte ai recenti sviluppi economici
nell’Eurozona è soprattutto dovuto al fatto che - al di là
dell’imprevista debolezza della congiuntura, soprattutto
in Germania – non esistono fattori concreti che
alimentino la speranza in un miglioramento nei prossimi
mesi. Certo è possibile che la domanda estera sostenuta
dal ribasso dell’euro, il superamento dei fattori stagionali
che hanno penalizzato la Germania, la conclusione del
processo di risanamento del settore bancario e il calo dei
prezzi dell’energia provochino una ripresa (comunque
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o
una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario
e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
22 ottobre 2014
modesta) della crescita europea, forse già nel 4°
trimestre. Ma la mancanza di soluzioni alternative
qualora questo scenario ottimistico non si avverasse
rende più che mai incombente il rischio di una
persistente stagnazione dell’Eurozona. E la reticenza
della BCE di fronte all’ipotesi di misure più aggressive
riduce la loro credibilità qualora dovessero essere
adottate. Come dice il proverbio “spera per il meglio ma
preparati al peggio”. Ma per ora la BCE si limita a
sperare…
Nel Regno Unito la crescita del 2° trimestre, ancora una
volta, è stata corretta al rialzo (+0.9% contro +0.8%),
ma durante l’estate – come previsto – l’attività ha perso
slancio a causa del rallentamento del suo principale
partner commerciale, l’Eurozona, e della flessione della
forte dinamica del mercato immobiliare. L’indice ISM
manifatturiero è tornato verso quota 50 (51.6 in
settembre) dopo i livelli record dei mesi precedenti. Il
tasso d’inflazione ha continuato a scendere, +1.2% in
settembre, il livello più basso dal 2009. Si allenta quindi
la pressione sulla BoE riguardo all’urgenza di rialzare i
tassi …
Giappone
La ripresa della crescita dopo la frenata per l’aumento
dell’IVA stenta a ingranare. La fiducia, in particolare,
resta ferma ai livelli (bassi, senza essere depressi)
intorno ai quali oscillava prima dell’arrivo al governo di
Shinzo Abe. Mentre la crescita mondiale è in fase di
accelerazione
(anche
se
modesta),
l’economia
giapponese sembra ricadere nella situazione prima
dell’arrivo di Abe. Il maggiore stimolo proviene dalla
domanda estera, mentre sul piano interno prevale una
congiuntura atona dovuta al persistente contesto
deflazionistico. Finché il rimbalzo dell’inflazione sarà
dovuto solo all’indebolimento dello yen e i salari non
aumenteranno
in
maniera
sensibile,
i
fattori
deflazionistici
impediranno
un
reale
rilancio
dell’economia giapponese. Nel frattempo il paese è
ricaduto nelle “normali” condizioni di crescita degli ultimi
due decenni. E questo prelude alle “normali” risposte
delle autorità: nuovo allentamento della politica
monetaria e/o nuovo misure di stimolo fiscale.
Economie emergenti
Nel mondo emergente l’evento più importante di ottobre
è indubbiamente l’elezione presidenziale in Brasile. Il
primo turno si è svolto all’inizio del mese e il ballottaggio
avrà luogo il 26 ottobre.
In questo periodo cruciale per il futuro del paese il
mercato brasiliano è stato caratterizzato da forte
volatilità. In settembre l’indice azionario BOVESPA ha
perso oltre l’11%, al quale si è aggiunto il
deprezzamento di quasi il 9% del real nei confronti del
dollaro.
La prima sorpresa è stata Aecio Neves (candidato del
Partido da Social Democracia Brasileira) uscito vincitore
del primo turno (34%), in vantaggio sulla candidata
ritenuta favorita, Marina Silva (21%), del Partido
Socialista Brasileiro di opposizione al governo Rousseff
(Partido dos Trabalhadores). Gli investitori hanno accolto
favorevolmente la prospettiva di un cambio che
porterebbe alla guida del paese un governo più
favorevole al mercato e più liberale rispetto al governo
attuale.
A una settimana dal ballottaggio finale, i sondaggi
prevedono un testa a testa fra i due candidati. Gli asset
brasiliani sono quindi esposti all’impatto del risultato
finale sul quale si accentrano le speranze degli investitori
che l’opposizione, rappresentata da Neves, sia favorevole
a una svolta di politica economica, in particolare sul
piano del bilancio.
Indipendentemente dal risultato delle elezioni, il Brasile è
comunque confrontato a sfide importanti. Il paese ha
urgente bisogno di riforme e le speranze si concentrano
su Neves, il cui programma è più aggressivo rispetto a
quello di Dilma Rousseff. Il Brasile è penalizzato da una
rete di infrastrutture ancora sottosviluppate (Neves
potrebbe aprire al settore privato), dal sistema fiscale
troppo complesso e dal sistema bancario eccessivamente
frammentato. Anche il mercato del lavoro soffre del
clima mediocre che regna nel settore industriale. Anche
la riduzione del tasso di partecipazione non basterebbe
più per mantenere la disoccupazione a livelli accettabili.
Sul piano macroeconomico, il paese deve adottare una
maggiore disciplina fiscale e ridurre il debito pubblico.
Sul fronte della politica monetaria, da inizio 2013 la
banca centrale brasiliana ha lanciato una manovra
aggressiva (nove rialzi consecutivi del tasso per un totale
di 375 bp) per lottare contro l’inflazione troppo alta (e la
crescita anemica: inferiore all’1% nel 2014). Senza però
grandi risultati poiché l’inflazione è di origine più
strutturale che ciclica.
Non sorprende quindi che gli indicatori della fiducia dei
consumatori e delle aziende non siano confortanti. Un
eventuale nuovo governo potrebbe aprire nuovi cantieri
per affrontare le problematiche evocate e fornire
risposte concrete. In questo modo, il forte potenziale di
crescita del Brasile potrebbe essere valorizzato. Una
delle principali sfide sarà assicurare il ribilanciamento –
senza contraccolpi - dei motori della crescita dai consumi
verso l’investimento.
Tirando le somme, su questo paese cruciale dell’America
Latina si addensano molte incognite sul piano sia politico
sia economico. Sugli asset brasiliani potrebbero
insorgere in qualsiasi momento episodi di volatilità,
anche se a breve termine la vittoria di Neves
provocherebbe (probabilmente) un rally a fine anno. Alla
luce dei legami commerciali sempre più stretti tra Brasile
e Cina gli asset brasiliani potrebbero anche essere
indirettamente impattati da un eventuale brusco
atterraggio dell’economia cinese (implosione dello
shadow banking e/o scoppio della bolla immobiliare).
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o
una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario
e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
22 ottobre 2014
Mercati
Azionari
I mercati finanziari hanno navigato in acque agitate a
causa dei dati macroeconomici deludenti (PIL tedesco e
PMI in Cina), delle numerose tensioni geopolitiche
(Stato Islamico in Siria/Iraq, conflitto in Ucraina) e dei
timori circa la diffusione del virus Ebola. In questo
quadro allarmante, gli investitori hanno ceduto alla
paura (dopo che lo S&P 500 in settembre aveva
raggiunto il limite psicologico dei 2000 punti) e le borse
si sono affossate.
Andamento delle principali borse mondiali (in monete locali)
20/10/14
102
100
98
96
94
92
90
88
22
29
SEP
6
13
OCT
T OPIX - T OT RET URN IND
MSCI EM U$ - T OT RET URN IND
ST OXX EUROPE 600 E - T OT RET URN IND
S&P 500 COMPOSIT E - T OT RET URN IND Sourc e: T homs on Reuters Datas tream
Gli investitori si sono spaventati e le borse hanno perso quota.
Sul piano regionale (e in monete locali) tutti gli indici
mondiali durante il periodo in esame hanno perso
terreno. Registriamo la sovra-performance della borsa
americana, che in parte ha beneficiato del suo status di
mercato rifugio, mentre i mercati europei hanno
sofferto in particolare dei dati negativi della Germania.
Il Giappone è il fanale di coda, penalizzato dal
rafforzamento dello yen.
Nelle ultime settimane, i titoli difensivi hanno avuto la
parte del leone, con performance relative positive per le
utilities, i beni di consumo di base e l’healthcare. Al
contrario, i titoli energetici hanno nettamente sottoperformato i mercati, colpiti dalla discesa dei prezzi del
petrolio in scia alle incertezze sulla crescita globale e
alla forte progressione della produzione di petrolio
statunitense.
Nonostante il quadro leggermente più offuscato delle
ultime settimane manteniamo un parere positivo su
questa asset class. Le recenti statistiche economiche,
anche se deludenti, non smentiscono il nostro scenario
di crescita economica durevole sui livelli attuali negli
USA, di non ricaduta in recessione in Europa e di
modesta espansione nel resto del mondo. I bassi tassi
d’interesse del mercato obbligazionario dovrebbero
inoltre continuare a sostenere questa asset class anche
nei prossimi mesi.
Obbligazionario
Il mercato obbligazionario dell’Eurozona non è stato
risparmiato dalle tensioni che hanno agitato i mercati di
recente. Il rapido riorientamento degli investitori verso i
titoli rifugio è avvenuto a scapito del debito dei paesi
periferici, più fragili e sensibili al contesto volatile. I
timori per la Grecia, che ha manifestato l’intenzione di
rinunciare (forse troppo presto) agli aiuti finanziari
internazionali che riceve dal 2010, ha accentuato il
movimento di flessione e ha spinto la Banca Centrale
Europea a intervenire, con l’impegno di assicurare
maggiori liquidità alle banche greche. Un altro segnale
delle tensioni che agitano il mercato obbligazionario è
che la Spagna nell’emissione di titoli a 10 anni è riuscita
a collocare meno di quanto sperava. Il tasso a 10 anni
dell’obbligazione sovrana greca è salito a 7.08%,
mentre quelli per Spagna, Italia e Portogallo sono saliti
rispettivamente a 2.21%, 2.57% e 3.49%. I titoli di
stato della Germania e degli Stati Uniti hanno
pienamente svolto il ruolo di titoli rifugio, con il Buono
del tesoro a 10 anni al 2.09% e il titolo corrispondente
tedesco a 0.72%.
Valutari
Il posizionamento long dell’USD ha risentito delle
recenti tensioni sui mercati. I timori di rallentamento
dell’economia mondiale hanno ribaltato il trend di rialzo
del dollaro, con l'EUR/USD salito a 1.28 dopo avere
toccato quota 1.25, mentre il cambio USD/JPY è caduto
a 105.5, dopo avere sfiorato quota 110 a inizio mese.
Le dichiarazioni della Fed riguardo alla possibilità di
rimandare l’inizio della normalizzazione monetaria alla
luce delle stime sulla crescita mondiale al ribasso,
hanno pesato sul biglietto verde. L'impatto del
rallentamento dell’economia mondiale sull’economia
statunitense è al centro delle preoccupazioni della
Riserva Federale, che sembra ora prendere in esame la
possibilità di prolungare il programma di acquisto di
asset che avrebbe dovuto sospendere a fine ottobre.
Questi elementi che potrebbero creare pressioni sul
dollaro, non dovrebbero però invertire la tendenza di
fondo del dollaro, che resta al rialzo. Infatti, gli ultimi
dati sull’occupazione e la produzione industriale negli
Stati Uniti restano incoraggianti e sostengono il dollaro.
In Europa i timori circa la ripresa economica si
intensificano con segnali di affanno dell’economia
tedesca, il motore della crescita dell’Unione monetaria.
Il ricordo della crisi del debito sovrano nell’Eurozona,
con il recente episodio della Grecia, il riaccendersi delle
tensioni sui tassi periferici e il persistente rischio
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti professionali, istituzionali e alle controparti qualificate; non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato,
paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione, disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o
una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi ivi contenute sono fondate su una serie di ipotesi. Differenti ipotesi potrebbero comportare risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti esclusivamente alla data della
pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri. Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questo documento siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita
o esplicita - è fornita in merito alla loro completezza o esattezza. Syz Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario
e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di Syz Asset Management SA.
22 ottobre 2014
deflazionistico potrebbero mettere la BCE sotto
pressione affinché adotti una strategia più aggressiva.
Su questo sfondo, la tendenza al ribasso della moneta
unica dovrebbe proseguire. Il cambio EUR/JPY si è
attestato a 136.4 e l’EUR/CHF, dopo un picco a 1.2130,
si è attestato a 1.2070.
Andamento dei differenziali sui tassi a 10 anni rispetto alla
Germania
4.50
4.00
3.50
3.00
2.50
2.00
1.50
1.00
0.50
JAN
Italy
Spain
Portugal
FEB
MAR
APR
MAY
J UN
Ireland
J UL
AUG
SEP
Sourc e: T homs on Reuters Datastream
In un mercato più volatile i debiti dei paesi periferici sono stati
i più duramente colpiti, come dimostra l’allargamento degli
spread rispetto alla Germania.
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