1 MESE IN 10 IMMAGINI

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1 MESE IN
10 IMMAGINI
Ottobre 2015
Con “1 mese in 10 immagini” SYZ
Asset Management presenta una
panoramica
mensile
dell’attività
economica mondiale. Visto che
un’immagine può valere più di mille
parole, ogni mese selezioniamo 10
grafici che presentano i dati più
significativi dell’attualità economica
e finanziaria del mese precedente,
corredati da un breve commento
esplicativo.
Pubblicazione curata dal team Ricerche e Analisi
SYZ Asset Management
Tel. +41 (0)58 799 19 09
[email protected]
Index
1.
Il FMI rivede ancora al ribasso le prospettive di crescita mondiale
2.
Stati Uniti - Mind the gap!
3.
Stati Uniti – La Fed e i due volti del dollaro forte
4.
Eurozona – Verso una proroga del Quantitative Easing della BCE
5.
Irlanda – Campione d'Europa della crescita
6.
Giappone – Verso un rafforzamento del programma di Quantitative Easing
della BoJ
7.
India - Un allentamento monetario inatteso
8.
Brasile - Rien ne va plus: fate le valigie!
9.
Cina - Gli stimoli fiscali alleggeriscono le pressioni sull'economia
10. Credito – Imprese statunitensi sotto pressione
Autori:
Maurice Harari, Wanda Mottu, Adrien Pichoud
1. Il FMI rivede ancora al ribasso le prospettive di crescita mondiale
–
–
–
Ancora una volta, il FMI ha rivisto al ribasso le previsioni di
crescita mondiale… Una delle caratteristiche costanti del
ciclo di espansione post-2009 è la delusione delle attese di
accelerazione dell'attività economica. Invece del 3,9% di
aumento del PIL globale atteso due anni fa, il 2015
dovrebbe evidenziare una crescita limitata al 3,1%, inferiore
a quella del 2014 (3,4%).
Il fenomeno inquietante del 2015 è la constatazione che la
realtà più colpita dalle revisioni al ribasso è la prima
economia del pianeta, finora percepita come la locomotiva
della ripresa mondiale. Negli ultimi mesi, l'andamento
dell'attività economica statunitense è stato costantemente
inferiore alle attese (si veda il grafico a fronte), mentre le
ripercussioni della battuta d'arresto nel settore energetico
sembrano essere state sottostimate.
La dinamica non appare migliore nelle economie emergenti,
confrontate ad un contesto sfavorevole (aumento del dollaro
US, calo dei prezzi delle materie prime) proprio mentre
sperimentano un rallentamento strutturale del loro ritmo di
crescita. Il rallentamento in Asia pesa anche su un'economia
giapponese ancora fragile, nonostante il sostegno di
politiche economiche molto stimolanti. E se l’Europa è oggi
la sola grande economia a non deludere (o a non deludere
più) le attese, la sua crescita è tutt'altro che sufficiente a
trainare il resto dell’economia mondiale… Alla luce di
quanto riscontrato negli ultimi anni, è quindi possibile
prevedere ancora (come fa il FMI) un'accelerazione, anche
modesta, della crescita mondiale nel 2016?
Indici Citi delle sorprese economiche per zona
100
80
60
40
20
0
-20
-40
-60
-80
-100
Jan-14
US
Apr-14
Jul-14
EMU
Oct-14
JPN
Jan-15
EM
Apr-15
Jul-15
Oct-15
Source: Bloomberg, Citi
1
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti e controparti professionali o istituzionali. Non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di
qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione,
disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in
alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi sviluppate nella
presente pubblicazione sono fondate su varie ipotesi. La formulazione di ipotesi diverse può tradursi con risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti
esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.
Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questa pubblicazione siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita
in merito alla loro completezza o esattezza. SYZ Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a
chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La
presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di SYZ Asset Management SA.
1 MESE IN 10 IMMAGINI
Ottobre 2015
2. Stati Uniti - Mind the gap !
–
–
–
Negli ultimi anni, come il FMI con la crescita mondiale, la
banca centrale americana ha costantemente dato prova di
un ottimismo eccessivo sulle prospettive di aumento del
suo tasso di riferimento. Le attese più prudenti del mercato,
pur essendo anch’esse troppo ottimiste, si sono finora
rivelate meno lontane dalla realtà.
Mentre il 2015 doveva essere l'anno dell'inizio dell'aumento
dei tassi a breve termine, dopo quasi sei anni a (quasi) 0%,
sembra ormai chiaro che tale evento non si verificherà
prima del 2016. In occasione della sua riunione del 17
settembre, la Fed ha infatti rinunciato ad una prima
manovra al rialzo, a causa delle turbolenze che hanno
interessato le economie emergenti e dei dubbi che esse
suscitano sull'andamento della crescita statunitense. E
anche se la Fed continua a prevedere, ufficialmente, un
aumento dei tassi dei Fed Fund entro la fine dell'anno, gli
investitori non credono già più a questa prospettiva.
Un'incredulità che si estende alle previsioni di aumento dei
tassi US a più lungo termine e che li spinge a puntare su
una risalita molto più graduale dei tassi dei Fed Fund,
segno di una visione nettamente meno ottimista delle
prospettive di crescita e di inflazione. Tale situazione è
sufficiente ad alimentare la volatilità, alla vigilia di ogni
riunione di politica monetaria, vista l'importanza del divario
fra il discorso della Fed e il sentiment dei mercati.
Variazione annuale del valore delle esportazioni e delle
importazioni e andamento annuale del dollaro (scala inversa)
3.50
3.25
3.00
Fed forecasts
2.75
2.50
2.25
2.00
1.75
Market expectations of
Fed Fund rate in Dec15
(blue line) and Fed
forecasts (orange dot)
1.50
1.25
1.00
0.75
Market
expectation
0.50
0.25
0.00
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
Source: Bloomberg, Federal Reserve
3. Stati Uniti - La Fed e i due volti del dollaro forte
–
–
–
Negli ultimi quindici mesi, il dollaro americano si è apprezzato
di quasi il 20%, per raggiungere il suo livello massimo dal 2003.
Ciò è essenzialmente dovuto al notevole divario tra la politica
monetaria della Fed, che si prepara ad aumentare i propri tassi,
e quella delle altre banche centrali, che li riducono.
Il rafforzamento del dollaro presenta in teoria più vantaggi
che inconvenienti, per un'economia in cui il peso delle
importazioni è superiore a quello delle esportazioni e che si
appoggia soprattutto sui consumi. Infatti, anche se una
valuta forte pesa sulla competitività delle imprese
esportatrici, essa diminuisce il costo delle merci importate e
aumenta quindi il potere di acquisto delle famiglie.
Tuttavia, se in teoria non c'è alcuna differenza fra la teoria e
la pratica, nella pratica ne esiste una…* Nello specifico,
l'aumento della valuta US fragilizza la crescita delle economie
emergenti che, negli ultimi anni, si sono fortemente
indebitate in dollari. Tale tendenza soffoca alla radice la
prospettiva di un ritorno dell'inflazione verso l'obiettivo del
2%, importando le pressioni deflazioniste del resto del
pianeta. La Fed è quindi intrappolata in una situazione in cui
la previsione di un aumento del suo tasso breve rafforza il
dollaro, fatto che alimenta i consumi e l'aumento
dell'occupazione (e favorisce una normalizzazione delle
condizioni di credito), ma mantiene anche l'inflazione ad un
livello molto contenuto (situazione che favorisce il
mantenimento
di
una
politica
monetaria
molto
accomodante). Queste molteplici conseguenze del forte
aumento del dollaro spiegano gran parte delle turbolenze
osservate di recente sui mercati finanziari.
Year-on-year change in exports and imports in value terms and
year-on-year change in the dollar (inverted scale)
30
-15
20
-10
10
-5
0
0
-10
5
-20
10
-30
15
-40
90
92
94
96
US IMPORTS VALUE YoY %
US EXPORTS VALUE YoY %
20
98
00
USD BROAD INDEX YoY % (INVERTED)(R.H.SCALE)
02
04
06
08
10
12
14
Source: Thomson Reuters Datastream
*Yogi Berra (1925-2015)
2
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti e controparti professionali o istituzionali. Non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di
qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione,
disponibilità o uso di tali informazioni sia contrario alla legge o alla regolamentazione. La presente pubblicazione è rilasciata esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in
alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi sviluppate nella
presente pubblicazione sono fondate su varie ipotesi. La formulazione di ipotesi diverse può tradursi con risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti
esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.
Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questa pubblicazione siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita
in merito alla loro completezza o esattezza. SYZ Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a
chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La
presente pubblicazione non può essere riprodotta o distribuita, per intero o in parte, senza previa autorizzazione di SYZ Asset Management SA.
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Ottobre 2015
4. Eurozona – Verso una proroga del Quantitative Easing della BCE
–
–
–
Dal lancio del programma di Quantitative Easing, nel
marzo scorso, la BCE e le banche centrali nazionali hanno
già acquistato obbligazioni governative europee per un
valore di 350 Md€. Se rapportato al PIL, il bilancio della
BCE ha quindi superato di recente le dimensioni di quello
della Fed, che ha interrotto gli acquisti di obbligazioni da
oltre un anno. Tale tendenza è destinata a confermarsi, in
quanto il programma annunciato ad inizio d'anno si
estenderà fino a settembre 2016, per un totale
di 1.140 Md€.
Tuttavia, le ultime statistiche economiche hanno già dato
il via alle speculazioni su un prolungamento o su un
potenziamento del programma. In settembre, rivedendo al
ribasso le proprie attese relative all'inflazione e alla
crescita, la BCE ha segnalato che essa stessa considerava
sempre
meno
realista
un
ritorno
dell'inflazione
all'obiettivo prefissato (appena al di sotto del 2%) in una
prospettiva di medio termine. La ricaduta dell'inflazione in
territorio negativo, registrata in settembre, insieme alle
ripercussioni del rallentamento della crescita sulle
esportazioni europee, hanno sostenuto l’idea della
necessità di un nuovo allentamento monetario.
Dimensioni del bilancio della BCE e della Fed (in % del PIL)
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
Se è vero che tale manovra non appare per ora urgente - alla
luce di una crescita europea principalmente trainata dalla
domanda interna e del protrarsi ancora per un anno del
programma di Quantitative Easing (acquisti per 800 Md€) sembra ormai molto probabile che la BCE non avrà altra
scelta che prolungare prima o poi l'attuale programma al di
là di settembre 2016 e/o di aumentare l'importo dei suoi
acquisti mensili di titoli. Finché le prospettive di inflazione
resteranno inferiori all'obiettivo del 2%, la BCE dovrà
continuare ad allentare la sua politica monetaria.
0%
2000
2002
FED
2004
2006
2008
ECB
2010
2012
2014
Source: ECB, Federal Reserve, Datastream, SYZ AM
5. Irlanda - Campione d'Europa della crescita
–
–
–
Sull'orlo del fallimento nel 2010 e poi beneficiaria degli aiuti
finanziari del FMI e dell’Unione Europea, l’Irlanda costituisce
oggi un esempio da seguire per gli altri paesi del continente.
Dopo un regime di austerità durato sei anni, la forza della
sua crescita e il miglioramento delle sue finanze sono oggi
tali da suscitare l'invidia degli altri stati membri dell’UE.
Già distintasi nel 2014 grazie ad una solida crescita (4,8%),
l'Irlanda ha rivisto recentemente al rialzo le sue previsioni per
il 2015, con una crescita attesa del PIL pari a circa il 6%.
Questa ripresa rapida e vigorosa è in gran parte attribuibile
al calo dei prezzi del petrolio e alla debolezza dell’euro, che
ha sostenuto il settore delle esportazioni.
Ma la crescita non è l'unico indicatore di segno positivo.
Dopo cinque anni di contrazione dei prezzi immobiliari a
seguito dello scoppio della bolla del 2007, la ripresa del
mercato, iniziata l'anno scorso, costituisce un'ulteriore
testimonianza della ripresa dell'economia irlandese (+9,5% su
base annua). Il calo continuo della disoccupazione (inferiore
al 10%) e la diminuzione del rapporto debito/PIL, atteso al di
sotto al 100% entro la fine dell'anno, rafforzano
ulteriormente le prospettive positive per l'economia della
tigre celtica.
Crescita del PIL e andamento dei prezzi immobiliari
6
140
130
4
120
2
110
0
100
-2
90
-4
80
-6
-8
70
2 00 6
2 00 7
2 008
2 009
201 0
201 1
2 01 2
2 01 3
2 014
60
GDP Growth (Annual %)
National Hous e Pric es Index(R.H.SCALE)
Source: Thomson Reuters Datas tream
3
La presente pubblicazione è rivolta esclusivamente ai clienti e controparti professionali o istituzionali. Non è destinata alla distribuzione o all’uso da parte di clienti al dettaglio o di
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alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi sviluppate nella
presente pubblicazione sono fondate su varie ipotesi. La formulazione di ipotesi diverse può tradursi con risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti
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Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questa pubblicazione siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita
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Ottobre 2015
6. Giappone - Verso un rafforzamento del programma di Quantitative Easing della BoJ
–
Dal 2013, il Giappone è sotto l'influenza della cosiddetta
“Abenomics”, un insieme di politiche economiche destinate a
sottrarre l’economia nipponica alla spirale deflazionista di
cui è prigioniera dalla metà degli anni '90. La componente
più visibile di tali politiche è la massiccia manovra di
allentamento della politica monetaria attuata dalla Banca del
Giappone, tramite un ampio programma di acquisto di attivi,
i cui effetti si sono manifestati soprattutto nell'indebolimento
della valuta locale.
–
L'impatto iniziale di tali politiche si è tuttavia
progressivamente dissipato, con una stabilizzazione del
cambio intorno a 120 yen contro un dollaro US, una crescita
economica reale molto debole negli ultimi diciotto mesi e… Il
ritorno dell'inflazione in territorio negativo, mentre l'obiettivo
della BoJ è sempre un suo aumento al 2%.
–
Di
fronte
all'esaurimento
della
dinamica
positiva
manifestatasi nel 2013, gli appelli al ricorso a nuove misure
di sostegno si moltiplicano. Ora, in assenza di margini di
manovra sul piano del bilancio, è ovvio che tutti gli sguardi
tornino a rivolgersi verso la banca centrale… La prospettiva
di un aumento degli acquisti di obbligazioni (con
un’eventuale estensione ad altre classi di attivi), forse già a
partire dalla riunione del 30 ottobre, diventa quindi una
concreta possibilità. Di fronte alle pressioni deflazioniste
strutturali e al rallentamento della crescita globale, le
iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali dei paesi
sviluppati (BoJ e BCE, dopo quelle della Fed) sembrano
destinate a durare ancora molto tempo.
Prospettive di attività delle piccole imprese nel settore dei servizi e
tasso annuale di inflazione, escluso il settore alimentare
40
4
30
3
20
2
10
1
0
0
-10
-1
-20
-2
-30
-3
-40
-4
00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
JPN - SMALL NON-MFG OUTLOOK INDEX 1Y CHNG
JPN - CPI INFLATION EX FRESH FOOD YoY %(R.H.SCALE)
10
11
12
13
14
15
Source: Thomson Reuters Datastream
7. India - Un allentamento monetario inatteso
–
–
–
–
Alla fine di settembre, la Banca centrale indiana (RBI) ha
diminuito il suo tasso di riferimento di -50 pb, portandolo
al 6,75%. Trattandosi del quarto ribasso del 2015, per un
totale di -125 pb, l'istituto ha quindi implicitamente
dimostrato di essere a proprio agio con la traiettoria
dell'inflazione e di volerne approfittare per supportare la
crescita economica, in un contesto mondiale difficile
(soprattutto per le economie emergenti).
Il comunicato ufficiale delle RBI insiste sugli sviluppi
internazionali
sfavorevoli
come,
ad
esempio,
il
rallentamento del commercio mondiale, la flessione degli
investimenti e soprattutto il crollo brutale dei prezzi delle
materie prime.
Tale decisione va nel senso di quanto auspicato dal governo
di Narendra Modi, che era favorevole ad un gesto della RBI
per rilanciare gli investimenti, dopo la loro recente
contrazione. In effetti, Modi era stato eletto, più di un anno
fa, sulla promessa di un rilancio degli investimenti e
della crescita.
Più in generale, le banche centrali dei paesi emergenti
scrutano con ansia l'operato della FED e sono in attesa di
un primo rialzo dei tassi statunitensi, che potrebbe
dissipare le incertezze e diminuire la volatilità dei loro
rispettivi mercati.
Tasso della banca centrale e inflazione (%)
12
9.00
10
8.50
8
8.00
6
7.50
4
7.00
2
6.50
0
6.00
-2
5.50
-4
5.00
-6
2010
2011
India - Inflation WPI YoY %
India - Repo Rate(R.H.SCALE)
4.50
2012
2013
2014
2015
Source: Thomson Reuters Datastream
4
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Ottobre 2015
8. Brasile - Rien ne va plus: fate le valigie!
–
–
In Brasile, una serie di problemi interni (di natura politica e
economica) hanno fatto piombare il paese in una delle più
gravi crisi economiche della sua storia recente. Dilma
Rousseff e il suo partito hanno visto crollare il loro indice di
popolarità, con dirette conseguenze sugli indicatori di
fiducia dei consumatori e delle imprese, che sono oggi a
livelli più bassi che nel 2009! A seguito di questa
situazione, la domanda domestica continuerà senza dubbio
ad essere fiacca anche nei prossimi mesi.
Avendo registrato per due trimestri consecutivi una
contrazione del PIL (-0,7% nel primo trimestre 2015 e -1,9%
nel secondo), l’economia brasiliana è quindi entrata in
recessione. Tale fenomeno ha provocato un ulteriore
deterioramento delle finanze pubbliche, già fortemente
danneggiate dall’affare Petrobras.
Indici di fiducia dei consumatori e dell'industria
70
130
65
120
60
110
55
100
50
90
–
–
Il governo ha dovuto quindi adottare un insieme di misure
(non ancora approvate dal Congresso), fra cui spiccano il
rialzo dei prezzi dell'elettricità e dei carburanti, l'aumento
delle tasse e i tagli delle spese... Provvedimenti che
penalizzeranno ancora la crescita nei trimestri a venire.
L’economia brasiliana appare oggi in preda a una spirale
negativa che sembra poter essere spezzata solo da un
cambiamento di governance economica e, senza dubbio,
politica.
45
80
40
70
35
2010
2011
BRA - Consumer Confidence
BRA - Industrial Confidence(R.H.SCALE)
2012
2013
2014
2015
Source: Thomson Reuters Datastream
9. Cina - Gli stimuli fiscali alleggeriscono le pressioni sull'economia
–
–
–
–
I più recenti indicatori provenienti dalla Cina suggeriscono
una stabilizzazione del rallentamento della crescita del
paese, impegnato in un processo di riposizionamento della
propria economia, finora basata sugli investimenti e
l'esportazione, verso una più intensa domanda interna.
I politici cinesi e la PBOC hanno pienamente coscienza del
possibile rischio di “hard landing” dell'economia nazionale e
hanno di conseguenza allentato in misura massiccia sia le
condizioni fiscali che monetarie, per mantenere un ritmo di
crescita accettabile. Nella quinta assemblea plenaria del
partito comunista cinese, che si svolgerà in ottobre, sarà
discusso il piano quinquennale di sviluppo nazionale.
A prima vista, sembra che la maggior parte delle misure
adottate a metà maggio 2015 inizino a dare i loro frutti e
stiano progressivamente attenuando i timori suscitati dalla
seconda economia mondiale.
Nonostante ciò, il PIL del terzo trimestre 2015 e la crescita
della produzione industriale dovrebbero rivelarsi ancora
deboli, tenuto conto del rallentamento del settore
manifatturiero registrato questa estate.
Cina: variazione annua (%) della produzione industriale, delle
vendite al dettaglio e degli investimenti in attivi fissi
CH - INDUSTRIAL PRODUCTION YoY %
24
CH - RETAIL SALES YoY %
23
CH - FIXED ASSETS INVESTMENTS URBAN YoY % (RH)
22
21
19
20
17
18
15
16
13
11
14
9
12
7
5
Jan-12
10
Jan-13
Jan-14
Jan-15
5
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qualsiasi persona o organismo che sia cittadino, residente o abbia la propria sede in qualsiasi territorio, stato, paese o altra giurisdizione nella quale la distribuzione, pubblicazione,
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alcun modo un documento contrattuale, un’offerta o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di prodotti d’investimento o di altra natura finanziaria. Le analisi sviluppate nella
presente pubblicazione sono fondate su varie ipotesi. La formulazione di ipotesi diverse può tradursi con risultati sostanzialmente diversi. Le opinioni espresse sono pertinenti
esclusivamente alla data della pubblicazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Le performance passate non sono indicative dei risultati futuri.
Sebbene tutte le informazioni e le opinioni espresse in questa pubblicazione siano fornite in buona fede da fonti ritenute attendibili, nessuna garanzia – implicita o esplicita - è fornita
in merito alla loro completezza o esattezza. SYZ Asset Management SA declina ogni responsabilità in caso di perdite o danni occorsi in conseguenza del loro utilizzo. Si raccomanda a
chi prende visione della presente pubblicazione di consultare il proprio consulente legale, finanziario e/o fiscale prima di prendere qualsiasi decisione in merito all’investimento. La
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Ottobre 2015
10. Credito - Imprese statunitensi sotto pressione
–
–
–
Tutti gli indicatori relativi al mercato del credito Corporate
statunitense sono in posizione di allerta. Il progressivo
aumento degli spread di credito ravviva infatti i timori di un
possibile rallentamento dell'attività economica negli USA.
Tale inquietudine è rafforzata dal fatto che non è solo il
mercato High Yield a ritrovarsi sotto pressione, ma anche
quello dell'Investment Grade, delle imprese solide con un
rating BBB- o superiore.
Il crollo dei prezzi delle materie prime, e in particolare la
debolezza dei prezzi del petrolio, spiega in parte le tensioni
sui tassi di rifinanziamento delle imprese legate al settore
energetico, come testimoniato da Glencore. In maniera
generale, i timori di un rallentamento cinese e di un
contagio ad altre economie preoccupano gli investitori. Il
fenomeno può essere tuttavia spiegato anche da altri
fattori, come il moltiplicarsi delle emissioni e una
diminuzione delle posizioni detenute dalle investment
bank, a causa delle nuove norme prudenziali.
Un aumento significativo degli spread non annuncia però,
necessariamente, l'imminenza di una recessione. Mentre le
obbligazioni associate all'energia e alle attività minerarie
sono soggette ad una notevole pressione, quelle legate alle
spese di consumo continuano infatti a registrare
performance relativamente buone.
Spread di credito delle imprese statunitensi – USD High Yield e
Investment Grade
800
350
700
300
600
250
500
200
400
150
300
100
200
50
100
0
2013
0
2014
2015
USD IG Energy
USD IG Consumer Discretionary
USD IG Materials
USD High Yield (R.H.S)
Source: Bloomberg/SYZ AM
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