5_25to_A - Don Bosco Torino

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Anno A
25ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
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Is 55,6-9 - I miei pensieri non sono i vostri pensieri.
Dal Salmo 144 - Rit.: Il Signore è vicino a chi lo cerca.
Fil 1,20c-27a - Per me vivere è Cristo.
Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Apri, Signore, il nostro cuore e comprenderemo
le parole del Figlio tuo. Alleluia.
 Mt 20,1-16a - Sei invidioso perché io sono buono?
Nei Vangeli si incontra più di una pagina dall’apparenza sconcertante e paradossale. Una
di queste è la parabola che abbiamo ascoltato: quella degli operai mandati nella vigna a
ore diverse e pagati tutti allo stesso modo.
Forse noi siamo abituati a leggere e ascoltare il Vangelo non solo con atteggiamento di rispetto e riverenza, ma a volte con un atteggiamento eccessivamente serioso. Il che potrebbe impoverire la nostra comprensione della parola di Dio, rendendoci incapaci di
coglierne certe sfumature di umorismo e di sapiente ironia. Un’ironia che non
compromette affatto la «serietà» del discorso, anzi! Solo che... a volte abbiamo difficoltà
a coglierla e ad accettarla, perché ci tocca troppo da vicino.
Provate a rileggere la parabola di Gesù (un raccontino semplice semplice, senza pretese)
tenendo sullo sfondo della memoria tanti paroloni che sentiamo da parte di tanti nostri
politici, sindacalisti e letterati di ogni colore e tendenza, a proposito di giustizia, di uguaglianza, di diritti, di equità e così via...
Provate a pensare (tanto per sorridere!) cosa potrebbero dire sindacati da una parte e
confindustria dall’altra, di fronte a questa parabola... Il fatto è che Gesù non parla di
politica sociale, di contratti di lavoro o di equità del fisco: parla del «regno dei cieli». E
quello che vuol farci capire con questa sua parabola è precisamente che non si può
ragionare del «regno dei cieli» – cioè di ciò che riguarda il rapporto di Dio con gli uomini
e viceversa – con la stessa mentalità e con gli stessi criteri con cui si ragiona di politica,
di rapporti sociali o di economia.
La parabola di Gesù sembra fatta apposta per provocare la reazione degli uditori (o dei
lettori). E se siamo sinceri, probabilmente dobbiamo riconoscere che anche a noi viene
voglia di «mormorare» contro un modo di fare che ci sembra ingiusto. Eppure Gesù lo
propone chiaramente come un’immagine del comportamento di Dio verso gli uomini. Noi
pensiamo di difendere il valore della «giustizia», e non riusciamo a concepirla diversamente che in termini di confronto, di rivendicazioni, di equità nella distribuzione degli
oneri e dei benefici... Ci sembra «normale» che questo valga anche nel rapporto con Dio.
Mentre Gesù insegna che il criterio di fondo con cui agisce Dio nei riguardi degli uomini è
quello di una bontà gratuita e universale, che supera ogni calcolo umano di merito e di
non merito, senza far torto a nessuno. Perché in ogni caso trovarsi in rapporto di amicizia
con Dio, in comunione con lui, non è mai frutto di conquista o di «merito» umano, ma dono di Dio e sua «grazia».
Non pensiamo che Dio faccia torto ai «buoni» e ai «giusti» (cioè a noi...) perché è capace
di perdonare e di ammettere alla stessa comunione di vita con lui anche quelli che a noi
sembrano «cattivi», «peccatori», «delinquenti», solo perché magari si sono convertiti all’ultimo momento. Anche se a noi vien voglia di pensare: «Ma allora non val la pena fare
tanti sforzi per osservare i comandamenti di Dio, e darsi da fare con ogni sorta di impegni
nella Chiesa e nella società!».
25ª Domenica del Tempo Ordinario - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici
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Se ragioniamo così vuol dire che non abbiamo capito bene il Vangelo. Vivere nella grazia
di Dio e nella fedeltà all’insegnamento del Signore, impegnarsi per la giustizia e la carità,
è già «grazia e premio» nello stesso tempo.
Non dobbiamo mai essere gelosi dei nostri meriti o invidiosi della bontà di Dio nei confronti degli altri, come se la sua generosità verso altri facesse torto a noi. Impariamo piuttosto a rallegrarci al pensiero che Dio, Padre misericordioso, salva molte più persone di
quante si salvano dai nostri giudizi... Perché la gioia dei Santi aumenta quanto più essi
vedono estendersi la misericordia di Dio.
25ª Domenica del Tempo Ordinario - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici
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