Lodolaio Falco subbuteo (Linnaeus, 1758) Codice lista italiana: 110.457.0.008.0 Priorità: 9 RARITÀ GENERALE: valore = 3: Secondo la nuova “Lista Rossa” italiana appartiene alla categoria delle specie “vulnerabili”. Per l’Italia si stima la presenza di 250-500 coppie nidificanti, con distribuzione frammentata in Italia peninsulare, Sicilia e Sardegna. Il Lodolaio, come tutti i rapaci, è una specie particolarmente protetta dalla legislazione italiana (L.157/92). COROLOGIA: valore = 0: Si tratta di una specie ad ampia distribuzione: l’areale riproduttivo copre buona parte della regione Paleartica, raggiungendo a sud il nord-Africa e a nord il limite settentrionale della zona boreale; a est si spinge fino al Giappone settentrionale (corologia olopaleartica). FRAGILITÀ [dimensioni della popolazione]: valore = 2: La popolazione europea è stimata tra 20.000 e 23.000 coppie, a cui si aggiungono le 40.000-70.000 russe e le 1000-5000 turche. Gli andamenti delle popolazioni non sono facilmente definibili a causa sia delle basse densità, sia perché si tratta di una specie molto elusiva, soprattutto nel corso del periodo riproduttivo. La maggior parte della popolazione europea si può tuttavia ritenere stabile, e tendenzialmente in aumento in Inghilterra e Francia. Alcune minacce per la specie possono derivare dalla diminuzione di specie-preda di Passeriformi (rondini e allodole) o dall’uso sconsiderato e/o dalla dispersione di sostanze chimiche nell’ambiente. CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 3: In Lombardia il Lodolaio risulta essere abbastanza localizzato. La distribuzione appare più continua lungo il basso corso dell’Adda e il medio e basso corso del Ticino, e lungo il Po, dove i primi due fiumi confluiscono. Alcune osservazioni si hanno anche per l’Alta Pianura lombarda e il Basso Garda. Recentemente è stato avvistato più volte in stagioni riproduttive consecutive lungo il basso corso del Fiume Oglio. SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 2: Frequenta zone in cui si alternano vegetazione ad alto fusto e zone aperte. La presenza di grandi alberi all’interno dei boschi (di latifoglie o conifere) e, talvolta anche in filari, è importante soprattutto per la nidificazione. CRITICITÀ: valore = 1: Il territorio regionale, nel contesto della situazione nazionale, risulta mediamente importante per la specie: nel territorio regionale infatti potrebbe nidificare circa il 20% della popolazione italiana. STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Come per altre specie di rapaci sono auspicabili interventi diversificati, che vadano nella direzione dell’incremento di habitat disponibile [B] e l’esecuzione di monitoraggi sulla popolazione esistente [C]. Appare inoltre importante intraprendere azioni mirate sulla parte sociale [D]. TIPOLOGIE DI INTERVENTO: La specie potrebbe beneficiare di molte azioni gestionali sull’habitat come interventi selvicolturali volti al ripristino e al mantenimento di boschi autoctoni (incluse tipologie specifiche, es. boschi ripariali) ed alla conversione dei boschi cedui in alto fusto [Bb5], il mantenimento o creazione di zone ecotonali (es. siepi tra i campi) [Bc1], l’utilizzo controllato di erbicidi e pesticidi ed incremento dell’agricoltura biologica [Bc4], l’incoraggiamento di pratiche agricole rotazionali [Bc5], il mantenimento dei prati polifiti permanenti [Bc6], la promozione e miglioramento dell’utilizzo del setaside [Bc7], il mantenimento o ringiovanimento di ambienti aperti [Bc10], lo sfalcio di prati e di altri habitat di alimentazione [Bc11]. Appare inoltre auspicabile la protezione dei siti riproduttivi [Bd4]. Si evidenzia inoltre l’importanza del controllo sulle modalità e sui tempi di realizzazione del taglio nell’arboricoltura da legno [D7]. Per le attuali scarse conoscenze sarebbe inoltre necessario intraprendere un progetto di monitoraggio dello status delle popolazioni [C1] e, previa definizione qualitativa delle potenzialità faunistiche del territorio [C4] e verifica della disponibilità di adeguate risorse trofiche [C6], predisporre studi particolareggiati finalizzati ad individuare potenziali interventi futuri [C11]. Sarebbero altresì desiderabili programmi di educazione ambientale e divulgazione in ambito locale, dove attualmente la specie nidifica [D2], e largo raggio [D3], per divulgare le problematiche circa le minacce per il lodolaio e per le altre specie di rapaci che si rinvengono normalmente in condizioni di bassa densità demografica. COSA NON FARE: Disturbo diretto ai nidi. FATTORI CRITICI: Controllo delle modalità e dei tempi di realizzazione del taglio nell’arboricoltura da legno. Rapace diurno della famiglia degli Falconidi, raggiunge una lunghezza di circa 30-36 cm e un’apertura alare di 82-92 cm. I sessi sono simili, ma la femmina è leggermente più grande del maschio. Le parti superiori sono di color grigio-ardesia, con coda leggermente più chiara, con i maschi che appaiono complessivamente un poco più chiari della femmine. Inferiormente appare chiaro, con sfumature più o meno evidenti di colore giallo o rossiccio. Sul petto, fianchi e ventre sono visibili gocciolature più o meno marcate. Caratteristici sono i calzoni e il sottocoda che sono invece di colore rosso mattone più o meno carico. La specie è migratrice regolare, svernando in Africa sub-equatoriale. L’Italia è inoltre interessata da movimenti migratori da parte di individui da e per il nord Europa. L’arrivo in primavera avviene attorno a metà aprile e continua probabilmente fino a metà maggio. In autunno invece i territori di nidificazione vengono abbandonati dalla seconda metà di settembre e la migrazione si protrae sino a metà ottobre. Le conoscenze circa la reale distribuzione regionale del Lodolaio probabilmente non sono esaustive. La specie nidifica lungo i fiumi principali, in corrispondenza di zone golenali con vegetazione boschiva naturale o dove vi sia la presenza di pioppeti estesi e poco disturbati. I Parchi regionali dove la specie può trovare le condizioni più idonee alla nidificazione sono quelli della Valle del Ticino, Adda sud e Oglio sud. Il Lodolaio predilige ambienti articolati, dove la vegetazione boschiva con alberi ad alto fusto si alterna a aree aperte idonee alla caccia. La dieta è costituita da uccelli (Apodiformi e piccoli Passeriformi) che vengono regolarmente catturati al volo o in campo aperto o lungo i bordi della vegetazione, e da insetti (principalmente ortotteri, coleotteri e odonati). Il Lodolaio si riproduce abbastanza tardivamente, la schiusa può infatti avvenire anche nel seconda metà di luglio; ciò è probabilmente da mettere in relazione alla maggior disponibilità di piccoli uccelli migratori durante la tarda estate, alle latitudini italiane. Non costruisce il nido ma ne utilizza uno abbandonato: spesso vengono utilizzati i nidi di Cornacchia dello stesso anno o dell’anno precedente. Il numero delle uova deposte varia da 1 a 4, mentre in media si ha l’involo di due piccoli per nido (1-3), con un tasso di involo che raggiunge il 90% circa. Luciano Bani Bibliografia Boano G., Brichetti P., 1989. Proposta di una classificazione corologica degli uccelli italiani. I. Non passeriformi. Riv. ital. Orn. 59: 141-158. Brichetti P., De Franceschi P., Baccetti N., 1992. Fauna d’Italia. XXIX. Aves I - Gaviidae Phasianidae. Edizioni Calderini, Bologna. Brichetti P., Fasola M., 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia. Editoriale Ramperto, Brescia. Hagemeijer E.J.M., Blair M.J., 1997. The EBCC Atlas of European Breeding Birds: Their Distribution and Abundance. T. & A.D. Poyser, London. LIPU e WWF (a cura di), Calvario E., Gustin M., Sarrocco S., Gallo-Orsi U., Bulgarini F., Fraticelli F., 1999. Nuova lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia. Riv. ital. Orn. 69: 343. Meschini E., Frugis S., 1993. Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX: 1-344.