Succiacapre Caprimulgus europaeus Linnaeus, 1758 Codice lista italiana: 110.534.0.002.0 Priorità: 8 RARITÀ GENERALE: valore = 3: Secondo la nuova “Lista Rossa” italiana appartiene alla categoria delle specie minacciate “a più basso rischio”; rientra quindi nel novero delle specie vicine alla qualifica di vulnerabili. Il Succiacapre, inoltre, rientra nell’allegato I della direttiva “Uccelli” (CEE/79/409), essendo considerata specie per la cui sopravvivenza si prevedono misure speciali di conservazione sugli habitat. E’ distribuito su tutto il territorio nazionale con l’eccezione dei rilievi più elevati, di parte della Pianura Padana e di ampie aree meridionali prive di copertura arborea. La popolazione italiana complessiva è stata valutata, nel periodo 1983-86 in 5000-15000 coppie. Ha status di conservazione sfavorevole in circa metà dell’areale europeo. COROLOGIA: valore = 1: Corologia eurocentroasiatico-mediterranea, in Europa occupa tutto il continente con l’eccezione delle regioni boreali. L’areale si estende anche al Centro Asia e alle regioni Mediterranee. FRAGILITÀ [dimensioni della popolazione]: valore = 1: Il Succiacapre ha fatto registrare un decremento di consistenza ed areale in circa metà dell’areale europeo a partire dal 1950 e con un’accentuazione del fenomeno dopo il 1970. La popolazione europea è attualmente stimata in un minimo di circa 290.000 coppie nidificanti. CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 2: Distribuito in maniera discontinua in gran parte della regione, è presente in più di un terzo delle tavolette regionali. Occupa principalmente le aree collinari e pedemontane, mentre è assente alle quote più elevate ed è scomparso da gran parte della pianura. Probabilmente tale quadro non è del tutto completo a causa della non facile contattabilità della specie. SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 2: Piuttosto selettivo nei confronti degli habitat arbustivi e forestali sia a latifoglie che a conifere, aperti, caratterizzati dalla presenza di abbondanti radure e fitto sottobosco. Ama particolarmente le aree ben esposte e piuttosto aride, soprattutto alle quote più elevate. In Italia nidifica fino a 1500 m di quota. CRITICITÀ: valore = 0: La popolazione regionale risulta di scarso rilievo rispetto a quella nazionale. Infatti, sebbene in Lombardia ricada circa il 10% dell’areale complessivo, il Succiacapre è ben distribuito in tutto il territorio nazionale (parte dei vuoti presenti in Italia Centro-Meridionale sono da addebitarsi più alla carenza di informazioni che alla sua reale assenza). STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Essendo specie piuttosto selettiva per l’habitat, la principale causa del declino del Succiacapre in tutto l’areale consiste nelle alterazioni ambientali. La principale strategia di conservazione consiste quindi nella applicazione di interventi diretti sull’habitat [B]. La tendenza alla diminuzione verificatasi in Europa, soprattutto a partire dal 1970, rende necessaria l’esecuzione di monitoraggi sulla popolazione esistente [C]. TIPOLOGIE DI INTERVENTO: La preferenza del Succiacapre per gli habitat boschivi e arbustivi radurati e ricchi in sottobosco implicano l’effettuazione di rimboschimenti in relazione alla tipologia del bosco originario [Bb1] e la creazione e mantenimento di zone aperte all’interno dei boschi [Bb2]. Gli interventi selvicolturali dovrebbero essere finalizzati allo sviluppo del sottobosco [Bb3], alla rinnovazione spontanea delle specie forestali autoctone [Bb4], al ripristino ed al mantenimento di boschi autoctoni ed alla conversione dei boschi cedui in alto fusto [Bb5]. In agricoltura, dovrebbero essere diffuse pratiche utili al mantenimento di adeguate popolazioni di insetti e alla diversificazione dei paesaggi rurali mediante utilizzo controllato di erbicidi e pesticidi ed incremento dell’agricoltura biologica [Bc4], incoraggiamento delle pratiche agricole rotazionali [Bc5], promozione e miglioramento dell’utilizzo del set aside [Bc7] mantenimento o ringiovanimento di ambienti aperti (prati magri, praterie xeriche, arbusteti bassi e brughiere), anche attraverso il decespugliamento [Bc10]. La situazione sfavorevole di molte popolazioni rende necessario effettuare monitoraggi dello status delle popolazioni [C1, C2] così come delle cause di declinino mediante monitoraggio dell’habitat e delle sue alterazioni [C9]. Andrebbero poi pianificati degli studi particolareggiati finalizzati ad individuare potenziali interventi futuri [C11]. COSA NON FARE: La gestione forestale degli habitat collinari e montani dovrebbe essere improntata ad evitare l’eccessiva uniformità degli stand forestali e la ricolonizzazione delle radure e dei prati magri da parte della vegetazione arbustiva. Vanno altrettanto evitate le pratiche agricole basate sull’eccessiva meccanizzazione e sull’impiego massiccio di pesticidi che causano l’eliminazione degli elementi di diversificazione del paesaggio e la riduzione delle disponibilità alimentari per la specie. FATTORI CRITICI: Le cause principali di regresso della specie consistono nell’abbandono delle pratiche selvicolturali, agricole e pastorali tradizionali. Effetti consistenti ha avuto anche l’introduzione in agricoltura dell’uso di quantità massicce di pesticidi. Non va trascurato nemmeno l’effetto di disturbo che ha avuto l’incremento degli usi ricreativi degli habitat forestali. Uccello di abitudini notturne, il Succiacapre è uno dei pochi rappresentanti europei dell’ordine dei Caprimulgiformi. Lungo fino a circa 28 cm, circa 10 dei quali appartenenti alla coda, ha apertura alare di circa 60 cm. Colorazione bruno-grigiastra estremamente variegata, con striature longitudinali tendenti al nero sul vertice e sulle scapolari e macchie di colore più chiaro su tutto il corpo. Nel solo maschio sono presenti delle chiazze bianche sulle prime tre remiganti e sulle due timoniere esterne. La livrea è estremamente mimetica col colore dei rami o del terreno su cui è solito passare il giorno in riposo. Becco nerastro, corto ma molto largo e circondato da lunghe e spesse setole. Occhi molto grandi. Sia posato che in volo ha sagoma molto allungata, anche grazie alla lunga coda. In Lombardia la specie è migratrice e nidificante, mentre nelle regioni meridionali si registrano anche casi di svernamento. La migrazione si verifica nei mesi di aprile-maggio e da metà agosto a tutto settembre. Migratore trans-sahariano. L’habitat riproduttivo consiste in boschi aperti o in aree cespugliate, radurati e con ricco sottobosco, spesso confinanti con terreni agricoli, praterie, strade sterrate. Spesso pone il nido al limite delle aree aperte. In Italia preferisce i boschi di latifoglie. In Lombardia nidifica sui versanti ben esposti e asciutti tra i 250 e i 700 m di quota, ma buone densità si mantengono fino ai 1000 m e casi isolati sono possibili fino ai 1300 m. Il Succiacapre è presente nella maggior parte dei Parchi regionali lombardi con popolazioni stabili anche se non sempre abbondanti, manca da alcune delle aree protette caratterizzate dalla maggiori quote (Stelvio, Livignese) o dalle più marcate alterazioni antropiche (Nord Milano, Valle del Lambro). Monogamo, in periodo riproduttivo è territoriale. I maschi si esibiscono mediante il canto (un gracidio lungo e meccanico) e parate in volo. I territori sono di piccole dimensioni non superando i 7 ha di superficie. Nidifica al suolo in una piccola depressione del suolo non imbottita scelta allo scoperto o presso bassa vegetazione. In giugno-luglio vengono deposte 2, raramente 3, uova di 32×22 mm di dimensione, biancastre o color crema con macchie di dimensione varia tendenti al bruno. Vengono deposte una o due covate. L’incubazione, a carico principalmente della femmina, dura 17-18 giorni. Schiusa asincrona. I pulli sono semi-inetti e nidicoli, si involano a circa 16 giorni e dopo altri 16 giorni diventano indipendenti. Si alimentano di insetti catturati al volo, principalmente di falene e di coleotteri. Massimo Favaron Bibliografia Brichetti P., Fasola M., 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia. Editoriale Ramperto, Brescia. Boano G., Brichetti P., 1989. Proposta di una classificazione corologica degli uccelli italiani. I. Non passeriformi. Riv. ital. Orn. 59: 141-158. Cramp S., Simmons K.E.L., 1985. Birds of the Western Paleartic: Handbook of the Birds of Europe, the Middle East and North Africa. Vol IV (Terns to Woodpeckers). Oxford University Press, Oxford. Hagemeijer E.J.M., Blair M.J., 1997. The EBCC Atlas of European Breeding Birds: Their Distribution and Abundance. T. & A.D. Poyser, London. LIPU e WWF (a cura di), Calvario E., Gustin M., Sarrocco S., Gallo-Orsi U., Bulgarini F., Fraticelli F., 1999. Nuova lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia. Riv. ital. Orn. 69: 343. Meschini E., Frugis S., 1993. Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX: 1-344. Tucker G.M., Heath M.F., 1994. Birds in Europe: their conservation status. BirdLife Conservation Series n° 3. BirdLife International, Cambridge.