Occhiocotto Sylvia melanocephala Gmelin, 1789 Codice lista italiana: 110.580.0.008.0 Priorità: 9 RARITÀ GENERALE: valore = 0: La specie non rientra in alcuna “Lista Rossa” e non è inclusa nell’Allegato I alla Direttiva “Uccelli” (CEE/79/409). In Italia risulta distribuita in gran parte delle regioni centro-meridionali e nei sistemi insulari minori. Nelle regioni settentrionali è circoscritta alle zone costiere e alle “isole xerotermiche” presenti nel lombardo-veneto. La popolazione riproduttiva complessiva italiana è valutata in circa 400.000 coppie. Specie concentrata in Europa, ma con uno status di conservazione complessivamente favorevole. COROLOGIA: valore = 2: L’Occhiocotto ha corologia mediterraneo-macaronesica; il suo areale di distribuzione europeo si estende a tutte le regioni mediterranee. E’ presente anche lungo le coste del Maghreb, Libia, Siria, Israele, Libano e Giordania. FRAGILITÀ [dimensioni della popolazione]: valore = 0: Stabile o in espansione in tutti i paesi europei in cui se ne conosce lo status; mancano informazioni relativamente ai paesi più orientali. La popolazione europea è attualmente stimata in più di tre milioni di coppie nidificanti. Molto comune durante la migrazione primaverile sulle isole e sulla costa occidentale italiana. CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 3: Nidificante abbastanza raro, distribuito in circa il 5% delle tavolette del territorio regionale, principalmente nell’area pedemontana bresciana e attorno al Lago di Garda. La popolazione nidificante lombarda è stimata in un centinaio di coppie. Come svernante occupa all’incirca le stesse aree spingendosi leggermente più ad ovest nelle Prealpi bergamasche; il numero di individui svernanti è compreso tra 200 e 400. SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 3: La specie seleziona stazioni caratterizzate da una xerotermia più o meno spiccata; la presenza dell’Occhiocotto è legata a fitocenosi di tipo submediterraneo sia di tipo boschivo sia in associazione con ambienti di tipo arbustivo. CRITICITÀ: valore = 2: Le popolazioni prealpine di occhiocotto presenti nel territorio regionale rappresentano un nucleo isolato dal nucleo distributivo principale, essenzialmente peninsulare. In quest’area raggiunge il limite settentrionale dell’areale. STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Trattandosi di una specie fortemente selettiva per habitat rari e poco diffusi, la principale strategia di conservazione consiste nella applicazione di interventi diretti sull’habitat [B]. Per lo stesso motivo si consiglia l’esecuzione di monitoraggi sulla popolazione esistente (così da individuare eventuali azioni di supporto a nuclei in diminuzione) [C]. TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Le preferenze dell’Occhiocotto per ambienti ecotonali xerotermici suggeriscono innanzitutto il mantenimento o la creazione di tali ambienti [Bc1] e in secondo luogo l’incoraggiamento di pratiche agricole rotazionali [Bc5] e il mantenimento e il ringiovanimento degli ambienti aperti naturali e semi-naturali [Bc10]. La progressiva rarefazione degli ambienti idonei alla permanenza della specie rendono necessarie attività di monitoraggio rivolte alla verifica dello status delle popolazioni che nidificano e svernano nella Regione [C2]. COSA NON FARE: Appare essenziale evitare il rimboschimento, anche naturale, delle aree occupate da questa (e altre) specie legata ad aspetti xerotermici della vegetazione arbustiva. FATTORI CRITICI: Il principale fattore di minaccia è costituito dalla perdita di zone ecotonali di tipo submediterraneo. Passeriforme della famiglia dei Silvidi, con lunghezza di 13-14 cm e apertura alare di 1518 cm. Il maschio presenta il capo nero lucente nel quale spicca l’occhio, circondato da un anello perioculare rosso, la gola e il petto bianchi, mentre le parti superiori del corpo sono grigie. La femmina ha una colorazione meno contrastata, il capo è bruno scuro ed è simile ai giovani. Il canto ricorda quello della sterpazzola, ma è più musicale ed è intercalato da note d’allarme. Produce spesso una serie di richiami aspri mono o bisillabici. La specie è ampiamente diffusa nel Mediterraneo, in Asia minore e ad est fino oltre il Mar Caspio. In Europa le popolazioni, considerate sedentarie e migratrici parziali, sono circoscritte alle regioni che si affacciano sul Mediterraneo. In Italia è sedentario e migratore regolare e parzialmente svernante, molto diffuso lungo le coste della penisola e su tutte le isole; di rilievo la sua presenza in alcune oasi xerotermiche nel lombardo-veneto e in Piemonte. Queste popolazioni rappresentano il limite settentrionale di distribuzione. Al Nord non è segnalato sopra o 700 metri s.l.m., mentre al Sud l’Occhiocotto è stato segnalato a quote superiori, persino a 1500 metri s.l.m. in Sicilia. In Lombardia è presente in una stretta fascia di territorio nei settori prealpino e benacense orientali e più scarsamente centrali; è legato a particolari biotopi e fitocenosi che si rinvengono in maniera discontinua e frammentata nel territorio in questione. Il settore lombardo prealpino, suo probabile centro d’irradiazione in Lombardia, è situato lungo la zona costiera gardesana, nelle fitocenosi submediterranee del leccio (Quercus ilex) e della roverella (Quercus pubescens). Oltre il 90% delle popolazioni lombarde risiede in territorio bresciano, lungo tutto l’arco collinare prospiciente la pianura, dai monti Alto e Orfano a occidente al Garda verso oriente (la specie è abbondante nel Parco dell’Alto Garda Bresciano). Nell’Oltrepò Pavese la sua presenza è da considerarsi limitata ed instabile. In provincia di Lecco è presente in diversi parchi: comune nel Parco Montevecchia e Valle del Curone dove sono attualmente presenti delle piccole colonie sedentarie, risulta raro e localizzato o semplicemente sporadico nei parchi delle Grigne e San Genesio (non ancora istituiti) e del Barro. E’ comune anche nel Parco dei Colli di Bergamo. L’ambiente elettivo è rappresentato da macchia mediterranea e boscaglie, mentre è meno frequente in boschi e garighe. Predilige, oltre alla boscaglia di leccio, consorzi arbustivi submediterranei dominati dalla roverella e da cespugli consociati di scotano (Cotinus coggygea) ed il terebinto (Pistacia terebinthus), oltre a macchie di rovi e di rose selvatiche. Sulle Prealpi, in questi ambienti la specie sembra in costante espansione. Si ciba soprattutto di invertebrati; tra le prede vi sono larve di lepidotteri, ortotteri, afidi e ragni; nella tarda estate ed in autunno l’Occhiocotto si alimenta anche di frutti come fichi, uva e semi di varie piante. Si riproduce da metà marzo in avanti ed il nido è costruito in cespugli; le uova (3-4) sono color oliva pallido, macchiate di bruno o di rosso, e vengono covate per circa due settimane da entrambi i partner. L’involo dei giovani avviene dopo 1213 giorni. La nidificazione può proseguire fino a luglio: effettua seconde covate e può deporre diverse covate di rimpiazzo. Elisabetta de Carli e Marina Nova Bibliografia Boano G., Brichetti P., Micheli A., 1990. Proposta di una classificazione corologica degli uccelli italiani. II. Passeriformi e specie accidentali. Riv. ital. Orn. 60: 105-118. Brichetti P., Fasola M., 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia. Editoriale Ramperto, Brescia. Fornasari L., Bottoni L., Massa R., Fasola M., Brichetti P., Vigorita V., 1992. Atlante degli uccelli svernanti in Lombardia. Regione Lombardia, Università degli Studi di Milano. Hagemeijer E.J.M., Blair M.J., 1997. The EBCC Atlas of European Breeding Birds: Their Distribution and Abundance. T. & A.D. Poyser, London. Macchio S., Messineo A., Licheri D., Spina F., 1999. Atlante della distribuzione geografica e stagionale degli uccelli inanellati in Italia negli anni 1980-1994. Biol. Cons. Fauna, 103: 1-276. Meschini E., Frugis S., 1993. Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX: 1-344. Tucker G.M., Heath M.F., 1994. Birds in Europe: their conservation status. BirdLife Conservation Series n° 3. BirdLife International, Cambridge.