Nome scientifico: Aythya nyroca L

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Smeriglio
Falco columbarius (Linnaeus, 1758)
Codice lista italiana: 110.457.0.003.0
Priorità: 9
RARITÀ GENERALE: valore = 3: Lo Smeriglio non nidifica in Italia e pertanto non rientra
nella “Lista Rossa” italiana: la specie è infatti presente esclusivamente durante i periodi di
migrazione e nel corso dell’inverno. Lo Smeriglio, come tutti i rapaci, è una specie
particolarmente protetta dalla legislazione italiana (L.157/92).
COROLOGIA: valore = 0: Lo Smeriglio, specie a vastissima diffusione, in Europa nidifica
nell’Isole Britanniche, Islanda, Penisola Scandinava, Stati Baltici e Russia. Considerata
l’ampia distribuzione al di fuori dell’Europa la specie è assegnabile alla corologia oloartica.
FRAGILITÀ [dimensioni della popolazione]: valore = 3: La popolazione europea è stimata
intorno alle 10.000-17.000 coppie nidificanti, a cui si devono aggiungere le 25.000-35.000
russe. Attualmente non sono riscontrabili importanti minacce per la specie, almeno nei
quartieri riproduttivi, anche se in passato ha sofferto a causa dell’inquinamento chimico da
pesticidi organo-clorurati, che sembrano perlopiù aver colpito la specie nelle aree di
svernamento.
CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 3: In Lombardia lo Smeriglio è
migratore regolare e svernante. L’Atlante degli uccelli svernanti in Lombardia lo indica
presente nell’8% delle tavolette regionali, con la maggior parte delle osservazioni nella
pianura irrigua delle province di Pavia, Cremona, Bergamo e Brescia; alcuni dati si hanno
anche per la Valtellina e la Provincia di Como. La popolazione svernante è stimata tra i 25
e i 165 individui.
SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 1: L’habitat più frequentato nel corso del periodo
invernale è quello delle campagne alberate e delle zone umide, ma anche brughiere e
arbusteti estesi, purché con bassa densità antropica.
CRITICITÀ: valore = 0: Il territorio regionale, nel contesto della situazione nazionale, risulta
non eccessivamente importante per la specie. La specie infatti sverna, seppur con densità
non elevate, in tutto il territorio italiano, dal piano ai monti, rimanendo comunque a
modesta altitudine.
STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Per la specie sono auspicabili interventi che vadano nella
direzione dell’incremento di habitat disponibile [B] e l’esecuzione di monitoraggi sulla
popolazione svernante [C].
TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Gli interventi per la conservazione della specie dovrebbero
prevedere il mantenimento o la creazione di zone ecotonali (es. siepi tra i campi) [Bc1], il
mantenimento dei prati polifiti permanenti (prati pingui, irrigui) [Bc6] e la promozione e
miglioramento dell’utilizzo del set-aside [Bc7]. Sarebbe inoltre desiderabile il
monitoraggio dello status delle popolazioni (consistenza delle popolazioni svernanti) [C2].
COSA NON FARE: Non si ravvedono particolari azioni che possano in qualche modo
minacciare direttamente la specie, se non il taglio invernale delle alberate, spesso utilizzate
dalla specie come posatoio o rifugio.
FATTORI CRITICI: La persecuzione da parte di bracconieri potrebbe essere in alcuni casi uno
dei fattori critici più influenti.
Rapace diurno della famiglia degli Falconidi, raggiunge una lunghezza di circa 25-30 cm e
un’apertura alare di 50-62 cm: è il più piccolo falco della Regione Paleartica. La femmina
ha dimensioni leggermente superiori a quelle del maschio e l’abito è diverso nei due sessi:
nel maschio infatti le parti superiori sono di colore blu-ardesia, mentre le parti inferiori
sono di color ruggine, con macchie più scure. Le remiganti sono quasi completamente nere;
banda terminale nera sulla coda. La femmina ha le parti superiori marroni, con le remiganti
più scure, mentre le parti inferiori sono fortemente macchiate con piccoli punti scuri. La
coda è barrata in modo evidente.
Nel corso della stagione invernale risulta ampiamente distribuito in tutta Europa, sino al
bacino mediterraneo; soltanto pochi individui raggiungono il Nord-Africa. Gli individui
che giungono nel bacino mediterraneo appartengono alla sottospecie che nidifica in Europa
nord-orientale e in Siberia nord-occidentale.
Nel corso dell’inverno è distribuito essenzialmente nell’area planiziale e nelle più ampie
vallate montane. Prediligendo i boschi radi e le campagne alberate le aree potenzialmente
più idonee alla specie sono quelle dei parchi fluviali, dove la matrice agricola è spesso
interrotta dalla presenza dei boschetti ripariali oltre che dalle bordure alberate dei campi.
Nel corso dell’inverno l’alimentazione dello Smeriglio è principalmente costituita da
uccelli di ambiente aperto che vengono cacciati abilmente in volo con tecniche molto varie:
le principali prede sono rappresentate da allodole, ballerine, Turdidi. Una bassa percentuale
di micromammiferi e insetti integra regolarmente la dieta. In genere si muove effettuando
un ampio zig-zag, volando a bassa quota parallelamente al terreno.
Luciano Bani
Bibliografia
Boano G., Brichetti P., 1989. Proposta di una classificazione corologica degli uccelli
italiani. I. Non passeriformi. Riv. ital. Orn. 59: 141-158.
Brichetti P., De Franceschi P., Baccetti N., 1992. Fauna d’Italia. XXIX. Aves I - Gaviidae Phasianidae. Edizioni Calderini, Bologna.
Fornasari L., Bottoni L., Massa R., Fasola M., Brichetti P., Vigorita V., 1992. Atlante degli
uccelli svernanti in Lombardia. Regione Lombardia, Università degli Studi di Milano.
Hagemeijer E.J.M., Blair M.J., 1997. The EBCC Atlas of European Breeding Birds: Their
Distribution and Abundance. T. & A.D. Poyser, London.
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