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Astore
Accipiter gentilis (Linnaeus, 1758)
Codice lista italiana: 110.452.0.002.0
Priorità: 11
RARITÀ GENERALE: valore = 2: Secondo la nuova “Lista Rossa” italiana appartiene alla
categoria delle specie “vulnerabili”. In Italia possiede una distribuzione discontinua ed è
assente in alcuni settori dell’Appennino meridionale; la popolazione riproduttiva italiana è
valutata in 500-800 coppie. La sottospecie sarda, Accipiter g. arrigonii (taxon endemico
della Sardegna e della Corsica), è invece considerata “in pericolo”.
COROLOGIA: valore = 0: L’Astore possiede un areale esteso sull’intera Regione Oloartica:
Europa, Asia e Nordamerica (corologia oloartica). In Italia continentale è presente la specie
nominale (Accipiter g. gentilis) mentre in Sardegna e in Corsica vi è la sottospecie
Accipiter g. arrigonii.
FRAGILITÀ [dimensioni della popolazione]: valore = 2: La popolazione europea è stimata in
60.000-90.000 coppie nidificanti, a cui si devono aggiungere le 70.000-100.000 russe, con
densità variabili tra 6-12 coppie/100 kmq (in Europa centrale e occidentale), ma che in
taluni casi possono aumentare fino a 25-50 coppie/100 kmq. Le principali minacce per la
specie sono rappresentate dall’espansione delle aree urbanizzate e dal taglio di estese
porzioni di foresta, come è stato documentato per alcune regioni dell’Europa settentrionale.
CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 3: In Lombardia la specie risulta
limitata quasi esclusivamente al settore alpino, con una modesta penetrazione in quello
prealpino e nell’alta pianura, almeno dove permangono estese foreste di conifere. Specie
abbastanza rara, è segnalata come nidificante in circa 1/5 delle tavolette IGMI regionali,
con una popolazione stimata in meno di 100 coppie.
SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 3: In Italia, e in Lombardia, la specie risulta limitata
quasi esclusivamente alle zone montane; in periodo riproduttivo frequenta diverse
formazioni boschive dominate da alberi ad alto fusto. Le maggiori densità si osservano tra i
1200 e i 1500 m, con una distribuzione altitudinale che va dai 1000 sino al limite superiore
della vegetazione arborea, se si escludono alcune situazioni localizzate (vedi Alta Pianura
lombarda, 250 m s.l.m.).
CRITICITÀ: valore = 3: Il territorio regionale, nel contesto della situazione nazionale, risulta
decisamente importante per la specie. In Italia infatti l’Astore nidifica nelle regioni
montane settentrionali e centro-settentrionali: in questo caso l’arco alpino gioca un ruolo
fondamentale come uno dei principali areali di nidificazione all’interno del territorio
italiano.
STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Come per altre specie di rapaci sono auspicabili interventi
diversificati che vadano nella direzione dell’incremento di habitat disponibile [B] e
l’esecuzione di monitoraggi sulla popolazione esistente (così da individuare eventuali
azioni di supporto a nuclei in diminuzione) [C].
TIPOLOGIE DI INTERVENTO: La conservazione di questa specie legata alle formazioni
indigene d’alto fusto necessita il mantenimento dei boschi maturi nonché, ove opportuno,
di rimboschimenti in relazione alla tipologia del bosco originario [Bb1], a cui si
accompagnino interventi selvicolturali volti al ripristino ed al mantenimento di boschi
autoctoni ed alla conversione dei boschi cedui in boschi ad alto fusto [Bb5]. E’ inoltre
auspicabile una attiva protezione dei siti riproduttivi, in particolare nei siti di nidificazione
a minor quota [Bd4]. Il monitoraggio dello status delle popolazioni [C2] consentirebbe di
appurare meglio le dinamiche in corso e l’efficacia delle misure di gestione e degli
interventi, visto che nella regione, così come avviene per buona parte dei rapaci più elusivi,
le conoscenze circa l’effettiva distribuzione e entità delle popolazione non appaiono
soddisfacenti.
COSA NON FARE: Si tratta di una specie molto elusiva e schiva: è pertanto da evitare ogni
forma di disturbo diretto al nido.
FATTORI CRITICI: Aperture di strade all’interno dei corpi boschivi estesi: talune operazioni
selvicolturali che formano radure all’interno dei boschi estesi maturi, se da un lato creano
“ecotoni” utilizzabili per la caccia, dall’altro ne compromettono l’idoneità per la
costruzione del nido.
Rapace diurno della famiglia degli Accipitridi, raggiunge una lunghezza di circa 48-62 cm,
e un’apertura alare di 96-127 cm. I sessi hanno una morfologia e colorazione simile, anche
se la femmina è circa 1/3 più grande del maschio. Le parti superiori sono grigio-brune; il
capo è scuro con uno stretto sopracciglio bianco macchiato di nero (più marcato nella
femmina). Parti inferiori e copritrici alari fortemente barrate di marrone su sfondo bianco.
Sottocoda bianco (più evidente nella femmina) e coda bianca barrata.
In Italia la specie e tendenzialmente stanziale; compie al massimo spostamenti altitudinali,
con alcuni individui che, nel corso dell’inverno, si portano dai monti al piano. Il nord Italia
è tuttavia interessato dall’arrivo di modesti contingenti di popolazioni nordiche, che
possono essere considerati erratismi perlopiù limitati a soggetti immaturi.
Nidifica in modo continuo su tutto l’arco alpino e penetra nella fascia prealpina (Orobie,
Val Camonica, Alto Garda). Le densità non sono note per tutta la regione. Occupa con
basse densità la fascia collinare e dell’alta pianura; nidifica regolarmente ad esempio nel
Parco del Campo dei Fiori e in quello della Pineta di Appiano Gentile e Tradate. In ogni
caso l’habitat preferito è rappresentato dalle formazioni di conifere: la maggior parte della
popolazione regionale nidifica nelle peccete montane e subalpine estese e poco disturbate;
sono invece evitate le formazioni troppo chiuse (fitte) o troppo giovani oppure soggette a
frequenti interventi selvicolturali. All’interno delle aree protette la specie è verosimilmente
presente con densità variabili in tutti o nella maggior parte dei parchi regionali montani e
nel Parco Nazionale dello Stelvio
Si nutre di uccelli e mammiferi, sino alle dimensioni di una Galliforme o di un Lagomorfo,
(galli forcelli, ghiandaie, colombacci, scoiattoli, lepri). Effettua una caccia di appostamento
su prede che in genere sono ferme.
Benché specie molto elusiva, l’Astore è più facilmente visibile nel periodo di
corteggiamento (marzo), quando effettua il caratteristico volo “a festoni” sopra il territorio
di nidificazione.
Il nido viene costruito principalmente dal maschio nel mese di marzo e può essere
riutilizzato di anno in anno. Esso è ubicato tra i 10 e i 20 m dal suolo presso le biforcazioni
o su rami laterali di grossi alberi. Le dimensioni variano tra gli 80 e i 120 cm di diametro,
con uno spessore di circa 40 cm. La deposizione (2-4 uova) si ha intorno alla metà di aprile
e la schiusa avviene dopo 35-38 giorni di incubazione, principalmente a carico della
femmina, talvolta coadiuvata dal maschio. I pulli abbandonano il nido dopo circa 35-45
giorni e raggiungono l’indipendenza dopo 70 giorni.
Luciano Bani
Bibliografia
Boano G., Brichetti P., 1989. Proposta di una classificazione corologica degli uccelli
italiani. I. Non passeriformi. Riv. ital. Orn. 59: 141-158.
Brichetti P., De Franceschi P., Baccetti N., 1992. Fauna d’Italia. XXIX. Aves I - Gaviidae Phasianidae. Edizioni Calderini, Bologna.
Brichetti P., Fasola M., 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia. Editoriale
Ramperto, Brescia.
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Hagemeijer E.J.M., Blair M.J., 1997. The EBCC Atlas of European Breeding Birds: Their
Distribution and Abundance. T. & A.D. Poyser, London.
LIPU e WWF (a cura di), Calvario E., Gustin M., Sarrocco S., Gallo-Orsi U., Bulgarini F.,
Fraticelli F., 1999. Nuova lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia. Riv. ital. Orn. 69: 343.
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