Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 Bollettino della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati – Roma Cari parrocchiani e amici, immenso facciamo nostra la gioiosa preghiera di lode di Paolo nella lettera agli Efesini: “Benedetto Dio, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione in Cristo… In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità… predestinandoci ad essere per lui suoi figli adottivi mediante Gesù Cristo”. Anche noi, carissimi parrocchiani, come Paolo, vogliamo ricordarvi nelle nostre preghiere affinché: “il Dio di N.S. Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di Lui; illumini gli occhi della vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi”. È il dono che ha fatto a quei sapienti dell’oriente, i Magi, che ricordiamo nell’Epifania, e che desideriamo per voi e per noi. Buona settimana a tutti e ad ognuno in particolare: abbiamo iniziato il nuovo anno celebrando la maternità di Maria, madre di Dio. Il bambino nato da lei è la benedizione per tutta l’umanità e l’intera creazione. Il Nome di Dio, con la venuta nella carne del Figlio, risuonerà sempre come: “Gesù”, che significa “il Signore salva”. In questa seconda domenica dopo il Natale, la Chiesa, nella quale siamo stati generati alla Vita eterna per mezzo del battesimo, ci invita a crescere nella consapevolezza e nella gioia della nuova esistenza ascoltando il prologo del vangelo di Giovanni. È un testo che apre uno squarcio nell’immensità dell’amore di Dio che si rivela nell’Incarnazione del suo Figlio. È l’evento culminante della storia con conseguenze inaudite per tutti coloro che si aprono alla sua luce. “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”. E questo perché, - ed è questa la grande novità salvifica del cristianesimo-: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”. Davanti a questo dono La Comunità dei Missionari Redentoristi -1- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 Il Vangelo della Domenica Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-5.9-14) In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. I cristiani cominciano a contare gli anni, a raccontare la storia, da Natale, che è il nodo vivo del tempo, che segna un prima e un dopo. Attorno a quel giorno danzano i secoli e la mia vita. Giovanni comincia il vangelo convocando l’«in principio» del tempo e le profondità di Dio: In principio era il Verbo e il Verbo era Dio. Non esiste una storia che risalga più indietro, che vada più lontano, che ci faccia sconfinare più al largo. Tutto è stato fatto per mezzo di Lui. Nulla di nulla senza di lui. «In principio», «tutto», «nulla», parole che ci mettono in rapporto con l’immensità e la totalità della vita: non solo gli esseri umani e gli animali, «nostri fratelli minori», ma il filo d’erba e la pietra, tutto è stato plasmato -2- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 dalle sue mani e ne porta l’impronta viva: «anche nel cuore della pietra Dio sogna il suo sogno e di vita la pietra si riveste» (Vannucci). In Lui era la vita. Gesù, venuto nella vita come datore di vita, non ha mai compiuto un miracolo per punire o intimidire. I suoi sono sempre segni che guariscono la vita, la accrescono, la fanno fiorire. Non è venuto a portare una nuova teoria religiosa o un migliore sistema di pensiero, ha comunicato vita, e anelito a sempre più grande vita: sono venuto perché abbiate vita in abbondanza (Gv 10,10). Gesù pianta la sua tenda in mezzo agli uomini, anzi nel mezzo, nel centro nel cuore di ogni uomo, di tutto l’uomo. Questa è la profondità ultima del Natale: nella mia, come nella tua carne, respira il Signore della vita. Io passo nel mondo portando in me il cromosoma di Dio, intrecciato con l’inconsistenza della polvere del suolo da cui Adamo è plasmato. Veniva nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo. Ogni uomo, nessuno escluso, ha quella luce. Che illumina come un’onda immensa, come una sorgente che non si spegne, come un sole nella notte. E la vita era la luce degli uomini. Una cosa enorme: la vita è luce, è una grande parabola luminosa che racconta Dio. Il Vangelo ci insegna a sorprendere parabole nella vita, e riflessi di cielo perfino nelle pozzanghere della vita. Allora il Dio della religione, quello delle teorie e delle celebrazioni, si ricongiunge con il Dio della vita, quello dei gesti, degli affetti e degli incantamenti. Venne fra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio. Accogliere: parola che sa di porte che si aprono, di mani che accettano doni, di cuori che fanno spazio alla vita. Parola semplice come la libertà, potente come la maternità. Dio non si merita, si accoglie. Facendogli spazio in noi, come una donna fa spazio al figlio che accoglie nel suo grembo, appena sotto il cuore. (P. Ermes Ronchi) PREGA CON IL SALMO 66 Insegnaci, Signore, a far memoria delle tue meraviglie, perché la tua venuta sia per noi sorgente di vera gioia. Ti lodiamo per l’umiltà con cui hai scelto di vivere in una famiglia umana, con Maria e Giuseppe nella casa di Nazaret. Rendici aperti ai tuoi doni, capaci di semplicità, testimoni della bellezza, cercatori del tuo volto, artefici di unità. -3- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 L’EPIFANIA DEL SIGNORE: I RE MAGI Nella Sacra Scrittura Il Vangelo di Matteo narra di alcuni magi che, seguendo una stella, giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il re dei Giudei appena nato (Mt 2,1-2). A Gerusalemme i Magi incontrarono re Erode che, molto turbato dalla notizia della nascita di un re dei Giudei, convocò i sommi sacerdoti e gli scribi, per chiedere loro di fargli conoscere il luogo della nascita del Messia. Essi risposero che - secondo il profeta Michea (5,1) egli sarebbe dovuto nascere a Betlemme, in terra di Giuda. Erode inviò dunque i Magi a Betlemme, chiedendo loro di tornare da lui e riferirgli, in modo che anche lui potesse andare ad adorare il nuovo nato (Mt 2,3-8). Sempre seguendo la stella i Magi giunsero a Betlemme, dove trovarono il Bambino e Maria, e si prostrarono per adorarlo. Al Bambino offrirono oro, incenso e mirra. Tornarono poi, dopo essere avvertiti in sogno di non ripresentarsi a Erode, a casa per un’altra strada (Mt 2,9-12). Molti aspetti di questo racconto hanno dei riscontri nella storia. Il termine “magi” era usato per indicare i, sacerdoti persiani, ma anche - e così è inteso in questo brano del Vangelo - coloro che erano dei veri esperti di astrologia. Il luogo della loro provenienza, invece, anche considerando i doni che avrebbero portato al nuovo nato, probabilmente è da situare nell’Arabia o in Mesopotamia, l’odierno Iraq. La nascita di una stella in corrispondenza di un evento importante è un modello narrativo conosciuto nell’antichità. Ma di quale stella si trattò? Già Giovanni Keplero nel XVII secolo aveva tentato di offrire una spiegazione; ma come può una stella muoversi da Gerusalemme a Betlemme, per una decina di chilometri, fermandosi sopra una stalla? E ancora, che stella avrebbe potuto essere? Una “supernova”, una stella molto luminosa, nuova? In tal caso essa sarebbe stata vista e descritta anche dai precisissimi astronomi cinesi, che però non annotano nulla. Oppure si trattò di una cometa - si è pensato a quella di Halley - che è regolarmente visibile dalla Terra? Ma secondo i calcoli essa era passata già parecchi anni prima, nel 12 o 11 a.C. C’è una terza ipotesi: la congiunzione straordinaria di pianeti, Giove e Saturno, nella costellazione dei pesci. Essa però non è né luminosa né è un’unica stella, come dice il Vangelo. Tutte e tre le possibilità presentano quindi delle difficoltà e a tutt’oggi non è ben chiaro cosa possano aver -4- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 visto e seguito i saggi dell’Oriente. La spiegazione più attendibile e più importante rimane quella della fede. Molto più concreto, dal punto di vista storico, è invece il riferimento a Erode, che fu re anche della Giudea (oltre che di altri territori) dal 37 al 4 a.C. La menzione di questo principe, colloca il racconto di Matteo in una cornice storica. Ci ricorda anche che il calcolo di Dionigi il Piccolo (470-540 circa) secondo cui la nascita di Gesù risale all’anno 753 dopo la fondazione di Roma, è sbagliato di qualche anno: Gesù è nato quindi nel 7 o nel 4 a.C. Riguardo ai doni dei Magi, essi ci ricordano due versetti dell’Antico Testamento. In Isaia troviamo scritto: «Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,6). E il salmo 72 dice: «I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re Arabi e di Saba offriranno tributi» (72,10). I doni sono l’omaggio di tutti i popoli della terra al Figlio di Dio, l’ingresso dei popoli pagani nella Chiesa di Cristo. Più tardi i doni diventeranno tre in corrispondenza al numero dei Magi. In Matteo, invece, essi sono piuttosto segno di regalità. Anche l’interpretazione del significato dei doni - oro per il re, incenso per Dio, mirra per la sepoltura - è tardiva, ma influirà molto sull’idea che i Magi stessi furono dei re. Che tutto il racconto sia semplicemente un’invenzione dell’Evangelista? L’esegesi cattolica lo ha sempre negato. Il testo è troppo intrecciato con quello seguente (Mt 2,13-23), e senza di esso anche la fuga in Egitto e la strage degli innocenti rimarrebbe senza senso. Le leggende e l’iconografia L’Epifania del Signore, il giorno in cui il Figlio di Dio si mostra sulla terra, fin dal IV secolo è collegata con la venuta dei Magi. Essi, prostrandosi davanti al Bambino di Betlemme, mostrano di adorarlo come Dio, e divengono, per questo, figure importanti per la religione cristiana, in quanto considerati i primi adoratori del Signore. Le figure dei Magi, però, non furono, fin dall’inizio, solo oggetto di riflessione teologica, ma anche di raffigurazioni pittoriche che ne determinarono caratteristiche e specificità “extrabibliche”, che entrarono a far parte stabilmente della cultura cristiana fino ad oggi. Così già con Origene (185-254 d.C.) troviamo il numero dei Magi fissato a tre - forse a causa dei tre doni. A ben vedere il testo di Matteo però non ci dice il numero, e la prima iconografia non si limita a tre. -5- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 Mentre, infatti, troviamo la rappresentazione dei Magi nelle catacombe di Priscilla, in un dipinto del III secolo che ci mostra tre magi con i loro doni che vanno verso una Madonna con il bambino seduta su una cattedra, nelle catacombe dei santi Pietro e Marcellino, sempre a Roma, ma un secolo dopo, i Magi sono due; e nelle catacombe di Domitilla, sempre dello stesso periodo, i Magi sono invece quattro. Ben presto, comunque, la tradizione, associando i doni ai Magi, si fisserà sul numero di tre. Simili scene si trovano su sarcofagi della stessa epoca o di poco più tardi. Nelle rappresentazioni i Magi sembrano significare l’adorazione di tutte le genti e la salvezza che è per tutti. Nell’imponente mosaico nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, i Magi rappresentano l’adorazione del Signore da parte di tutti i popoli. Nelle prime raffigurazioni i Magi si presentano vestiti da Orientali, con una tunica corta e pantaloni aderenti e il tipico berretto frigio. Questo loro modo di essere raffigurati sembra aver preservato la basilica della Natività di Betlemme dalla distruzione da parte dei Persiani nel VII secolo. In quel tempo, infatti, sulla facciata della basilica vi era un mosaico che raffigurava i Magi vestiti con abiti persiani. Solo nel VI secolo i Magi diventano anche re. Di una loro regalità nel Nuovo Testamento non troviamo traccia, ma Cesario, vescovo di Arles, li descrive come tali. Sembra essere il primo: nel martirologio romano non sono indicati né come santi né come re, e anche nei vangeli apocrifi di quell’epoca, non sono mai chiamati “re”. I “re magi” non sono venerati come santi nella Chiesa cattolica, ad eccezione della città di Colonia, in Germania, che li venera come propri patroni, nella cui cattedrale sono conservate le reliquie, dove giunsero per ordine di Federico Barbarossa dopo la conquista di Milano nel 1164. Da allora riposano in un prezioso e grande reliquiario. Rimase vivo il culto dei Magi anche a Milano, seppur in modo minore rispetto alla Germania, dove nei giorni precedenti la festa dell’Epifania, i bambini, vestiti da magi, segnano sulle porte delle case le lettere C+M+B e l'anno: molti pensano si tratti delle iniziali dei Magi. Invece è l’abbreviazione di “Christus mansionem benedicat”, cioè “Il Signore benedica la casa”. Dal IX secolo in poi i Magi, ormai considerati anche dei re, ricevono dei nomi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Poco più tardi, probabilmente sotto l’influsso dei popoli conosciuti nelle Crociate, si assoceranno ai Magi anche le razze umane, rendendo Baldassarre un africano con la pelle scura, Gaspare invece avrà le sembianze orientali e Melchiorre avrà le fattezze di un europeo. Così i Magi saranno anche associati ai tre continenti conosciuti. (Da: «Messa meditazione» – gennaio 2015) -6- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 IL PRESEPE DI SAN GIOACCHINO -7- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 Memoria liturgica – 5 gennaio SAN GIOVANNI NEUMANN Vescovo di Filadelphia, Pensilvania, USA, nato a Prachatitz in Boemia il 28 marzo 1811, figlio di Filippo Neumann e Agnes Lebis. Frequenta la scuola a Budweis e vi entra nel seminario nel 1831. Due anni dopo si trasferisce all'università Charles Ferdinand a Praga, dove studia teologia. Spera di essere ordinato nel 1835, ma ecco, il vescovo decide che non vi saranno altre ordinazioni. Oggi è difficile immaginare la cosa, ma all'epoca la Boemia era gremita di sacerdoti. Giovanni scrive a tutti i vescovi d'Europa ma la storia si ripete ovunque. Nessuno vuole altri sacerdoti. Giovanni è convinto di essere chiamato al sacerdozio ma tutte le porte che conducono alla vocazione sembrano chiuderglisi in faccia. Giovanni non rinuncia. Ha imparato l'inglese lavorando in una fabbrica dove i lavoranti parlavano l'inglese. Così scrive ai vescovi in America. Finalmente un vescovo di New York accetta di ordinarlo. Per poter seguire la chiamata di Dio al sacerdozio Giovanni è costretto a lasciare per sempre la sua madre patria e ad attraversare l'atlantico per recarsi in una terra nuova e ancora aspra. A New York, Giovanni diventa uno dei 36 sacerdoti a servizio di 200.000 cattolici. La sua parrocchia, nella parte occidentale dello stato di New York si estende dal lago Ontario alla Pensilvania. La sua chiesa non ha né campanile né pavimento, ma poco importa perché Giovanni è quasi sempre per via e si sposta di villaggio in villaggio, scalando le montagne per rendere visita ai malati, trovando riparo nelle soffitte e nelle taverne ove insegna, e celebrando la Messa su tavole di cucina. La mole del suo lavoro è tanta e la sua parrocchia è molto isolata. Giovanni sente il desiderio di appartenere ad una comunità e entra a fare parte dei Redentoristi, una congregazione di sacerdoti e frati dedicata ad aiutare i poveri e più abbandonati. Primo fra i sacerdoti ad entrare nella Congregazione in America, prende i voti a Baltimora il 16 gennaio 1842. -8- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 Fin dall'inizio i suoi compagni religiosi lo stimano moltissimo per la sua santità evidente, per il suo zelo e la sua affabilità. La sua conoscenza di ben sei lingue moderne lo rende particolarmente adatto a lavorare nella società multilingua americana del XIX secolo. Lavora a Baltimora e a Pittsburgh, e nel 1847 viene nominato Visitatore o Superiore Maggiore dei Redentoristi negli Stati Uniti. Padre Frederick von Held, Superiore della provincia belga alla quale le case Americane appartengono, dice di lui: "E' un grand'uomo in cui la pietà si unisce ad una personalità forte e prudente". Ha un gran bisogno di queste qualità durante i due anni in cui regge quell'ufficio, poiché la fondazione americana sta attraversando un periodo di aggiustamento molto provato. Quando depone il suo incarico nelle mani di Padre Bernard Hafkenscheid, i Redentoristi degli Stati Uniti saranno ormai meglio preparati a diventare una provincia autonoma, il che avverrà nel 1850. Padre Neumann viene nominato vescovo di Filadelfia ed è consacrato a Baltimora il 28 marzo 1852. La sua diocesi è enorme e sta attraversando un periodo di notevole sviluppo. Come vescovo, fu il primo ad organizzare un sistema diocesano di scuola cattolica. Fondatore dell’educazione cattolica in questo paese, egli fece passare il numero delle scuole cattoliche nella sua diocesi da 2 a 100. Fondò le Sorelle del Terzo Ordine di san Francesco per l’insegnamento nelle scuole. Tra le oltre 80 chiese costruite durante il suo episcopato va menzionata la cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, da lui iniziata. San Giovanni Neumann era piccolo di statura, dalla salute neanche robusta, ma nella sua breve vita riuscì a realizzare molte cose. Trovò perfino tempo per una ragguardevole attività letteraria, pur in mezzo ai suoi doveri pastorali. Oltre a numerosi articoli in giornali e riviste cattoliche pubblicò due catechismi e nel 1849 una storia della Bibbia per le scuole. Continuò ad essere attivo fino alla fine. Il 5 gennaio 1860, a 48 anni di età, cadde esanime in una delle strade della sua città episcopale e morì prima che gli fossero somministrati gli ultimi Sacramenti. Fu beatificato da Papa Paolo VI il 13 ottobre 1963 e canonizzato il 19 giugno 1977. -9- Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 IL P. GENERALE CI INVITA A PREPARARE NELLA PREGHIERA IL 150° ANNIVERSARIO DELL’ICONA DELLA MADONNA DEL PERPETUO SOCCORSO Roma, 15 Dicembre 2014 Cari Confratelli, Suore e Associati, Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo (1 Cor 12,13). La Congregazione riunisce uomini che, vivendo in comune, formano un sol corpo missionario (Cost. 2). Abbiamo appena iniziato l’Anno della vita consacrata, e ci stiamo preparando alle celebrazioni per l’icona della Madonna del Perpetuo Soccorso nel 2016, quando commemoreremo il 150° anniversario da quando il Santo Padre chiese ai Redentoristi di “farla conoscere”. Queste due occasioni speciali chiamano la Congregazione e ognuno di noi ad un tempo di rinnovamento spirituale. Ci saranno molte iniziative per aiutarci in questo processo di rinnovamento: promosse sia dal dicastero Vaticano per la Vita Consacrata, che dal Governo Generale Redentorista, e dalla Commissione per la Madonna del Perpetuo Soccorso. “Un solo corpo” è uno di questi strumenti pensati per la preghiera e la riflessione delle nostre comunità, degli Istituti a noi associati e dei laici nostri collaboratori. Il progetto “Un solo corpo”, curato dal Centro di Spiritualità Redentorista, attraverso una scheda di preghiera mensile intende sviluppare i seguenti temi: • 2015 – CONSACRAZIONE (in coincidenza con l’Anno della Vita Consacrata) • 2016 – MISSIONE • 2017 – COMUNITÀ Raccomando che ogni comunità partecipi all’Anno della Vita Consacrata (2015) e si prepari alla celebrazione della Madonna del Perpetuo Soccorso (2016) attraverso la periodica preghiera e riflessione, utilizzando “Un solo corpo” o altre risorse disponibili. - 10 - Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 “Un solo corpo” è pensato per la preghiera e la riflessione comunitaria, ma può essere utilizzato anche da singoli confratelli, i missionari e collaboratori, gruppi e singoli laici. Vi chiediamo di renderlo disponibile a Suore e laici, uomini e donne, che potrebbero trarre profitto dalle sue riflessioni. Contiamo molto sui Superiori (V) Provinciali per tradurre “Un solo corpo” in lingue che non siano l’italiano, l’inglese e lo spagnolo. Inoltre chiediamo che i Superiori locali provvedano a far stampare una copia del testo per coloro che non hanno accesso a Internet. Nella sua Lettera Apostolica “Testimoni della Gioia”, Papa Francesco “affida questo Anno della Vita Consacrata a Maria, la Vergine dell’ascolto e della contemplazione…, modello insuperabile per tutti coloro che seguono Cristo nell’amore di Dio e nel servizio al prossimo”(III, 5). Possa la Madonna del Perpetuo Soccorso accompagnarci in questo tempo di grazia e di rinnovamento. E sant’Alfonso e tutti i nostri Santi e Beati ci ispirino nell’approfondire la nostra vocazione missionaria di annunciare il Vangelo in modo sempre nuovo. Vostro fratello nel Redentore, Michael Brehl, C.Ss.R. Superiore Generale Madre del Perpetuo Soccorso, nella tua immagine ritroviamo il mistero della nostra salvezza. Ottieni per noi il dono della contemplazione. Fa che nel nostro cammino di fede non smettiamo di guardare a Gesù e a te che lo stringi teneramente tra le mani. Donaci di non perdere mai l’unità del corpo e dello spirito. E se questo accade, che sappiamo ritrovare nel perdono del Padre la forza per rialzarci e ripartire. Donaci di riservare del tempo a un dialogo d’amore col tuo Figlio Gesù perché per mezzo suo partecipiamo alla vita del Dio Uno e Trino che vive e regna nei secoli dei secoli. - 11 - Anno 11 (2015) N. 1 II DOMENICA DOPO NATALE 4 gennaio 2015 Vita della Parrocchia CONCERTO DEGLI ALPINI Martedì 6 gennaio alle ore 16.30 si terrà un concerto del Coro degli Alpini di Borbona (RI), diretto dal M° Domenico Teofili. Tutti siamo invitati. FESTA DELL’EPIFANIA Martedì 6 gennaio è la solennità dell’Epifania del Signore tutti siamo chiamati a partecipare all’Eucaristia per unirci ai Magi nell’adorazione del Cristo Salvatore. L’orario delle sante Messe è quello festivo. RIPRENDONO TUTTE LE ATTIVITÀ Da mercoledì prossimo riprende in pieno l’attività ordinaria della Parrocchia, con tutti gli incontri previsti: l’adorazione eucaristica prolungata in Cappella di Spagna, fino alle ore 23; il catechismo, mercoledì alle ore 17; l’Adorazione eucaristica comunitaria del giovedì, alle ore 19; la S. Messa delle ore 13 nei giorni feriali. CONCERTO DI NATALE Domenica 11 gennaio 2015, alle ore 17.00, ingresso libero, si terrà il consueto concerto per il periodo di Natale. Il Maestro Adalberto Martinez Solaesa, organista titolare della Cattedrale di Malaga, eseguirà musiche di J.S.Bach, C. Balbastre, E.Torres, C.Franck, A.W.Ketelbey, J.Guridi, G.D'Andrea, Pietro A. Yon, G. Gherardeschi e Lefebure-Wely. ORARIO SANTE MESSE E DELLE ATTIVITÀ PARROCCHIALI Giorni festivi: 9 – 10.30 – 12 – 13 - 18.30 Giorni feriali: 8 – 9.30 – 11 – 13 (eccetto sabato) - 18.30 Lodi mattutine: 7.15 Adorazione Eucaristica continua: 8.30-23.00 Adorazione Eucaristica Comunitaria: Giovedì, 19–20.00 Catechismo bambini e ragazzi: Mercoledì, ore 17.00 Incontro Biblico: Mercoledì, ore 19.00 La Nostra Comunità Parrocchiale Bollettino settimanale della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati, Roma Tel. 063216659; SITO WEB: www.sangioacchino.org - Parroco: P. Sergio Santi - 12 -