Omelia - Chiesa del Carmine - 6 genn. ‘06 Festa dell’Epifania Viviamo insieme la festosa celebrazione della Epifania; festa grande, come ci è proposta dalla liturgia, dai canti e dalle immagini delle scritture: carovane di cammelli e dromedari con personaggi che evocano la saggezza e la ricchezza del mondo. E tutti i vestiti, i colori, le genti più varie sono incamminate verso una meta unica: Gerusalemme, la città in cui Dio si rivela agli uomini. Questa festa noi la viviamo in comunione in particolare con i cristiani cattolici dell’est dell’Europa e con i fratelli delle Chiese ortodosse d’oriente e d’occidente. E’ per loro la ricorrenza del manifestarsi del Signore Gesù al mondo. Tiene il posto che noi diamo al Natale. E infatti, nell’episodio evangelico della visita dei Magi, noi siamo chiamati a contemplare la bellezza di Cristo. Egli, nascendo tra noi, irradia sul mondo la luce della verità, attira a se i cuori. Festa di speranza di comunione e di pace, l’Epifania è anche festa missionaria. Nelle persone dei Magi che vengono ad adorare Gesù noi siamo invitati a ricordare la vicenda di coloro che, essendo discendenza di pagani, pure sono chiamati, come dice Paolo nella lettura seconda, «ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo». Sollecitati dalla pagina del Vangelo, ci immergiamo dunque anche noi in questo cammino delle genti verso Gesù e ci facciamo narrare, dalle notazioni della pagina di San Matteo, quali sono le ragioni per cui la fede è gioia per chi accoglie la rivelazione di Dio. Ci appare, dal racconto evangelico, come la verità rivelata è raggiunta e diviene una festa per tutti i popoli. Possiamo delineare come delle tappe nel viaggio dei Magi verso la luce che si è manifestata nel mondo con la nascita del figlio di Maria. La vicenda dei saggi venuti dall’oriente, chiamati appunto ‘i magi’, ci lascia intuire come essi, nei loro paesi, nella loro vita quotidiana, hanno evidentemente maturato una attesa di novità, di cambiamento che essi non potevano dare a sé stessi. Ed ecco la speranza che qualcuno, venendo a incontrali, potesse dire parole finalmente chiarificatrici, proporre cammini che dessero freschezza e novità alle vite, sciogliessero contrasti, contraddizioni. Aprissero nuove soluzioni a condizioni di sofferenza. E’ facile poi immaginare come questo disagio che portano nel cuore, si muti in ricerca; non si fanno intrappolare dalle risposte immediate: “E’ sempre stato così…. Divertiti per quello che puoi… Che cosa vai cercando… E inizia la domanda, il dialogo, la riflessione, l’inchiesta sulle altre vie di vita, religiose o solo filosofiche, per giungere a quella novità attesa e desiderata. Finalmente una decisione del cuore: vi è una risposta, vi sono segni che sta per attuarsi un evento per il quale inizia finalmente il dialogo misterioso tra la coscienza personale e una rivelazione che viene da fuori, dall’alto, dal Cielo. E’ interiore o esteriore la stella che guida questi esploratori della vita? Essa brilla nel cielo della loro coscienza e nel firmamento che tutti noi contempliamo. Ma la corrispondenza tra il cuore e la realtà essi solo la notano e si mettono in cammino. Che grande desiderio hanno saputo coltivare! E giunti in Giudea, con non poche contraddizioni, come narra il Vangelo, sono posti sulla strada giusta e appare a loro la rivelazione: ciò che hanno tanto atteso e hanno ricercato con rischio personale, finalmente si manifesta loro: Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre,… La terza tappa è compiuta: dopo il desiderio e la ricerca, ecco la scoperta. Dunque vi è un luogo della terra, concreto e circoscritto, con un nome Betlemme, e qui si manifesta Dio; vi è un bimbo con una madre terrena e in Lui vi è la sapienza ricercata, la verità tanto desiderata, la vita che rinnova la vita. e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Il gesto di adorare, dunque di consegnare se stessi e le proprie sostanze, finalmente si compie. E’ stato il loro proposito da sempre, come hanno detto a Erode stesso. Adorare, consegnare le proprie ricchezze: si tratta di un gesto impegnativo. Nell’atteggiamento del corpo essi esprimono che questo solo conta ora per la loro esistenza: essere legati a questo bambino. Lo hanno visto, sanno che esiste una risposta alla loro fatica, una prospettiva alla loro esistenza. E questo a loro basta. In certo senso hanno consegnato la loro vita. E’ l’ultima tappa della ricerca della verità. Ora inizia la vita nella fede: si tratta di ritornare alle loro case, alla loro vita di sempre ma con l’interiore certezza di aver incontrato la verità e di aver consegnato se stessi alla Rivelazione di Dio, per sempre, per tutta la vita. Come sappiamo dal Vangelo lasciano la regione senza tornare dal re che li aveva accolti e informati. Inizia così un tratto di vita in cui essi portano nel cuore la gioia della rivelazione della verità per la loro vita, e allo stesso tempo sentono che la città che li ha accolti e ha illuminato l’ultimo tratto di viaggio, è sorda alla novità, alla luce, alla bellezza che ospita. I Magi imparano dunque da subito che cosa avviene a chi credendo si è affidato a Dio. Tornati alla loro vita di prima, portano con se la gioia e assieme la domanda: il fatto che ci siamo consegnati al gran re, che cosa cambia della nostra vita, che cosa chiede alla nostra scelta quotidiana? La fede nel piccolo nato, la freddezza delle persone che hanno incontrato, l’indifferenza che incontrano nel loro mondo, tutto rende la loro fede una conquista quotidiana, un cammino di rinnovato, un coraggioso affidamento alla benignità e alla grazia di Dio che si è manifestata nel piccolo bambino in braccio a sua madre. Anche noi possiamo ritrovare nelle tappe del viaggio dei magi che il vangelo ci fa intuire, il nostro quotidiano cammino di credenti: l’attesa e il desiderio di pienezza, la ricerca, la gioia della rivelazione, la consegna di noi stessi al Dio vivente. Quando viviamo così la fede, la nostra gioia è profonda e sempre autentica: “vedo la stessa che finalmente si posa su un luogo dove sta la sapienza di Dio, nella persona di un bambino”. La comunità cristiana che è vissuta da credenti che hanno in cuore la gioia della scoperta del Vangelo, è l’invito alla festa per tutto il mondo. La Chiesa infatti diventa colei che presenta Gesù, nel suo messaggio, nella sua vita, nella sua grazia che ci può trasformare, a coloro che cercano la pienezza della vita e la luce per camminare per le strade del mondo. Maria che ha in braccio il bambino e così lo fa riconoscere ai magi, rappresenta in maniera perfetta ciò che noi, come comunità cristiana, compiamo con i nostri limiti e le nostre contraddizioni. E l’Epifania ci ricorda che, come Maria, siamo cristiani non solo per arricchire spiritualmente noi stessi con la luce della rivelazione di Dio, ma anche per essere in qualche misura le braccia che sostengono Gesù, verità del mondo, e lo propongono agli uomini e alle donne di buona volontà che sono alla ricerca di una luce per la loro vita. L’Epifania è festa missionaria perché, insegnandoci la via dei Magi per essere noi stessi, ci invita ad essere sempre di nuovo, cercatori di Dio, capaci di nutrire domande e desideri che diventano ragioni per la conversione del nostro cuore, per il rinnovamento della nostra vita. E allo stesso tempo ci invita ad essere attenti e pensosi di fronte alla ricerca di verità che affiora nei discorsi, nelle scelte di vita, nelle fatiche e gioie dei nostri contemporanei. Maria, la donna umile e generosa che presenta il Figlio di Dio ai Magi, che dà la sua vita alla Sapienza del Padre perché i cercatori di Dio la incontrino, ci aiuti a costruire la nostra vita e la comunità cristiana come quotidiane occasioni di incontro con la verità che Dio ha in serbo per gli uomini. E in questo modo ci dia la grazia di essere testimoni di una fede che ogni giorno noi stessi conquistiamo consegnandoci al Signore, al suo Vangelo, al suo Amore.