“IL LINGUAGGIO COMUNICATIVO TRASVERSALE TRA INDIVIDUO, SOCIETÀ, AMBIENTE” PROF. ALESSANDRO VOLPONE Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente Indice 1 EVOLUZIONE DEGLI ANIMALI SOCIALI E SVILUPPO CULTURALE ------------------------------------- 3 2 PRECEDENTI STORICI INDIRETTI DELLA SOCIOBIOLOGIA ----------------------------------------------- 4 3 EVOLUZIONE DEL DARWINISMO ------------------------------------------------------------------------------------- 6 4 ORIGINI DELLA SOCIOBIOLOGIA ------------------------------------------------------------------------------------ 7 5 ALCUNI ASSUNTI E PRINCIPI DI SOCIOBIOLOGIA ------------------------------------------------------------- 8 6 CONCETTO DI FENOTIPO ESTESO E MEMETICA -------------------------------------------------------------- 13 LETTURE CONSIGLIATE -------------------------------------------------------------------------------------------------------- 17 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente 1 Evoluzione degli animali sociali e sviluppo culturale Gli animali sociali interagiscono tra consimili, con altri animali e con l’ambiente attraverso linguaggi e canali comunicativi naturali e culturali, o più spesso misti, intrisi cioè dell’una e dell’altra componente. Essi, infatti, tendono a costituire generalmente patrimoni culturali fatti di consuetudini e modelli comportamentali, regole di reciprocità, linguaggi di comunicazione, stratagemmi condivisi e così via, che possono essere appresi e che si trasmettono con ciò da una generazione all’altra. La domanda che gli evoluzionisti si sono posti, a partire almeno da Charles Darwin (18091882), è se anche la componente culturale si possa giustificare sulla base di spiegazioni adattive, come accade per i caratteri naturali, o per la condizione stessa della socialità. In altre parole, i diversi elementi che compongono un patrimonio culturale più o meno sviluppato si possono interpretare come «adattamenti» utili nella lotta per la sopravvivenza? Il vantaggio di accendere un fuoco per riscaldarsi e proteggersi, o costruire armi per la caccia, è evidente, mentre in altri casi ciò diventa sfumato, o difficile da rintracciare. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente 2 Precedenti storici indiretti della sociobiologia Nell’Origine dell’uomo (1871), Darwin riconduce comportamenti e altri aspetti della cultura umana a una possibile loro matrice «naturale», su base evoluzionistica, includendo anche l’origine del linguaggio, della morale, della scienza, ecc. La sua riflessione concerne però i fondamenti, cioè le sole radici della cultura umana, discussa anche in relazione a quella animale, ma non tutto l’ampio e articolato dispiegamento storico della nostra civiltà. Egli, infatti, ha più volte ribadito di non ritenere che osservazioni e conclusioni d’ordine naturalistico possano essere direttamente applicate all’ambito sociale, civile e politico umano. In un passo della Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico (1868) leggiamo: «Prima di passare agli uccelli, dovrei menzionare l’uomo, sebbene io non entri volentieri in questo argomento, giacché è circondato di naturali pregiudizi». In realtà, l’autore a cui si lega il cosiddetto «darwinismo sociale» è Herbert Spencer (18201903), filosofo positivista contemporaneo di Darwin che svolse studi e riflessioni anche di carattere scientifico. Egli radicalizzò l’interpretazione adattiva della cultura e della società umana e, tra l’altro, intese l’idea di lotta per la vita (struggle for life) non solo come competizione fra specie, o con l’ambiente, ma anche come competizione fra individui all’interno della società e, più in generale, fra popoli e nazioni. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente Spencer intese elaborare una teoria generale del progresso umano sulla base di istanze rintracciabili nell'evoluzione biologica e cosmica, seguito in imprese simili da altri positivisti dell’epoca. Gli esiti tragici dei successivi due conflitti mondiali e il relativo declino delle ideologie di fine Ottocento hanno ridimensionato il darwinismo sociale,nel corso degli anni. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente 3 Evoluzione del darwinismo Nel frattempo, l’evoluzionismo si è modificato: la versione originaria di Darwin è stata reinterpretata a fine Ottocento, soprattutto ad opera di Alfred R. Wallace (1823-1913) e August Weismann (1834-1914), e denominata Neodarwinismo. Dopo la nascita della genetica, nella prima metà del Novecento, v’è stato un ulteriore aggiornamento, che ha condotto alla cosiddetta Teoria sintetica dell’evoluzione per selezione naturale (Princeton, 1949), detta anche «Grande sintesi evoluzionistica», ancora oggi considerata come acquired view. Capisaldi: (1) l’impostazione genetica (2) la popolazione naturale come unità evolutiva. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente 4 Origini della sociobiologia L’odierna sociobiologia nasce qualche decennio fa, sul finire degli anni Settanta del secolo scorso, come tentativo di revisione e ampliamento della sintesi di Princeton. Non a caso, il libro del suo principale fondatore, l’entomologo statunitense Edward O. Wilson (1929―), s’intitola Sociobiology: The New Synthesis, pubblicato nel 1975. L’idea di base è che gli evoluzionisti sintetici non abbiano tenuto nella giusta considerazione gli aspetti comportamentali e sociali nella evoluzione degli organismi viventi. Di qui il bisogno di una «nuova sintesi», maggiormente inclusiva. L’aspetto della socialità, in particolare, secondo Wilson è uno dei importanti adattamenti comparso fra gli esseri viventi (The Social Conquest of Earth, 2012); e, al pari di ogni altro carattere (strutture, processi o comportamenti), merita tutta l’attenzione degli studiosi. Wilson è studioso di formiche e altri insetti sociali. Fra i suoi primi lavori si ricorda The Insect Societies, del 1971; fra i più recenti: The Superorganism: The Beauty, Elegance, and Strangeness of Insect Societies, del 2009, scritto in collaborazione con Bert Hölldobler. In esso, ciascuna comunità di insetti costituita da formicai, alveari e simili è intesa come un unico superorganismo, uniforme dal punto di vista genetico e unitario sotto l’aspetto ecologico interazionale ed evolutivo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente 5 Alcuni assunti e principi di sociobiologia Centrale nell'indagine sociobiologica è l’attenzione da prestarsi al rapporto genotipofenotipo al fine di individuare corrispondenze fra geni (o gruppi di geni) e comportamento. I sociobiologi ci ricordano che il comportamento sociale è pur sempre un fenotipo, cioè una manifestazione del genotipo; ed perciò è legato alla interazione fra genoma e ambiente (biotico e abiotico). Nei modelli comportamentali più complessi l’interazione è di tipo perlopiù epigenetico, cioè i geni sono responsabili della formazione dei caratteri degli organismi, ma più spesso si tratta di una norma di reazione all’ambiente: uno stesso gene può produrre fenotipi in parte differenti in ambienti diversi. I sociobiologi sostengono che l‘azione della selezione naturale che si esercita sul comportamento, in quanto manifestazione fenotipica, si ripercuote sul corrispondente genotipo. Si ha con ciò una selezione differenziale di comportamenti e quelli maggiormente adattivi si diffondono perché i loro relativi geni (o gruppi di geni) prendono il sopravvento su altri, incrementando la percentuale di individui meglio adattati alla propria nicchia ecologica. La selezione differenziale di comportamenti (sociali e culturali), nonché il relativo lussureggiamento di individui geneticamente più adatti a porli in essere, conduce a una retroazione positiva fra geni, mente e cultura che può essere intesa come una forma di coevoluzione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente Nell’opera Genes, Mind and Culture: The coevolutionary process (1981), Wilson e Charles J. Lumsden pongono questo circolo virtuoso alla base di società complesse come quelle degli insetti (negli Imenotteri) e di società globali come quella dell’uomo (nei Mammiferi). Per differenziare le società altamente strutturate presenti negli Imenotteri e nei Mammiferi, i sociobiologi adoperano il termine «eusocialità», mentre «socialità» è quella presente anche in altri gruppi di viventi, che non producono comunità complesse. Nel caso dell’uomo, il meccanismo detto gene-culture coevolution ha condotto probabilmente allo sviluppo dei caratteri principali della specie sapiens: sviluppo del cervello (encefalizzazione), mano prensile (pollice opponibile), linguaggio articolato (laringe basso e corde vocali). La spiegazione sociobiologica della cultura umana (e animale) inverte in qualche senso la tradizionale tendenza a considerare l’uomo come essere «ignudo e indifeso», secondo un’immagine presente già, per esempio, nel mito greco di Prometeo ed Epimeteo, narrato da Protagora nell’omonimo dialogo di Platone, oppure nella cultura giudaico-cristiana. (Cfr. E. O. Wilson, Promethean Fire: Reflections on the Origin of Mind, 1983.) Considerata l’originalità dell’approccio di Dawkins, a titolo esplicativo di seguito si riporta qualche passo tratto dalla introduzione italiana al su primo libro, intitolato Il gene egoista (1976), firmata da Alberto Oliverio. «La traduzione del libro di Richard Dawkins introduce il pubblico italiano, per lo meno quello non addetto ai lavori, ai temi della sociobiologia, temi che sono stati oggetto di discussioni e polemiche soprattutto "egli ambienti scientifici americani. La sociobiologia vuole essere una Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente scienza, o meglio lilla teoria scientifica, che si propone di spiegare l'esistenza delle società animali – ma soprattutto di quelle umane - sulla base di comportamenti “adattativi”: con questo termine i seguaci delle tesi neodarwiniste intendono tutti quei comportamenti che assicurano a quegli individui che li praticano una diffusione preferenziale dei loro geni in rapporto ai gelli di cui sono portatori altri individui. In sostanza, sostengono i sociobiologi - e Dawkins è tra loro, quando scrive che “Noi siamo macchine per la sopravvivenza, veicoli automatici ciecamente programmati per preservare quelle molecole egoiste conosciute come geni”. Questa “verità” riempie di stupore Dawkins che ancora non si è abituato ad essa, cosi come non mancherà di stupire molti lettori, trascinati da una prosa accattivante, ricca di suggestioni scientifiche, di accostamenti arditi tra verità, mezze verità e pure e semplici fantasticherie. Ed è in questo abile e spregiudicato passaggio tra verità scientifiche, estrapolazioni sul filo del rasoio e teorie cosmologiche che si sono basati alcuni successi e fortune della sociobiologia. Un'analisi degli scritti del più recente fondatore del socialdarwinismo e “padre” della sociobiologia, E. O. Wilson, indica quale è stata l'escalation di queste teorie: nel 1971 Wilson pubblicava un libro, Le società degli insetti, basato essenzialmente su di una serie di studi sperimentali di entomologia e seguito nel 1975 da un'opera quasi monumentale - Sociobiologia. La nuova sintesi - in cui alcuni dati scientifici venivano arrangiati in maniera spregiudicata per dare luogo ad una «nuova sintesi» sui comportamenti sociali di tutti gli esseri viventi. Recentemente Wilson ha compiuto un vero e proprio salto di qualità pubblicando un libro su La natura umana (1978) in cui viene formulata chiaramente quella che è la sua concezione dell'uomo e della storia umana, dell'aggressività, della sessualità, dell'altruismo e della religione. Si tratta di una sistematizzazione pressoché planetaria, attraverso cui Wilson dà una nuova collocazione a dottrine Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente politiche e morali, psicanalisi e marxismo, umanisti e sociologi in quanto le nuove scienze umane vanno riformulate in termini sociobiologici: è d'altronde quanto va sostenendo Robert Trivers quando indica come “presto o tardi le scienze politiche, il diritto, l'economia, la psicologia, la psichiatria e l'antropologia saranno senza eccezioni delle branche della sociobiologia”. Da cosa discende questo potere sociobiologico? Essenzialmente dal potere inarrestabile della selezione naturale, Un potere che però presenta una differenza fondamentale rispetto alla concezione classica di Darwin: gli individui infatti non vi svolgono ruolo alcuno, la selezione non opera sui “fenotipi”, in quanto in quanto gli individui non servono che ad assicurare la riproduzione dei geni. Sono i geni quindi ad essere protagonisti, ad essere animati da una prepotente volontà di perpetuarsi e riprodursi e a servirsi di qualsiasi comportamento o struttura sociale che possa essere di aiuto nella loro diffusione. Le teorie di Wilson e la loro divulgazione proposta da Dawkins sono alquanto fragili nei loro presupposti scientifici: basterà ricordare che la selezione naturale non agisce direttamente sui geni, ma su degli individui o fenotipi; che ogni singolo gene non ha un valore selettivo indipendente, non assicura il successo di un dato individuo in un dato ambiente; che la selezione opera su individui che sono l'espressione dell'opera di geni diversi in un dato ambiente. I sociobiologi invece postulano l'esistenza di alcuni comportamenti che sarebbero l'espressione di singoli geni responsabili di diverse “etichette” comportamentali. Esistono i geni del conformismo, così come quelli dell'omosessualità, della cattiveria come dell’altruismo. E quello dell'altruismo è un tema caro alla sociobiologia in quanto è un apparente “non senso evoluzionistico”: se il fine dei geni è quello di perpetuarsi e vincere, come spiegare dei comportamenti altruistici attraverso cui l'individuo mette a repentaglio la propria vita? Ciò è abbastanza ovvio, sostengono Wilson, Trivers - che ha scritto la prefazione originale al libro di Dawkins - e Dawkins stesso: per raggiungere l'immortalità noi (i nostri geni) ci sacrifichiamo (si sacrificano) in favore di coloro i quali condividono il nostro patrimonio genetico. E gli esempi di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente questo comportamento altruistico si riferiscono a scoiattoli o a tacchini selvatici ma anche all'uomo, indicando che più gli individui sono legati da vincoli di consanguineità, più si sacrificano in base a dei “coefficienti di altruismo” che, se verosimili in alcuni insetti sociali, sono perlomeno stravaganti nella nostra specie che è evoluta dal tribalismo ad una società ben più larga e complessa. È possibile che noi siamo più altruistici nei confronti dei nostri cugini primi che non nei confronti dei nostri cugini secondi? E come spiegare il comportamento altruistico tra i partners di una coppia, chiaramente non apparentati? E che dire dell'infanticidio (che esiste ancora in diverse culture ed è esistito in altre ere) o del parricidio: sono forse malattie genetiche? Indipendentemente dalle teorie genetiche formulate dalla sociobiologia il difetto maggiore è quello di assimilare insetti o anche piccoli mammiferi ad una specie, quella umana, che ha un sistema nervoso radicalmente diverso, basato su di una corteccia cerebrale che assicura meccanismi di adattamento plastici, legati alla trasmissione culturale, prevalentemente svincolati dai loro determinanti “istintivi”. È forse questa la generalizzazione più grave di Dawkins e di altri autori, quella di prescindere da una serie di scoperte e di dati delle neuroscienze, della neurofisiologia e della psicobiologia che è oggi impossibile ignorare». (A. Oliverio, Introduzione a Il gene egoista,cit., pp. IX-X). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente 6 Concetto di fenotipo esteso e Memetica Ulteriori contributi sono giunti dall’etologo e saggista inglese Richard Dawkins (1941−), noto nell’evoluzionismo per la sua teoria del gene egoista (The Selfish Gene, 1976) e, nello specifico della sociobiologia, per aver introdotto tra l’altro le seguenti nozioni: (1) fenotipo esteso (2) mneme o meme. Fenotipo esteso Dawkins sottolinea che è arbitrario limitarsi a identificare come «fenotipo» la sola manifestazione esteriore di geni associata ai caratteri anatomici, fisiologici e comportamentali degli organismi, perché dovrebbero essere tali anche i loro prodotti. Per es., i geni che determinano nei castori la funzionalità dei denti ed il loro istinto di costruire dighe non hanno come manifestazione esteriore solo questi due aspetti, ma, in qualche senso, ma anche cose come la diga costruita, il lago che si forma, ecc. Anche questi elementi sono determinati dai medesimi geni e hanno ricadute benefiche sulla loro probabilità di riuscire a replicarsi nella successiva generazione. Altro esempio: i formicai delle termiti africane sono particolarmente complessi e articolati. Emergono dal terreno in più piani e appaiono a volte con una struttura a menhir. La loro costruzione è dovuta “all’ingegno” delle formiche, ma questo risiede a sua volta nei geni, che lo rendono Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente possibile, in qualche senso e misura. Dunque, perché non dire che anche tali concrezioni sono frutto di essi, cioè del genotipo, chiamando questo genere di prodotti “fenotipo esteso”? Conclusione: per Dawkins, la linea di demarcazione tra azione «diretta e indiretta» dei geni è sottile e spesso arbitraria; quindi, sarebbe opportuno in questi casi parlare di «fenotipo esteso». Mnemi o memi Dawkins ha introdotto il termine «mneme o meme», in analogia con quello di «gene», per indicare ogni unità-base dell'evoluzione culturale umana, fornita di senso compiuto, che ricada nel meccanismo di replicazione, mutazione e selezione. Questi pacchetti d’informazione si trasmettono in ambito culturale e competono fra loro per la sopravvivenza. Compito della memetica è indagare i modelli evoluzionistici che spiegano la loro diffusione o estinzione nel corso del tempo. Seguono passi dell’opera Il gene egoista nei quali la memetica è presentata nelle parole dello stesso Dawkins. «Finora non ho parlato molto dell'uomo in specifico, sebbene non lo abbia nemmeno escluso deliberatamente. Il motivo per cui ho usato il termine “macchina per la sopravvivenza” è, in parte, perché con il termine “animale” sarebbero state escluse le piante e, nella testa di qualcuno, anche l'uomo. Gli argomenti che ho avanzato si potrebbero applicare prima facie a qualunque essere sia passato attraverso un processo evolutivo; se dobbiamo fare eccezione per Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente qualche specie, devono esserci buone ragioni, molto specifiche. C'è qualche buon motivo per supporre che la nostra specie sia unica? lo credo che la risposta sia sì. Ciò che di insolito c'è nell'uomo può essere riassunto quasi tutto in una parola sola: “cultura”. Uso questo termine senza dargli alcun significato snobistico, ma come può usarlo uno scienziato. La trasmissione culturale è analoga a quella genetica in quanto può dare origine a una forma di evoluzione, nonostante sia sostanzialmente conservativa. Geoffrey Chaucer no potrebbe tenere conversazione con un inglese di oggi, nonostante uno sia legato all'altro da una catena ininterrotta di circa venti generazioni di inglesi ognuno dei quali potrebbe parlare a chi gli è immediatamente vicino lungo questa catena, proprio come un figlio può parlare con suo padre. Il linguaggi sembra “evolvere” per via non genetica e con una rapidità che supera di vari ordini di grandezza quella dell'evoluzione genetica. La trasmissione culturale non è un fenomeno proprio soltanto dell'uomo. Il migliore esempio di cui sono a conoscenza in campo non umano è stato dato recentemente da P. F. Jenkins e si riferisce al canto di un uccello, chiamato storno a schiena d'asino (Creadon carunculatus), che vive nelle isole al largo della Nuova Zelanda. Sull'isola ove Jenkins condusse la sua ricerca esisteva un repertorio complessivo di circa nove diversi canti e ogni maschio ne cantava solo uno, o per lo meno pochi. I maschi potrebbero essere classificati in gruppi dialettali; ad esempio, otto maschi, che costituivano un gruppo in cui tutti i territori erano confinanti, cantavano una canzone particolare chiamata CC, mentre gli altri gruppi dialettali cantavano canzoni differenti. Talvolta i membri di un gruppo avevano in comune più di una canzone. Confrontando i canti dei padri con quelli dei figli, Jenkins dimostrò che i vari moduli del canto non erano stati ereditati per via genetica. Ogni giovane maschio aveva molte probabilità di adottare per imitazione le canzoni dei suoi vicini territoriali, analogamente a quanto avviene per i linguaggi umani. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. 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Inoltre, in molti casi la variante era accuratamente trasmessa nella sua nuova forma ai giovani principianti, per cui si sviluppava un gruppo coerente, ben distinguibile, di cantori delle stesse canzoni”. Jenkins fa riferimento all'origine di nuove canzoni come a “mutazioni culturali”. Quindi il canto dello storno “a schiena d'asino” evolve davvero per via non genetica. Esistono altri esempi di evoluzione culturale negli uccelli e nelle scimmie, ma si tratta solo di interessanti stranezze. È la nostra specie a dimostrare realmente che cosa può fare l'evoluzione culturale». (R. Dawkins, cit., pp. 162-163). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 17 Università Telematica Pegaso Il linguaggio comunicativo trasversale tra individuo, società, ambiente Letture consigliate Dawkins R., Il gene egoista (1976), Zanichelli, Bologna 1979. Dawkins R., Il fenotipo esteso (1982), Zanichelli, Bologna 1986 Hölldobler B. e Wilson E. O., Il superorganismo. Bellezza, eleganza e stranezza delle società degli insetti, Adelphi, Milano 2011 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 17