LEZIONE
“L’APPRENDIMENTO (SECONDA PARTE)”
PROF. BARBARA CARRETTI
L’apprendimento (Seconda parte)
Università Telematica Pegaso
Indice
1
Organizzare e apprendere. ------------------------------------------------------------------------------ 3
2
Strategie di memoria e mnemotecniche --------------------------------------------------------------- 5
2.1 Le immagini mentali. ------------------------------------------------------------------------------------ 6
2.2 Il principio della parola-chiave. ------------------------------------------------------------------------ 6
2.3 Il “metodo dei loci”. ------------------------------------------------------------------------------------- 7
3
Fattori che influenzano l’apprendimento ------------------------------------------------------------- 8
3.1 Tempo di studio. ----------------------------------------------------------------------------------------- 8
3.2 Pratica massiva vs distribuita. -------------------------------------------------------------------------- 8
3.3 Importanza della valutazione. -------------------------------------------------------------------------- 9
3.4 Importanza del feedback. ------------------------------------------------------------------------------- 9
Bibliografia ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 10
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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1 Organizzare e apprendere.
Apprendere implica ricordare delle informazioni e utilizzarle nel contesto in cui sono
state apprese ma anche in altri contesti. Un ruolo cruciale svolge in questo senso la capacità
di memoria degli individui. Da più parti è stato affermato che non c'è memoria se non c'è
organizzazione, in altre parole che la memoria consiste nella formazione di strutture
organizzate. Pensate ad un vocabolario, potrebbe essere utile se le parole fossero disposte a
caso? La sua utilità si basa sulla rapidità di consultazione e questa sull'ordine alfabetico in
cui sono disposte le parole. L'ordine alfabetico costituisce un tipo molto semplice di
organizzazione che facilita il recupero delle informazioni.
Allo stesso modo la nostra memoria a lungo termine (il magazzino deputato al
mantenimento delle informazioni in modo permanente) può essere immaginata come una
immensa biblioteca, in cui se le informazioni in essa conservate non sono organizzate in
modo sistematico, è improbabile che si possa recuperarle quando servono. La nostra
memoria è sicuramente una biblioteca molto ben organizzata, prova ne è il fatto che
recuperiamo le informazioni con rapidità e facilità. Se, quando cerchiamo un'informazione
del tipo: "quale è la capitale della Spagna", dovessimo sfogliare tutte le informazioni
contenute nella nostra mente alla ricerca della risposta: "Madrid", ci vorrebbe un tempo
spaventosamente lungo per recuperare un'informazione che invece grazie all’organizzazione
della nostra memoria richiede solo qualche centesimo di secondo. Dunque la memoria intesa
come insieme di conoscenze, deve essere organizzata e tale organizzazione deve essere
molto buona.
Nell’apprendimento l’organizzazione della nostra memoria può essere utile per
sviluppare una struttura che leghi insieme le informazioni che vogliamo ricordare in modo
coerente. Questa struttura fornirà in seguito un aiuto efficace per recuperare le informazioni.
Tale processo organizzativo è indispensabile ad una buona memoria cioè ad una memoria
efficiente. L'attenzione e l'interesse sono necessari ai fini del ricordo, ma da soli non sono
comunque sufficienti a garantirci un buon ricordo in tutte le situazioni. Il mettere in
relazione gli elementi da ricordare costituisce un aspetto cruciale della memoria. La cosa
può avvenire in vari modi e dipendere sia dalle caratteristiche del materiale, o
dall’elaborazione fatta dal soggetto o dalla combinazione di entrambe.
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Quando il materiale di per sé possiede una sua struttura organizzata, il soggetto sarà
facilitato e il suo compito consisterà nell'individuare questa organizzazione e nell'utilizzarla.
La maggior parte delle persone trova che parole organizzate in categoria e gerarchie sono
più facili da ricordare che non parole presentate a caso. Supponete di dover ricordare le
seguenti parole: GONNA, CANE, PERA, CAMICIA, UVA, TOPO, PULLOVER, GATTO.
Questa lista di parole contiene in sé una possibilità di organizzazione in relazione al fatto
che le parole appartengono a tre categorie (frutta, indumenti, animali). Riconoscere la
possibile organizzazione indotta dal materiale da parte di chi deve ricordare dovrebbe
facilitare il ricordo. In questo caso l'ordine con cui la lista verrebbe rievocata sarebbe
probabilmente diverso dall'ordine di presentazione e il ricordo potrebbe procedere per gruppi
di categorie, ad es.: la frutta: MELA, PERA, UVA gli indumenti: GONNA, CAMICIA,
PULLOVER gli animali: CANE, GATTO, TOPO. In questo caso le caratteristiche del
materiale inducono l’uso di una strategia associativa. Quando invece il materiale che si deve
apprendere non ha una sua organizzazione, ricordarlo presenta maggiori difficoltà. Sarà in
questo caso compito del soggetto attribuirgli una organizzazione soggettiva. I processi
guidati dai concetti, già posseduti nella memoria a lungo termine, dovranno avere la
prevalenza una volta che i processi di analisi del materiale non vi avranno ravveduto alcuna
forma di organizzazione. In questo modo il soggetto impone all'oggetto di studio una
organizzazione che è sua personale. Può fare ciò in maniera più o meno controllata,
utilizzando delle strategie codificate o personali.
Nei prossimi paragrafi verranno presentate alcune delle strategie o mnemotecniche
che possono supportare il ricordo, e quindi l’apprendimento.
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2 Strategie di memoria e mnemotecniche
Di fronte ad un compito di memorizzazione, un soggetto strategico si pone di solito
nello stesso atteggiamento di chi deve risolvere un problema: considera gli elementi (in
questo caso il materiale da memorizzare e la sua quantità) e sulla base di questa analisi
individua le strategie più opportune, spesso suggerite dal materiale stesso (creare delle
connessioni, arrivare ad una strutturazione e così via). In questo caso quindi l’uso di una
strategia di memoria è un mezzo più o meno complesso che permette di ricordare con più
efficacia delle informazioni. Ripetere tra se' e se', in maniera subvocalica, il numero di
telefono o la targa d'auto che si vogliono ricordare (reiterazione); individuare ed utilizzare
categorie sovraordinate o strutture e tassonomie che ordinino le informazioni
(organizzazione); far uso di immagini mentali per rendere le conoscenze più vivide, stabili,
integrate tra loro (immaginazione), ecco alcuni esempi di strategie di memoria.
Una strategia è sostanzialmente una modalità, una procedura per affrontare un
compito in vista di un obiettivo da raggiungere. Le strategie sono in genere attività
intenzionali e controllate dallo studente, anche se a livelli esperti possono diventare
automatizzate (Cornoldi, 1995). L’uso di strategie consente di realizzare prestazioni
cognitive differenti, più o meno efficaci. Ad esempio, nello studio vengono messi in atto
diversi processi cognitivi, come leggere, comprendere, memorizzare, ed in base agli obiettivi
che si vogliono raggiungere si possono utilizzare varie strategie di studio, quali ad esempio
la lettura dell’indice e la scorsa rapida del testo, la lettura analitica, l’evidenziazione di
informazioni rilevanti, la costruzione di schemi riassuntivi, ecc. La scelta della strategia più
opportuna può variare in base alle caratteristiche del materiale, al tempo, all’impegno.
Diverso è il caso delle mnemotecniche. Una mnemotecnica è infatti un piano
prefissato, stabilito una volta per tutte e applicato in modo sistematico. L’utilità della
mnemotecnica consiste nella possibilità di organizzare del materiale altrimenti non
significativo. Di conseguenza, proprio con materiale difficilmente categorizzabile, l’uso
delle mnemotecniche dimostra la sua maggiore efficacia. In questo contesto verrà
esemplificata la natura di una strategia di memoria, quale l’immaginazione e di due
mnemotecniche a carattere immaginativo, di cui una semplice, cioè basata sull’uso di
un’unica regola: il metodo della parola-chiave, e una più complessa il metodo dei “loci”,
basato sulla costruzione di un casellario mentale.
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2.1
Le immagini mentali.
La letteratura sulle immagini mentali ha proposto alcune distinzioni ormai classiche
tra differenti tipi di immagine. Una prima distinzione, utile nello studio della memoria, è
quella tra immagini singole e interattive. L’immagine singola è quella in cui un unico
oggetto viene rappresentato, mentre nell’immagine interattiva due o più oggetti sono posti in
relazione tra loro. Immagini interattive sono più utili di immagini singole nel promuovere il
ricordo di liste di parole (Richardson, 1980). Ad esempio, se il compito consiste nel ricordo
ordinato di una lunga lista di parole come “cane, pavimento, lampadario, ciliegie, ....”, potrò
scegliere tra alcune alternative: evocando un’immagine per ogni parola contenuta nella lista
(immagini singole); oppure evocare immagini che contengano al loro interno due o più item
della lista (ad esempio evoco l’immagine di un cane, disteso su un pavimento di marmo,
intento a sgranocchiare ciliege sotto la luce fioca di un lampadario di cristallo). Nel
momento del ricordo il recupero di questa immagine mi permetterà di rievocare tutti gli item
in essa contenuti. In un tale compito il valore dell’immagine sul ricordo è dato dalle sue
caratteristiche analogiche, dalla sua particolare proprietà di creare connessioni tra le parole
(Richardson, 1980).
2.2
Il principio della parola-chiave.
La mnemotecnica della parola-chiave (Atkinson, 1975), è dimostrata particolarmente
adatta ed efficace nell’apprendimento di termini in una lingua straniera (Levin e Pressley,
1985). consiste nel codificare foneticamente o semanticamente il termine da memorizzare e
nel creare una immagine interattiva che colleghi la parola da ricordare con la nuova parola
ad essa associata (Higbee, 1977; 1988). Ad esempio, supponiamo di dover imparare il
termine inglese “floor” che significa “pavimento”. Si cercherà una parola italiana
foneticamente simile al termine inglese, ad esempio “fiore”. Ci si formerà poi un’immagine
interattiva che metta in relazione il significato della parola inglese con il significato della
parola italiana foneticamente simile (parola-chiave): ad esempio, ci si potrà immaginare un
fiore che nasce dal pavimento. La verifica sperimentale dell’efficacia di questa tecnica ha
evidenziato i suoi effetti positivi nel ricordo di parole straniere, rispetto ad istruzioni
standard (Atkinson, 1975). Il confronto tra due gruppi che utilizzavano rispettivamente la
parola-chiave o una procedura standard ha mostrato che il gruppo della parola-chiave
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ricordava ben il 72% delle parole presentate, contro il 46% dell’altro gruppo. La tecnica ha
mostrato la sua efficacia anche nel ricordo differito nel tempo, con un 46% di risposte
corrette contro il 28%, dopo un periodo di sei settimane.
2.3
Il “metodo dei loci”.
Il metodo dei loci è antichissimo e se ne trova traccia negli scritti di Aristotele sulla
memoria e in quelli successivi dei maestri di retorica. Tale metodo consiste nella
individuazione di un percorso molto familiare (ad es. da casa al lavoro) all’interno del quale
vengono evidenziati alcuni luoghi prestabiliti. Mettiamo il caso che si voglia ricordare una
lista di parole, la mnemotecnica consiste nel porre ogni singola parola della lista,
nell’ordine, in ognuno dei luoghi del percorso, attraverso l’utilizzo di immagini mentali. Al
momento del ricordo basterà ripercorrere il percorso dall’inizio alla fine per recuperare le
informazioni. L’efficacia del metodo è legata alla struttura scelta, che deve essere molto
familiare e quindi facilmente recuperabile, e al fatto che si tratti di un percorso, che per le
sue caratteristiche di sequenzialità consente di mantenere l’ordine delle parole. Il metodo si
basa sull’efficacia della immagini interattive (in questo caso quelle che associano un
particolare “locus” con l’item corrispondente ) e della codifica spaziale, che grazie al
mantenimento della posizione dei differenti luoghi all’interno del percorso permette di
mantenere l’ordine relativo delle parole.
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3 Fattori che influenzano l’apprendimento
La qualità dell’apprendimento dipende da una serie di fattori legati al tempo e al
modo in cui le informazioni vengono studiate. Nel paragrafo verranno menzionati
brevemente alcuni di questi fattori e evidenziando come agiscono sull’apprendimento.
3.1
Tempo di studio.
Sono passati ormai più di 100 anni dalla scoperta da parte del filosofo e psicologo
tedesco Herman Ebbinghaus del ruolo del tempo di studio nell’apprendimento. L'autore
imparava scrupolosamente a memoria gruppi di sillabe senza, dopo averle apprese testava il
ricordo di questo materiale a distanza di 24 ore valutando quanto tempo gli occorreva per riapprendere nuovamente la lista imparato il giorno prima. Nel 1885, grazie alle numerose
ricerche sperimentali, lo scienziato tedesco stabilisce quella che passerà alla storia come
"legge di Ebbinghaus" che afferma che "tra l'ampiezza del materiale da memorizzare e il
tempo di apprendimento vi è un rapporto costante". In altre parole maggiore il tempo
dedicato allo studio maggiore sarà la quantità di materiale ricordato.
3.2
Pratica massiva vs distribuita.
Gli studi di Ebbinghaus misero in evidenza un altro fattore importante per
l’apprendimento. Egli infatti osservò che distribuire il materiale da imparare in sessioni
differenti migliora il ricordo, rispetto ad una condizione in cui le informazioni sono apprese
in una unica sessione. Questo fattore è stato studiato ampiamente negli anni successivi,
mostrando il grande vantaggio sull’apprendimento della distribuzione della pratica
sull’apprendimento Per ricordare efficacemente un’informazione è meglio presentarla più di
una volta. Questo avviene anche se l’intervallo fra le presentazioni viene riempito con altre
informazioni. Alcuni ricercatori (Landauer e Bjork, 1978) hanno proposto una strategia che
si basa sui principi della pratica distribuita e della ripetizione. Questa strategia, chiamata in
inglese expanding retrieval, prevede che le informazioni da ricordare vengano presentate più
di una volta e che l’intervallo fra una presentazione e la successiva della stessa parola
aumenti. Viene inoltre chiesto all’allievo di produrre la parola con l’obiettivo di migliorarne
l’apprendimento. È importante continuare a valutare il ricordo delle informazioni apprese
poiché questo porta ad un vantaggio a lungo termine dell’apprendimento.
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3.3
Importanza della valutazione.
Come già evidenziato parlando della strategia chiamata expanding retrieval risulta
cruciale verificare il livello di apprendimento durante l’apprendimento. Quindi risulta più
efficace valutare regolarmente quanto si è appreso durante lo studio del materiale, che
esclusivamente alla fine. Alcuni studiosi hanno cercato di evidenziare la modalità migliore
per valutare il livello di apprendimento. Ad esempio Marsh, Roediger, Bjork e Bjork (2007)
hanno dimostrato che delle domande a scelta multipla predicono delle buone prestazioni nel
ricordo a lungo termine. Tuttavia McDaniel, Roediger e McDermott (2007) hanno osservato
che prove che richiedono brevi risposte sono più efficaci rispetto a domande a scelta
multipla sul ricordo. Nonostante i risultati contrastanti è importante che chi apprende valuti
quanto ha imparato o ricorda di quello che ha studiato, e che questo venga fatto
ripetutamente durante lo studio.
3.4
Importanza del feedback.
Un altro fattore che sembra essere importante per l’apprendimento è quello relativo
alla necessità di dare un riscontro a chi apprende circa la correttezza del suo apprendimento.
Vari studi hanno evidenziato che non è importante che il feedback sia dato immediatamente
o in maniera differita, l’importante è che venga dato. Il ruolo del feedback è quello di
contribuire a consolidare il ricordo nella nostra memoria a lungo termine.
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Bibliografia
Baddeley, A. (1992). La memoria umana. Ed. Il Mulino, Bologna.
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