ocrelizumab più evidente la efficacia contro la sclerosi

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OCRELIZUMAB PIÙ EVIDENTE LA EFFICACIA
CONTRO LA SCLEROSI MULTIPLA
UTILIZZANDO IL PARAMETRO NEDA
Una nuova analisi di studi effettuati con il farmaco sperimentale ocrelizumab ha confermato la
potenza di questo farmaco nel trattare i pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante rimettente
(SMRR).
21 maggio 2016
Una nuova analisi di studi effettuati con il farmaco sperimentale ocrelizumab ha confermato la
potenza di questo farmaco nel trattare i pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante rimettente
(SMRR).
L’analisi, presentata a Vancouver in occasione del 68° Convegno annuale dell'American Academy
of Neurology (AAN), ha la specificità di basarsi su un nuovo parametro, definito NEDA (no
evidence of disease activity), un composito di outcome clinici e di risonanza magnetica (RM)
tratti dai trial clinici OPERA I e OPERA II.
In questi studi identici di fase 3, ognuno dei quali ha incluso circa 800 pazienti, è stato confrontato
ocrelizumab (600 mg per endovena 2 volte all’anno) rispetto a interferone beta-1a (44 mcg per via
sottocutanea 3 volte alla settimana) in pazienti con SMRR. La nuova analisi ha dimostrato
globalmente che il valore di NEDA era di 48% per ocrelizumab nei due studi rispetto a 29% con
interferone beta-1a nell’OPERA I e 25% per interferone beta-1a nell’OPERA II.
«Si è registrato un aumento relativo dal 64% all’89% nella prevenzione dell’attività di malattia
con questa nuova terapia» ha detto, presentando i dati al meeting, Anthony Traboulsee, della
University of British Columbia a Vancouver e direttore della ricerca della MS Society of Canada.
Meccanismo d’azione del farmaco
Ocrelizumab, ha ricordato, è un farmaco che determina la deplezione delle cellule B, studiato sia
nella SMRR sia nella forma primariamente progressiva della sclerosi multipla (SMPP), e ha
ottenuto la designazione di Breakthrough Therapy per il trattamento della SMPP dalla Food and
Drug Administration (FDA). Ocrelizumab, in particolare, è un anticorpo monoclonale umanizzato
che colpisce la proteina C20 che si trova sulla superficie di alcune cellule B, ma non in tutte. Non
è espressa per esempio sulle plasmacellule o nelle cellule del midollo che sono importanti per la
funzione immunitaria. Dunque il farmaco si focalizza su specifiche cellule B che agiscono
sull’attività della malattia neurologica, «andando alle radici del problema».
Tradizionale e nuova modalità di valutazione della patologia
Gli outcome di efficacia nei trial della sclerosi multipla tradizionalmente comprendono il tasso di
recidiva, tipicamente riportato come tasso di recidiva annualizzato. Un altro importante elemento
clinico è la mancata progressione della disabilità, spesso misurata con l’Expanded Disability
Status Scale.
Le misure di RM usate per tracciare l’attività di malattia comprendono marker di infiammazione
come le lesioni captanti il gadolinio. I ricercatori inoltre valutano le lesioni pesate in T2 nuove o
ingrandite, con il vantaggio che le immagini in T2 possono cogliere sia nuove lesioni
infiammatorie sia quelle pregresse sia quelle croniche. Combinando queste 2 misure di RM si ha
quella che è chiamata “nessuna evidenza di attività RM di malattia”.
Molti esperti del settore pensano che mettendo insieme tutte e 4 le componenti (2 cliniche, 2 di
RM) nel NEDA, si fornisca un quadro migliore della quota di pazienti con attività di malattia.
Inoltre, Traboulsee ha sostenuto che NEDA ha fornito una valida prova di in termini di predizione
di disabilità clinica futura e ha definito le analisi NEDA un modo molto più conservativo,
semplice e realistico di presentare i dati.
Una rivisitazione più organica dei trial OPERA I e OPERA II
Durante la sua presentazione, lo specialista ha rivisto ciò che ha definito i risultati “davvero
impressionanti” dei trial OPERA I e OPERA II, soffermandosi sull’attività clinica di malattia,
sull’attività RM di malattia e sul composito NEDA. Per esempio, nell’OPERA I la quota di
pazienti trattati con ocrelizumab che non aveva recidive durante le 96 settimane dello studio era
pari all’81% rispetto al 68% di quelli del gruppo interferone e la quota dei pazienti senza
progressione di disabilità era del 91% contro l’84%. «Combinando i dati, noi vediamo un 76% di
pazienti liberi di attività di malattia clinica con ocrelizumab contro un 63% con interferone» ha
sottolineato Traboulsee.
Allo stesso modo, alla RM il 95% dei soggetti trattati con ocrelizumab non aveva evidenze di
lesioni captanti il gadolinio rispetto al 73% dei trattati con interferone e il 62% dei pazienti del
gruppo ocrelizumab era libero da lesioni nuove o ingrandite in T2 rispetto al 39% del gruppo
interferone. Quando sia l’attività RM sia quella clinica di malattia si sono combinate il valore di
NEDA è risultato pari al 48% con ocralizumab rispetto al 29% con interferone. L’analisi ha
dimostrato un aumento relativo del 64% di NEDA con ocrelizumab rispetto a interferone
(p<0,0001).
«I risultati per l’OPERA II sono quasi identici» ha aggiunto Traboulsee. Il valore di NEDA per
ocrelizumab è risultato pari a 48% contro il 25% dell’interferone, con un aumento relativo di
NEDA dell’89% con ocrelizumab rispetto all’interferone (p<0,0001). In entrambi gli studi
abbiamo rilevato una straordinaria coerenza di risultati con ocrelizumab in confronto al gruppo
interferone beta» ha affermato «e ciò offre un senso del grande passo in avanti compiuto negli
ultimi 20 anni nel trattamento della sclerosi multipla.
«Nonostante l’infezione sia motivo di preoccupazione per i farmaci che influiscono sul sistema
immunitario, non abbiamo visto alcuna differenza nel tasso di infezioni rispetto a interferone, e
questo è un dato importante» ha specificato il neurologo. «Si sta ottenendo un’efficacia sempre
maggiore, con un trattamento con ocrelizumab forse doppia rispetto a quella dell’interferone.
Da ricordare, naturalmente, l’altro fronte importantissimo su cui ocrelizumab ha dato prova di
efficacia, ovvero la SMPP mediante il trial ORATORIO, in cui si è verificato come il farmaco
abbia ridotto significativamente la progressione della disabilità clinica sostenuta per almeno 12
settimane in questa popolazione di pazienti.
American Academy of Neurology (AAN) 2016 Annual Meeting. Clinical Trials Plenary Session.
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