le tappe storiche della ricerca sulla sclerosi multipla

LE TAPPE STORICHE DELLA RICERCA
SULLA SCLEROSI MULTIPLA
1838
La prima descrizione anatomica
Per la prima volta, a Parigi, Robert Carswell disegna le placche
tipiche della sclerosi multipla presenti in diversi punti del
cervello e del midollo spinale. Nello stesso anno il fisiologo
tedesco Theodor Schwann scopre la mielina e la descrive
come una sostanza simile al grasso che si depositasulla
superficie di una membrana non meglio identificata
1868
La SM diventa una entità patologica
definita
La prima descrizione completa, clinica e patologica, della
sclerosi multipla è opera di Jean Martin Charcot,
neuropsichiatra all'ospedale della Salpêtrière di Parigi. È la sua
domestica la prima paziente in cui Charcot osserva il
progressivo peggioramento dei sintomi neurologici che la
portano presto a sperimentare una totale disabilità. Dopo aver
tentato invano di curarla (provando, tra l'altro, con la stricnina
e con la stimolazione elettrica), Charcot osserva e descrive
tramite autopsia, le molteplici cicatrici grigie, ovvero le
"placche", presenti nel cervello e nel midollo spinale della
donna
1930
Il primo modello animale
Animali ed esseri umani a cui era stata somministrata
la vaccinazione anti-rabbica, derivata da tessuti del
sistema nervoso centrale, accusano deficit di forza e di
sensibilità, un quadro di infiammazione e demielinizzazione a
livello del sistema nervoso centrale. Studiando questo
fenomeno Thomas Rivers, del Rockefeller Institute (New York),
realizza un modello animale di sclerosi multipla encefalite allergica sperimentale (EAE, abbreviazione
dall'inglese "experimental allergic encephalomyelitis"). Lo
stesso modello che viene utilizzato ancora oggi per
lo studio dei meccanismi fisiopatologici e per la messa
a punto di potenziali trattamenti contro la SM
1957
La scoperta ell'interferone
Alick Isaacs e Jean Lindemann, virologi del National
Institute of Medical Research (Inghilterra), scoprono
l'interferone, una proteina in grado di interferire con la
replicazione virale facilitando un processo di immunità
innata o di difesa naturale contro l'infezione. In altre
parole, ogni volta che un virus attacca una cellula, questa
produce interferoni (di diverso tipo: alfa, prodotto dai
leucociti e dai linfoblasti; beta, prodotto dai fibroblasti;
gamma, prodotto dai linfociti T) al fine di ostacolare
l'azione tossica del virus
1965
La mielina si ripara
O. Perier e A. Gregoire pubblicano la prima analisi
tramite microscopio elettronico delle placche che
caratterizzano la sclerosi multipla, dimostrando che gli
assoni sono parzialmente o completamente circondati da
lamelle sottili di mielina. I ricercatori considerano questa una
prova della possibilità di rimielizzazione spontanea. Scoperta
che, confermata solo negli anni Settanta grazie a
studi sperimentali, ha aperto le porte alla conoscenza sempre
più puntuale dei meccanismi che permettono la
riparazione della strutture danneggiate dalla carenza di
mielina
1977
Un errore del sistema immunitario
Nel 95% delle persone con SM viene individuata la presenza
di alcuni anticorpi, prodotti da cellule infiammatorie,
chiamati "bande oligoclonali", identificati da Elvin Kabat,
della Columbia University, già nel 1947. Se ne riscontrano
tracce nel liquor (il fluido cerebrospinale o liquido
cefalorachidiano), ma non nel sangue dei pazienti di SM. La
loro presenza diviene quindi un criterio di diagnosi della
malattia, confermando così che alla base della SM, sia nel
modello animale che in soggetti umani, c'è la reazione
avversa del sistema immunitario nei confronti della mielina
1981
Arriva la Risonanza magnetica
Per la prima volta è possibile riprodurre immagini del
sistema nervoso ad alta risoluzione, il che permette di
individuare le lesioni della mielina e giungere così a una
diagnosi precoce. L'introduzione e l'evoluzione delle
tecniche di risonanza magnetica hanno consentito di
accelerare i tempi di diagnosi della malattia e di ridurli a
pochi mesi. In più la RM è di grande utilità anche nel
successivo decorso della SM: essa aiuta il neurologo a
decidere le strategie terapeutiche più appropriate nei singoli
casi, permette di monitorarne l'effetto nel tempo
e consente di documentare l'effetto di nuovi farmaci
nell'ambito di sperimentazioni cliniche. Nel 1997 l'AISM ha
inaugurato a Milano presso l'Istituto San Raffaele il primo
Centro di Alti Studi di Risonanza magnetica per la Sclerosi
Multipla
1986
Un Nobel per il cervello
Rita Levi Montalcini, presidente onorario AISM e FISM,
riceve il Premio Nobel per la Medicina per aver scoperto
e identificato il Nerve Growth Factor (NGF), una
proteina che regola lo sviluppo e la differenziazione
delle cellule nervose, le cui applicazioni cliniche stanno
sviluppandosi in questi ultimi anni
1993
Le nuove terapie
Il Beta Interferone - 1B è il primo farmaco approvato dalla
Food and Drug Administration per il trattamento della sclerosi
multipla di tipo recidivante-remittente. Nel 1996 è la volta
del Beta - interferone 1A, nel 1997 del Glatiramer acetato, nel
1998 di nuovo del Beta Interferone - 1B, questa volta però
somministrato anche per la forma secondaria progressiva. Nel
2000
viene
approvato
il mitoxantrone, un potente
immunosoppressore
2002 - 2003
La ricerca continua
In tutto il mondo fervono studi sulla SM. E l'Italia, una
volta tanto, grazie al contributo AISM/FISM, è in prima fila
nel settore della ricerca. Grazie a uno speciale microscopio
messo a punto da
Gabriela
Constantin,
ricercatrice
finanziata dalla FISM, del Dipartimento di Patologia
dell'Università di Verona, è stato individuato il gancio che
permette ai linfociti di passare dal sangue al cervello. Si
tratta di una molecola, chiamata PSLG1, la cui presenza
induce i linfociti, le cellule che normalmente difendono
l'organismo, ad attaccarsi alle pareti dei vasi sanguigni
da dove migrano verso il cervello e concorrono allo
scatenarsi della SM. Infine, una ricerca condotta da
Gianvito Martino
e
Angelo
Vescovi,
rispettivamente,
responsabile dell'unità di neuroimmunologia e condirettore
dell'Istituto di ricerca sulle cellule staminali del San
Raffaele di Milano, e finanziata tra gli altri da FISM ha
dimostrato nei topi la possibilità per le cellule staminali
neurali di riparare il danno inferto dalla malattia alla
guaina mielinica che avvolge le fibre nervose