UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN BIOSCIENZE INDIRIZZO BIOLOGIA CELLULARE CICLO XXI Il recettore olfattivo e la formazione dei circuiti nel sistema olfattivo: meccanismi molecolari associati al recettore sul cono di crescita. Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. Tullio Pozzan Supervisore : Dr.ssa Claudia Lodovichi Dottoranda : Micol Maritan 1 2 Indice SUMMARY pag. 7 SOMMARIO pag. 9 1. INTRODUZIONE 1.1 L’olfatto. pag. 11 1.2 Il sistema olfattivo principale. pag. 11 1.3 L’epitelio olfattivo. pag. 12 1.4 I recettori olfattivi. pag. 14 1.5 Via di trasduzione del segnale odoroso. pag. 16 1.6 Componenti molecolari della via di trasduzione del segnale pag. 17 odoroso. 1.6.1 Le adenilato ciclasi. pag. 17 1.6.2 Le fosfodiesterasi. pag. 19 1.6.3 I canali associati a nucleotidi ciclici. pag. 20 1.7 Il codice combinatoriale. pag. 21 1.8 Il bulbo olfattivo. pag. 22 1.9 Organizzazione dell’epitelio olfattivo e del bulbo olfattivo. pag. 26 1.9.1 Organizzazione dell’epitelio olfattivo. pag. 27 1.9.2 Organizzazione del bulbo olfattivo. pag. 27 1.9.3 Formazione dei glomeruli. pag. 30 1.9.4 Colonna olfattiva. pag. 31 1.9.5 Ruolo del RO nella convergenza assonale e nella pag. 32 formazione dei circuiti intra- ed inter-bulbari. 3 1.10 Axon guidance. pag. 34 1.11 Formazione della mappa sensoriale nel sistema olfattivo. pag. 38 1.12 Il progetto di ricerca. pag. 47 1.13 Sensori per il cAMP. pag. 48 1.14 Espressione di Gs e Golf. pag. 51 2. MATERIALI E METODI 2.1 Colture primarie di neuroni sensoriali olfattivi. pag. 53 2.2 Trasfezione di neuroni sensoriali olfattivi. pag. 54 2.3 Imaging di cAMP in neuroni sensoriali olfattivi isolati. pag. 54 2.4 Traslocazione nucleare della subunità catalitica di PKA. pag. 56 2.5 Ca2+ imaging in neuroni sensoriali olfattivi isolati. pag. 56 2.6 Ca2+ imaging ex vivo. pag. 57 2.7 Immunocitochimica per OMP. pag. 58 2.8 Immunoistochimica per Gs. pag. 58 2.9 Stimoli su neuroni sensoriali olfattivi isolati. pag. 59 2.10 Stimoli su preparati di emiteste. pag. 60 2.11 Terreni e soluzioni utilizzate pag.60 4 3. RISULTATI 3.1 Progetto di ricerca pag. 63 3.2 Colture primarie di neuroni sensoriali olfattivi pag. 63 3.3 Trasfezione di neuroni sensoriali olfattivi in coltura pag. 64 3.4 Dinamiche spazio-temporali di cAMP in neuroni pag. 65 sensoriali olfattivi isolati. 3.4.1 Effetto dello ione Cl- sull’emissione di fluorescenza pag. 65 di CFP e YFP. 3.4.2 Dinamiche spazio-temporali di cAMP in neuroni pag. 67 sensoriali olfattivi trattati con stimoli farmacologici. 3.4.3 Dinamiche spazio-temporali di cAMP in neuroni pag. 69 sensoriali olfattivi in seguito a stimolazione odorosa. 3.5 Dinamiche spazio-temporali di Ca2+ in neuroni sensoriali pag. 73 olfattivi isolati. 3.6 Traslocazione nucleare della subunità catalitica di PKA pag. 76 3.7 Dinamiche spazio-temporali di Ca2+ ex vivo. pag. 79 3.8 Espressione di Gs pag. 83 pag. 87 4. DISCUSSIONE BIBLIOGRAFIA pag. 93 RINGRAZIAMENTI pag.103 5 6 Summary A unique feature in the topographic organization of the olfactory system is the “dual role” of the odorant receptor (OR). The OR is involved in the transduction of chemical signals (odors), but it plays also an instructive role in the glomerular convergence of the olfactory sensory neuron (OSN) axons. The OR is indeed expressed on the cilia and on the axon termini-growth cone of OSN. The OR is a G-protein coupled receptor that upon binding of the odorant ligand at the cilia activates an adenylyl cyclase to synthesize cAMP. The molecular mechanism underpinning the role of the OR at the axon termini-growth cone remains to be established. If the OR acts through the generation of cAMP at the growth cone is not known. To elucidate the functional properties and intracellular signalling coupled to the OR on the OSN axon termini, we have investigated the dynamics and the intracellular distribution of the second messenger cAMP in living OSN of rat in culture transfected with a genetically encoded, FRET based sensor for cAMP. Upon treatment with pharmacological agents such as forskolin (a generic activator of adenylyl cyclases) or IBMX (a non specific inhibitor of phosphodiesterases), cAMP rises throughout OSN including the axon termini-growth cone. By analyzing the spatial distribution and the temporal dynamics of cAMP, we found that the cAMP increase is faster at the neurites than at the soma level. To assess whether the OR at the axon termini-growth cone is a functional receptor we challenged the OSN with odor mixture. Odors puff applied to the axon termini-growth cone produces a rise in cAMP limited exclusively to the growth cone. Exposure of OSN to odors stimulates the influx of Ca2+ through cAMP gated channels (CNG) in the cilia. To assess whether this signalling cascade takes place at the axon termini-growth cone, we measured Ca2+ signals at the axon terminigrowth cone in OSN loaded with Ca2+ indicator (FURA-2-AM). Odors puff applied at the growth cone gives rise to a rapid Ca2+ increase limited exclusively to the axon termini-growth cone. 7 Taken together the present data demonstrate that the OR on the axon terminigrowth cone is a functional receptor, whose activation generates a local rise in cAMP and Ca2+. To assess whether the phenomena observed in primary culture of OSN in vitro take place with analogous dynamics in vivo, we performed Ca2+ imaging experiments on hemi head explants preparation. In this preparation the mouse head is cut sagitally and the connections between the olfactory epithelium, the bulb and the brain are maintained along the medial axis. OSN were loaded with the Ca2+ indicator Calcium Green dextran and the cells resulted entirely labeled, from the cilia to the axon termini. We stimulated labeled glomeruli with pharmacological (forskolin) and with physiological stimuli (odor mix). In both cases we found a significant increase in fluorescence, indicating a rise in Ca2+ concentration in the presynaptic terminals at the glomeruli level. The influx of Ca2+ is due to cAMP-induced CNG chanell opening, since it is abolished in the presence of the adenylyl cyclase blocker SQ22536. We demonstrated that in isolated neurons as in the intact olfactory bulb the olfactory receptor at the axon termini-growth cone is functional and coupled to localized cAMP and Ca2+ increases. 8 Sommario L’elemento caratterizzante l’organizzazione topografica del sistema olfattivo è il “duplice ruolo” del recettore olfattivo (RO). Esso è coinvolto nella trasduzione del segnale odoroso, ma svolge anche un ruolo istruttivo nella convergenza degli assoni dei neuroni sensoriali olfattivi (NSO) al corretto glomerulo target a livello del bulbo olfattivo. Questa duplice funzione è corroborata dalla duplice localizzazione di tale recettore: esso è infatti presente sia sulle cilia dei NSO sia sull’assone terminale-cono di crescita. Il RO è un recettore accoppiato a proteine G, il quale, in seguito al legame dell’odore alle cilia, induce l’attivazione di un’adenilato ciclasi, che porta alla sintesi di cAMP. I meccanismi molecolari che sottendono al ruolo del recettore olfattivo sul cono di crescita rimangono tuttora sconosciuti. Non è noto se il RO in questa posizione sia attivo e se agisca tramite la sintesi di cAMP. Per studiare le proprietà funzionali ed il signalling intracellulare associato al recettore olfattivo sul cono di crescita abbiamo analizzato le dinamiche temporali e la distribuzione intracellulare del secondo messaggero cAMP in neuroni sensoriali olfattivi di ratto in coltura, trasfettati con una sonda geneticamente codificata per il cAMP, basata su FRET. In seguito al trattamento con stimoli farmacologici (forscolina, un generico attivatore delle adenilato ciclasi, ed IBMX, un inibitore aspecifico delle fosfodiesterasi), si registra un incremento di cAMP nell’intero neurone sensoriale olfattivo, compreso l’assone terminale-cono di crescita. Analizzando la distribuzione spaziale e le dinamiche temporali del segnale cAMP, abbiamo osservato che l’incremento di cAMP si verifica più velocemente nei neuriti rispetto al soma. Per stabilire se il RO a livello del terminale assonico-cono di crescita è un recettore funzionale, abbiamo stimolato i NSO con una miscela di odori. L’applicazione diretta di un puff odoroso all’assone terminale-cono di crescita induce un aumento di cAMP localizzato esclusivamente al cono di crescita. 9 L’esposizione dei NSO agli odori porta ad un influsso di Ca2+ attraverso i canali CNG nelle cilia. Per stabilire se la stessa cascata di signalling si verifichi all’assone terminale-cono di crescita, abbiamo misurato il segnale Ca2+ a livello del terminale assonico in NSO caricati con un indicatore del Ca2+ (FURA-2-AM). Un puff di odori applicato all’assone terminale-cono di crescita induce un rapido aumento di Ca2+ circoscritto esclusivamente al terminale assonico. I dati ottenuti dimostrano che il recettore olfattivo all’assone terminale-cono di crescita è un recettore funzionale, la cui attivazione genera incrementi locali di cAMP e di Ca2+. Per valutare se i risultati ottenuti in vitro non fossero dovuti alle condizioni di coltura ed all’isolamento dei neuroni, ma fossero presenti nel bulbo olfattivo intatto, abbiamo effettuato esperimenti di imaging del Ca2+ sul sistema olfattivo integro, utilizzando particolari preparati, definiti espianti di emiteste. In questi preparati la testa di un topo è tagliata sagittalmente e le connessioni tra l’epitelio olfattivo, il bulbo ed il cervello sono mantenute lungo l’asse mediale. I neuroni sensoriali olfattivi sono caricati con un indicatore del Ca2+ (Calcium Green dextran) e le cellule risultano marcate completamente, dalle cilia fino al terminale assonico. I glomeruli marcati sono stati stimolati con stimoli farmacologici (forscolina) e fisiologici (mix di odori). In entrambi i casi si è osservato un significativo aumento nella fluorescenza, indicante un incremento della concentrazione di Ca2+ nei terminali pre-sinaptici a livello dei glomeruli. L’influsso di Ca2+ è dovuto all’apertura dei canali CNG indotta dal cAMP, poichè il segnale Ca2+ è abolito in presenza dell’inibitore delle adenilato ciclasi SQ22536. Abbiamo quindi dimostrato che sia in neuroni sensoriali olfattivi isolati sia nel bulbo olfattivo integro il recettore olfattivo al terminale assonico-cono di crescita è un recettore funzionale ed accoppiato ad aumenti locali di cAMP e Ca2+. 10 1. Introduzione 1.1 L’olfatto. I mammiferi sono in grado di riconoscere e distinguere migliaia di odori diversi presenti nell’ambiente anche a bassissime concentrazioni, che influenzano il loro comportamento e forniscono informazioni essenziali per la loro sopravvivenza. Il sistema olfattivo è coinvolto infatti in molteplici meccanismi fisiologici, quali risposte emozionali (ansia, paura, piacere), funzioni riproduttive (comportamenti sessuali e materni) e relazioni sociali (riconoscimento di individui della stessa specie o famiglia, delle prede e dei predatori). Per svolgere queste funzioni così diverse i mammiferi possiedono due organi olfattivi anatomicamente e funzionalmente distinti. Il sistema olfattivo principale, costituito dall’epitelio olfattivo, dal bulbo olfattivo principale e dalle aree corticali e non, correlate, permette il riconoscimento di molecole odorose volatili. Il sistema olfattivo accessorio, costituito dall’organo vomeronasale, dal bulbo olfattivo accessorio e dalle aree corticali e non, correlate, è invece specializzato nel rilevamento dei feromoni, sostanze secrete da un organismo, che regolano risposte fisiologiche e comportamentali degli individui della stessa specie. In questa sede ci limiteremo a trattare il sistema olfattivo principale. 1.2 Il sistema olfattivo principale. La percezione olfattiva ha inizio nei neuroni sensoriali olfattivi (NSO) presenti nell’epitelio nasale. Questi neuroni trasmettono poi il segnale al bulbo olfattivo principale e da qui passa alla corteccia cerebrale. Iniziamo quindi a trattare più dettagliatamente i diversi componenti del sistema olfattivo principale. 11 1.3 L’epitelio olfattivo. L’ epitelio olfattivo è un epitelio colonnare pseudostratificato, che riveste strutture cartilaginee convolute dette turbinati, poste nella parte posteriore delle cavità nasali. L’epitelio olfattivo è costituito da tre tipi cellulari principali: i neuroni sensoriali olfattivi, le cellule sustentacolari di sostegno e le cellule staminali basali (1,2). I neuroni sensoriali olfattivi rappresentano il 70-80% della popolazione cellulare totale dell’epitelio olfattivo e rigenerano costantemente durante la vita dell’organismo con un’emivita di circa 60-90 giorni. Essi hanno una tipica morfologia bipolare, con un unico dendrite non arborizzato, che si porta verso la superficie dell’epitelio, a contatto con le cavità nasali, e l’assone amielinico che proietta al bulbo olfattivo nel cervello (fig.1). Il dendrite termina con un’espansione globosa, detta knob, da cui si dipartono numerose cilia, estensioni filiformi che protrudono nella cavità nasale e su cui si trovano i recettori olfattivi (RO). Fig.1: rappresentazione di un neurone sensoriale olfattivo. E’ possibile osservare la tipica morfologia bipolare: un unico dendrite non arborizzato che termina con un’espansione globosa (knob), da cui dipartono numerose cilia, ed un unico assone. (3) Le cilia sono immerse nel muco secreto dalle cellule sustentacolari dell’epitelio olfattivo e dalle ghiandole di Bowman (fig.2). Si ritiene che le specifiche caratteristiche biochimiche del muco siano rivolte a creare l’ambiente ideale per la percezione degli odori. Il muco contiene proteine leganti gli odori (olfactory binding protein, OBP), che sono secrete dalla ghiandola nasale laterale; esse hanno la funzione di legare gli odoranti idrofobici, permettendo il loro passaggio 12 alla soluzione acquosa che costituisce il muco. Sono presenti più forme di OBP nell’epitelio nasale, nel ratto ne sono state identificate quattro (1). Gli odori si dissolvono nel muco dell’epitelio olfattivo per raggiungere e legarsi ai recettori olfattivi presenti sulle cilia ed innescare una catena di segnali intracellulari, che culmina con la generazione del potenziale d’azione e la trasmissione del segnale al bulbo olfattivo nel cervello. Le cellule sustentacolari di sostegno svolgono diverse funzioni: isolano elettricamente i neuroni sensoriali olfattivi, secernono le componenti del muco che riveste la superficie dell’epitelio olfattivo e fattori di crescita importanti per lo sviluppo dei neuroni sensoriali olfattivi e contengono enzimi detossificanti che inattivano gli odori. Le cellule basali di tipo globoso, che costituiscono la lamina basale al di sotto dell’epitelio olfattivo, rappresentano i precursori dei neuroni sensoriali olfattivi. Fig.2: rappresentazione dell’epitelio olfattivo. Si distinguono i tre tipi cellulari: i neuroni sensoriali olfattivi, le cui cilia sono esposte verso il lume della cavità nasale e sono immerse nel muco, le cellule di supporto sustentacolari, e le cellule staminali basali. Sulle cilia dei NSO sono espressi i recettori olfattivi che legano le molecole odorose e originano la cascata di trasduzione del segnale odoroso. (4) 13 1.4 I recettori olfattivi Gli odori sono piccole molecole organiche, che si differenziano tra loro per numerosi parametri, tra cui la struttura stereochimica della catena idrocarbonica, il tipo e la posizione dei gruppi funzionali laterali, le dimensioni e la carica. La percezione di un dato odore dipende dalla struttura della molecola odorosa, ma è influenzata anche da altri parametri, quali la concentrazione della sostanza odorosa e la variabilità soggettiva. Per esempio la molecola di indolo viene percepita come un odore putrido ad alte concentrazioni, mentre a basse concentrazioni come un odore floreale. L’androstenedione, invece, a basse concentrazioni è percepito come odore di urina da alcuni individui, come odore mediamente piacevole da altri e non è percepito per niente da altri ancora (5). Le molecole odorose vengono riconosciute e legate a livello delle cilia dei NSO dai recettori olfattivi (RO). L’esistenza di tali recettori è stata dimostrata nel 1991 da R.Axel e L.Buck (6) , valendo loro il premio Nobel per la Medicina nel 2004. Questi recettori appartengono ad una grande famiglia multigenica che nei mammiferi comprende più di 1000 membri, arrivando ad occupare fino al 2% del genoma nel topo (6,7). I geni codificanti per i RO sono raggruppati in cluster presenti nella maggior parte dei cromosomi (7,8). Da un punto di vista evolutivo, il numero degli pseudogeni nell’ambito della famiglia dei RO è andato aumentando. Essi sono infatti solo il 20% nei roditori, che contano quindi un repertoire molto più vasto rispetto ai mammiferi superiori, specie l’uomo, in cui circa il 60% dei geni codificanti per i RO sono pseudogeni (7-10). L’espressione di questi geni è ristretta ai neuroni sensoriali olfattivi maturi ed inizia durante la vita embrionale, prima che l’assone raggiunga il bulbo olfattivo (4) .Per distinguere i NSO maturi da quelli immaturi viene utilizzata l’olfactory marker protein (OMP). Questa è una proteina citoplasmatica, di funzione non nota, espressa tipicamente ed esclusivamente dai neuroni sensoriali olfattivi maturi. Essa inizia ad essere espressa intorno al giorno embrionale 13-14 (E13-E14) nel topo e al giorno 18 (E18) nel ratto e viene considerata un marker caratteristico dei NSO maturi (11,12). Ogni neurone olfattivo esprime un solo tipo di RO, cosicchè ciascun neurone sensoriale olfattivo è distinto funzionalmente ed identificato 14 molecolarmente dal tipo di recettore espresso, dando luogo alla regola: un recettore-un neurone (13-15). I RO sono espressi in modo monoallelico: in ciascun NSO l’espressione del recettore olfattivo deriva esclusivamente da un allele (15). Questo meccanismo sembra assicurare che un solo tipo di recettore sia presente in ogni neurone sensoriale. Da un punto di vista strutturale, la regione codificante dei RO è lunga circa 1kb ed è priva di introni. I RO appartengono alla famiglia dei recettori associati a proteine G e ne condividono le caratteristiche principali, quali la presenza di sette domini transmembrana legati da loop intracellulari ed extracellulari di varia lunghezza e numerose sequenze brevi altamente conservate. Tuttavia presentano anche tratti peculiari dei recettori olfattivi, quali un secondo loop extracellulare insolitamente lungo con residui di cisteina altamente conservati. Il grado di omologia nella sequenza dei RO varia tra il 40 ed il 96%. Da notare la presenza di regioni ipervariabili, in cui la sequenza è fortemente diversa tra un recettore e l’altro, nella terza, quarta e quinta regione transmembrana. Nei modelli tridimensionali di recettori associati a proteine G, questi tre tratti formano una tasca che molto probabilmente costituisce il sito di legame per le molecole odorose (fig.3) (4). Nei neuroni sensoriali olfattivi sono espressi molteplici tipi di proteine G. In particolare sono presenti due tipi di proteine G stimolatorie, Gs e Golf (G olfactory protein), ciascuna capace di attivare l’adenilato ciclasi (16). Nei NSO maturi, Golf è maggiormente espressa ed associata al RO posto sulle cilia nel processo di trasduzione del segnale odoroso. Topi knock out per Golf presentano infatti una drammatica riduzione delle risposte agli odori. Gs, invece, è espressa soprattutto nel corso dello sviluppo embrionale e nelle fasi precoci di sviluppo post-natale (17). 15 Fig.3: struttura di un recettore olfattivo. I residui aminoacidici più conservati sono rappresentati nelle tonalità del blu, mentre quelli caratterizzati da una maggiore variabilità sono rappresentati nelle tonalità del rosso (4). 1.5 Via di trasduzione del segnale odoroso. La cascata di trasduzione del segnale attivata dal legame delle molecole odorose ai recettori olfattivi presenti sulle cilia dei NSO è ben nota e coinvolge come principali secondi messaggeri il cAMP ed il Ca2+ (18-20). Una volta entrati nella cavità nasale, gli odori si disciolgono nel muco che ricopre la superficie dell’epitelio olfattivo e si legano ai recettori olfattivi sulle cilia dei neuroni sensoriali olfattivi. In seguito a tale legame si ha l’attivazione della proteina G stimolatoria Golf (21), che a sua volta attiva l’adenilato ciclasi di tipo 3 (AC3) (22), portando ad un incremento della concentrazione di cAMP all’interno della cellula. Il cAMP si lega alla porzione intracellulare dei canali CNG, causandone l’apertura (20). Questi canali permettono l’ingresso sia di Ca2+ che di Na+. L’aumento della concentrazione di Ca2+ nelle cilia in seguito all’apertura dei canali CNG regola sia l’attivazione sia la desensitizzazione dei neuroni sensoriali olfattivi. Infatti l’aumentata concentrazione di Ca2+ induce una corrente uscente di Cl- e quindi un’ulteriore depolarizzazione, che porta all’insorgenza di un potenziale d’azione (23,24). Il Ca2+ ha anche un effetto di feedback negativo a vari livelli della catena di trasduzione del segnale. Il Ca2+, legando la calmodulina, forma un complesso Ca2+-calmodulina (Ca2+-CaM) che si associa direttamente ai canali CNG, riducendone l’affinità per il cAMP e quindi la probabilità di apertura 16 dei canali stessi (fig.4) (25). Il Ca2+ ha inoltre un’azione inibitoria sull’adenilato ciclasi, bloccando la sintesi di cAMP, ed un’azione attivatoria sulle fosfodiesterasi di tipo 1C2, aumentando la degradazione di cAMP. Fig.4: trasduzione del segnale odoroso nelle cilia dei neuroni sensoriali olfattivi (26). In seguito al legame con la molecola odorosa, il recettore olfattivo attiva la proteina Golf che a sua volta attiva l’adenilato ciclasi di tipo 3. L’incremento di cAMP che ne segue porta all’apertura dei canali CNG, con conseguente influsso di Ca2+ e Na+. L’aumento di Ca2+ permette l’apertura dei canali per il Cl- ,che porta alla fuoriuscita di Cl- dalla cellula ed ulteriore depolarizzazione. 1.6 Componenti molecolari della via di trasduzione del segnale odoroso. Diversi studi hanno permesso di identificare i componenti molecolari della via di signalling attivata dal recettore olfattivo sulle cilia dei NSO, quali: le adenilato ciclasi (AC), le fosfodiesterasi (PDE) e i canali associati ai nucleotidi ciclici (CNG). Analizziamo ora più dettagliatamente i vari elementi della via di trasduzione del segnale odoroso. 1.6.1 Le adenilato ciclasi. Le adenilato ciclasi sono delle ATP-pirofosfato liasi che convertono l’ATP in adenosina monofosfato ciclico (cAMP) e pirofosfato. Al momento sono note 10 17 isoforme differenti di AC, di cui nove associate alla membrana (AC1-9), mentre la decima è una proteina solubile (27). Tutte le isoforme associate alla membrana sono attivate dal legame con la proteina Gs, mentre l’adenilato ciclasi solubile è attivata da HCO3- (28) e da Ca2+ (29). La tabella 1.1 riporta alcune proprietà delle AC di membrana. Tabella 1.1: proprietà regolatorie delle adenilato ciclasi associate alla membrana (27). Le AC di membrana sono regolate da molteplici effettori, tra i quali i principali sono: le proteine G (Gsα, Gβγ, Gαi, z, o) la proteine chinasi A e C (PKA e PKC rispettivamente), la calmodulina (CaM) e le chinasi dipendenti da questa (CaMK). Vi sono poi altri regolatori secondari, come: RGS2 (regolatore del signalling delle proteine G); PAM (proteina associata a Myc); Ric8a (fattore scambiatore di nucleotidi guaninici per le proteine G); Snapin: (membro del complesso SNAP25/Snare nei neuroni ippocampali); PP2a (proteina fosfatasi 2a). Le adenilato ciclasi associate alla membrana possono essere classificate in quattro gruppi principali, definiti in base alle loro proprietà regolatorie. Il gruppo I è formato dalle AC stimolate dal Ca2+, il gruppo II comprende le AC stimolate dalle subunità βγ delle proteine G; il gruppo III consiste delle AC inibite da Giα/Ca2+, mentre l’ultimo gruppo è rappresentato dalla AC9, che è insensibile alla forscolina, un attivatore generico delle altre AC. Nei NSO è stata dimostrata la presenza delle adenilato ciclasi 2, 3 e 4 (30,31). Le isoforme 2 e 4 sono espresse a livello delle cilia; dati recenti mostrano che l’ AC3 è espressa anche a livello dell’assone terminale ed in piccole concentrazioni, appena rilevabili con saggi di immunoistochimica, nel soma (32). E’ stato dimostrato che l’adenilato ciclasi 3 è accoppiata ai recettori olfattivi sulle cilia ed è quindi fondamentale per la trasduzione del segnale olfattivo. Infatti, topi knock 18 out per l’AC3 non mostrano risposte elettrofisiologiche ad un’ampia gamma di odori. Inoltre si è osservato che in queste linee di animali transgenici la mappa sensoriale è fortemente alterata (vedi §1.11) questi risultati indicano che l’AC3 è necessaria per la trasduzione del segnale odoroso a livello delle cilia ed inoltre svolge un ruolo nella formazione della mappa sensoriale a livello dell’assone terminale. 1.6.2 Le fosfodiesterasi. Le fosfodiesterasi sono fosfoidrolasi che catalizzano l’idrolisi dei nucleotidi ciclici cAMP e cGMP. Controllando la velocità di degradazione di questi importanti secondi messaggeri, le PDE giocano un ruolo critico nel signalling intracellulare. Esistono 11 famiglie differenti di PDE, ciascuna comprendente a sua volta varie isoforme (33-35). Tabella 1.2: classificazione delle 11 famiglie di fosfodiesterasi (34). Le PDE 4, 7 e 8 sono specifiche per il cAMP, mentre le PDE 5, 6 e 9 idrolizzano il cGMP. Le PDE 1, 2, 3, 10 e 11 presentano infine una doppia specificità per entrambi i nucleotidi ciclici. Alcune famiglie sono regolate dal cGMP, altre dal complesso Ca2+-calmodulina, altre ancora da PKA o PKG. IBMX è un inibitore farmacologico generico delle PDE, il Rolipram è un inibitore specifico per le PDE4. Le transducine sono proteine G specifiche della retina. 19 Come si può osservare in tabella 1.2, le famiglie di fosfodiesterasi presentano specificità di substrato (cAMP e cGMP) diverse e differenti proprietà regolatorie. Si possono distinguere tre gruppi principali, costituiti dalle famiglie di enzimi che idrolizzano specificamente il cAMP, il cGMP o che presentano una doppia specificità. Inoltre le PDE si differenziano per le loro proprietà regolatorie; tra i principali modulatori della loro attività troviamo il cGMP stesso (che può fungere sia da attivatore che da inibitore), il complesso Ca2+-calmodulina e le proteine chinasi PKA e PKG. Nei NSO sono stati identificati tre tipi di fosfodiesterasi:1, 2 e 4. Le PDE1 presentano alti livelli di espressione nelle cilia, mentre le PDE2 sono espresse nelle cilia, nel soma e negli assoni; le PDE4, infine, localizzano nel knob dendritico, nel soma e negli assoni (1,36). Le fosfodiesterasi di tipo 1 sono regolate dal Ca2+ via calmodulina ed idrolizzano sia il cAMP che il cGMP, anche se la specificità varia a seconda delle isoforme. Nei NSO la forma predominante è la PDE1C2, che presenta affinità simili per entrambi i nucleotidi ciclici (37). Le PDE2 sono anch’essi enzimi a doppia specificità, che risultano stimolati allostericamente dal legame del cGMP. Le PDE4, infine, sono specifiche esclusivamente per il cAMP. E’ stato dimostrato che la fosforilazione da parte di PKA aumenta l’attività delle PDE4 (38). 1.6.3 I canali associati a nucleotidi ciclici. I canali associati a nucleotidi ciclici (CNG) sono stati identificati inizialmente nei bastoncelli e nei coni della retina (39). I CNG presenti nelle cilia dei NSO sono canali cationici permeabili sia al Ca2+ che al Na+. Essi presentano un elevato grado di omologia con i CNG della retina (più del 80% di identità di sequenza aminoacidica) e sono strutturalmente omologhi. I CNG olfattivi sono tetrameri costituiti da tre diverse subunità: 2 A2, 1 A4 e 1 B1b. Le ultime due subunità svolgono un ruolo modulatorio: aumentano la sensibilità al cAMP e permettono la regolazione via Ca2+-calmodulina (fig.5). La struttura di ciascuna subunità è simile a quella dei canali cationici dipendenti dal potenziale: esse presentano sei domini transmembrana, con un loop tra il quinto 20 ed il sesto dominio che forma il poro centrale del canale, e le regioni N- e Cterminali intracellulari (40,41). Fig.5: rappresentazione dei canali CNG olfattivi e delle tre subunità che li formano. In blu sono indicati i siti di legame per il cAMP, mentre in giallo ed in nero i siti di legame per la calmodulina (40). I CNG del sistema olfattivo presentano un’affinità maggiore per il cGMP rispetto al cAMP come mostrano i valori di kM (concentrazione richiesta per raggiungere metà dell’attivazione massima): 3 µM per il cAMP e 1.6 µM per il cGMP (42). L’affinità per i ligandi è modulata dal legame Ca2+-CaM, da fosforilazione e da cationi bivalenti (43,44). 1.7 Il codice combinatoriale Abbiamo precedentemente detto che ogni NSO esprime un solo tipo di RO. Il recettore espresso definisce il “molecular receptive range” del neurone, cioè determina il range di odori che quel singolo NSO è in grado di legare e riconoscere (5). Ogni recettore olfattivo riconosce una specifica caratteristica strutturale della molecola odorosa (odotopo). Le due principali classi di odotopi che differenziano i diversi odori sono: la struttura stereochimica della catena idrocarbonica, il tipo e la posizione dei gruppi funzionali laterali. Poiché ogni molecola odorosa può presentare al suo interno più odotopi, ciascun odore potrà essere riconosciuto da diversi recettori olfattivi che riconoscono i diversi epitopi di cui è costituito. Ogni singolo RO è però in grado di riconoscere molecole odorose diverse che presentano lo stesso odotopo. In questo modo ciascun odore sarà codificato dall’attivazione di una particolare combinazione di recettori olfattivi, ma ogni singolo recettore può essere una delle componenti del codice di 21 diversi odori. Questo viene definito codice combinatoriale e permette al sistema olfattivo di riconoscere un numero enorme di odori (fig.6). Fig.6: modello di codice combinatoriale. A sinistra sono rappresentate varie molecole odorose con i vari odotopi raffigurati in colori diversi. A destra sono rappresentati nei corrispondenti colori i RO attivati da tali epitopi. L’identità dei diversi odori è codificata perciò da diverse combinazioni di recettori. Tuttavia ciascun recettore può fungere da componente del codice combinatoriale per odori diversi. Dato il numero immenso di possibili combinazioni di RO, questo schema permette di discriminare un numero enorme di diversi odori (5). 1.8 Il bulbo olfattivo Il bulbo olfattivo costituisce la prima stazione di ritrasmissione dell’informazione olfattiva. Come altre aree cerebrali presenta tre tipi di neuroni: i neuroni afferenti, i neuroni efferenti e gli interneuroni. I neuroni sensoriali olfattivi costituiscono le afferenze sensoriali del bulbo olfattivo. L’assone dei NSO è un processo sottile (0.2 µm di diametro), amielinico, non ramificato, che dopo aver attraversato l’osso cribriforme raggiunge il bulbo olfattivo (fig.7). 22 Fig.7: rappresentazione di una sezione sagittale di naso di topo (4). La freccia indica il punto di ingresso dell’aria e delle molecole odorose. L’epitelio olfattivo (OE) riveste le strutture dei turbinati ed è suddiviso in quattro zone, rappresentate nei diversi colori. Gli assoni dei neuroni sensoriali olfattivi proiettano al bulbo olfattivo (MOB, main olfactory bulb), dove formano i glomeruli. Il bulbo olfattivo fa parte del prosencefalo ed è costituito da due strutture ovoidali simmetriche che si trovano immediatamente sopra le cavità nasali. Esso ha una caratteristica struttura laminare, suddivisa in: strato del nervo olfattivo (ONL), strato glomerulare (GL), strato plessiforme esterno (EPL), strato delle cellule mitrali (MCL), strato plessiforme interno (IPL) e strato delle cellule dei granuli (GCL) (fig.8). Ognuno di tali strati contiene tipi cellulari diversi. Fig.8 : immagine di sezione di bulbo olfattivo in seguito a colorazione di Nissl. E’ possibile osservare i diversi strati che caratterizzano il bulbo olfattivo: lo strato dei glomeruli (GL); lo strato plessiforme esterno (EPL), che contiene i corpi cellulari delle cellule tufted; lo strato delle cellule mitrali (MCL); lo strato plessiforme interno (IPL) e lo strato delle cellule dei granuli (GCL). 23 Lo strato del nervo olfattivo è formato dagli assoni dei neuroni sensoriali olfattivi, che attraversano la lamina basale dell’epitelio olfattivo e l’osso cribriforme per raggiungere infine il bulbo olfattivo. Nello strato glomerulare gli assoni dei NSO stabiliscono sinapsi eccitatorie, glutamatergiche, con i dendriti delle cellule post-sinaptiche del bulbo olfattivo (cellule mitrali, tufted e periglomerulari), dando origine ai glomeruli. I glomeruli sono strutture sferiche di neuropilo, di dimensioni variabili tra gli 80 ed i 160 µm di diametro (nel topo da 30 a 50 µm, nel coniglio e nel gatto da 100 a 200 µm), disposte su tutta la superficie esterna dei bulbi. Sono costituiti dalla ramificazione terminale degli assoni dei NSO, che contraggono sinapsi con i dendriti delle cellule post-sinaptiche del bulbo, nonché con le cellule periglomerulari, poste tutto intorno ai singoli glomeruli. I glomeruli sono inoltre circondati dalle cellule gliali (45,46). I neuroni post-sinaptici del bulbo sono rappresentati dalle cellule mitrali e dalle cellule tufted. Queste cellule costituiscono la via efferente del bulbo olfattivo e formano il tratto olfattivo laterale. Le cellule mitrali sono neuroni glutamatergici che presentano i corpi cellulari disposti a formare un unico strato, lo strato delle cellule mitrali. I corpi cellulari delle cellule tufted si trovano invece a diversi livelli nello strato plessiforme esterno ed in base a tale posizione vengono distinte in esterne, medie ed interne. Sia le cellule mitrali che le cellule tufted presentano un unico dendrite primario, che penetra in un unico glomerulo nel quale forma un’estesa arborizzazione. Presentano inoltre dendriti secondari che decorrono orizzontalmente nell’EPL e contraggono sinapsi dendro-dendritiche con le cellule dei granuli. Gli assoni delle cellule mitrali e delle cellule tufted si portano fuori dal bulbo olfattivo, formando il tratto laterale olfattorio, che trasmette l’informazione olfattiva ad altre stazioni cerebrali. Le cellule tufted esterne rientrano negli interneuroni. Anche da un punto di vista biochimico, le cellule tufted si presentano come una popolazione eterogenea, che si avvale di diversi neurotrasmettitori quali la colecitochinina (CCK), il GABA, il fattore rilasciante la corticotropina (CRF), il polipeptide intestinale vasoattivo (VIP) (45,46). Al di sotto dello strato delle cellule mitrali si trova lo strato plessiforme interno, molto sottile, costituito da pochi corpi cellulari, prevalentemente appartenenti a cellule ad assone corto e cellule dei granuli. Gli interneuroni del bulbo sono 24 rappresentati dalle cellule periglomerulari e dalle cellule dei granuli. Le cellule periglomerulari (PG) includono diversi tipi di cellule, quali le cellule periglomerulari, le cellule ad assone corto e le cellule tufted esterne. Le cellule PG contraggono sinapsi con i dendriti delle cellule mitrali e delle cellule tufted, oltre che con i terminali assonali dei NSO. Le cellule PG sono una popolazione eterogenea non solo morfologicamente, ma anche biochimicamente. Esse infatti esprimono diversi neurotrasmettitori quali: il GABA, l’ossido nitrico, il NADPH, le dopamine ed il neuropeptide Y. Pertanto, le sinapsi che le cellule PG formano con le cellule pre- e post-sinaptiche del bulbo non hanno solamente funzione inibitoria, ma in senso più ampio modulatoria. Le cellule dei granuli sono neuroni gabaergici, il cui corpo cellulare si trova nello strato dei granuli, che è immediatamente al di sotto dello strato plessiforme interno, ed occupa la parte centrale del bulbo olfattivo. Esse formano sinapsi inibitorie dendro-dendritiche con i dendriti secondari delle cellule mitrali e delle cellule tufted. Mancano di assone (fig.9). Le cellule PG e le cellule dei granuli rigenerano costantemente durante tutta la vita dell’individuo. Esse originano dalla zona sub ventricolare (SVZ) intorno ai ventricoli laterali e da qui si portano attraverso uno specifico processo di migrazione lungo la rostral migratory stream (RMS). Una volta giunte al bulbo olfattivo, migrano radicalmente e si differenziano in interneuroni bulbari (45,46). 25 Fig.9: diagramma dei circuiti base che riassume l’organizzazione sinaptica del bulbo olfattivo. Due moduli (rosa e blu) rappresentano due diversi tipi di RO. Le cellule mitrali (M) e tufted (T) sono i neuroni efferenti del bulbo, le cellule dei granuli (Gr) e le cellule periglomerulari (PG) sono interneuroni locali (47). 1.9 Organizzazione dell’epitelio olfattivo e del bulbo olfattivo. La specificità delle connessioni tra i neuroni pre- e post-sinaptici è essenziale per il normale funzionamento del sistema nervoso centrale. Lo sviluppo ed il mantenimento dei circuiti neuronali è regolato da molecole espresse in tempi e sedi specifici nel corso dello sviluppo e da meccanismi dipendenti dall’attività neuronale. Nei sistemi sensoriali, i neuroni sensoriali presenti nelle strutture anatomiche più periferiche sono ordinati in maniera tale che i neuroni che decodificano caratteristiche simili dello stimolo sono disposti secondo un preciso ordine spaziale. I neuroni sensoriali a loro volta indirizzano il loro assone in specifici target del sistema nervoso centrale, mantenendo i rapporti spaziali presenti nelle strutture periferiche, dando luogo a mappe topografiche. Le mappe topografiche permettono di tradurre il mondo esterno in una rappresentazione interna, in termini di rappresentazione neuronale. 26 Il sistema olfattivo si differenzia per varie ragioni da altri sistemi sensoriali. Innanzitutto è privo di un’organizzazione spaziale periferica. Inoltre i neuroni sensoriali rigenerano costantemente nel corso della vita dell’individuo, per cui i circuiti neuronali si riformano continuamente. 1.9.1 Organizzazione dell’epitelio olfattivo. Nell’epitelio olfattivo i neuroni sensoriali non sono disposti secondo un preciso ordine spaziale, ma sono distribuiti in modo pressocchè casuale. Analisi della distribuzione spaziale dei neuroni esprimenti recettori olfattivi diversi, tramite ibridazione in situ, hanno rivelato che i NSO che esprimono un dato recettore sono ristretti ad una delle quattro zone (in direzione dorso-ventrale) in cui viene suddiviso l’epitelio olfattivo. Tuttavia, all’interno di ciascuna zona, i neuroni esprimenti recettori diversi sono frammisti fra loro in modo casuale (14,48). 1.9.2 Organizzazione del bulbo olfattivo. La situazione è completamente diversa a livello del bulbo olfattivo, dove è presente una mappa topografica ben precisa ed altamente conservata. Le proiezioni assonali di neuroni esprimenti lo stesso recettore convergono con squisita precisione a formare glomeruli in specifiche posizioni sul lato mediale e sul lato laterale di ciascun bulbo olfattivo. Questo è stato dimostrato con metodiche di ibridazione in situ da Ressler (49) e da Vassar (50). La disposizione dei glomeruli riceventi fibre esprimenti lo stesso RO risulta simmetrica nei due bulbi ed è costante in animali diversi della stessa specie. Fu avanzata quindi l’ipotesi che gli odori possano essere codificati da un pattern specifico di glomeruli attivati. Questo dato sarà poi confermato da esperimenti di imaging in vivo condotti in studi successivi (51,52). Nel 1996 Mombaerts e coll. furono in grado di visualizzare i singoli neuroni sensoriali olfattivi, e quindi la convergenza dei singoli assoni, grazie all’elaborazione di una nuova strategia genetica (53). Questa metodica molecolare prevede la modifica del locus del gene codificante per i recettori olfattivi, in modo che tale locus codifichi per un RNA messaggero bicistronico, per cui il RO è co-espresso con uno specifico marker (tau-LacZ). La sostituizione del gene endogeno con il costrutto si ottiene mediante 27 ricombinazione omologa, per cui alla fine si ottengono linee di topi geneticamente modificate, in cui uno specifico recettore è co-espresso con il marker. Un esempio è dato dal recettore P2. Nei topi geneticamente modificati (P2-IRES-tau-LacZ) il recettore P2 è co-espresso con tau-LacZ; pertanto, in seguito a colorazione con Xgal, i neuroni esprimenti P2 risultano marcati nella loro interezza, dalle cilia sino alle ramificazioni dell’arborizzazione terminale assonica (fig.10). In questo modo tali neuroni possono essere facilmente identificati nell’epitelio e nel bulbo. Inoltre è possibile seguire il destino di ogni singola fibra esprimente un dato recettore olfattivo e quindi visualizzare la mappa sensoriale del bulbo olfattivo. Questi esperimenti hanno inoltre confermato quanto osservato precedentemente da Ressler e Vassar tramite le ibridazioni in situ. I neuroni esprimenti il recettore P2 proiettano a due glomeruli posti uno sul lato mediale ed uno sul lato laterale di ciascun bulbo olfattivo. I glomeruli P2 presentano una struttura omogenea, risultando composti esclusivamente da fibre esprimenti solo il recettore P2. Fig.10: immagine dei turbinati e del lato mediale del bulbo di un topo ingegnerizzato P2-IREStau-LacZ, dopo colorazione con X-gal. Tutti i neuroni sensoriali olfattivi esprimenti il recettore olfattivo P2 esprimono anche LacZ ed in seguito a colorazione con X-gal risultano così marcati. Si osserva come tutti questi neuroni convergano in un unico glomerulo mediale nel bulbo (53). In studi successivi il marcatore LacZ è stato spesso sostituito con GFP, che offre il vantaggio di essere immediatamente visualizzabile anche in animali in vivo (54,55). Questa nuova tecnica ha permesso di analizzare nel dettaglio la formazione dei glomeruli relativi a NSO che esprimono un dato recettore. Nel bulbo olfattivo si possono distinguere due livelli di organizzazione topografica: gli assoni di tutti i neuroni sensoriali olfattivi esprimenti lo stesso RO 28 convergono a formare lo stesso glomerulo ed i glomeruli occupano posizioni specifiche simmetriche tra i due bulbi ed identiche tra animali diversi della stessa specie. Le quattro zone in cui è stato suddiviso l’epitelio olfattivo corrispondono all’incirca a quattro zone nel bulbo olfattivo, in senso dorso-ventrale (47,50). Pertanto gli assoni dei neuroni sensoriali localizzati in una data zona dell’epitelio proiettano alla zona corrispondente nel bulbo olfattivo (fig.11). Per esempio i neuroni che si trovano nella zona più dorsale dell’epitelio formano glomeruli nella zona più dorsale del bulbo, mentre i neuroni localizzati più ventralmente proiettano a formare glomeruli nella zona più ventrale del bulbo. Fig.11: schema che illustra il pattern di convergenza assonale tra l’epitelio olfattivo ed il bulbo. Nel topo l’epitelio olfattivo è diviso in quattro zone, definite dal pattern di espressione di determinati RO. I NSO di una data zona proiettano a glomeruli localizzati nella zona corrispondente del bulbo olfattivo. Assoni di NSO esprimenti lo stesso recettore (blu e rosso) convergono in pochi glomeruli definiti (47). Nonostante i NSO rigenerino costantemente nel corso della vita di un individuo, la specificità della convergenza assonale, e quindi la mappa glomerulare, è perfettamente conservata (56). In base alla modalità di convergenza degli assoni dei NSO, il concetto di codice combinatoriale può essere esteso anche al bulbo olfattivo. Infatti, poiché ciascun odore viene codificato dall’attivazione di una particolare combinazione di recettori olfattivi, a livello del bulbo questo si riflette nell’attivazione dei corrispondenti glomeruli. Pertanto un odore è rappresentato da una specifica combinazione spaziale di glomeruli attivati (mappa funzionale), che presenta una simmetria bilaterale nei due bulbi dello stesso animale e rimane invariata in 29 animali diversi. Ciascun glomerulo può invece far parte di mappe diverse, corrispondenti ad odori differenti (51). 1.9.3 Formazione dei glomeruli. Innanzitutto è opportuno sottolineare che i glomeruli non rappresentano una popolazione omogenea che si sviluppa in modo sincrono ed è influenzata nel corso della sua formazione e del suo mantenimento dalle stesse molecole e nella stessa misura dall’attività neuronale evocata o spontanea. Questi elementi controllano la formazione dei glomeruli in modo diverso a seconda del recettore espresso dai neuroni convergenti a formare quel dato glomerulo (57). Si possono tuttavia rintracciare tappe comuni che portano alla formazione dei glomeruli, sebbene siano appunto percorse in tempi diversi dai glomeruli esprimenti recettori olfattivi differenti e influenzate da molteplici fattori. Gli assoni dei NSO, una volta passato l’osso cribriforme, raggiungono il bulbo olfattivo (intorno a E13), attraversano lo strato del nervo olfattivo e giungono infine allo strato glomerulare (58,59). In un primo tempo i neuroni che esprimono lo stesso recettore proiettano ad un’area del bulbo olfattivo. Progressivamente gli assoni si riuniscono in un’area sempre più stretta e definita, in modo da formare glomeruli veri e propri. Inizialmente per ogni lato, mediale e laterale, di ciascun bulbo olfattivo si formano molteplici glomeruli connessi tra loro da fasci di assoni. Con il procedere dello sviluppo le connessioni tra glomeruli omogenei (formati da fibre esprimenti lo stesso recettore) vengono eliminate, come pure si riduce il numero dei glomeruli soprannumerari, per arrivare al termine dello sviluppo ad uno o due glomeruli per ciascun lato di ogni bulbo (60). In una prima fase di sviluppo i glomeruli non sono omogenei, vale a dire innervati da neuroni esprimenti solo lo stesso tipo di recettore, ma possono presentare innervazione da parte di fibre esprimenti recettori diversi (eterogenei). Questi glomeruli misti scompaiono con il progredire dello sviluppo per riarrangiamento ed eliminazione delle “scorrette” proiezioni assonali (61). Riportiamo due esempi relativi allo sviluppo di glomeruli formati da NSO esprimenti recettori diversi. Gli assoni dei neuroni sensoriali esprimenti il recettore P2 proiettano allo strato del nervo olfattivo al giorno embrionale 14.5 (E14.5) e a E15.5 questi assoni 30 terminano nello strato glomerulare presuntivo. Nei cinque giorni successivi si organizzano in strutture discrete simili ai glomeruli olfattivi. In molti casi si osservano due glomeruli appaiati collegati inizialmente da fasci di assoni P2. Questa connessione viene persa entro il giorno post-natale (PD) 7.5. Durante il primo periodo post-natale si osservano assoni aberranti di NSO P2 entrare in glomeruli non appropriati o continuare la crescita oltre lo strato glomerulare. Questi neuroni non sono più visibili nell’animale adulto (58). Gli assoni esprimenti M72 iniziano a formare proto-glomeruli in una fase molto più tardiva, nei primi giorni di sviluppo post-natale, PD2-PD3. Fino a PD10 molteplici glomeruli sono presenti su ogni lato di ciascun bulbo. Tra PD10 e PD40 si assiste ad un processo di progressiva eliminazione dei glomeruli sopranumerari, cosicchè nella maggior parte dei casi da PD40 in poi solo singoli glomeruli sono osservabili sul lato mediale e laterale di ciascun bulbo. E’ importante sottolineare che i glomeruli M72 inizialmente possono essere innervati anche da fibre M71. La sequenza di questi due recettori, infatti, presenta un alto grado di omologia (96%). Tuttavia, con il corso dello sviluppo i glomeruli misti vengono eliminati (60). Per valutare l’effetto dell’attività neuronale evocata sulla formazione dei glomeruli, lo sviluppo di glomeruli M71 e M72 è stato osservato in animali in cui è stata attuata occlusione nasale al momento della nascita. In questi animali, a differenza dei controlli, persiste la presenza di glomeruli multipli su ogni lato del bulbo olfattivo. Ciascun bulbo presenta dunque un numero maggiore di glomeruli rispetto ai controlli. Analizzando la struttura dei glomeruli sopranumerari, si è visto che questi sono eterogenei. Sembra quindi che l’assenza di attività evocata impedisca il processo di rifinitura delle proiezioni assonali ed in particolare l’eliminazione di glomeruli eterogenei. La convergenza assonale non sembra invece significativamente influenzata dall’assenza di attività evocata (60,62). 1.9.4 Colonna olfattiva. In ciascun glomerulo convergono gli assoni di NSO esprimenti un unico tipo di recettore, che formano sinapsi con uno specifico gruppo di cellule mitrali e tufted. Ogni glomerulo viene a definire un’unità funzionale detta “colonna olfattiva”, in analogia alle colonne presenti nella corteccia visiva primaria. Ciascuna colonna 31 olfattiva è costituita da un gruppo specifico di cellule mitrali, tufted, periglomerulari, che ricevono input da uno specifico gruppo di neuroni sensoriali, e dalle cellule dei granuli che sono ad esse connesse. Le colonne olfattive associate allo stesso recettore olfattivo sono dette isofunzionali o omologhe (45). 1.9.5 Ruolo del RO nella convergenza assonale e nella formazione dei circuiti intra- ed inter-bulbari. Come precedentemente detto, gli assoni dei neuroni sensoriali olfattivi esprimenti lo stesso tipo di recettore proiettano, per ciascun bulbo olfattivo, a due glomeruli distinti, uno in posizione mediale ed uno in posizione laterale. Il bulbo olfattivo presenta pertanto due mappe speculari e simmetriche di glomeruli isofunzionali. E’ stato dimostrato che queste due mappe di glomeruli omologhi presenti in ogni bulbo non sono indipendenti, ma reciprocamente connesse in modo estremamente preciso da un link inibitorio dovuto alle cellule tufted esterne (63). Gli assoni delle cellule tufted esterne connesse ad un dato glomerulo formano sinapsi eccitatorie con i dendriti delle cellule dei granuli nella parte opposta del bulbo. Queste ultime, a loro volta, formano sinapsi inibitorie con le cellule tufted esterne del glomerulo omologo (fig 12). Queste connessioni sono reciproche. In tal modo le colonne odorose isofunzionali vengono integrate in un’unica mappa funzionale. 32 Fig.12: rappresentazione schematica del circuito inibitorio che connette le colonne odorose isofunzionali nelle due metà di ciascun bulbo. Gli assoni delle cellule tufted esterne (ETC), connessi con un dato glomerulo, formano sinapsi eccitatorie (+) con i dendriti delle cellule dei granuli (GC) in un’area ristretta dello strato plessiforme interno sul lato opposto del bulbo olfattivo. Queste cellule dei granuli, a loro volta, formano sinapsi inibitorie (-) con le cellule tufted esterne connesse al glomerulo omologo. Queste connessioni sono reciproche. OSN: neuroni sensoriali olfattivi. GL: strato glomerulare. EPL: strato plessiforme esterno. GCL: strato delle cellule dei granuli. Non solo i due glomeruli omologhi appartenenti allo stesso bulbo sono interconnessi, ma anche i glomeruli isofunzionali presenti nei due bulbi sono collegati tra loro (64). E’ stato mostrato che le cellule mitrali e tufted associate ad uno specifico glomerulo proiettano topograficamente ad una regione esterna dei nuclei olfattivi anteriori (NOApE), dove i neuroni a loro volta proiettano alle cellule dei granuli alla base dei glomeruli isofunzionali omologhi sull’altro bulbo. Il bulbo olfattivo appare quindi come una struttura dotata di almeno tre livelli di organizzazione topografica: i) NSO esprimenti lo stesso recettore olfattivo convergono con i loro assoni a formare glomeruli simmetrici all’interno di ciascun bulbo; ii) i due glomeruli omologhi appartenenti allo stesso BO sono collegati da un circuito intrabulbare inibitorio; iii) i glomeruli isofunzionali presenti nei due bulbi olfattivi sono collegati da un circuito interbulbare. Da quanto detto emerge che l’elemento attorno a cui ruota l’organizzazione topografica del BO è il recettore olfattivo. 33 Rimangono ancora da chiarire i meccanismi che sottendono alla formazione di tali circuiti. 1.10 Axon guidance. Il sistema nervoso è formato da circuiti neuronali molto complessi, per la formazione dei quali è essenziale che i diversi neuroni proiettino i loro assoni verso i corretti target. Il cono di crescita è una struttura localizzata all’estremità terminale degli assoni, dotata di grande motilità, che permette di rilevare e rispondere ai segnali dell’ambiente circostante che guidano gli assoni verso il target appropriato. Il cono di crescita è costituito da lamellipodia, formati da un network di filamenti di actina, e da filipodia, strutture tensili composte da fasci di F-actina, che sondano l’ambiente extracellulare. Questo network di filamenti di actina è associato a sua volta a microtubuli nella parte distale dell’assone. L’avanzamento e la ritrazione del cono di crescita dipendono dalla polimerizzazione e depolimerizzazione dell’actina nei filipodia e nei lamellipodia e dalla velocità di flusso retrogrado della F-actina all’interno di queste strutture (65). Le proteine Rho della famiglia delle GTPasi sono degli importanti regolatori di tali processi di modificazione del citoscheletro (fig.13). Il cono di crescita è in grado di rilevare molecole extracellulari, dette “segnali guida”, che dirigono la crescita degli assoni. Tali segnali guida possono avere un effetto attrattivo o repellente e ciascun tipo può agire a corto o lungo raggio (65). I segnali guida a corto raggio sono molecole non diffusibili, che si trovano sulla superficie delle cellule o nella matrice extracellulare, ed agiscono con meccanismi mediati da contatto cellula-cellula. I segnali guida a lungo raggio sono invece rappresentati da molecole secrete. Inoltre alcune molecole possono avere sia un effetto repulsivo che attrattivo. Questa bifunzionalità dipende da diversi fattori, tra cui lo stato intracellulare del cono di crescita, l’espressione differenziale di complessi di recettori e l’interazione tra diverse cascate di signalling intracellulare. 34 Fig.13: rappresentazione grafica del cono di crescita. I lamellipodia contengono un denso reticolo di actina, i filipodia si estendono e si ritraggono attraverso la regolazione dei processi di polimerizzazione e depolimerizzazione dei filamenti di F-actina (65). Sono stati individuati diversi tipi di molecole guida a corto o lungo raggio. Le molecole di adesione cellulare (CAM), i recettori tirosina chinasi (RPTK), le efrine, i recettori tirosina fosfatasi (RPTP), le molecole della matrice extracellulare (ECM) ed i loro recettori, rappresentano tutti segnali guida a corto raggio. Le netrine e le neurotrofine, invece, agiscono a lungo raggio. Le semaforine sono una classe a parte, poiché comprendono sia molecole secrete che di superficie. Le molecole di adesione cellulare si dividono in tre classi: la superfamiglia delle immunoglobuline (Ig), delle caderine e delle integrine. Diversi membri delle prime due famiglie possono mediare adesioni omofiliche, agendo quindi sia come ligando che come recettore. Alcune proteine CAM, invece, formano legami eterofilici, fungendo da ligandi o recettori per altre molecole di adesione o per molecole della matrice extracellulare. Le Ig CAM meglio caratterizzate nel sistema nervoso sono le CAM neurali (NCAM). Le caderine sono recettori di adesione dipendenti dal Ca2+ e nel sistema nervoso si distinguono le N-caderine. Alcune di queste molecole sono collegate all’actina citoscheletrica tramite la proteina catenina. Infine le integrine sono recettori eterodimerici, che fungono da legame tra le molecole della matrice extracellulare ed il citoscheletro. 35 I recettori tirosina chinasi comprendono la famiglia dei recettori Eph per le efrine e dei recettori Trk per le neurotrofine. I recettori Eph si dividono in due classi: i recettori EphA che legano le efrine-A, ancorate alla membrana plasmatica cellulare attraverso il glicosilfosfatidil inositolo (GPI), ed i recettori EphB che sono specifici per le efrine-B transmembrana. Le interazioni tra le efrine ed i loro recettori richiedono quindi un contatto cellula-cellula. I complessi Eph/efrina trasducono il segnale bidirezionalmente, sia nella cellula esprimente il recettore sia nella cellula esprimente il ligando. Questo tipo di signalling gioca un ruolo critico durante lo sviluppo del sistema nervoso. I recettori Trk riconoscono e legano le diverse neurotrofine, quali NGF, BDNF, NT-3 e NT-4. Questi fattori, oltre al loro ruolo chiave nella sopravvivenza e nel differenziamento neuronale, svolgono anche una funzione di molecole guida per la crescita degli assoni. L’effetto repulsivo o attrattivo delle neurotrofine è influenzato dal livello di nucleotidi ciclici nel cono di crescita (66-68). Ad esempio è stato dimostrato che il NGF ha un effetto attrattivo a basse concentrazioni di cAMP, mentre il BDNF nelle stesse condizioni ha un effetto repulsivo. Inoltre, le neurotrofine sono anche in grado di modulare la risposta del cono di crescita assonale ad altre molecole guida, come le semaforine. I recettori tirosina fosfatasi ed i loro ligandi sono i meno conosciuti. Si pensa che alcuni tipi di RPTP leghino molecole CAM. Le molecole della matrice extracellulare sono numerose: laminina, tenascina, collagene, fibronectina, vibronectina e diversi proteoglicani. I recettori per le ECM sono in genere integrine, membri della famiglia di recettori Ig e altri proteoglicani. Le netrine appartengono ad una piccola famiglia di proteine secrete ed hanno sia una funzione attrattiva che repulsiva sulla crescita assonale. Questo duplice effetto dipende sia dai recettori attivati sia da diverse cascate di signalling intracellulare che regolano in modo differente i livelli citosolici di cAMP. E’ stato dimostrato infatti che il recettore DCC/UNC-40 media la risposta attrattiva degli assoni alle netrine, mentre il recettore UNC-5 determina l’effetto repulsivo (65). Inoltre l’azione della Netrina-1 dipende dalla presenza di altri segnali che modulano i livelli citosolici sia di cAMP che di Ca2+ (67,69). Il cAMP può dunque agire come 36 interruttore molecolare, andando ad attivare diversi target intracellulari e determinando così diverse risposte del cono di crescita alle molecole guida. La famiglia delle semaforine comprende sia proteine secrete che proteine associate alla membrana cellulare e queste possono avere sia un effetto repulsivo che attrattivo nell’axon guidance (65,70). Sono stati identificati almeno cinque classi di semaforine. Tutti i membri di tale famiglia possiedono un dominio Sema conservato nella regione extracellulare N-terminale. I recettori per le semaforine sono in realtà dei complessi formati da più molecole. Le plexine sono proteine transmembrana che si associano alla Neuropilina-1 o Neuroplina-2 (Npn-1 e Npn2), un altro tipo di proteine transmembrana che fungono da co-recettori, dal momento che le loro corte code citoplasmatiche non hanno alcuna funzione catalitica. Il complesso plexina-neuropilina può in tal modo legare le semaforine della classe 3 (Sema-3). La risposta specifica dei neuroni ai diversi membri della classe Sema-3 dipende dal pattern di espressione delle neuropiline, dal tipo di neuropilina espressa (Npn-1 o Npn-2) ed anche dal pattern neuronale di espressione delle plexine durante lo sviluppo del sistema nervoso. Inoltre, come già detto precedentemente, la risposta dei neuroni alle semaforine è modulata anche dalle neurotrofine. E’ stato provato che alte concentrazioni di NGF nel terreno di crescita dei neuroni dei gangli della radice dorsale riducono l’effetto inibitorio sulla crescita assonale della Sema-3A (71). Come già accennato nel caso delle netrine e delle neurotrofine, varie prove sperimentali hanno dimostrato l’importanza del cAMP e del Ca2+ nell’axon guidance (67,72). Ad esempio, alcune molecole guida determinano nel cono di crescita segnali Ca2+ che regolano l’attività di altre proteine, coinvolte nell’organizzazione del citoscheletro e nei movimenti dei filamenti di actina. Il Ca2+ può mediare sia una risposta di tipo attrattivo che repulsivo. Si pensa che la polarità della risposta dipenda più dalla grandezza del gradiente Ca2+ che dalla sua direzione. Ad esempio, un piccolo gradiente di Ca2+ induce repulsione nel cono di crescita neuronale, mentre un gradiente maggiore induce un effetto attrattivo. E’ stato dimostrato che le vie di segnalazione del cAMP e del Ca2+ interagiscono nella regolazione dell’axon guidance. L’inibizione della PKA determina un cambiamento dell’azione attrattiva indotta dal Ca2+ in repulsione e viceversa. 37 Tuttavia i meccanismi alla base di queste interazioni cAMP-Ca2+ sono ancora sconosciuti (67,72). 1.11 Formazione della mappa sensoriale nel sistema olfattivo. Come è possibile passare da una mancanza di organizzazione spaziale dei diversi neuroni olfattivi a livello dell’epitelio olfattivo ad una mappa topografica estremamente precisa nel bulbo olfattivo? Non solo gli assoni dei neuroni sensoriali olfattivi che esprimono il medesimo recettore convergono a formare gli stessi glomeruli, ma anche la localizzazione di questi glomeruli è conservata in individui della stessa specie. E’ stato dimostrato che il recettore olfattivo gioca un ruolo istruttivo nella convergenza dei neuroni sensoriali verso il corretto glomerulo target. Questo dato è emerso da una serie di esperimenti genetici che hanno dimostrato come modificazioni della sequenza codificante per i recettori olfattivi porti ad un’alterazione della mappa sensoriale. Nei neuroni sensoriali olfattivi esprimenti il recettore P2, l’eliminazione del gene codificante tale recettore (knock down) impedisce la convergenza degli assoni di tali neuroni a livello del bulbo olfattivo. In questa circostanza gli assoni si dirigono in maniera casuale a vari glomeruli (73). Studi successivi hanno dimostrato che l’eliminazione genetica di un dato recettore olfattivo porta all’attivazione casuale di un gene codificante per un altro RO (74). Poiché la scelta del recettore espresso è casuale per ciascun neurone, gli assoni convergono in differenti glomeruli. Se invece si sostituisce il gene codificante per il recettore olfattivo normalmente espresso con un diverso RO (swap genico), gli assoni di tali neuroni convergono a formare glomeruli in una posizione diversa rispetto a quella occupata dai glomeruli target dei neuroni esprimenti il RO sostituito e di quelli esprimenti il RO sostitutivo. L’entità della distanza dipende da vari fattori: dal grado di omologia di sequenza tra i geni codificanti i recettori considerati, dal cluster di appartenenza dei due geni, dalla zona epiteliale in cui i recettori sono espressi, dal livello di espressione del recettore. Anche nelle condizioni di 38 massima analogia dei vari parametri analizzati, e.g. stesso cluster sullo stesso cromosoma, stessa zona epiteliale ed alto grado di omologia di sequenza, persiste una certa distanza tra il glomerulo nuovo (risultato dello swap genetico) e quelli originali. Per esempio, i recettori olfattivi P2 e P3 presentano il 75% di identità di sequenza aminoacidica, i geni che li codificano risiedono sullo stesso cromosoma e vengono espressi da NSO presenti nella stessa zona dell’epitelio olfattivo. In esperimenti di swap genetico tra questi due RO (P3P2) i nuovi glomeruli sono adiacenti ai glomeruli wild type P3 ed anteriori rispetto ai glomeruli wild type P2 (73). Questi dati indicano che il recettore olfattivo gioca un ruolo istruttivo nella convergenza assonale, ma non è l’unico determinante. I dati ottenuti da questi esprimenti di swap genetico suggeriscono inoltre che il recettore olfattivo determini la posizione del glomerulo lungo l’asse antero-posteriore del bulbo olfattivo, mentre la zona dell’epitelio in cui si trovano i neuroni esprimenti quel dato RO determini la posizione del glomerulo lungo l’asse dorso-ventrale del BO (53,73,75). Studi successivi hanno messo in evidenza il coinvolgimento di varie molecole guida nella formazione della mappa sensoriale nel bulbo olfattivo, tra cui le efrine, le semaforine e le neuropiline (68,76,77). E’ stato dimostrato, ad esempio, che neuroni esprimenti recettori olfattivi diversi esprimono diversi livelli di efrina-A3 ed efrina-A5 sui loro assoni, mentre le cellule post-sinaptiche corrispondenti esprimono i recettori EphA (68). Alterazioni dei livelli di espressione di queste molecole alterano la mappa glomerulare, in particolare modificano la posizione dei glomeruli in senso antero-posteriore nel BO. Topi geneticamente modificati, che non esprimono né efrina-A3 né efrina-A5, sono stati incrociati con topi P2IRES-tau-LacZ e con topi SR1-IRES-tau-LacZ, per poter visualizzare i NSO esprimenti il recettore P2 o SR1 e valutare come la convergenza assonale di tali neuroni a livello del bulbo sia influenzata dall’alterato livello di espressione delle efrine. In topi mutanti, privi sia di efrina-A3 che di efrina-A5, neuroni che esprimono il recettore olfattivo P2 o il recettore olfattivo SR1 mostrano una posteriorizzazione nella formazione dei corrispondenti glomeruli. Invece, l’aumento del livello di efrina-A5 risulta in un’ anteriorizzazione della posizione dei glomeruli dei neuroni analizzati (P2-IRES-efrinaA5-IRES-tau-lacZ). I dati ottenuti sembrano indicare che le efrine cooperano con il RO nella formazione 39 della mappa glomerulare ed in particolare regolano la posizione dei glomeruli lungo l’asse antero-posteriore del bulbo olfattivo. Serizawa e coll. hanno osservato che nei NSO esprimenti recettori diversi vengono espresse molteplici molecole, non solo le efrine-A5, ma anche le EphA5 e le molecole di adesione omofilica Kirrel-2 e Kirrel-3 (76). L’espressione di tali molecole si verifica in modo complementare: neuroni esprimenti un dato recettore presentano alti livelli di Kirrel-2 e bassi livelli di Kirrel-3, mentre per neuroni esprimenti recettori diversi il pattern di espressione è invertito, bassi livelli di Kirrel-2 ed alti livelli di Kirrel-3. Lo stesso fenomeno avviene per efrina-A5 e EphA5. Questa complementarietà è presente a livello dei neuroni sensoriali dell’epitelio e nei corrispettivi glomeruli a livello del bulbo olfattivo. E’stato dimostrato inoltre che la trascrizione di questi geni è attività- dipendente. Nei topi knock out per la subunità A2 dei canali CNG, in cui l’influsso di Ca2+ attraverso tali canali è abolito, l’espressione di Kirrel-2 ed EphA5 risulta ridotta, mentre l’espressione di Kirrel-3 ed efrina-A5 è aumentata. L’espressione attivitàdipendente di questi geni è stata dimostrata anche in seguito ad occlusione nasale: nei NSO esprimenti MOR28 l’espressione di efrina-A5 e Kirrel-3 risulta incrementata in seguito ad occlusione nasale, mentre l’espressione di EphA5 e Kirrel-2 è ridotta. In questo studio è stato dimostrato che i geni Kirrel-2, Kirrel-3, efrina-A5, EphA5, i cui livelli di espressione sono correlati con il RO espresso, sono trascritti in modo complementare ed attività-dipendente (76). Tra le altre molecole coinvolte nella formazione di una corretta mappa glomerulare ricordiamo anche la Semaforina-3A, che viene espressa nel bulbo olfattivo. Un sottogruppo di NSO esprimono la Neuropilina-1, che rappresenta il ligando della Semaforina-3A e la loro interazione è di tipo repulsivo. Gli assoni dei neuroni sensoriali che esprimono la Neuropilina-1 formano glomeruli nella regione mediale e laterale del BO, evitando selettivamente la regione di espressione della Semaforina-3A. In topi knock out per questa molecola, gli assoni di NSO esprimenti Neuropilina-1 proiettano anche nelle regioni del bulbo che negli animali wild type presentano un’espressione della Semaforina-3A. (77). L’insieme di questi esperimenti suggerisce che i neuroni esprimenti recettori diversi co-esprimono molecole segnale diverse, che cooperano con il recettore nella formazione della mappa glomerulare. Ancora oggi, tuttavia, rimangono da 40 chiarire i meccanismi molecolari che collegano l’identità di un dato RO con i diversi tipi e/o livelli di espressione di molecole guida. A rinforzare il ruolo del RO nel processo di convergenza assonale esperimenti di immunoistochimica condotti da Barnea e coll. (78) e da Strotmann e coll. (57) hanno dimostrato la presenza del recettore olfattivo sulla porzione più distale dell’assone e sul cono di crescita. Il recettore olfattivo risulta quindi espresso non solo sulle cilia ma anche sull’assone terminale-cono di crescita. Tuttavia i meccanismi molecolari che sottendono al ruolo del recettore olfattivo sul cono di crescita rimangono ancora da chiarire. Ci si è chiesti quindi in quale modo elementi molecolari della via di signalling intracellulare accoppiata al RO influenzino la trasduzione del segnale odoroso e la formazione della mappa sensoriale. Per rispondere a questa domanda sono state create una serie di linee di topi transgenici, in cui elementi del signalling intracellulare associato al RO sono stati geneticamente modificati. I canali CNG sono una componente centrale dell’apparato di trasduzione del segnale odoroso. Topi knock out per tali canali sono anosmici, cioè non esibiscono risposte elettrofisiologiche evocate dagli odori in risposta ad un ampio range di stimoli diversi. L’incrocio di queste linee con topi P2-IRES-tau-LacZ e la successiva analisi dei bulbi di questi animali hanno permesso di esaminare la posizione relativa di glomeruli P2 e M50 (questi ultimi visualizzati con metodiche di ibridazione in situ). Il relativo spaziamento e l’ordine dei glomeruli sono mantenuti anche in topi knock out per CNG. Sembra perciò che l’attività evocata non sia necessaria per la formazione di una corretta mappa glomerulare (79). Questo dato è sostenuto anche dai risultati ottenuti in topi geneticamente modificati mancanti di Golf (17). Questa proteina è associata al RO e permette la trasduzione del segnale odoroso attivando l’adenilato ciclasi 3. Benchè Golf sia molto più abbondante di Gs nell’epitelio olfattivo di topi adulti, entrambe le molecole potrebbero contribuire alla trasduzione del segnale evocato dall’odore. Topi knock out per Golf sono anosmici, mostrano una forte riduzione delle risposte elettrofisiologiche associate alla somministrazione di un gran numero di odori. Incrociando queste linee con topi P2-IRES-tau-LacZ è stato possibile osservare se la convergenza dei NSO esprimenti P2 fosse alterata. Gli assoni di tali neuroni sensoriali olfattivi convergono correttamente a formare un unico glomerulo P2 41 mediale e laterale. La posizione di entrambi i glomeruli è costante in tutti gli animali analizzati. Questi studi sembrano quindi avvalorare l’ipotesi che l’attività odore-evocata non sia necessaria per la formazione di una corretta mappa topografica. Tali esperimenti sono stati condotti in condizioni in cui l’attività odore-dipendente è inibita in tutta la popolazione di neuroni sensoriali olfattivi e perciò non escludono un ruolo dell’attività evocata in un ambiente competitivo. Zhao e Reed (80) hanno sfruttato la localizzazione del gene della subunità OCNC1 dei canali CNG sul cromosoma X per creare un modello di studio del ruolo dell’attività nello sviluppo del sistema olfattivo in un contesto competitivo. Hanno generato due linee di topi in cui un allele OCNC1 è stato sostituito con il reporter tau-LacZ o tau-EGFP, rendendo possibile la marcatura dei neuroni che non esprimono quel gene. Nelle femmine eterozigoti, sfruttando il fenomeno dell’inattivazione casuale del cromosoma X, si crea una situazione unica in cui due diverse popolazioni cellulari coesistono. In queste linee di animali geneticamente modificati, si assiste inizialmente ad una normale formazione dei glomeruli e successivamente, nel corso della vita dell’animale, la popolazione di neuroni OCNC1- viene eliminata dall’epitelio olfattivo. Questa eliminazione dei neuroni “inattivi” dipende dall’esposizione agli odori. Infatti, in seguito ad occlusione nasale, si osserva una drastica riduzione della perdita dei neuroni sensoriali olfattivi OCNC1- sia a livello dell’epitelio olfattivo che a livello del bulbo. Questi risultati indicano che la deplezione dei NSO OCNC1- dipende dall’attività evocata dall’odore. Viene perciò suggerito che l’attività evocata contribuisca alla sopravvivenza dei neuroni sensoriali olfattivi in un ambiente competitivo. Nei bulbi olfattivi di questi animali, tuttavia, si osserva un pattern inusuale di innervazione dei glomeruli da parte degli assoni OCNC1- e OCNC1+. Nella maggior parte dei glomeruli la competizione è molto efficiente e nei glomeruli vengono rinvenute solo le fibre “attive”. Tuttavia alcuni glomeruli presentano una forte innervazione sia da parte delle cellule inattive sia da parte di cellule attive. Inoltre la posizione di questi glomeruli rimane invariata tra individui della stessa specie. Questi risultati indicano che l’attività evocata conferisce un grosso vantaggio alle fibre attive nel processo di convergenza e di mantenimento delle proiezioni assonali nella maggior parte, ma non in tutti, i glomeruli. Questa ipotesi è avvalorata anche dai risultati ottenuti da Zheng e coll. 42 (81). Tramite mutagenesi specifica del gene OCNC1 hanno generato un’altra linea di topi mancante dei canali CNG e pertanto priva di risposte evocate dagli odori. Queste linee sono state incrociate con topi in cui neuroni che esprimono un dato recettore esprimono anche LacZ o GFP. I neuroni marcati da LacZ o GFP sono facilmente individuabili nel bulbo ed è possibile seguire la convergenza di questi assoni. Gli assoni di NSO esprimenti M72 non convergono correttamente nel bulbo olfattivo: già dopo la prima settimana post-natale si osserva la formazione di glomeruli sopranumerari, disposti più ventralmente rispetto agli originari e variabili per numero e grandezza. Gli assoni dei neuroni sensoriali esprimenti il recettore P2, invece, convergono normalmente. Inoltre in questo studio hanno utilizzato un triplo mutante (M72-IRES-tau-GFP-IRES-ONCN1 eterozigote, M72-IRES-tau-LacZ eterozigote, OCNC1- eterozigote) che, sfruttando l’espressione monoallelica del recettore olfattivo e l’inattivazione casuale del cromosoma X, presenta tre popolazioni di NSO che esprimono il recettore olfattivo M72: GFP/OCNC1+, LacZ/OCNC1+, LacZ/OCNC1-. E’ stato osservato che NSO esprimenti M72 proiettano i loro assoni in glomeruli separati, a seconda che siano OCNC1+ o OCNC1-. Questi risultati suggeriscono che la formazione della mappa glomerulare è influenzata in parte da meccanismi che si basano sull’attività neuronale evocata. Come si può vedere dall’insieme dei dati raccolti, finora la situazione è molto complessa ed il ruolo dell’attività evocata nella formazione dei glomeruli continua ad essere oggetto di dibattito. Un’altra molecola base nella cascata di trasduzione del segnale odoroso è l’adenilato ciclasi 3 (AC3). Tramite saggi di immunoistochimica è stata osservata la sua presenza non solo a livello delle cilia, ma anche lungo gli assoni dei NSO (32). Topi knock out per questa proteina sono anosmici e presentano una mappa glomerulare fortemente alterata. Le proiezioni assonali in questi animali sono fortemente disorganizzate e spesso i glomeruli risultano innervati da assoni esprimenti recettori diversi. Nella porzione dorso-caudale del bulbo si assiste alla completa mancanza di glomeruli. Inoltre la formazione dei glomeruli è alterata in modo variabile a seconda dei diversi recettori analizzati. Nel caso di P2, non si osservano i glomeruli corrispondenti negli animali mutati. Il fenomeno si associa ad una drastica riduzione dei neuroni esprimenti P2 nell’epitelio. Per quanto concerne i NSO esprimenti M72, ai normali glomeruli si associano glomeruli 43 sopranumerari non presenti negli animali wild type di controllo. Si osserva inoltre uno spostamento della normale posizione dei glomeruli lungo l’asse anteroposteriore del bulbo. Infine, la deplezione della ciclasi comporta la mancata espressione di Neuropilina-1, una molecola segnale nei processi di allungamento assonale (32,82). Per quanto concerne il ruolo dell’attività spontanea nella formazione dei glomeruli, si è visto che essa svolge un ruolo chiave. In animali sovraesprimenti i canali Kir 2.1 nei neuroni sensoriali, che risultano così iperpolarizzati e privi di attività spontanea (ed evocata), la mappa glomerulare è fortemente alterata. Si ha un forte ritardo dell’innervazione del bulbo ed i glomeruli, anche quando si formano, sono abnormi per dimensioni e struttura. Ancora una volta neuroni esprimenti recettori diversi sono affetti in maniera diversa (83) ma tutti risultano comunque influenzare negativamente la formazione della mappa glomerulare. Come detto in precedenza, manipolazioni genetiche che aboliscono la sintesi di cAMP hanno effetti drammatici sull’organizzazione topografica del bulbo olfattivo, mentre manipolazioni che mantengono la sintesi di cAMP, quali alterazioni dei canali CNG e di Golf, permettono la formazione di una normale mappa glomerulare. Questi risultati hanno portato ad ipotizzare che il segnale cAMP svolga un ruolo chiave nella formazione della mappa sensoriale. Gli esperimenti di Imai e coll. (84) hanno dimostrato che il segnale cAMP collegato al RO svolge un ruolo critico nella formazione dei glomeruli. E’ stato creato il mutante I7-RDY, in cui il RO I7 è mutato nel sito di legame con le proteina G (la tripletta DRY è modificata in RDY). A seguito di questa mutazione il recettore non è in grado di associarsi con le proteine G, con conseguente abolizione della sintesi di cAMP. Nei topi I7(RDY), che esprimono il recettore mutato, gli assoni sensoriali non solo non convergono nella formazione di alcun glomerulo, ma non riescono nemmeno a penetrare nello strato glomerulare del bulbo. Il fenotipo viene completamente recuperato dall’espressione della proteina Gs costitutivamente attiva nei neuroni I7-RDY(I7(RDY)-IRES-caGs). Il fenotipo difettivo viene inoltre recuperato anche tramite l’espressione di PKA costitutivamente attiva. Se però il costrutto I7(RDY) viene co-espresso con CREB costitutivamente attivo (cAMP response element-binding protein), che è un fattore di trascrizione attivato da PKA, gli assoni formano strutture glomerulari, ma non 44 si osserva una convergenza completa. E’ stato inoltre analizzato l’effetto dell’espressione di Gs costitutivamente attiva in NSO esprimenti il recettore I7 wild type. In questo caso i neuroni presentano un eccesso di produzione di cAMP: i glomeruli si formano in posizione posteriore rispetto ai wild type. L’espressione di una PKA dominante negativa, invece, anteriorizza la posizione dei glomeruli corrispondenti. Questi risultati dimostrano che il segnale cAMP collegato al RO è necessario per la convergenza glomerulare ed inoltre l’aumento o la diminuzione dei livelli di cAMP modifica la posizione dei glomeruli target dei NSO lungo l’asse antero-posteriore del bulbo olfattivo. Infine, tramite analisi di microarray e di RT-PCR sono stati determinati i geni i cui livelli di espressione sono correlati al segnale cAMP. Uno dei geni così identificati codifica per la Neuropilina-1. Tale proteina risulta essere espressa dai NSO che esprimono Gs costitutivamente attiva e dunque presentano alti livelli di cAMP, mentre non è espressa nei neuroni I7(RDY), dove il segnale cAMP è bloccato. Si è osservato precedentemente (32) che l’espressione di questa molecola è abolita nei mutanti di AC3. Questi dati suggeriscono che lo stesso segnale cAMP mediato da Gs regoli la trascrizione di geni codificanti per proteine coinvolte nell’axon guidance, che a loro volta partecipano al processo di formazione della mappa glomerulare. Questi risultati sono convalidati anche dai dati ottenuti da Chesler e coll. (85). Questi autori hanno utilizzato un approccio di gain-of-function basato su iniezioni di vettori retrovirali nell’epitelio olfattivo embrionale. Hanno dimostrato che l’espressione di un recettore funzionale è necessaria e sufficiente a indurre la formazione di glomeruli. L’espressione ectopica del recettore OR17 (OR17-IRES-EGFP) si è rivelata infatti sufficiente per la convergenza glomerulare, mentre l’espressione dello stesso recettore mutato (MycOR17-IRES-EGFP) non funzionante non permette la coalescenza degli assoni, che entrano in glomeruli diversi. Inoltre hanno osservato che l’espressione ectopica di Golf costitutivamente attiva è sufficiente perché gli assoni dei NSO che la esprimono convergano. I risultati ottenuti hanno portato ad ipotizzare un modello in cui l’attivazione da parte del RO di una proteina G stimolatoria induce la convergenza degli assoni. Questa ipotesi è convalidata dai dati ottenuti da Feinstein e coll. (86). Sostituendo il recettore olfattivo M71 con il recettore adrenergico β2 (β2AR-IRES-tau-LacZ), che si accoppia a proteine Gs, hanno osservato la formazione di glomeruli 45 funzionali sia mediali che laterali. Se invece si sostituisce il RO con il recettore vomeronasale V1rb2, che non si accoppia a proteine Gs, non si osserva la formazione di glomeruli. Poiché topi knock out per la proteina Golf non mostrano alterazioni della mappa glomerulare, Chesler e coll. (85) hanno ipotizzato che la proteina G coinvolta nella formazione della corretta mappa sensoriale olfattiva sia Gs. A sostegno di questa ipotesi c’è il diverso pattern di espressione delle due proteine G. Gs viene espressa a livello embrionale dalle cellule progenitrici, dai neuroni olfattivi immaturi e da quelli maturi. A PD5, quando molti glomeruli si sono già formati, Gs è ancora fortemente espressa dalle cellule progenitrici, ma solo debolmente da alcuni neuroni immaturi e non è rilevabile nei neuroni maturi. Golf invece presenta un diverso pattern temporale di espressione: sembra infatti essere espressa solo dai neuroni maturi, perciò a E15 viene espresso dai pochi neuroni maturi presenti e dunque la sua espressione totale a livello dell’epitelio è molto bassa, mentre a PD5 la sua espressione è molto più consistente in quanto gran parte dei neuroni sono maturi. Gs sembra pertanto essere espressa durante lo sviluppo embrionale e dai neuroni che stanno rigenerando, mentre Golf viene espressa soltanto dai neuroni maturi (esprimenti OMP) (16,17). L’insieme di questi risultati suggerisce che Golf sia associata al recettore olfattivo nella trasduzione del segnale odoroso, mentre Gs sembra essere associata al recettore nella trasduzione del segnale alla base dell’allungamento e nella convergenza assonale. L’insieme di tutti i dati ottenuti finora indica che il recettore olfattivo svolge una duplice funzione nei NSO: media la cascata di trasduzione del segnale odoroso e svolge un ruolo istruttivo nella convergenza assonale insieme a specifiche molecole guida. Questa ipotesi sembra corroborata dall’espressione del recettore olfattivo sull’assone terminale-cono di crescita dei NSO. Tuttavia i meccanismi molecolari che sottendono al ruolo del RO espresso sul cono rimangono oscuri. Non è noto se il recettore olfattivo in questa posizione sia attivo e quale sia la via di signalling ad esso associato, in particolare se agisca attraverso cAMP e Ca2+. Del resto tutti gli studi condotti finora si sono avvalsi di tecniche molecolari, mancano quindi informazioni funzionali sul recettore e sulla via di signalling ad esso associata. 46 Rispondere a tali domande risulta essenziale per poter procedere oltre nell’indagine sul ruolo del recettore nella formazione della mappa sensoriale. 1.12 Il progetto di ricerca. L’elemento caratterizzante l’organizzazione topografica del sistema olfattivo è il doppio ruolo del RO. Esso è coinvolto nella trasduzione del segnale odoroso ma svolge anche un ruolo istruttivo nella convergenza degli assoni dei neuroni sensoriali nel corretto glomerulo target a livello del bulbo olfattivo, insieme ad altre molecole guida (49,50). Questa duplice funzione è corroborata dalla duplice localizzazione di tale recettore: esso è infatti presente sia sulle cilia dei NSO sia sull’assone terminale-cono di crescita (57,78). Mentre la cascata di trasduzione del segnale attivata dal RO a livello delle cilia è nota e si basa sul cAMP e sul Ca2+ come secondi messaggeri (18-20), i meccanismi molecolari che sottendono al ruolo del recettore olfattivo sul cono di crescita rimangono tuttora sconosciuti. Non è noto se il RO in questa posizione sia attivo e quale sia la via di signalling ad esso associata, in particolare se agisca tramite cAMP e Ca2+. In questo progetto di dottorato ci siamo proposti di analizzare le proprietà funzionali ed il signalling intracellulare associato al recettore olfattivo sull’assone terminale-cono di crescita dei neuroni sensoriali olfattivi. Rispondere a questa domanda è condizione necessaria per investigare ulteriormente il modo con cui il recettore sul cono di crescita può guidare l’assone al suo target glomerulare. Per studiare le proprietà funzionali ed il signalling intracellulare associato al recettore olfattivo sul cono di crescita abbiamo utilizzato sonde geneticamente codificate per il cAMP, basate su FRET ed indicatori del Ca2+, quali il FURA-2AM ed il Calcium Green 1 dextran. 47 1.13 Sensori per il cAMP. Per valutare le dinamiche spazio-temporali del segnale cAMP nei neuroni sensoriali olfattivi in coltura ci siamo avvalsi di sonde geneticamente codificate, che si basano sul fenomeno di FRET. Tali sensori presentano un’alta risoluzione spaziale (<1 µm) e temporale (< 100ms), risultando quindi particolarmente adatte a valutare cambiamenti di cAMP in vari compartimenti cellulari e di conseguenza a capire i meccanismi di signalling intracellulare (87). Il meccanismo di FRET (Fluorescence Resonance Energy Transfer) sfrutta la presenza di due molecole fluorescenti, dette donatore ed accettore. I due fluorofori vengono scelti in modo tale che lo spettro di emissione del donatore si sovrapponga allo spettro di eccitazione dell’accettore (fig.14). Di conseguenza l’eccitazione del fluoroforo donatore porta ad un’emissione di energia, che a sua volta induce l’eccitazione dell’accettore. Tale processo avviene in modo ottimale solo se le due molecole sono a distanza ristretta (<100Å) (88). Fig.14: spettri di assorbimento e di emissione dei fluorofori YFP e CFP. In grigio è evidenziata l’area di sovrapposizione tra l’emissione di CFP e l’assorbimento di YFP. L’efficienza di questo processo (E) dipende dalla distanza che intercorre tra i due fluorofori. L'efficienza (E) di FRET è infatti definita dall’equazione di Förster: La distanza tra i fluorofori è indicata con r. R0 rappresenta invece la distanza a cui metà dell’energia è trasferita. In base all’equazione di Förster, una distanza doppia 48 tra accettore e donatore, per esempio da R0 a 2R0, comporta una diminuzione dell’efficienza del trasferimento di energia da E = 50% a E = 1,5%. Perciò FRET è una tecnica che misura in modo molto sensibile le distanze intramolecolari ed i cambiamenti conformazionali. Nel nostro progetto abbiamo utilizzato due tipi di sonde: la prima si basa sulla proteina chinasi A (PKA) e la seconda su Epac. Entrambe le proteine sono target del cAMP. La PKA è un tetramero formato da due subunità catalitiche (C) e da due subunità regolatorie (R). La sonda è stata geneticamente modificata fondendo la subunità catalitica con YFP e la subunità regolatoria con CFP (87,89,90). In condizioni di basse concentrazioni di cAMP, la PKA si trova nel suo stato olotetramerico e FRET è massima. Infatti stimolando il fluoroforo CFP alla sua propria lunghezza d’onda (430 nm), parte della sua energia di emissione (480 nm) viene trasferita a YFP, che emette alla sua corrispondente lunghezza d’onda (545 nm). Quando la concentrazione di cAMP all’interno della cellula aumenta, il cAMP si lega alle subunità regolatorie di PKA, inducendone un cambiamento conformazionale, a seguito del quale le subunità catalitiche si dissociano. Di conseguenza i due fluorofori CFP e YFP si allontanano e FRET è abolito (fig.15). FRET può essere facilmente misurato come il rapporto tra le intensità di emissione del donatore (480 nm) sull’accettore (545 nm). Cambiamenti nel rapporto 480 nm/545 nm sono direttamente correlati al grado di associazione tra le subunità C e R della sonda basata su PKA e quindi ai livelli di cAMP. 49 Fig.15: rappresentazione schematica del sensore basato su PKA. Le subunità R e C della PKA sono state fuse rispettivamente con CFP e YFP. A bassa concentrazione di cAMP le subunità sono associate ed avviene il trasferimento di energia. Ad alte concentrazioni di cAMP le subunità si separano, il trasferimento di energia non avviene più, l’emissione a 545 nm cala e perciò il rapporto delle emissioni CFP/YFP aumenta (87). Il secondo tipo di sonda da noi utilizzato si basa su Epac (91). Epac è un fattore scambiatore di GTP-GDP (guanine exchange factor, GEF) che agisce su Rap1 e Rap2. Le proteine Rap sono delle GTPasi che ciclicamente passano dalla forma inattiva che lega GDP a quella attiva che lega GTP, attraverso l’azione di proteine GEF che mediano lo scambio tra GDP e GTP. A partire dall’N-terminale, Epac è costituita da un dominio regolatorio contenente un sito di legame per il cAMP simile a quello presente nelle subunità R della PKA ed un dominio DEP che media il legame della proteina stessa alla membrana cellulare. A questo dominio segue un sito catalitico caratteristico della famiglia di proteine GTPasi Ras. A bassi livelli di cAMP, Epac è ripiegata in una conformazione inattiva in cui l’ingombro sterico impedisce il suo legame a Rap. Quando il cAMP si lega ad Epac, questa proteina assume una conformazione estesa, associandosi così a Rap. La sonda Epac da noi utilizzata è stata ottenuta fondendo l’ammino-terminale ed il carbossi-terminale di Epac1 rispettivamente a CFP e a YFP (fig.16). 50 Fig.16: rappresentazione schematica del sensore basato su Epac1. I fluorofori CFP e YFP sono stati fusi rispettivamente alle estremità N- e C-terminale di Epac1. A basse concentrazioni di cAMP la proteina si trova nella forma inattiva ed i due fluorofori sono sufficientemente vicini perché si abbia FRET. In seguito al legame del cAMP, Epac1 assume una conformazione estesa, CFP e YFP si allontanano e FRET è abolita (91). 1.14 Espressione di Gs e Golf. Ciascun neurone sensoriale olfattivo esprime diverse proteine G, in particolare due tipi di proteine G stimolatorie, Gs e Golf, che portano all’attivazione delle adenilato ciclasi. Golf è strettamente associata al recettore olfattivo nel processo di trasduzione del segale odoroso. Essa è infatti prevalentemente espressa nei NSO maturi. L’espressione di Gs, al contrario, si verifica principalmente nel corso dello sviluppo embrionale e nei neuroni immaturi, inducendo ad ipotizzare un suo ruolo nei processi di crescita assonale (16,17). I dati finora disponibili relativi alla sintesi di Gs nei NSO sono limitati al periodo embrionale ed ai primi giorni di vita post-natale. Per determinare l’espressione di tale proteina a livello del bulbo olfattivo e valutare se essa possa svolgere un ruolo nell’axon guidance durante il processo di rigenerazione dei neuroni sensoriali olfattivi, è stata analizzata la sua espressione sia in ratti che in topi, non solo neonati, ma anche adulti (>PD20) tramite saggi di immunoistochimica. 51 52 2. Materiali e metodi 2.1 Colture primarie di neuroni sensoriali olfattivi. Colture primarie di neuroni sono ottenute da turbinati di feti di ratti Sprague Dawley di 18-20 giorni, come descritto da Ronnett (92). La ratta viene uccisa con eccesso di CO2 e successiva dislocazione cervicale; vengono prelevati i feti ed in seguito decapitati. Il cranio è inciso sagittalmente dalla regione occipitale verso quella frontale, ottenendo due emiteste. Da queste si isolano i turbinati, utilizzando un microscopio da dissezione (Leica MZ16F). Tutte queste fasi di dissezione sono eseguite in HBSS (Invitrogen) a 4°C. I turbinati sono digeriti con tripsina 2.5% a 37°C per 15 minuti. La reazione è successivamente bloccata per aggiunta di FBS. Di seguito, si eseguono tre lavaggi con HBSS, per rimuovere l’enzima. I turbinati sono centrifugati due volte a 4000 rpm per 5 min. Infine i tessuti sono dissociati meccanicamente con una pipetta pasteur con diametro ridotto. Le cellule sono poi piastrate a densità variabile tra 300.000 e 600.000 cellule/vetrino su vetrini copri-oggetto da 24 mm (VWR) trattati precedentemente con Poli-L-lisina (10µg/ml) (Sigma). I neuroni vengono mantenuti in terreno di coltura come descritto in Ronnett (92). Tutte le cellule utilizzate in questo studio sono chiaramente identificabili come neuroni sensoriali olfattivi in base alla loro caratteristica morfologia bipolare, dal momento che presentano un singolo dendrite più spesso, terminante con un’espansione (knob), da cui protrudono le cilia, ed un assone molto lungo e sottile. I NSO maturi in coltura esprimono il marker specifico olfactory marker protein (OMP) (11,12). 53 2.2 Trasfezione di neuroni sensoriali olfattivi. Il sensore per cAMP è interamente codificato geneticamente, quindi la sua espressione nei NSO si ottiene tramite trasfezione del DNA codificante le subunità chimeriche di PKA o Epac. Il sensore PKA è una forma modificata della sonda originale (87), presentando una maggiore affinità per il cAMP ed un più ampio range dinamico in risposta al cAMP (Zamparo and Zaccolo, unpublished data). Nei plasmidi la trascrizione dei cDNA di PKA ed Epac è sotto il controllo di un promotore CMV che assicura un livello di espressione sufficientemente alto tale da permettere l’esecuzione di esperimenti nella maggior parte dei tipi cellulari utilizzati, sia in colture cellulari primarie che in linee cellulari. Dopo 24 ore, le colture sono trasfettate utilizzando il reagente lipidico trasfettina (BioRad), seguendo il protocollo fornito dalla ditta stessa. Per ciascun vetrino sono utilizzati 4 µg di DNA e 5 µl di trasfettina. Dopo un’ora di incubazione a 37˚C a 5% di CO2 i neuroni sono lavati con DMEM privo di Rosso Fenolo (Invitrogen) riscaldato a 37°C e riposti nel terreno di coltura originale arricchito con 50% di mezzo fresco. Le cellule così trasfettate sono utilizzate il giorno successivo per condurre gli esperimenti di imaging di cAMP. 2.3 Imaging di cAMP in neuroni sensoriali olfattivi isolati. Il vetrino viene montato in un’apposita cameretta termostatata a 37°C, ermeticamente chiusa (Warner Instruments), e mantenuto in 800-900 µl di soluzione Ringer. Le soluzioni saline contengono HEPES, per mantenere costante il pH. Gli stimoli sono aggiunti direttamente nella soluzione salina o localmente applicati all’assone terminale-cono di crescita per iniezione pressurizzata (Pneumatic pico-pump, WPI) con una micropipetta (3-5 µm di diametro, durata del puff 3 s). La preparazione è continuamente perfusa con soluzione Ringer (1.5 ml/min). La concentrazione della mix odorosa nella micropipetta è 1 mM. 54 Gli esperimenti sono condotti su un microscopio invertito (IX81, Olympus) con obiettivo a immersione in olio 60X NA 1.4. Il microscopio è equipaggiato con una CCD camera (SIS F-View), con un sistema di illuminazione MT20 (Olympus) e con un beam-splitter optical device (Multispec Microimager; Optical Insights). Le immagini sono acquisite utilizzando il software Cell^R. Per ogni esperimento si ottengono una serie di immagini acquisite con frequenza impostata. Ad ogni acquisizione si ottengono due immagini: una relativa al canale CFP ed una relativa al canale YFP. Queste vengono elaborate tramite un apposito software offline sviluppato in MATLAB 7.3. Questo programma permette di sottrarre il rumore di fondo a ciascuna immagine, calcolare il rapporto, pixel per pixel, per ciascun punto nel tempo tra l’immagine del canale CFP e l’immagine del canale YFP, ed infine mettere in grafico i valori del rapporto di intensità di fluorescenza CFP/YFP nel tempo. I dati sono ottenuti dalla media delle intensità dei pixel all’interno di una definita area della cellula. Tracciando una regione di interesse (Region Of Interest, ROI) in corrispondenza di aree specifiche, possono essere stimate le cinetiche delle variazioni di cAMP nei diversi compartimenti cellulari: cilia-dendrite, soma, assone terminale-cono di crescita. I cambiamenti di FRET sono perciò misurati come cambiamenti nell’intensità di emissione di fluorescenza a 480 nm/545 nm (dopo aver sottratto il background) in seguito ad eccitazione a 430 nm ed espressi come R/R0, dove R è il rapporto al tempo t e R0 è il rapporto al tempo t0 in cui viene applicato lo stimolo. La risposta in percentuale è valutata come ∆R/R0 x 100, con ∆R=R- R0. Il tempo per il raggiungimento di metà della risposta massimale (t1/2) è valutato come il tempo, dopo l’applicazione dello stimolo, al quale viene raggiunta la metà della risposta massimale, considerando metà della risposta massimale= [(R-R0)/2] +R0 e t=t-t0. Per l’analisi statistica dei dati è stato utilizzato il programma Excel di Microsoft Office. Tutti i dati sono presentati come la media aritmetica±errore standard (standard error mean, s.e.m.). Per calcolare la significatività statistica dei dati si è effettuato un test di Student (t-test) di tipo accoppiato a due code. I valori di significatività sono denotati come segue: *0.01<p≤0.05; **0.001<p≤0.01; ***p≤0.001. Il numero di cellule è indicato con “n”. 55 2.4 Traslocazione nucleare della subunità catalitica di PKA. Per seguire la traslocazione nucleare della subunità catalitica della sonda PKA associata al fluoroforo YFP, abbiamo valutato i cambiamenti in fluorescenza di YFP (filtro di eccitazione 500 nm, filtro di emissione 545 nm) a livello nucleare in NSO trasfettati con il sensore basato su PKA prima e dopo l’applicazione dello stimolo (applicato al bagnetto o tramite puff). Le immagini, acquisite ogni 10 minuti, sono poi processate con il programma ImageJ (National Institute of Health) per rilevare eventuali cambiamenti nella fluorescenza a livello del nucleo. 2.5 Ca2+ imaging in neuroni sensoriali olfattivi isolati. Dopo 24 ore in coltura i vetrini sono trattati per caricare i neuroni sensoriali olfattivi con l’indicatore del Ca2+ raziometrico FURA-2-AM (Invitrogen). Le cellule vengono incubate per 35 minuti in terreno contenente FURA-2-AM (concentrazione finale 5 µM), acido pluronico 10%, (Invitrogen) e sulfinil pirazone (Sigma-Aldrich) (concentrazione finale 10 mM) a 37°C e 5% di CO2. I vetrini vengono poi sciacquati con DMEM senza Rosso Fenolo per eliminare l’eccesso di FURA-2-AM e montati nell’apposita cameretta per condurre gli esperimenti di imaging del Ca2+. L’indicatore FURA-2-AM è caratterizzato dal cambiamento dello spettro di assorbimento in seguito al legame con il Ca2+. Il picco di assorbimento, infatti, si sposta da 380 nm a 340 nm. Il campione viene perciò eccitato a 340 nm e 380 nm ed il rapporto delle emissioni a tali lunghezze d’onda è direttamente correlato alla quantità di Ca2+ intracellulare. Tutti gli esperimenti sono condotti in presenza di TTX (Latoxan) (concentrazione finale 4 µM), per evitare il contributo dei potenziali d’azione alla misurazione del segnale Ca2+. E’ stato utilizzato un microscopio invertito (IX81, Olympus) con obiettivo ad immersione in olio 40X. I cambiamenti nella concentrazione di Ca2+ intracellulare sono visualizzati utilizzando i filtri di eccitazione a 380 nm e 340 nm ed i filtri di emissione rispettivamente a 510 nm e 540 nm. Le immagini, acquisite ogni secondo, sono poi processate tramite il programma ImageJ (National Institute of Health). I cambiamenti nella fluorescenza (340 nm/380 nm) 56 sono espressi come R/R0, dove R è il rapporto al tempo t e R0 è il rapporto al tempo t0 di applicazione dello stimolo. La percentuale di risposta è valutata come ∆R/R0 x 100, con ∆R=R- R0. Tutti i dati sono presentati come la media aritmetica±errore standard (standard error mean, s.e.m.). Per calcolare la significatività statistica dei dati si è effettuato un test di Student (ttest) di tipo accoppiato a due code. I valori di significatività sono denotati come segue: *0.01<p≤0.05; **0.001<p≤0.01; ***p≤0.001. Il numero di cellule è indicato con “n”. 2.6 Ca2+ imaging ex vivo. Gli esperimenti sono condotti su topi C57/BL6 (Charles River) tra il 8-22 giorno post-natale (PD8-PD22). I neuroni sensoriali olfattivi vengono caricati in vivo con l’indicatore Calcium Green dextran, 10 KDa MW (Molecular Probes), seguendo il protocollo adattato da Wachowiack e Cohen (52). Tre-quattro giorni dopo il caricamento dell’indicatore, i topi sono anestetizzati con Zoletil 100 (una combinazione di Zolazapam e Tiletilamine, 1:1, 10 mg/kg, Laboratoire Virbac) e Xilor (Xilazine 2%, 0.06 ml/kg, Bio98), decapitati e la testa è tagliata sagittalmente (preparati di espianti di emiteste). Un’emitesta viene poi posizionata in un’apposita cameretta per imaging, in ACSF (in mM: 119 NaCl, 1.3 MgSO4, 2.5 CaCl2·2H2O, 2.5 KCl, 1 KH2PO4, 26.2 NaHCO3, 11 glucosio) e ossigenata con 95% O2 e 5% CO2. Un sistema confocale a scansione laser (Bio-Rad Radiance 2100) collegato ad un microscopio Nikon Eclipse E 600-FN è utilizzato per visualizzare i cambiamenti in fluorescenza del Calcium Green. Il sistema confocale è dotato di un laser Argon. L’obiettivo utilizzato per gli esperimenti è un 40X NA 0.80 (Nikon, Fluor) con immersione ad acqua. L’illuminazione di eccitazione è di 514 nm e la fluorescenza in emissione è raccolta da un filtro HQ 545 nm/540 nm. Le immagini sono acquisite con una risoluzione di 512 X 512 pixel sotto il controllo di un software Bio-Rad-LaserSharp 2000. Tutti i dati sono processati utilizzando un apposito software offline sviluppato in MATLAB 7.3. 57 I dati sono presentati come la media aritmetica±errore standard (standard error mean, s.e.m.). Per calcolare la significatività statistica dei dati si è effettuato un test di Student (ttest) di tipo accoppiato a due code. I valori di significatività sono denotati come segue: 0.01<p≤0.05; **0.001<p≤0.01; ***p≤0.001. Il numero di animali e/o di glomeruli è indicato con “n”. 2.7 Immunocitochimica per OMP. Dopo 48 ore in coltura le cellule sono fissate in metanolo 100% freddo per 20 min a -20°C. Le cellule vengono poi fatte reagire con un anticorpo policlonale specifico per OMP (goat, anti-OMP, Wako Chemicals, USA). Il legame dell’anticorpo primario è visualizzato utilizzando un anticorpo secondario antigoat IgG coniugato con Cy3 (Jackson Laboratories). 2.8 Immunoistochimica per Gs. Gli animali sono perfusi con soluzione salina NaCl 0.9% ed in seguito paraformaldeide 4% in PBS. Le teste vengono dissezionate ed i cervelli sono mantenuti in paraformaldeide 4% over-night. In seguito i cervelli sono posti in saccarosio 30% in PBS per 24 ore per la crioprotezione. Sezioni coronali (20µm) del bulbo olfattivo si ottengono con un criostato microtomo (Leica CM1850) e sono montate su vetrini Superfrost Plus (VWR). A questo punto si procede con il saggio di immunoistochimica.Le sezioni di bulbo olfattivo sono incubate per 1 ora in una soluzione bloccante-permeabilizzante contenente 5% donkey serum (Jackson Laboratories), 0.5% Tryton X-100 (Applichem) in successivamente si effettuano le incubazioni con i seguenti anticorpi: - anticorpo primario anti-Gsα (rabbit) (Millipore) over-night a 4°C; 58 PBS e - anticorpo secondario (donkey anti-rabbit) coniugato Cy2 (Jackson Laboratories) per 2 ore a temperatura ambiente; - anticorpo primario anti-OMP (goat) (Wako Chemicals) 2 ore a temperatura ambiente, per visualizzare i NSO nell’epitelio olfattivo; - anticorpo secondario (donkey anti-goat) coniugato Cy3 (Jackson Laboratories) per 2 ore a temperatura ambiente; - DAPI (Invitrogen) per la visualizzazione dei nuclei cellulari. Le immagini vengono acquisite al sistema confocale Leica TCS SP5. L’obiettivo utilizzato è un 40X ad immersione in olio. I laser di eccitazione utilizzati per Cy2 e Cy3 sono rispettivamente 488 nm e 561 nm, mentre i range di emissione usati sono rispettivamente 495 nm-545 nm e 565 nm-624 nm. Il merged è stato eseguito utilizzando il programma ImageJ (National Institute of Health). 2.9 Stimoli su neuroni sensoriali olfattivi isolati. Gli stimoli farmacologici: forscolina (3 µM e 25 µM) e isobutil-metil-xantina (IBMX, 100 µM), forniti da Sigma-Aldrich, sono preparati in stock e diluiti alla concentrazione finale nel bagnetto. Lo stimolo odoroso è rappresentato dalla mistura di diversi componenti: acetofenone, citralva, S- e R-carvone, citronella, geraniolo, eugenolo, mentone (tutti acquistati da Sigma-Aldrich) preparati in concentrazione 1 mM in Ringer e diluiti poi alla concentrazione finale di 200 µM nel bagnetto (48). Prima dell’utilizzo la miscela di odori viene sonicata per assicurare che tutti i componenti siano in soluzione. Nel caso della stimolazione odorosa focale a livello dell’assone terminale-cono di crescita dei NSO la concentrazione della mix di odori nella micropipetta è pari a 1 mM. Gli inibitori SQ22536 (30 µM) e MgCl2 (10 mM) sono forniti rispettivamente da Sigma-Aldrich e da Biomol. Internat. 59 2.10 Stimoli su preparati di emiteste. Per evitare il contributo di potenziali d’azione al segnale Ca2+ misurato, TTX 4 µM è stata aggiunta alla soluzione di ACSF nella cameretta, almeno 5 min prima dell’inizio dell’esperimento. Gli stimoli sono somministrati per iniezione pressurizzata (Pneumatic pico-pump, WPI) con una micropipetta (3-5 µM di diametro) posizionata sopra i glomeruli (distanza ~40 µm) nel bulbo olfattivo. La concentrazione di stimolo in pipetta è: 250 µM per la forscolina, 1 mM per la mix di odori, 500 µM per l’inibitore delle AC, SQ22536. La durata del puff è di 60 s. L’incremento in [Ca2+] indotto da forscolina od odori inizia dopo 1-3 s dall’applicazione del puff sul BO e quindi esclude che questo effetto sia dovuto alla diffusione della mix odorosa verso le cilia dei NSO, che sono localizzati a circa 1 cm di distanza. 2.11 Terreni e soluzioni utilizzate. I tessuti, durante la preparazione delle colture cellulari sono mantenuti in HBSS 1X (HBSS, HEPES 0.3M, Pen-Strep 100U/ml). Le cellule sono mantenute in terreno di coltura come descritto in Ronnett (92) (MEM- D-valina; FBS 10%; NU Serum 5%; PenStrep L-glutamine 100 U/ml, AraC 10 µM, NGF 25 ng/ml) a 37˚C a 5% di CO2. Gli esperimenti di imaging sono stati condotti incubando le cellule in soluzione Ringer (in mM: 140 NaCl, 5 KCl, 1 CaCl2·H2O, 1 MgCl2, 10 glucosio, 1 sodio piruvato, 10 HEPES; pH 7.2). Per gli esperimenti condotti in assenza di calcio esterno, si è utilizzata una soluzione Ringer senza calcio (in mM: 140 NaCl, 5 Kcl, 1 MgCl2, 10 glucosio, 1 sodio piruvato, 10 HEPES; pH 7.2) e con EGTA 1mM. Il MEM, il DMEM senza Rosso Fenolo, il FBS provengono dall’Invitrogen Corporation (Paisley, UK). Il NGF e il NU Serum sono acquistati dalla BD Bioscience. L’AraC proviene dalla Sigma-Aldrich. 60 Il PBS è stato preparato in concentrazione 10X (in mM: 137 NaCl, 27 KCl, 101.4 Na2HPO4, 17.6 KH2PO4; pH 7.4) e filtrato. Tutti i componenti sono acquistati da Sigma-Aldrich. La paraformaldeide 4% (Sigma-Aldrich) è stata sciolta in PBS 1X, pH 7.4. 61 62 3. Risultati 3.1 Progetto di ricerca. Il lavoro oggetto di questa tesi è volto a determinare le proprietà funzionali del recettore olfattivo espresso sul cono di crescita-assone terminale dei neuroni sensoriali olfattivi e a stabilire la cascata di signalling intracellulare associata a tale recettore. Lo studio è stato condotto inizialmente in vitro su colture primarie di neuroni sensoriali olfattivi. 3.2 Colture primarie di neuroni sensoriali olfattivi. Colture primarie di neuroni sensoriali olfattivi sono state ottenute da turbinati di feti di ratto Sprague Dawley. Abbiamo verificato che per ottenere una coltura ottimale per numero e morfologia di NSO, gli embrioni devono avere un’età compresa tra i 18 ed i 20 giorni. Al di sotto di tale età si osservava nelle colture di neuroni sensoriali olfattivi una maggior contaminazione da parte di altri tipi di cellule epiteliali, mentre le preparazioni cellulari ottenute da feti di età superiore ai 20 giorni (e quindi anche da ratti neonati) risultavano più resistenti alla trasfezione con i sensori per il cAMP. Per verificare che le cellule messe in coltura fossero neuroni sensoriali olfattivi maturi, abbiamo eseguito saggi di immunocitochimica (fig.17), utilizzando come marker specifico per il nostro tipo cellulare la proteina OMP (olfactory marker protein) (vedi §1.4). 63 Fig. 17: immagine di un neurone sensoriale olfattivo in coltura marcato per OMP. Si può osservare la tipica morfologia bipolare. 3.3 Trasfezione di neuroni sensoriali olfattivi in coltura. Per valutare le dinamiche spazio-temporali del cAMP, i neuroni sensoriali olfattivi sono stati trasfettati con le sonde per il cAMP. Inizialmente abbiamo testato due tipi di sensori, il primo basato sulla proteina chinasi A (PKA) ed il secondo sulla proteina Epac (vedi §1.13). Tuttavia la minore efficienza di trasfezione nel nostro modello cellulare e l’inferiore sensibilità per il cAMP presentate dalla sonda basata su Epac rispetto alla sonda basata su PKA (la Kd per il cAMP è rispettivamente di ~50 µM vs ~300 nM) (91, Zamparo & Zaccolo, unpublished data), ci hanno portato a scegliere quest’ultima. Tutti gli esperimenti descritti di seguito sono stati pertanto condotti con la sonda basata su PKA. Come si può osservare dalla fig.18 i neuroni sensoriali olfattivi trasfettati con il sensore basato su PKA mantengono la normale morfologia bipolare. La fluorescenza della sonda è omogeneamente distribuita nel citosol, mentre è esclusa dal nucleo. 64 Fig.18: neurone sensoriale olfattivo in coltura trasfettato con la sonda basata su PKA. La fluorescenza è distribuita lungo tutto il citoplasma con esclusione del nucleo. 3.4 Dinamiche spazio-temporali di cAMP in neuroni sensoriali olfattivi isolati. Una volta trasfettate, le cellule venivano mantenute in condizioni standard di coltura per 24 ore ed in seguito utilizzate in esperimenti di real time imaging per valutare le dinamiche spazio-temporali del cAMP. 3.4.1 Effetto dello ione Cl- sull’emissione di fluorescenza di YFP e CFP. Inizialmente negli esperimenti di real time imaging abbiamo testato due tipi diversi di soluzioni saline extracellulari, Ringer e HBSS-gluconato, che si differenziavano rispettivamente per la presenza o l’assenza di Cl-. E’ noto infatti che tale anione può provocare un quenching del fluoroforo YFP in alcuni tipi cellulari (93). Abbiamo pertanto effettuato dei controlli preliminari per verificare che la presenza di tale ione nella soluzione Ringer non interferisse con l’emissione di YFP. I NSO sono stati trasfettati contemporaneamente con due plasmidi, codificanti esclusivamente per i fluorofori YFP e CFP, non coniugati con le subunità catalitica e regolatoria della PKA. Dopo 24 ore, le cellule sono state utilizzate per gli esperimenti di real time imaging. I NSO sono stati trattati con stimoli farmacologici in grado di aumentare la concentrazione di cAMP, quali la 65 forscolina (FRSK), un attivatore generico delle adenilato ciclasi, e l’isobutilmentil-xantina (IBMX), un inibitore aspecifico delle fosfodiesterasi. Gli stimoli farmacologici sono stati aggiunti direttamente al bagnetto sperimentale. Le emissioni del canale CFP e del canale YFP (480 nm/545 nm) sono state monitorate a livello di: cilia-dendrite, soma, assone terminale-cono di crescita per tutta la durata dell’esperimento (10-15 minuti). Dopo il trattamento con forscolina l’intensità delle emissioni dei fluorofori YFP e CFP (e pertanto il loro rapporto) si sono mantenute stabili nell’intero NSO. La successiva somministrazione di IBMX non ha prodotto alcuna variazione del segnale (fig.19). Anche quando i neuroni sensoriali olfattivi sono stati stimolati in primo luogo con IBMX e successivamente con forscolina, il rapporto dell’intensità delle emissioni dei due fluorofori è rimasto costante. Fig.19: cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione di CFP e YFP (480 nm/545 nm) in un NSO stimolato con forscolina (25 µM) e successivamente con IBMX (100 µM) in soluzione Ringer. Questi risultati indicavano che nel nostro modello cellulare il Cl- non provocava un quenching della fluorescenza di YFP. Tale controllo preliminare è risultato fondamentale per escludere che nei successivi esperimenti di real time imaging delle dinamiche di cAMP, le variazioni del rapporto dell’intensità di emissione tra CFP e YFP fossero dovute ad alterazioni della fluorescenza dei singoli fluorofori, indipendenti da effettivi cambiamenti di concentrazione di cAMP. Tutti gli esperimenti riportati in seguito sono stati pertanto condotti utilizzando la soluzione Ringer, che, rispetto alla soluzione HBSS-gluconato priva di Cl-, presenta maggiori caratteristiche fisiologiche per i NSO. 66 3.4.2 Dinamiche spazio-temporali di CAMP in neuroni sensoriali olfattivi trattati con stimoli farmacologici. Per valutare le dinamiche spazio-temporali di cAMP nell’intero NSO, abbiamo trattato le cellule con stimoli in grado di aumentare la concentrazione di cAMP, quali FRSK e IBMX. Gli stimoli sono stati aggiunti direttamente nel bagnetto sperimentale. L’incremento della concentrazione intracellulare di cAMP in seguito a stimolazione è stato valutato come aumento del rapporto dell’intensità di emissione del canale CFP e del canale YFP (480 nm /545 nm). Tali variazioni sono state esaminate a livello di: cilia-dendrite, soma, assone terminale-cono di crescita. In seguito al trattamento con forscolina (3 µM) abbiamo rilevato un aumento di cAMP in tutto il neurone sensoriale olfattivo, compreso l’assone terminale-cono di crescita. Abbiamo quindi analizzato le dinamiche temporali dell’incremento di cAMP (t1/2, tempo necessario per raggiungere la metà della risposta massimale misurata) a livello di cilia-dendrite, soma, assone terminale-cono di crescita nei NSO. Come si può osservare dal grafico riportato in fig.20, a seguito di stimolazione con forscolina l’aumento di cAMP si verificava più rapidamente nelle cilia-dendrite e nell’assone terminale-cono di crescita rispetto al soma ( n=13, t1/2 in s: cilia-dendrite 46.8±13.0; soma 92.2±14.5; assone terminale-cono di crescita 41.7±5.8; t-test: cilia-dendrite/soma p=0.004**; assone terminale-cono di crescita/soma p=0.002**; cilia-dendrite/cono di crescita p=0.15). Gli stessi neuroni sensoriali olfattivi trattati con forscolina sono stati trattati in un secondo momento con IBMX (100 µM). Il secondo stimolo farmacologico non ha prodotto ulteriori incrementi di cAMP. Questo risultato potrebbe essere ascrivibile ad una saturazione della sonda PKA. 67 a b Fig.20: a Cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione (480 nm/545 nm) registrati in cilia-dendrite (blu), soma (viola), assone terminale-cono di crescita (verde), in un NSO stimolato con forscolina (3 µM) e successivamente con IBMX (100 µM).. b Media dei tempi di risposta emimassimale (t½) calcolati per le cellule trattate con FRSK (n=13, dendrite-soma p=0.004**, cono di crescita-soma p=0.002**); barre di errore=s.e.m. *0.01<p≤0.05; **0.001<p≤0.01; ***p≤0.001. La regione di interesse, ROI, è stata tracciata sulla parte distale dell’assone e del dendrite e sul soma. Le cilia sono state incluse nella ROI sul dendrite, ma risultavano troppo sottili per essere chiaramente identificabili all’ingrandimento utilizzato. Quando i neuroni sensoriali olfattivi sono stati trattati con IBMX (100 µM) come primo stimolo si è rilevato un incremento della concentrazione di cAMP in tutto il NSO, incluso l’assone terminale, e nuovamente tali variazioni si verificavano più velocemente a livello delle cilia-dendrite e dell’assone terminale-cono di crescita rispetto al corpo cellulare (n=10; t1/2 in s: cilia-dendrite 174.4±46.3; soma 228.8±38.5; assone terminale-cono di crescita 133.6±35.7; t-test: ciliadendrite/soma p=0.04*; assone terminale-cono di crescita/soma p=0.007**; ciliadendrite/assone terminale-cono di crescita p=0.17) (fig.21). In circa un terzo delle cellule stimolate con IBMX, la successiva somministrazione di forscolina (25 µM) ha indotto un’ulteriore aumento del segnale (fig.21a). a b Fig.21 :a Cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione (480 nm/545 nm) in un NSO stimolato con IBMX (100 µM). b Media dei t ½ calcolati per le cellule trattate con IBMX (n=10; dendrite-soma p=0.04*, cono di crescita-soma p=0.007**). Barre=s.e.m. Da ultimo, i neuroni sensoriali olfattivi sono stati trattati con FRSK e IBMX somministrati nello stesso momento. Anche in questo caso si è osservato un 68 aumento di cAMP in tutto il neurone sensoriale, incluso l’assone terminale-cono di crescita. Le dinamiche temporali in queste condizioni sperimentali si sono mantenute invariate: il segnale di cAMP aumentava più velocemente ai neuriti, cilia-dendrite e assone terminale-cono di crescita, rispetto al soma (n=10; t1/2 in s: cilia-dendrite 56.1±6.4; soma 87.0±14.5; assone terminale-cono di crescita 51.3±11.4; t-test: cilia-dendrite/soma p=0.02*; assone terminale-cono di crescita/soma p=0.001**; cilia-dendrite/assone terminale-cono di crescita p=0.6). I dati ottenuti indicano quindi che: 1) l’aumento di cAMP a livello dell’assone terminale-cono di crescita dei NSO è dovuto alla sintesi locale di cAMP e non può essere attribuito ad una eventuale diffusione del secondo messaggero dal dendrite apicale o dal soma; 2) le adenilato ciclasi nei NSO presentano un’attività basale costitutiva e la concentrazione basale di cAMP viene mantenuta bassa dall’attività delle fosfodiesterasi; 3) le fosfodiesterasi non sembrano essere coinvolte nelle diversità dei t1/2 riscontrate nei vari compartimenti dei NSO. Questi risultati dimostrano che gli elementi molecolari necessari per la sintesi e l’idrolisi del cAMP sono presenti e funzionali non solo a livello delle cilia, come noto, ma anche a livello dell’assone terminale-cono di crescita. 3.4.3 Dinamiche spazio-temporali di cAMP in neuroni sensoriali olfattivi in seguito a stimolazione odorosa. Abbiamo quindi studiato se il recettore olfattivo sull’assone terminale-cono di crescita è funzionalmente accoppiato alla sintesi di cAMP. A tale scopo, i neuroni sensoriali olfattivi sono stati stimolati con una soluzione contenente molteplici molecole odorose (mix odorosa). Ciascun componente della mix odorosa presentava gruppi funzionali differenti, in modo da aumentare le probabilità di evocare risposte nei neuroni sensoriali testati, tenendo conto della specificità molecolare di ogni recettore. E’ importante sottolineare che non era ancora noto se i RO sul cono di crescita fossero in grado di legare gli odori ed in caso affermativo quale fosse la via di signalling intracellulare ad essi associata. 69 Inizialmente abbiamo valutato la concentrazione minima della mix odorosa necessaria per ottenere delle risposte che mostrassero un buon rapporto segnale/rumore negli esperimenti di imaging sia del cAMP che del Ca2+. A tal fine abbiamo eseguito esperimenti preliminari di imaging del Ca2+ (caricando i NSO con il FURA-2-AM) e successivamente di FRET imaging, testando un ampio range di concentrazioni (1 mM-10 µM). La concentrazione di 200 µM è risultata essere la concentrazione più bassa a cui si potevano ottenere risposte riproducibili sia negli esperimenti di imaging del Ca2+ (fig.22) che in quelli di FRET imaging. Tale valore di concentrazione, inoltre, rientra ampiamente nel range normalmente utilizzato in esperimenti su NSO isolati (48). a b Fig.22: cinetiche dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione (340 nm/380 nm) in un NSO caricato con l’indicatore del Ca2+ FURA-2-AM e stimolato con mix odorosa: (a) 1mM; (b) 200 µM. In questo caso è stata disegnata un’unica ROI sull’intero NSO. Nei NSO trasfettati con la sonda per il cAMP e trattati con mix odorosa (aggiunta direttamente al bagnetto) si osservava un consistente aumento di cAMP in tutto il neurone sensoriale olfattivo, incluso l’assone terminale (fig.23). Tale incremento si verificava con dinamiche temporali analoghe a quelle osservate nei NSO trattati con gli stimoli farmacologici. L’incremento di cAMP avveniva infatti più rapidamente nelle cilia-dendrite e nel cono di crescita-assone terminale rispetto al soma (n=12; t1/2 in s: cilia-dendrite 201.5±33.3; soma 337.1±54.7; assone terminale-cono di crescita 168.3±29.7; t-test: cilia-dendrite/soma p=0.02*; assone terminale-cono di crescita/soma p=0.006**; cilia-dendrite/assone terminale-cono di crescita p=0.31) (fig.23). 70 a b Fig.23: a cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione (480 nm/545 nm) in un NSO stimolato con mix odorosa (200 µM). b Media dei t ½ calcolati per le cellule trattate con mix odorosa (n=12; dendrite-soma p=0.02*, cono di crescita-soma p=0.006**). Barre=s.e.m. Per escludere che l’aumento di cAMP a livello del cono di crescita potesse essere una conseguenza dell’attivazione Ca2+-dipendente delle adenilato ciclasi ivi presenti, dovuto all’incremento della concentrazione intracellulare di Ca2+ prodotto dall’attivazione del RO sulle cilia, abbiamo stimolato i neuroni sensoriali olfattivi con la mix odorosa utilizzando una soluzione salina extracellulare priva di Ca2+ (Ringer Ca2+-free). Anche in queste condizioni sperimentali si è potuto rilevare un sensibile aumento di cAMP in tutto il NSO, incluso l’assone terminale-cono di crescita. Le dinamiche temporali registrate in presenza di soluzione Ringer senza Ca2+ sono risultate analoghe a quelle osservate per i neuroni immersi in soluzione Ringer normale. Infatti, le variazioni di cAMP si verificavano prima ed in tempi comparabili a livello di cilia-dendrite e cono di crescita-assone terminale, e successivamente a livello del soma (n=10; t1/2 in s: cilia-dendrite 250.5±43.9; soma 341.8±39.7; assone terminale-cono di crescita 218.5±57.2; t-test: ciliadendrite/soma p=0.004**; assone terminale-cono di crescita/soma p=0.002**; cilia-dendrite/assone terminale-cono di crescita p=0.2) (fig.24). 71 a b Fig. 24: a Cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione (480 nm/545 nm) in un NSO stimolato con mix odorosa (200 µM) in soluzione Ringer priva di Ca2+. b Media dei t ½ calcolati per le cellule trattate con mix odorosa in soluzione Ringer Ca2+-free (n=10; dendrite-soma p=0.004**, cono di crescita-soma p=0.002**). Barre=s.e.m. I dati ottenuti dimostrano che il recettore olfattivo espresso al cono di crescita dei NSO è un recettore funzionale, in grado di legare gli odori e accoppiato a sintesi locale di cAMP. 15 ∆F 20 µm 0 Fig.25: sequenza di immagini in pseudocolori, raffiguranti le dinamiche spazio-temporali di incremento di cAMP in un NSO stimolato con mix odorosa (200µM). La freccia bianca in alto a sinistra indica l’assone terminale-cono di crescita del NSO, il prolungamento in basso a destra è il dendrite. La barra sul lato destro della sequenza di immagini rappresenta la scala di pseudocolori della differenza di intensità di fluorescenza (∆F, in unità arbitrarie), calcolata tra il valore massimale della risposta raggiunto dopo lo stimolo e le condizioni basali. Per valutare in modo più diretto la funzionalità del recettore olfattivo a livello del cono di crescita, abbiamo applicato direttamente la mix odorosa (1 mM) al terminale assonico di NSO con una micropipetta di vetro. In tali condizioni 72 sperimentali l’incremento della concentrazione di cAMP era presente esclusivamente all’assone terminale-cono di crescita (n=10; t1/2 in s: 67.5±18.3) (fig.26a). Negli altri compartimenti subcellulari non si osservavano apprezzabili cambiamenti nel segnale. a b Fig.26: a Cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione (480 nm/545 nm) in un NSO stimolato con un puff di mix odorosa (1 mM in micropipetta) localizzato all’assone terminale-cono di crescita. b Esempio di un NSO non responsivo ad un puff odoroso applicato all’assone terminale, ma responsivo alla forscolina (25 µM), aggiunta al bagnetto sperimentale. E’ importante sottolineare che, mentre tutti i neuroni trattati con gli stimoli farmacologici mostravano un incremento della concentrazione di cAMP, la risposta alla mix odorosa era osservabile solamente in una subpopolazione di neuroni (circa il 30% delle cellule stimolate), come ci si attendeva considerata la specificità del RO espresso da ogni singolo NSO (fig.26b). 3.5 Dinamiche spazio-temporali di Ca2+ in neuroni sensoriali olfattivi isolati. L’esposizione delle cilia agli odori causa un incremento locale di cAMP seguito da un influsso di Ca2+ attraverso i canali CNG attivati. Per valutare se questa stessa sequenza di eventi molecolari si verificasse anche a livello del cono di crescita, abbiamo effettuato esprimenti di Ca2+ imaging su neuroni sensoriali olfattivi caricati con l’indicatore del Ca2+ FURA-2-AM. Lo stimolo odoroso è stato somministrato direttamente all’assone terminale-cono di crescita tramite una micropipetta di vetro. Tutti gli esperimenti di imaging del calcio sono stati 73 condotti in presenza di TTX, per escludere il contributo del potenziale d’azione al segnale Ca2+ misurato. Abbiamo osservato che un “puff” di odori applicato localmente all’assone terminale-cono di crescita induceva un significativo incremento della concentrazione di Ca2+ esclusivamente al cono di crescita (n=15; ∆R/R0 (%)= 102.6±16.7) (fig27). Fig.27: cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione (340 nm/380 nm) in un NSO caricato con l’indicatore del Ca2+ FURA-2-AM e stimolato con un puff di mix odorosa (1 mM in micropipetta) localizzato all’assone terminale-cono di crescita. Per verificare se l’influsso di Ca2+ registrato fosse dovuto all’apertura dei canali CNG indotta dal cAMP, gli esperimenti sono stati ripetuti in presenza di un bloccante di tali canali, quale il MgCl2 (94). Il protocollo seguito per tali esperimenti è il seguente: un NSO era inizialmente stimolato con un puff odoroso per verificare la responsività della cellula allo stimolo. In caso di risposta, la cellula veniva abbondantemente sciacquata con soluzione Ringer e poi si attendevano 15 minuti prima di stimolare nuovamente lo stesso NSO, questa volta in presenza di MgCl2 (10 mM), aggiunto almeno 10 minuti prima dell’inizio del secondo esperimento. Come si può osservare dalla fig.28, in seguito al trattamento con MgCl2, si ha l’abolizione dell’incremento di Ca2+ associato alla presentazione dello stimolo odoroso (n=10; p=0.002**). 74 a b c Fig.28: cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione (340 nm/380 nm) in un NSO caricato con FURA-2-AM e stimolato localmente sul cono di crescita con puff odoroso (a). Lo stesso neurone è stato sciacquato e stimolato nuovamente con un puff odoroso in presenza del bloccante dei canali CNG MgCl2 (10 mM) (b). c. Media della percentuale di risposta alla mix odorosa delle cellule calcolata prima (in nero) e dopo (in rosso) l’applicazione dell’inibitore MgCl2 dei canali CNG (n=10; p=0.002**). Barre=s.e.m. Dal momento che il MgCl2 non rappresentava un inibitore selettivo dei canali CNG (e non sono disponibili bloccanti altamente selettivi per i canali CNG), abbiamo deciso di eseguire un controllo più stringente per verificare il ruolo di tali canali sull’influsso di Ca2+ rilevato dopo stimolazione odorosa del cono di crescita. A questo scopo abbiamo deciso di bloccare a monte l’attivazione dei canali CNG, inibendo la sintesi di cAMP con l’inibitore delle adenilato ciclasi SQ22536. Il protocollo seguito è analogo a quello descritto in precedenza: dopo aver verificato la responsività di un NSO con un puff di odori, la cellula veniva abbondantemente sciacquata e dopo un’attesa di 15 minuti lo stesso neurone era stimolato una seconda volta in presenza di SQ22536 (30 µM), aggiunto almeno 10 minuti prima dell’inizio del nuovo esperimento. Come si può osservare in fig.29, bloccando l’attività delle adenilato ciclasi, si ha l’abolizione dell’influsso di Ca2+ accoppiato alla stimolazione odorosa (n=6; p=0.001**). a b c Fig.29: cinetica dei cambiamenti del rapporto di intensità di emissione in un NSO caricato con FURA-2-AM e stimolato localmente sul cono di crescita con puff odoroso (a). Lo stesso neurone è stato sciacquato e stimolato nuovamente con un puff odoroso in presenza dell’inibitore delle AC SQ22536 (b). c. Media della percentuale di risposta alla mix odorosa delle cellule calcolata prima (in nero) e dopo (in rosso) l’applicazione dell’inibitore SQ22536 (n=6; p=0.001**). Barre=s.e.m. 75 Per escludere che la mancata risposta allo stimolo fosse dovuta ad una desensitizzazione del recettore olfattivo abbiamo effettuato due tipi di controlli: i) in un primo caso abbiamo stimolato un NSO con un puff di odori, successivamente la stessa cellula è stata sciacquata abbondantemente e dopo 15 minuti a riposo si è eseguita una nuova stimolazione. Abbiamo visto che la seconda risposta era sostanzialmente simile alla prima per dinamiche temporali ed ampiezza del segnale. Questo risultato è stato confermato anche in seguito all’applicazione di più di due puff odorosi allo stesso cono di crescita. ii) In un secondo controllo abbiamo stimolato il terminale assonico-cono di crescita con la mix odorosa in presenza di inibitore. Nessun incremento del segnale Ca2+ si è verificato in queste condizioni sperimentali. Lo stesso neurone è stato quindi abbondantemente sciacquato, lasciato a riposo per almeno 15 minuti e stimolato nuovamente con un puff odoroso in assenza di inibitore. In questo caso si riscontrava un incremento del segnale Ca2+ (in una percentuale di cellule comparabile a quella ottenuta con stimoli odorosi, intorno al 30%) (dati non mostrati). Va inoltre notato che, a differenza del segnale cAMP, il segnale Ca2+ raggiunge il massimo incremento pochi secondi dopo l’aggiunta degli odori e si inattiva rapidamente (vedi Discussione, cap.4). L’insieme di questi risultati indica che, a seguito di stimolazione con odori applicati focalmente al cono di crescita, si assiste ad un incremento della concentrazione di Ca2+ esclusivamente al terminale assonico. Questo segnale Ca2+ è dovuto all’ingresso del catione in seguito all’apertura dei canali CNG, regolata dall’aumento dei cAMP all’interno del cono di crescita. Infatti l’inibizione della sintesi di cAMP a seguito dell’applicazione di un bloccante dell’adenilato ciclasi (SQ22536) abolisce l’incremento di Ca2+ associato alla risposta agli odori. 3.6 Traslocazione nucleare della subunità catalitica di PKA. I recettori olfattivi giocano un ruolo chiave nella convergenza assonale dei NSO verso i glomeruli target a livello del bulbo olfattivo, ma non sono gli unici determinanti. E’ stato dimostrato, infatti, che NSO esprimenti RO differenti co- 76 esprimono diversi tipi e/o diversi livelli di molecole guida, i.e. i recettori Eph e l’efrina-5A (68). Tuttavia, la connessione tra l’identità del recettore olfattivo presente al cono di crescita dei NSO e l’espressione di specifiche molecole guida rimane oscuro. Recenti studi hanno mostrato che il segnale cAMP derivante dall’attivazione del RO è in grado di modulare l’espressione di geni codificanti per molecole guida nella convergenza assonale (84). Per regolare l’espressione genica, il segnale cAMP associato al RO deve in qualche modo raggiungere il nucleo dei NSO, ad esempio attraverso la traslocazione della subunità catalitica della PKA, suo principale target. Per valutare se l’incremento di cAMP derivante dall’attivazione del recettore olfattivo fosse seguito dalla traslocazione nucleare di PKA-C, abbiamo monitorato la distribuzione della subunità catalitica C-YFP della sonda PKA trasfettata nei NSO a seguito di stimoli in grado di aumentare la concentrazione di cAMP, quali la forscolina. Come si può osservare in fig.30, mentre prima della stimolazione la subunità catalitica della PKA era chiaramente esclusa dal nucleo, dopo 10 minuti dall’aggiunta di forscolina (25 µM) nel bagnetto sperimentale una frazione di PKA-C traslocava nel nucleo dei NSO. Fig.30: traslocazione nucleare della subunità catalitica C-YFP della sonda PKA: condizioni basali (t0), e dopo 10 min e 20min dall’aggiunta di forscolina (25 µM) al bagnetto sperimentale. Le lunghezze d’onda di eccitazione e di emissione sono rispettivamente 500 nm e 545 nm. A queste lunghezze d’onda solo YFP viene eccitato; la fluorescenza, quindi, è sensibile solamente alla concentrazione/distribuzione di YFP ed indipendente da cAMP. 77 In un secondo set di esperimenti i NSO sono stati trattati con la miscela odorosa (200 µM), aggiunta al bagnetto sperimentale. Abbiamo osservato che 10 minuti dopo l’aggiunta di odori al NSO, la subunità catalitica della PKA era presente nel nucleo del NSO (dati non mostrati). Per valutare se l’attivazione selettiva del recettore olfattivo all’assone terminalecono di crescita fosse seguita da traslocazione nucleare della PKA-C abbiamo stimolato direttamente il terminale assonico di NSO con un puff di odori (1 mM nella micropipetta). Analogamente a quanto osservato in precedenza, si è rilevata una traslocazione nucleare della subunità catalitica della PKA dopo 10 minuti dalla somministrazione del puff odoroso (fig.31). Fig.31: traslocazione nucleare della subunità catalitica C-YFP della sonda PKA: condizioni basali (t0), e dopo 10 min e 20min dall’applicazione focale di un puff odoroso (1 mM in micropipetta) all’assone terminale-cono di crescita di un NSO. Sono visibili alcuni aggregati di PKA-C a livello dei neuriti, come osservato in circa il 40% delle cellule trasfettate. Per verificare che i cambiamenti di fluorescenza osservati nel nucleo non fossero ascrivibili ad artefatti, abbiamo eseguito due tipi di controlli: i) in un primo caso è stato aggiunto al bagnetto sperimentale un volume di soluzione Ringer pari al volume di mix odorosa (stimolo) normalmente utilizzata negli esperimenti precedenti; ii) nel secondo controllo, un puff di soluzione Ringer è stato applicato direttamente all’assone terminale di NSO (fig.32). In entrambi i casi non si sono rilevati cambiamenti significativi della fluorescenza a livello del nucleo, per tutta la durata dell’esperimento (almeno 30 minuti). 78 Fig.32: controllo della traslocazione nucleare della subunità catalitica C-YFP della sonda PKA: condizioni basali (t0), dopo 10 min e 20 min dall’applicazione di un puff di Ringer all’assone terminale-cono di crescita di un NSO. I risultati ottenuti indicano che l’attivazione del RO sul cono di crescita è associata a traslocazione nucleare di PKA-C. 3.7 Dinamiche spazio-temporali del Ca2+ ex vivo. Gli esperimenti condotti su colture di neuroni sensoriali olfattivi hanno dimostrato che il recettore olfattivo a livello del cono di crescita è funzionale, capace di legare gli odori e di attivare una cascata di signalling intracellulare locale, che coinvolge il cAMP ed il Ca2+. Per valutare se i risultati ottenuti in vitro non fossero dovuti alle condizioni di coltura ed all’isolamento dei neuroni, ma fossero presenti nel bulbo olfattivo intatto, abbiamo effettuato esperimenti di imaging del Ca2+ sul sistema olfattivo integro, utilizzando particolari preparati, definiti espianti di emiteste. In questi preparati la testa di un topo è stata tagliata sagittalmente e le connessioni tra l’epitelio olfattivo, il bulbo ed il cervello sono state mantenute lungo l’asse mediale. I neuroni sensoriali olfattivi sono stati caricati con gli indicatori del Ca2+ (Calcium Green dextran) per semplice inalazione in topi vivi anestetizzati. Gli animali erano quindi mantenuti in condizioni standard di stabulazione per 2-3 giorni, per permettere il completo caricamento dei NSO. I neuroni così caricati presentavano una forte ed omogenea fluorescenza dalle cilia fino all’assone 79 terminale, per cui gli stessi glomeruli risultavano fortemente marcati. Il giorno dell’esperimento i topi venivano decapitati e la testa era tagliata sagittalmente (emitesta). L’emitesta era quindi posizionata in una cameretta da imaging fatta su misura, immersa in ACSF e costantemente ossigenata con 95%O2 e 5% CO2. Tutti gli esperimenti sono stati condotti in presenza di TTX (4 µM nel bagnetto) per evitare il contributo del potenziale d’azione alla misura del Ca2+ intracellulare. Gli stimoli sono stati somministrati localmente sopra i glomeruli marcati con una micropipetta di vetro. L’aumento di concentrazione di Ca2+ è stato valutato come aumento dell’intensità di emissione dei glomeruli a 545 nm. Analogamente alla procedura seguita negli esperimenti in vitro, abbiamo dapprima stimolato i glomeruli con la forscolina. Un puff di forscolina applicato direttamente ai glomeruli con una micropipetta di vetro induceva un evidente incremento di fluorescenza (indicante un aumento della concentrazione di Ca2+) dei glomeruli caricati (topi n=4, glomeruli n=20; ∆F/F0=0.38±0.03) (fig.33a). 80 a b c d e f Fig. 33: cinetiche del cambiamento di fluorescenza (∆F/F0) nei terminali assonici di neuroni sensoriali olfattivi in preparati di emiteste in seguito alla stimolazione con forscolina (a) e con mix odorosa (b). In (c) e (d) immagini di glomeruli caricati con il Calcium Green: prima (a sinistra) e dopo (a destra) applicazione di frsk (c) e odori (d). In (e) e (f) le immagini sono presentate in pseudocolori . La barra sulla destra dei pannelli indica la scala di pseudocolori della differenza di intensità di fluorescenza (∆F) (in unità arbitrarie) tra il picco della risposta e le condizioni basali (e) forscolina e (f) mix odorosa. Le frecce indicano la posizione della micropipetta; i cerchi e le linee colorate indicano i glomeruli. Per valutare in vivo l’accoppiamento funzionale del recettore olfattivo all’incremento della concentrazione di cAMP, abbiamo voluto verificare se la stimolazione odorosa dei terminali assonici di NSO applicata direttamente a livello dei glomeruli era in grado di generare un incremento di Ca2+. Stimolando i glomeruli con un puff di odori si è rilevato un rapido incremento di Ca2+ nei terminali pre-sinaptici a livello dei glomeruli (topi n=9, glomeruli n=23, ∆F/F0=0.44±0.06) (fig.33b). Per verificare se tale segnale Ca2+ fosse dovuto all’apertura dei canali CNG indotta dal cAMP, abbiamo bloccato la produzione di cAMP con l’inibitore delle adenilato ciclasi SQ22536. Analogamente alla procedura seguita negli esperimenti su NSO isolati, abbiamo dapprima verificato la responsività dei glomeruli testati con un puff odoroso; in caso di risposta, i glomeruli venivano abbondantemente 81 sciacquati e dopo un attesa di 15 minuti un puff odoroso era nuovamente applicato agli stessi glomeruli, questa volta in presenza dell’inibitore delle AC (aggiunto almeno 10 minuti prima dell’inizio dell’esperimento). In presenza del bloccante l’incremento della concentrazione intracellulare di Ca2+ era abolito (p=0.01**) (fig.34). Per escludere che la mancata risposta allo stimolo fosse dovuta ad una desensitizzazione del recettore olfattivo abbiamo effettuato due tipi di controlli: i) in un primo caso abbiamo stimolato i glomeruli con un puff odoroso, dopodiché si è effettuato un lavaggio e si sono attesi circa 15 minuti prima di eseguire una seconda stimolazione. Abbiamo verificato che la seconda risposta era sostanzialmente simile alla prima per dinamiche temporali ed ampiezza del segnale. ii) In un secondo controllo, abbiamo applicato ai glomeruli dapprima un puff di odori in presenza di inibitore e, dopo il lavaggio ed un’attesa di 15 minuti, abbiamo ripetuto la stimolazione in assenza di SQ22536. Anche in questo caso, la risposta Ca2+ era visibile solamente senza il bloccante. A causa della struttura molto compatta dei glomeruli all’interno del bulbo olfattivo, un puff odoroso può raggiungere diversi glomeruli adiacenti. Tuttavia, data la specificità molecolare del RO di ciascun glomerulo, circa il 30% dei glomeruli stimolati mostrava un incremento della concentrazione di Ca2+. Al contrario, in seguito al trattamento con forscolina, in tutti i glomeruli stimolati si rilevava un aumento del segnale Ca2+. 82 a c b e d Fig.34 : cinetiche dei cambiamenti nell’intesità di emissione (∆F/F0) nei terminali assonici di NSO in preparati di emiteste in seguito all’applicazione di un puff odoroso sui glomeruli (a). In (b) cinetica dei cambiamenti di fluorescenza dello stesso glomerulo sciacquato e stimolato di nuovo con mix odorosa in presenza del bloccante dell’adenilato ciclasi SQ22536. In (c) e (d) immagini in pseudocolori che mostrano lo stesso glomerulo di cui la cinetica è mostrata in (a), prima (a sinistra) e dopo (a destra) applicazione dello stimolo odoroso (c) e dello stimolo odoroso in presenza di bloccante SQ22536 (d). In (e) media della percentuale di risposta delle cellule allo stimolo odoroso, calcolata prima (in nero) e dopo (in rosso) l’aggiunta del bloccante dell’adenilato ciclasi (p=0.01**). Barre= s.e.m. Questi esperimenti condotti sulla struttura olfattiva integra confermano i dati esposti finora: il recettore olfattivo sul cono di crescita è funzionante, è in grado di legare gli odori ed è associato ad un aumento locale di Ca2+ attraverso i canali CNG. Bloccando la sintesi di cAMP, infatti, l’influsso di Ca2+ attraverso tali canali è abolito. 3.8 Espressione di Gs. I dati finora disponibili riguardo l’espressione di Gs nei NSO (vedi §1.14) sono relativi alla vita embrionale ed ai primi giorni di vita post-natale (fino a PD5) (16,17). Per capire se Gs continuasse a svolgere un ruolo nell’axon guidance durante la vita adulta, abbiamo deciso di analizzare l’espressione di Gs non solo nei neonati, ma anche in animali adulti. Si sono eseguiti saggi di immunoistochimica per visualizzare la presenza e la distribuzione della proteina Gs lungo l’assone dei NSO. Abbiamo analizzato l’espressione di Gs in stadi precoci dello sviluppo post-natale (PD2-PD5) e in età adulta (quale PD20). Per 83 essere in grado di determinare se la marcatura che si osservava per Gs era effettivamente localizzata sui neuroni sensoriali olfattivi è stata effettuata una doppia marcatura con OMP. La marcatura con OMP, poiché il protocollo era ottimizzato, è stata utilizzata come controllo sia dell’integrità delle fettine che dell’effettiva riuscita del saggio. Inizialmente i saggi sono stati eseguiti sul ratto. Come si può osservare dalla fig.35 era presente una forte marcatura di Gs a livello dei glomeruli e nello strato del nervo olfattivo, costituito dalle estremità distali degli assoni dei NSO. La marcatura di Gs colocalizzava con la marcatura di OMP. Non si osservavano sostanziali differenze nella distribuzione della marcatura di Gs in sezioni di bulbo di ratti PD2-PD5 e di ratti PD20 (fig.35). Fig.35: immunoistochimica per Gs in sezioni coronali di bulbo olfattivo di ratti PD2 (a) e PD20 (b). Nella colonna a sinistra l’immunofluorescenza di OMP, al centro di Gs e a destra il merged. Lo stesso studio è stato effettuato sul topo e come si può osservare in fig.36 i risultati sono sostanzialmente simili: si osservava una forte marcatura di Gs in corrispondenza dei glomeruli, ma in parte anche nello strato del nervo olfattivo. 84 La distribuzione della marcatura osservata in topi di età PD2-PD5 era paragonabile alla distribuzione ed ai livelli di marcatura osservati in animali PD20. Fig.36: immunoistochimica per Gs in sezioni coronali di bulbi olfattivi di topi PD2 (a) e PD20 (b). Nella colonna a sinistra l’immunofluorescenza per OMP, al centro per Gs e a destra il merged. Questi dati indicano che la proteina è presente sul terminale assonico non solo nei primi giorni di vita post-natale, ma anche in età adulta. La presenza di Gs nei glomeruli di animali adulti è consistente con la natura costantemente rigenerante dell’epitelio olfattivo. Non possiamo escludere che Gs persista nei terminali assonici anche oltre il periodo di allungamento assonale, svolgendo un ruolo nel mantenimento del contatto sinaptico tra elementi pre- e post-sinaptici. 85 86 4. Discussione I risultati ottenuti durante il mio dottorato dimostrano, per la prima volta, che il recettore olfattivo localizzato sull’assone terminale-cono di crescita dei neuroni sensoriali olfattivi è funzionante ed è capace di riconoscere e legare le molecole odorose. L’attivazione del RO sul cono di crescita è associata ad un aumento locale della concentrazione intracellulare di cAMP. Analizzando le dinamiche di variazione di cAMP nelle cilia-dendrite, soma ed assone terminale-cono di crescita di neuroni sensoriali olfattivi in coltura, trasfettati con un sensore per il cAMP abbiamo riscontrato che a seguito di stimoli sia farmacologici (forscolina, un generico attivatore delle adenilato ciclasi, e IBMX, un inibitore aspecifico delle fosfodiesterasi) sia fisiologici (odori) si osserva un aumento di cAMP in tutto il neurone, incluso l’assone terminale-cono di crescita. Le dinamiche temporali di questo incremento di cAMP sono le stesse nei NSO trattati con stimoli farmacologici o fisiologici. Infatti, indipendentemente dal tipo di stimolo, l’aumento di cAMP si verifica più velocemente a livello di dendrite distale ed assone terminale rispetto al soma. Al momento non possiamo escludere che l’incremento di cAMP a livello del corpo cellulare sia dovuto a diffusione dai processi piuttosto che a sintesi locale. I dati ottenuti trattando i neuroni con IBMX indicano la presenza di attività costitutiva dell’adenilato ciclasi ed i livelli intracellulari di cAMP sono mantenuti bassi dall’azione delle fosfodiesterasi. Inoltre, abbiamo osservato che le differenze nelle dinamiche temporali registrate nei vari compartimenti cellulari dei neuroni sensoriali olfattivi non sono ascrivibili ad un ruolo delle fosfodiesterasi, dato che tali differenze permangono anche in seguito all’inattivazione delle PDE in concomitanza con l’attivazione delle adenilato ciclasi. I dati ottenuti indicano quindi che le strutture molecolari necessarie per la sintesi e la degradazione del cAMP sono presenti ed attive non solo nelle cilia, come noto, ma anche a livello del terminale assonico-cono di crescita. 87 I nostri dati sono in accordo con la distribuzione delle adenilato ciclasi, come è stato dimostrato da saggi di immunoistochimica (32). Il livello di questa proteina, infatti, è elevato nel terminale dendritico e nella proiezione assonale, inclusi lo strato del nervo olfattivo ed i glomeruli, mentre è pressocchè non rilevabile nel soma. Il dato più rilevante è che la produzione di cAMP a seguito di stimolazione odorosa è dovuta all’attivazione del recettore olfattivo espresso a questo livello e non è dovuta a diffusione di cAMP dalle cilia-dendrite o dal soma, né ad attivazione Ca2+-dipendente dell’adenilato ciclasi presente nell’assone distale. La produzione locale di cAMP è stata ulteriormente comprovata dagli esperimenti in cui il recettore olfattivo al terminale assonico-cono di crescita viene stimolato direttamente con un puff odoroso applicato tramite una micropipetta. In tali condizioni sperimentali l’incremento di cAMP è presente esclusivamente all’assone terminale e non si notano apprezzabili cambiamenti nel segnale negli altri compartimenti del NSO. Abbiamo inoltre dimostrato che l’attivazione da parte di stimoli fisiologici (odori) del recettore olfattivo a livello del terminale assonico-cono di crescita è associata ad un influsso di Ca2+ attraverso i canali CNG. Infatti l’incremento di Ca2+ è abolito in presenza di bloccanti dei canali CNG (MgCl2) ed in presenza di inibitori delle adenilato ciclasi (SQ22536). Il confronto tra le cinetiche dell’incremento di cAMP e di Ca2+ mostra, tuttavia, che questi due segnali presentano un pattern temporale molto diverso: i) l’aumento di [Ca2+]] è rapido (con la nostra risoluzione temporale, 1 immagine/secondo, non si osserva un’apprezzabile fase di latenza tra l’aggiunta della mix di odori e l’inizio del segnale Ca2+) e transiente (il picco è raggiunto in circa 3-5 s e la [Ca2+] ritorna circa a livello basale in 30-60 s); ii) l’aumento di cAMP, al contrario, è più lento e sostenuto, i.e. non tende a diminuire per almeno 5-10 min dopo l’applicazione degli odori. La spiegazione più semplice per queste differenti cinetiche temporali è un’estrema sensibilità dei canali CNG per la concentrazione locale di cAMP in stretta prossimità della membrana plasmatica. In seguito al legame dell’odore al RO, si ha l’attivazione di una proteina G. L’adenilato ciclasi che a sua volta viene attivata è localizzata in membrana, in prossimità dei canali CNG. L’aumento di cAMP è altamente circoscritto alla 88 membrana plasmatica, in vicinanza dei canali CNG, cosicchè anche minimi incrementi di cAMP possano raggiungere ed attivare tali canali. Una spiegazione alternativa, i.e. una maggiore affinità per il cAMP dei canali CNG rispetto al sensore basato su PKA, sembra da escludere, dal momento che l’affinità per il cAMP della subunità regolatoria della PKA (e quindi del nostro sensore) è più elevata di quella dei canali CNG (kM 0.2-0.3 µM vs 3 µM rispettivamente per PKA e canali CNG) (42,95). La natura transiente del segnale Ca2+ e la durata prolungata dell’incremento di cAMP suggeriscono che i canali CNG si inattivino più velocemente (o in modo maggiore) rispetto al RO, per lo meno nelle attuali condizioni sperimentali. Esperimenti ex vivo, condotti su preparati di emiteste, escludono che i dati finora esposti, ottenuti su NSO in coltura, siano influenzati dalla procedura di isolamento e/o dalle condizioni di coltura. Caricando in vivo i NSO con un indicatore del Ca2+ fluorescente, abbiamo potuto dimostrare che l’applicazione locale a livello dei glomeruli di forscolina o, più importante, di odori risulta in un rapido e transiente incremento di [Ca2+] a livello dei terminali pre-sinaptici, con cinetiche molto simili a quelle ottenute sui neuroni sensoriali olfattivi in coltura. Inoltre, come atteso per un recettore olfattivo accoppiato ad attivazione di adenilato ciclasi, l’incremento di Ca2+ in seguito a stimolazione odorosa è completamente abolito dall’inibitore delle AC, SQ22536. La domanda che sorge a questo punto è quale sia il ruolo funzionale degli incrementi di cAMP e Ca2+ generati in seguito all’attivazione del recettore olfattivo sull’assone terminale-cono di crescita. La funzione più ovvia, associabile al RO sul cono di crescita, è che esso sia coinvolto nel processo di crescita direzionata degli assoni verso il corretto target a livello del bulbo olfattivo. Questo è un fenomeno molto complesso, che avviene in diverse tappe. Nel sistema olfattivo si possono individuare almeno due eventi: la convergenza iniziale degli assoni a formare glomeruli e la disposizione dei glomeruli in specifici siti all’interno del BO. E’ stato proposto che il segnale cAMP derivante dal recettore olfattivo giochi un ruolo chiave nella convergenza assonale, modulando l’espressione di molecole guida. In questo modello la posizione del RO ed il sito di produzione del cAMP possono essere irrilevanti. Tuttavia, topi knock out per Golf sono anosmici, ma presentano una mappa sensoriale normale a livello del 89 bulbo olfattivo (17), portando quindi ad escludere che il cAMP generato alle cilia sia coinvolto nella convergenza assonale e nel posizionamento dei glomeruli. Al contrario, i nostri dati dimostrano che il RO all’assone terminale-cono di crescita è funzionale e questo sembra in accordo con l’ipotesi che il recettore al terminale assonale agisca come molecola guida, attraverso la produzione locale di cAMP e Ca2+. Il ruolo di tali secondi messaggeri nell’axon guidance sul cono di crescita è stato ampiamente studiato in altri sistemi ed è stato dimostrato che i livelli locali di cAMP e Ca2+ possono modulare il comportamento del cono di crescita in risposta a molecole guida esterne (67,72). In particolare, in Xenopus laevis si è osservato che il cAMP prodotto localmente al cono di crescita determina l’orientamento della crescita assonale in risposta a molecole segnale esterne implicate nell’axon guidance. Diversi livelli di cAMP modificano il tipo di risposta (da attrattiva a repulsiva o viceversa) alla stessa molecola guida. Benchè i canali CNG non sembrino giocare un ruolo chiave nella formazione della mappa sensoriale, i nostri dati indicano che tali canali sono associati al recettore olfattivo sul terminale assonico-cono di crescita e possono avere un ruolo modulatorio nella formazione della mappa sensoriale. E’ stato dimostrato che livelli di nucleotidi ciclici all’assone terminale modulano la neurotrasmissione attraverso i canali CNG e questo può avere un ruolo regolatorio nell’axon guidance. Inoltre il Ca2+ che entra attraverso tali canali può interagire con il cAMP e determinare infine la direzione di crescita dell’assone. La regolazione reciproca tra questi due secondi messaggeri nel processo di axon guidance è stata dimostrata in altri sistemi (67,72). I dati ottenuti suggeriscono quindi che il cAMP prodotto a seguito dell’attivazione del RO sul cono di crescita abbia la potenzialità di giocare un ruolo chiave nella convergenza assonale. Questo può spiegare i risultati di esperimenti genetici che talora potevano apparire contraddittori. Negli animali mancanti di CNG, le risposte evocate dagli odori sono drasticamente ridotte, gli animali sono infatti anosmici, ma la mappa glomerulare a livello del bulbo olfattivo è pressocchè inalterata (81). Una situazione analoga, come già detto, si verifica per gli animali knock out per Golf (17). Nei topi in cui l’espressione dell’adenilato ciclasi 3 è stata geneticamente abolita, non si registra alcuna risposta agli odori e, più importante, la mappa sensoriale è drammaticamente modificata, con mancata formazione della 90 maggior parte dei glomeruli ed alterata struttura di quelli presenti (82). I risultati ottenuti nei knock out di Golf potrebbero non essere chiari, se non venissero analizzati alla luce del fatto che nei neuroni sensoriali olfattivi le proteine G stimolatorie sono due: Gs e Golf. E’ stato dimostrato che Golf è associata al recettore olfattivo durante il processo di trasduzione del segnale odoroso (21), mentre è stato solo ipotizzato che Gs sia associata al RO durante il processo di crescita assonale. A sostegno di tale ipotesi, abbiamo osservato che Gs è espressa non solo nelle prime fasi di sviluppo post-natale (PD2-PD5), come già dimostrato, ma anche in età adulta (>PD20), nello strato del nervo olfattivo e nello strato glomerulare, in accordo con la natura continuamente rigenerante dell’epitelio olfattivo (16). Non possiamo tuttavia escludere un ruolo di Gs nel mantenimento dei terminali pre-sinaptici a livello dei glomeruli. L’elemento che emerge da questi esperimenti è che Golf ed i canali CNG sono indispensabili per la trasduzione del segnale odoroso, mentre Gs e cAMP possono giocare un ruolo chiave nella formazione della mappa sensoriale (84). Abbiamo inoltre dimostrato che la selettiva attivazione del RO al cono di crescita è seguita dalla traslocazione nucleare della subunità catalitica della sonda PKA. Quindi il cAMP prodotto dopo l’attivazione del RO al terminale assonico-cono di crescita agisce non solo localmente, ma anche a livello nucleare, dove potrebbe modulare l’espressione di molecole coinvolte nell’axon guidance. Mentre l’azione locale del CAMP è rapida e può determinare il comportamento del cono di crescita in risposta a molecole locali, l’espressione genica dipendente da PKA è un processo a lungo termine, che potrebbe intervenire dopo un intervallo di tempo maggiore, e.g. per determinare la posizione dei glomeruli nel bulbo olfattivo. Sono state proposte altre ipotesi per spiegare il ruolo funzionale del recettore olfattivo espresso al cono di crescita. Ad esempio è stato suggerito che la convergenza assonale dipenda da interazioni omofiliche tra i RO (76,86). Anche se nel nostro progetto sperimentale non ci siamo soffermati su questo punto, la dimostrazione che i recettori olfattivi all’assone terminale sono funzionali ed accoppiati all’attivazione di adenilato ciclasi e canali CNG appare maggiormente in accordo con l’idea che gli assoni di neuroni esprimenti lo stesso RO siano guidati da molecole segnale che attivano localmente i loro RO sul cono di crescita. 91 La domanda che rimane aperta è quale siano i ligandi naturali in grado di attivare i RO sul cono di crescita. I nostri risultati dimostrano che gli odori legano ed attivano il recettore olfattivo sul terminale assonale di neuroni in coltura e, più importante, in situ. Questo suggerisce che gli odori potrebbero rappresentare i ligandi naturali del RO anche sul cono di crescita. Essi infatti rimangono al momento le sole molecole conosciute in grado di attivare in modo specifico e selettivo più di mille recettori olfattivi, strutturalmente identici ma molecolarmente distinti. Per quanto riguarda la modalità con cui gli odori possono raggiungere i recettori olfattivi sul cono di crescita, si possono immaginare diversi scenari: attraverso vescicole, mediante trasporto lungo le membrane ed anche attraverso il flusso ematico. Al momento non possiamo certamente escludere altri possibili meccanismi di attivazione del RO all’assone terminale, come ad esempio un’attivazione costitutiva del recettore stesso o l’esistenza di molecole guida nel bulbo olfattivo in grado di legare ed attivare i RO. Qualunque possa essere il meccanismo di attivazione del recettore olfattivo sul terminale assonico, i nostri dati sui meccanismi molecolari sottesi al RO espresso al cono di crescita costituiscono un elemento fondamentale ed imprescindibile per capire la funzione del recettore olfattivo sull’assone terminale. 92 Bibliografia 1) Ronnett GV, Moon C. G proteins and olfactory signal transduction. Annu.Rev.Physiol. 2002;64:189-222. (2) Lledo PM, Gheusi G, Vincent JD. 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Activation of protein kinase by physiological concentrations of cyclic AMP. Proc.Natl.Acad.Sci. U S A 1974 Sep;71(9):3580-3583. 102 Ringraziamenti Desidero innanzitutto ringraziare la Dott.ssa Claudia Lodovichi per questo progetto e per il costante aiuto e l'incoraggiamento nei momenti di difficoltà di questi tre anni di dottorato. Ringrazio la Dott.ssa Manuela Zaccolo e tutti ragazzi del suo laboratorio per averci gentilmente fornito i sensori per il cAMP e per i preziosi suggerimenti. Grazie al Professor Tullio Pozzan, per l'interessamento che ha dimostrato per questo progetto di ricerca e per i suoi consigli. Uno speciale ringraziamento ai miei colleghi Giovanni Monaco, per la parte di Ca2+ imaging ex vivo, e Raffaella Flaibani per gli esperimenti su Gs. Il loro contributo a questo lavoro è stato fondamentale! Un grazie enorme alla mia collega e compagna Mara Pietrobon, per l'importante cooperazione con cui abbiamo sempre lavorato. Un grazie meno formale a tutti i miei compagni di laboratorio, che mi hanno permesso di svolgere questo dottorato in un clima di amicizia. Grazie Giovanni per la tua simpatia che ci ha aiutato a sdramatizzare e a sorridere anche quando non ne avevamo tanta voglia! Grazie Mara per la tua amicizia, la tua organizzazione e la straordinaria intesa (telepatia?)! Grazie Raffaella per le lunghe chiacchierate, l'aiuto e la disponibilità, la passione per Liga... Grazie Federica per l'amicizia, i viaggi, le cene etniche. Grazie a Giulia per essermi sempre stata vicina, soprattutto all'inizio. Insomma grazie a tutti, perchè ho avuto l'opportunità di conoscere delle persone veramente speciali. Infine un ringraziamento speciale alla mia famiglia, in particolare i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte e mi hanno incoraggiato nei momenti difficili, spronandomi ad andare avanti. Senza di loro non sarei arrivata al traguardo! 103 104