LA RIVOLUZIONE RUSSA
Bolscevichi e menscevichi
Nel 1903, in occasione del 2° congresso tenuto a Londra, il partito socialdemocratico russo si spaccò in 2
correnti: quella menscevica guidata da Martov, che era favorevole alla formazione di un partito di massa sul
modello della SPD tedesca, e quella bolscevica, guidata da Lenin e che ebbe la maggioranza (da cui le deriva
il nome), che sosteneva la necessità di un partito di quadri fortemente centralizzato, costituito da politici di
professione, in grado di promuovere un’opposizione efficace contro il regime poliziesco.
Cosa sono i soviet?
Nel corso della primavera/estate del 1905 si assistette alla creazione di forme autonome di organizzazione
popolare, ovvero nuovi organismi rivoluzionari, chiamati Soviet (“consigli”). Essi erano delle rappresentanze
popolari elette da delegati revocabili secondo il principio di democrazia diretta e la loro formazione
interessò in un primo momento la classe operaia. Durante la rivoluzione del febbraio 1917 si costituirono
nuovi soviet (questa volta anche tra le truppe del fronte e nelle campagne) che di fatto assunsero il potere
affianco al governo provvisorio (si parla infatti di doppio potere) ed erano sostenuti da Lenin che sintetizzò
le sue tesi in un slogan: “Tutto il potere ai soviet”.
La rivoluzione russa del 1905
Nella rivoluzione russa del 1905, un ruolo fondamentale lo giocarono i militari. Infatti, a giugno vi fu
l’ammutinamento della corazzata Potemkin sul Mar Nero , la rivolta a Kronstadt e agitazioni nei vari reparti,
che raggiunsero il culmine nell’ottobre 1905 quando lo sciopero dei ferrovieri si trasformò in sciopero
nazionale. La direzione di questi avvenimenti fu assunta dai soviet. La repressione contro l’associazione
operaia continuava in tutto il paese e raggiunse Mosca, dove l’ insurrezione fu schiacciata nel sangue dopo
2 settimane di scontri. Tuttavia, la rivoluzione del 1905 determinò il passaggio da un regime assolutista a
uno semi-costituzionalista.
Progetti di modernizzazione di Stolypin
In seguito alla rivoluzione del 1905, il governo passò , nel 1906, nelle mani di Stolypin (preferito dallo zar al
posto di Witte). Il governo Stolypin scatenò il terrore nelle campagne e in città, ma tuttavia promosse una
serie di riforme, tra cui quella agraria, con l’obiettivo di creare la costituzione di un blocco di contadini
agiati (i kulaki) per impedire la formazione di un’alleanza rivoluzionaria tra i contadini poveri e operai, che
era lo scopo dei bolscevichi. Stolypin, prima di convocare le elezioni del 1907 impose una riforma elettorale
che limitò notevolmente il suffragio. Nel settembre 1911, Stolypin cadde vittima di un attentato da parte di
un socialista rivoluzionario.
Chi sono i Kulaki?
I kulaki (significa “pugno”) erano una categoria di contadini che nacque nel 1906 in seguito alla riforma
agraria di Stolypin che riguardava la distribuzione delle terre. Essa prevedeva che le terre dello stato
potessero essere assegnate ai contadini, ma solo attraverso un pagamento. In questo modo i contadini
poveri peggiorarono ulteriormente le loro condizioni di vita. Lo scopo di questa riforma agraria era quello di
per impedire la formazione di un’alleanza rivoluzionaria tra i contadini poveri e operai, che era il fine dei
bolscevichi. Sarà poi con Stalin che si arriverà alla fine dell’esistenza dei kulaki.
Cos’è la DUMA?
In seguito allo sciopero nazionale proclamato nel 1905, lo zar decide di emettere il “Manifesto d’ottobre”
dal quale deriva la costituzione di un’assemblea, la Duma, pensata inizialmente come un organo consultivo,
dotata di potere legislativo. Fu eletta per la prima volta nel 1906 su richiesta di Witte, quando ottiene la
maggioranza il partito costituzionale democratico. Era, dunque, uno strumento nelle mani del governo. Fu
sciolta tre mesi dopo con un colpo di stato.
Rivoluzione russa del febbraio 1917, crollo dello zarismo e regime repubblicano
La prima guerra mondiale fu l’ avvenimento che fece esplodere le contraddizioni sociali delle Russia zarista.
Queste determinarono una crescita dell’opposizione popolare, che a sua volta comportava un
indebolimento del governo. Lo strumento utilizzato per il controllo del malcontento era il dispotismo. Nel
febbraio del 1917 (marzo in Europa) scoppiarono una serie di scioperi da parte di manifestanti ai quali si
aggiunsero anche i soldati dell’esercito. Dopo la conquista della città e l’abdicazione dello zar Nicola II (che
significò il crollo dello zarismo), la Russia approdò a un regime repubblicano, senza però un chiaro
schieramento di forze in grado di controllare il potere.
Questione del doppio potere
In seguito al crollo dello zarismo e all’ instaurazione del regime repubblicano, si andarono costituendo nel
1917 numerosi nuovi soviet (il numerò passò da 400 a 900) che detenevano di fatto il potere (soprattutto a
Pietrogrado), affiancati al potere legale del governo. La relazione che si instaurò tra il governo i soviet andò
esprimendosi verso una sorte di doppio potere, in quanto il governo provvisorio non poteva governare
senza l’assenso dei soviet che avevano in mano le leve del potere: l’esercito, le ferrovie e il servizio postale
e telegrafico. Questa situazione di doppio potere non poteva che portare la Russia a uno stato di anarchia;
fu così che le forze moderate decisero di cooptare le forze moderate di sinistra nel governo; i menscevichi e
i social-rivoluzionari misero da parte le remore rispetto all’assunzione del potere davanti al pericolo
dell’anarchia e nell’aprile del 1917 si formò il nuovo governo.
Tesi d’aprile di Lenin
Riguardo alla questione del doppio potere, diviso tra il governo provvisorio e i soviet, vi furono due
proposte risolutive contrapposte: da un lato, il ministro della guerra, Kerenskij, sosteneva il ritorno
dell’autorità nelle mani del governo, mentre dall’altro lato Lenin sintetizzò le sue “Tesi d’Aprile” (che
segnarono una svolta nelle vicende russe e che impressero una brusca accelerazione rivoluzionaria al
partito bolscevico) in uno slogan: “Tutto il potere ai soviet”. Le tesi possono essere riassunte in tre formule:
pace immediata, riforma agraria e l’elezione di un’assemblea costituente e rispondevano alle aspettative
della popolazione.
Rivoluzione russa dell’ottobre 1917
Nel corso dell’estate 1917 la situazione degenerò e costrinse i bolscevichi a optare per la soluzione di forza
nella notte tra il 25/26 ottobre (6/7 novembre europeo), data in cui è stato convocato il 2° congresso
panrusso dei soviet: il palazzo d’inverno fu assaltato dai bolscevichi. Il 26 ottobre furono adottati i primi tre
decreti del nuovo governo rivoluzionario (di cui Lenin era il capo) e, una volta preso il potere, fu convocata
un’assemblea costituente dalla quale uscirono in maggioranza i socialdemocratici e che evidenziava le
difficoltà riscontrate dai bolscevichi nel governo russo. Venne poi proclamata, nel 1918, la Repubblica
Federale Socialista Russa.
I 3 decreti del governo rivoluzionario
Dopo l’assalto al palazzo d’inverno ad opera dei bolscevichi, il 26 ottobre del 1917 furono adottati i primi 3
decreti del nuovo ordine: il primo invitava il governo ad avviare negoziati in vista di una pace senza
annessioni, né riparazioni; il secondo consisteva nella confisca di tutte le terre ancora nelle mani dei grandi
proprietari e della corona, senza indennizzo, e la loro ridistribuzione ai contadini; e il terzo sosteneva
l’istituzione del primo governo rivoluzionario socialista (di cui Lenin era il capo), chiamato “consiglio dei
commissari del popolo”, che fu incaricato a governare fino alla formazione di un’ assemblea costituente. In
seguito alla presa di potere dei bolscevichi solo una minoranza dei social-rivoluzionari si schierò con il
nuovo governo, mentre i melscevichi, i cadetti e la maggioranza dei social rivoluzionari protestarono contro
l’atto di forza, ma attesero la convocazione dell’Assemblea costituente prima di organizzare opposizioni
contro il nuovo governo.
Sorte dell’assemblea costituente
In seguito alla presa del potere e all’adozione dei 3 decreti del nuovo governo rivoluzionario guidato da
Lenin, vi fu la convocazione, da parte del governo, delle elezioni di un’assemblea costituente (una sorta di
Parlamento per redigere la costituzione). Queste ebbero esiti imprevisti: la maggioranza andò ai socialrivoluzionari (ottennero 410 seggi su 707, 63% dei voti), i bolscevichi ottennero 175 seggi (25 %), i Kadetti
17 seggi e i menscevichi 16. Questa assemblea, che si era riunita il 18 gennaio 1918, fu sciolta la sera stessa
e ciò rappresentava un chiaro segnale delle difficoltà riscontrate dai bolscevichi nel governo russo.
Pace di Brest Litovsk
Il governo bolscevico, per impedire che il proseguimento della guerra portasse a una crisi del paese, decise
di avviare trattative con i tedeschi, che però nel frattempo erano penetrati in territorio russo. In queste
condizioni, il 3 marzo 1918, la Russia firma la pace di Brest- Litovsk, chiamata da Lenin “pace vergognosa”,
che imponeva condizioni durissime: sanciva la perdita di ¼ del territorio russo, delle aree fertili (perde 50%
della produzione cerealicola) e dei distretti industriali e minerari della Polonia e dei Paesi Baltici (perde 70
% della produzione del carbone); inoltre era costretta a riconoscere l’indipendenza dell’ Ucraina e della
Finlandia.
Armata bianca e armata rossa
In seguito alla “pace vergognosa” di Brest-Litovsk la destra social-rivoluzionaria diede origine a una
campagna insurrezionale che portò alla guerra civile. Contemporaneamente alle aggressioni militari
straniere, le truppe ostili ai bolscevichi e che erano sostenute dall’Intesa occuparono le regioni del Don e il
sud del paese con le “Armate Bianche” (esponenti: Denikin e Kolčak). I bolscevichi risposero con
l’istituzione del tribunale rivoluzionario, oltre alla Ceka (polizia politica), e con la riorganizzazione
dell’esercito che prese il nome di “Armata Rossa”. La guerra civile fu sanguinosissima e terminò con la
sconfitta delle Armate Bianche, vinte dall’ Armata Rossa grazie anche al ritiro delle truppe interveniste
straniere dalla Russia.
Nascita dell’URSS
La costituzione della Repubblica Federale Socialista Russa, promulgata nel 1918 prevedeva la possibilità che
altre future repubbliche socialiste potessero unirsi. Questo processo di unificazione avvenne tra il 1920 e il
1922 quando nacque l’ Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Essa comprendeva: Russia,
Ucraina, Azerbaijan, Bielorussia, Armenia e Georgia, alle quali si aggiunsero poi alcune regioni a
maggioranza musulmana dell’ Asia centrale. Dopo l’approvazione della costituzione (1924) il potere di fatto
era nelle mani del PCUS (Partito comunista dell’Unione sovietica) e l’autorità in seno al partito spettava al
comitato centrale e al Politbjuro (ufficio politico del partito).
Comunismo di guerra?
Gli anni tra 1918 e 1922 furono anni caratterizzati da profonde difficoltà sociali ed economiche. È in questo
contesto che si inseriscono la serie di misure approvate dal governo nel 1918 e conosciute come
“comunismo di guerra”: furono nazionalizzate le industrie (la loro gestione fu affidata al consiglio supremo
dell’economia nazionale); fu emanato un decreto della dittatura alimentare che prevedeva la confisca delle
eccedenze agricole e che ebbe esiti diversi dal previsto; vi fu una militarizzazione della forza lavoro sul
fronte della produzione industriale, che pose fine all’autonomia dei sindacati. Grazie al comunismo di
guerra il governo riuscì ad armare e nutrire l’esercito, ma sul piano economico la produzione industriale nel
1920 si dimostrò sette volte inferiore rispetto a quella del 1913. Queste misure allontanarono dal partito
non solo i contadini, ma anche parte della classe operaia.
Nep
In seno al X congresso del partito tenutosi a Mosca nel marzo del 1921, fu abbandonato il comunismo di
guerra e fu avviata una parziale liberalizzazione nella produzione degli scambi mediante una nuova politica
economica (Nep), con l’obiettivo di stimolare la produzione agricola e lo sviluppo dell’industria leggera per
far fronte al problema degli approvvigionamenti alimentari. I presupposti della Nep erano: la
consapevolezza dell’impossibilità di governare attraverso la polizia, la constatazione che la Russia sarebbe
rimasta per molto l’unico paese socialista in Europa e per questo era necessario consolidare l’apparato
produttivo per resistere a un possibile isolamento internazionale. Con la Nep le requisizioni obbligatorie di
grano furono sostituite con una tassa in natura; fu concesso ai contadini il diritto di vendere le eccedenze
sul mercato; fu promosso lo sviluppo della piccola industria e del commercio privato per permettere
l’immissione sul mercato del beni utili ai cittadini. Tutto ciò porto alla nascita di una stato sociale di operai,
chiamati Nepmell. Lo stato mantenne il controllo delle banche e dei maggiori gruppi industriali. La Nep
ebbe effetti positivi sull’approvvigionamento alimentare e contribuì a riavvicinare contadini e partito
bolscevico. A partire dal ’22 si verificò, però, una “crisi a forbice” che constava nell’oscillazione dei prezzi
dei beni agricoli alternati a quelli dei beni industriali. Ciò portò alla decisione del partito di abbandonare la
NEP (1927), di avviare la collettivizzazione forzata della produzione agricola, e di promuovere
l’industrializzazione forzata dell’ URSS.
Testamento di Lenin e scontro interno al partito
È in seguito alla malattia di Lenin e al processo del capo di stato maggiore del partito social-rivoluzionario
che si verificò lo scontro all’interno del partito bolscevico. Tutto questo portò Stalin al potere, dopo
l’isolamento di Trockij, Kamenev, Zinov’ev e Bucharin. Lenin si rese conto subito della pericolosità di Stalin,
tanto da raccomandare del suo testamento politico l’allontanamento dalla carica di segretario di stato. La
sua preoccupazione era dovuta al modo in cui Stalin gestiva i rapporti con le altre nazionalità (accusandolo
di “sciovinismo grande russo”, cioè di non tutelare le altre nazionalità) e al suo autoritarismo.
Ascesa di Stalin
Nell’aprile del 1922 Stalin fu eletto segretario generale del partito comunista dell’Unione Sovietica. Dopo la
malattia cerebrale che colpì Lenin, poco dopo la nomina di Stalin cominciò la lotta per la successione al
potere del partito. L’ occasione dello scontro si verificò quando si costituì un blocco all’interno del partito
che portò all’isolamento di Trockij, a causa delle sue posizioni critiche. Alla morte di Lenin, Stalin procedette
a una ristrutturazione del partito, per assicurarsene in controllo, attraverso due vie: una politica di
reclutamento (formazioni quadri a lui fedeli) e il leninismo. Elabora infatti un corpo dottrinario grazie al
quale era possibile distinguere la linea ufficiale dalle eresie. In questo modo Stalin riusciva ad “epurare” il
partito dagli elementi ritenuti scomodi.