La Rivoluzione Russa - Scuola Dame Inglesi

La Rivoluzione Russa
Nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, scoppiò in
Russia una rivoluzione. Già da tempo si pensava che
l’impero degli zar non sarebbe durato a lungo: la rivolta
del 1905 dopo la sconfitta con il Giappone, ma
soprattutto le condizioni economiche. La Russia
rimaneva un paese agricolo e il processo di
industrializzazione era limitato ad alcune aree
(Pietroburgo, Mosca, Urali).
In questi anni si diffuse il sostegno al Partito
Socialdemocratico, di ispirazione marxista; dal 1912 era
diviso in due fazioni, i menscevichi e i bolscevichi di
Lenin. L’entrata in guerra peggiorò le condizioni
disastrose della fragile economica e della popolazione.
Nel febbraio 1917 scoppiò una rivolta nella capitale
Pietroburgo e i soldati, che dovevano reprimerla,
fraternizzarono con i ribelli. I bolscevichi proclamarono
uno sciopero e crearono i soviet, assemblee di
rappresentanti di operai e soldati.
Lo zar Nicola II abdicò e si formò un
governo provvisorio, moderato e
liberale, formato da borghesi e
membri dell’aristocrazia. Il nuovo
esecutivo confermò la continuazione
della guerra a fianco dell’Intesa.
Rifiutarono alla partecipazione i
bolscevichi, convinti che gli operai
avrebbero guidato le trasformazioni
del paese. Essi erano contrari alla
guerra perché pesava sulle classi
popolari; si determinò così una
spaccatura tra il soviet e il governo
provvisorio. Intanto Lenin ritornò
dall’esilio in Svizzera nell’aprile 1917.
Egli sosteneva che bisognasse mettere fine al governo
provvisorio e passare a una rivoluzione proletaria, dando
tutto il potere ai soviet. Lenin sosteneva la dittatura del
proletariato, la nazionalizzazione delle terre dei
latifondisti e firmare un trattato di pace con la Germania.
Il 25 ottobre 1917 i soldati rivoluzionari e le guardi rosse
assaltarono il Palazzo d’Inverno, sede del governo, a
Pietroburgo. Nacque il Consiglio dei Commissari del
popolo, un governo formato solo dai bolscevichi, guidato
da Lenin.
Nacque
una
milizia
popolare
rivoluzionaria e i tribunali operai, la
direzione delle industrie venne affidata
ai consigli degli operai mentre le terre
furono collettivizzate e le banche
nazionalizzate. Tutti i partiti furono
aboliti e i bolscevichi fondarono il
Partito Comunista dopo aver sciolto
un’assemblea costituente, eletta a
suffragio universale, che doveva
scrivere una nuova costituzione. Nel
gennaio 1918 nacque ufficialmente la
Repubblica
Socialista
Federale
Sovietica Russa con capitale Mosca.
Il 3 marzo 1918 la Russia firmò l’armistizio con la
Germania e uscì dalla Prima Guerra Mondiale; dovette
cedere ai tedeschi la Polonia, l’Estonia, la Lettonia, la
Lituania e riconoscere l’indipendenza di Finlandia e
Ucraina. La rivoluzione russa creò parecchie
preoccupazione all’Europa e agli Stati Uniti, poiché
temevano che le rivolte proletarie accadessero anche nei
loro paesi. Così le nazioni dell’Intesa aiutarono
militarmente i gruppi in Russia che combattevano i
soviet.
Scoppiò così una guerra civile, tra il
1918 e il 1920, che vide contrapposte
le Armate Bianche (filozaristi e
controrivoluzionari) e l’Armata Rossa
dei bolscevichi, formata da operai e
contadini e guidata da Lev Trotzkij, che
sconfisse i bianchi nonostante gli aiuti
stranieri. La famiglia imperiale dei
Romanov fu uccisa mentre le
condizioni economiche peggioravano:
i contadini russi erano costretti a
consegnare i loro prodotti allo Stato a
prezzi prestabiliti. Questo favorì il
mercato nero e la crisi economica
generale nel paese.
Fu varata nel 1921 la Nuova Politica Economica che
avrebbe dovuto risanare il paese: veniva varato un
sistema misto con un settore statalizzato (pubblico con
banche, trasporti e grande industria) e un settore libero
(proprietà privata). Si ottennero così primi risultati
positivi. Vennero istituite scuole primarie, secondarie e
superiori per sconfiggere l’analfabetismo e fu sviluppata
la ricerca scientifica. I bolscevichi inoltre limitarono gli
spazi della Chiesa Ortodossa: fu dichiarato legale il
matrimonio civile e il divorzio.
Nel 1922 nacque l’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche (URSS), nuovo stato federale con capitale
Mosca; il principio generale dell’uguaglianza e
dell’autodeterminazione dei diversi popoli venivano
riconosciuti regioni come la Georgia, l’Ucraina, la
Lettonia e l’Armenia.