VINCITRICE DEL CONCORSO MIGLIORE PRESENTAZIONE DELL’AREA CLINICO ASSISTENZIALE (2500 EURO) Donazione della Banca di Credito Cooperativo Pordenonese BARBARA MUZZATTI ([email protected]) Progetto La qualità di vita relativa alla salute nelle pazienti con cancro della mammella: uno studio osservazionale, trasversale sul response shift. Le misure di qualità di vita relativa alla salute (QdV-S) vengono inserite negli studi clinici come obiettivi primari o secondari, al contempo rappresentano un utile strumento supplementare nella pratica clinica quotidiana. Il response shift è una potenziale minaccia alla validità di questa categoria di strumenti. Esso spiega perchè, contro ogni attesa, dopo una malattia grave o una disabilità, le persone tendono a descrivere la propria QdV-S come buona, spesso paragonabile a quella delle persone sane. Col presente Progetto si intende (1) studiare la QdV-S lungo l’esperienza di malattia, monitorandone la traiettoria (con registrazioni a 3, 12 e 36 mesi dalla diagnosi) ed identificando i domini in cui è più deficitaria; (2) verificare gli effetti del response shift sulla QdV-S dei pazienti oncologici, attraverso l’impiego di tre diverse procedure: il then-test, confronti con un gruppo di controllo non malato, l’associazione con la presenza di sintomi e con la crescita post-traumatica. A 297 donne adulte affette dal tumore della mammella da 3, 12 o 36 mesi e a 99 controlli sani verrà chiesto di compilare dei questionari self-report per la registrazione della QdV-S (intesa come costrutto globale e nei suoi principali domini), dei sintomi eventualmente presenti e della crescita posttraumatica. In termini di ricerca, il punto di forza del Progetto consiste nello studio del response shift, utilizzando tre diverse procedure; in termini clinici, invece, si contribuirà alla comprensione di quel complesso processo che è l’integrazione di un evento traumatico - come il cancro - nella propria esperienza soggettiva di vita. VINCITRICE DEL CONCORSO MIGLIORE PRESENTAZIONE DELL’AREA WET LAB (2500 EURO) Donazione del Rotary Club Sacile ALESSANDRA CAPUANO ([email protected]) Progetto Adesione di cellule endoteliali al dominio gC1q dell’Emilina1 mediante interazione con l’integrine α4β1: ricadute nel trapianto di impianti protesici vascolari. Il corretto funzionamento degli impianti vascolari artificiali, inclusi bypass aorto-coronarici, stent e valvole cardiache, risulta strettamente correlato alla capacità degli stessi di prevenire complicanze trombotiche. L’attuale terapia di ripristino dei vasi sanguigni danneggiati si basa sul trapianto di tessuti autologhi ma spesso non è applicabile a causa della presenza concomitante di patologie vascolari; si è, pertanto, reso necessario l’utilizzo di impianti vascolari artificiali che siano il più possibile simili ai condotti naturali. Gli approcci di ricerca più promettenti nell’ambito dell’ingegneria tissutale dei vasi mirano a rivestire in modo stabile e duraturo l’interno delle protesi vascolari con le cellule endoteliali che, normalmente, rivestono il lume dei vasi nativi. Una possibile strategia per ottenere tale risultato è quella di “funzionalizzare” l’interno degli impianti vascolari sintetici con molecole che fungano da “collante” biologico in grado di legare specificamente e stabilmente le cellule endoteliali. Traendo spunto da alcuni dati emersi nell’ambito delle mie ricerche sulla formazione di nuovi vasi nei tumori, è nata l’idea di utilizzare il dominio C1q della proteina EMILINA1 come potenziale molecola di legame delle cellule endoteliali in applicazioni di ingegneria tissutale dei vasi. Rispetto alle molecole finora studiate, il dominio C1q di EMILINA1 avrebbe il vantaggio di favorire un’adesione più forte e duratura delle cellule endoteliali e di ridurre notevolmente il rischio di formazione dei trombi. VINCITRICI DEL CONCORSO MIGLIOR POSTER DELL’AREA WET LAB (500 EURO) Donazione della Banca di Credito Cooperativo Pordenonese KATY MASTORCI ([email protected]) e ELENA MURARO ([email protected]) Progetto Erlotinib come targeted-therapy con effetti positivi su bersagli “imprevisti”: l’attività inibitoria su EGFR maschera un effetto immuno-stimolante? Nel cancro pancreatico l’iperespressione del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR) rappresenta un fattore prognostico negativo. Il trattamento dei pazienti con un inibitore specifico per EGFR, Erlotinib, è in grado di prolungarne la sopravvivenza ma è spesso causa di reazioni cutanee avverse che sembrano essere associate, peraltro, ad un miglior esito della terapia stessa. Il rash cutaneo potrebbe riflettere la capacità del paziente di mettere in atto una risposta immune e, di fatto, studi recenti descrivono come diversi inibitori di EGFR siano in grado di indurre effetti immuno-modulanti sulle cellule tumorali. Sulla base di ciò ci siamo proposte di analizzare le alterazioni sulla superficie delle cellule tumorali pancreatiche in seguito al trattamento con Erlotinib. Inoltre, abbiamo pensato di indagare le possibili vie di trasduzione del segnale coinvolte nell’inibizione di EGFR dipendente dal farmaco, con particolare interesse al fattore di trascrizione Stat3, costitutivamente attivo in queste cellule. La proteina Stat3 rappresenta un punto di convergenza di numerose vie tumorigeniche, come quella di NF-kB, ed è coinvolta nel meccanismo di immuno- soppressione indotto dal tumore. Infatti, Stat3 è in grado di propagare la sua attivazione costitutiva anche alle cellule immunitarie attraverso l’induzione di fattori come IL-6, IL-10 e VEGF. Per questo motivo, valuteremo gli effetti indiretti di Erlotinib anche sulle cellule dendritiche e sui linfociti T, spesso presenti nel rush cutaneo e inibiti dalle citochine dipendenti da Stat3. Da sottolineare è inoltre il fatto che il legame di Erlotinib ad altre proteine diverse dal suo target ma presenti sulle cellule immunitarie potrebbe provocare ulteriori effetti immuno-stimolatori. Infine, studieremo il potenziale contributo di Erlotinib nel riconoscimento immunogenico delle cellule tumorali pancreatiche, analizzando la sua capacità di indurre la morte immunogenica attraverso la generazione di linfociti T citotossici tumore-specifici. Conoscere in maniera approfondita l’attività di Erlotinib sulle cellule tumorali pancreatiche e sugli effettori immuni consentirebbe di ottimizzare il potenziale terapeutico del farmaco e di identificare marcatori immuni predittivi della risposta alla terapia, con lo scopo finale di migliorare l’outcome clinico dei pazienti affetti da tumore al pancreas. VINCITRICE DEL CONCORSO MIGLIOR POSTER DELL’AREA CLINICO ASSISTENZIALE (500 EURO) Donazione della Banca di Credito Cooperativo Pordenonese LAMIA CHANNOUFI ([email protected]) Progetto Un modello matematico per la gestione del percorso diagnostico- terapeutico ed assistenziale del paziente anziano affetto da tumore. Circa il 60% di tutti i tumori vengono diagnosticati in pazienti al di sopra dei 65 anni d’età. Tale cifra è destinata ad aumentare nei prossimi anni parallelamente all’ invecchiamento della popolazione. Il paziente anziano, di per sé è esposto ad alto rischio di sviluppare disabilità, ma l’elemento cronologico dell’età, non è sufficientemente distintivo dalle sue riserve funzionali. L'Oncologia Geriatrica permette l’integrazione delle metodologie proprie della geriatria tramite la Valutazione Geriatrica Multidimensionale (VGM), con quelle più tradizionali oncologiche. Il VGM è “un processo diagnostico interdisciplinare multidimensionale” strutturato per individuare in maniera sistematica le complesse esigenze socio-assistenziali (stato funzionale, comorbidità, stato emotivo e cognitivo) del paziente anziano affetto da tumore (PAT). La costruzione, di un “percorso dedicato” al PAT, richiede l'impegno di un équipe multidisciplinare e quindi l'interazione delle singole figure professionali, ciascuno con la propria competenze. Per facilitare il lavoro di gruppo, i percorsi clinico-terapeutici ed assistenziali ci aiutano a definire gli obiettivi, i ruoli e gli ambiti di intervento. La chiarezza delle informazioni all’utente e la chiarezza dei compiti agli operatori aiutano a migliorare la costanza, la riproducibilità e l’uniformità delle prestazioni erogate. Lo scopo del progetto è di sviluppare un modello clinico volto ad analizzare il percorso, descrivendo le sequenze spaziali e temporali delle attività sanitarie da svolgere. Questo permetterebbe una migliore gestione delle risorse. L' applicazione del lavoro di gruppo interdisciplinare, integrato in un modello di matematica dinamica, può fornire ai sanitari migliori strategie di pianificazione e gestione di un sistema di cura per il cancro.