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HERAPY
TUMORE OVARICOsi blocca
con la
"Congelare" la malattia, impedendo alle cellule colpite di ripararsi
e moltiplicarsi. È la promessa dei nuovi farmaci contro i difetti genetici
di Rossella Briganti
Buone notizie per le 5000 donne italiane che ogni anno
vengono colpite dal carcinoma ovarico. Grazie alla
target-therapy, un piano d'intervento sempre più personalizzato, è possibile tracciare l'identikit del tumore,
diverso da caso e caso, e usare nuovi farmaci strettamente mirati al problema.
«Il primo step, per le donne colpite, è fare un test
una task force per il seno
Entro il 31 dicembre 2015 tutti gli ospedali
italiani che si fregiano del titolo di Breast Unit
(le unità dedicate al tumore al seno) dovranno
adattarsi ai requisiti richiesti dalla recente
Risoluzione emanata dal Parlamento.
Altrimenti non potranno più chiamarsi in tal
modo. «La Risoluzione prevede che screening,
diagnosi, tipo di terapia, ricostruzione
mammaria e post-intervento siano decisi a
tavolino da un'equipe specialistica multidisciplinare», spiega il
dottor Giovanni Pallila, responsabile della chirurgia plastica
della Breast Unit del Policlinico di Monza. «Secondo le nuove
direttive, ogni caso dovrà essere discusso tutte le settimane
da una "squadra" composta da senologi, oncologi, psicologi,
radioterapisti e chirurghi specializzati in oncoplastica che
dovranno apporre la propria firma sul protocollo terapeutico
condiviso». Una garanzia in più per le 40.000 italiane
che ogni anno sono colpite dal tumore al seno,
visto che la sopravvivenza aumenta quando
ci si cura nei centri senologici d'eccellenza.
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MEDICINA & FARMACOLOGIA
genetico per valutare la presenza di mutazioni dei geni
BRCA1 e BRCA2, direttamente coinvolti nella genesi
del tumore», spiega il dottor Maurizio D'Incaici, direttore del Dipartimento di Oncologia dell'Istituto di Ricerche
Farmacologiche Mario Negri di Milano.
«Se il test risulta positivo, significa che la paziente ha
ereditato dal proprio ceppo familiare dei geni difettosi.
In questi casi, si prescrive una nuova classe di farmaci,
chiamati Parp inibitori, perché bloccano l'enzima Parp-1
responsabile dei processi di riparazione delle cellule
tumorali. Occorre, infatti, premettere che queste cellule,
come tutte le altre, subiscono continuamente dei danni
sia spontanei sia dovuti agli effetti della chemioterapia,
e la loro sopravvivenza e crescita dipende dalla capacità di riparare il Dna danneggiato».
La nuova strategia personalizzata utilizza in particolare un farmaco chiamato olaparìb (il capostipite dei
Parp inibitori), particolarmente attivo contro le cellule
tumorali che presentano mutazioni dei geni BRCA1 e
BRCA2. Impedendo loro il principale meccanismo di
autoriparazione, la cosiddetta ricombinazione omologa,
fa si che queste cellule accumulino danni su danni al
proprio DNA, fino ad andare incontro a morte sicura.
Olaparib, che è stato registrato in Europa all'inizio
dell'anno, è disponibile da pochi mesi in tutti i centri
oncologici d'eccellenza italiani. Viene prescritto all'interno di protocolli sperimentali: dopo la chemioterapia,
come "cura di mantenimento", o in associazione ad
altri farmaci antitumorali. Prevede una compressa due
volte al giorno, ed è ben tollerato dall'organismo.
Che benefici apporta spegnere gli interruttori che consentono alle cellule tumorali di ripararsi? «I primi dati
rivelano che aumenta di diversi mesi \aprogression free
survival, cioè il periodo in cui la malattia non progredisce.
Ma è ancora presto per dire se si tradurrà in aumento
della sopravvivenza globale delle donne trattate con la
target-therapy», conclude D'Incaici.