Mutazione del recettore dell'EGF e significato di questo dato nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule: L'introduzione delle Targeted Therapy nel trattamento di diversi tumori solidi (ad esempio nei GIST= gastrointestinal stromal tumors: tumori stromali gastrointestinali) ed ematologici (LMC=leucemia mieloide cronica) ha consentito il miglioramento della sopravvivenza globale nei pazienti oncologici. Anche per i tumori polmonari NON a piccole cellule, in pazienti selezionati per determinate caratteristiche molecolari*, si è osservato un netto miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita. La caratteristica tumorale più rilevante ai fini predittivi (cioè di buona risposta al trattamento), maggiormente espressa in alcuni sottogruppi di pazienti quali adenocarcinomi, non fumatori, donne e di razza asiatica, è la mutazione del recettore dell'EGF (Epidermal Growth Factor: fattore di crescita dell’epidermide). La presenza o meno di questa mutazione è estremamente importante, perché indice di maggiore sensibilità del tumore a quella categoria di farmaci nota come inibitori dell'EGFR (Erlotinib o Gefitinib) sin dalla prima linea (quella terapia che si esegue subito dopo la diagnosi) di trattamento (1). Gli inibitori tirosin chinasici dell'EGFR (ossia i farmaci mirati per questa specifica caratteristica tumorale) sono Erlotinib e Gefitinib. Queste due molecole sono farmaci a somministrazione orale in grado di bloccare le molecole coinvolte nella via di proliferazione mediata dall'EGFR, contrastando la crescita tumorale. I due farmaci, che vanno assunti quotidianamente, sono disponibili in commercio con diverse posologie. Erlotinib (Tarceva) è disponibile nei seguenti dosaggi: 50, 100 e 150 mg, mentre Gefitinib (Iressa) nella dose da 250 mg. Gli effetti collaterali sono sostanzialmente sovrapponibili per i due farmaci (per gli effetti collaterali si consulti il paragrafo dedicato: http://www.womenagainstlungcancer.eu/effetti-collaterali), sebbene un recente studio condotto su pazienti asiatici abbia dimostrato che Tarceva alla dose di 150 mg al giorno dia effetti collaterali più frequenti ed intensi rispetto ad Iressa 250 mg/die (2). Nelle prime linee di trattamento (vale a dire nel paziente mai trattato), sono stati condotti due studi giapponesi: il primo su una popolazione selezionata per caratteristiche cliniche (mai stati fumatori, con diagnosi di adenocarcinoma), quindi non selezionati sulla base della mutazione dell'EGFR (3). Il secondo studio era invece su una popolazione di pazienti in cui la mutazione era stata identificata (4), da cui è emerso un netto vantaggio in termini di controllo di malattia e di sopravvivenza in soggetti trattati con Gefitinib, rispetto a quelli che hanno invece ricevuto chemioterapia. Anche dalla seconda linea di trattamento (cioè quella effettuata quando la malattia riprende, dopo o durante la prima linea di terapia) in poi si è osservato un certo vantaggio per i pazienti con la mutazione di EGFR, se trattati con Erlotinib o Gefitinib (6). Le mutazioni di EGFR possono essere ricercate mediante tecniche di diagnostica molecolare** sul pezzo di tessuto impiegato per la diagnosi. Le mutazioni sono solitamente localizzate in alcuni punti del DNA che si chiamano esoni (Fig.1) Figura 1: Mutazione presenti sul DNA. La ricerca della mutazione di EGFR è in genere eseguita su materiale: 1) istologico (biopsie bronchiali, polmonari eseguite in radiologia mediante broncoscopia oppure su linfonodi) e 2) citologico (broncoaspirato, liquido pleurico). Tale indagine viene eseguita previa amplificazione (cioè aumento della quantità) del DNA contenuto all'interno delle cellule tumorali, con sonde specifiche che cercano il punto esatto corrispondente ad una determinata mutazione. L’indagine non viene eseguita in tutti gli ospedali, ma è comunque disponibile in tutte le regioni, avendo dei tempi medi di refertazione che variano dai 7 e ai 14 giorni, circa. L’indagine NON è però sempre “tecnicamente” eseguibile, questo avviene per diverse ragioni: per esempio il materiale su cui è stata condotta la diagnosi è scarso o qualitativamente scadente (come può accadere per il materiale bioptico prelevato vicino all’osso). Nella figura sottostante (Fig 2) è presente il macchinario per le indagini molecolari. Figura 2: Macchinario per realizzare le indagini molecolari. La positività dell’indagine è indispensabile per la prescrizione in prima linea (ma importante anche nelle linee successive) di Gefitinib, mentre dalla II linea è possibile la prescrizione di Erlotinib anche nei pazienti con mutazione EGFR negativa o non disponibile. Queste indagini diagnostiche sono ormai di largo impiego e rappresentano sempre più spesso uno dei primi elementi decisionali nell’iter terapeutico del paziente con tumore polmonare non squamoso. Definizioni: * Per caratteristiche molecolari si intendono quegli elementi volti a promuovere la trasformazione in senso tumorale di una cellula; esse, infatti, sottendono in parte ai processi di “iniziazione” neoplastica (sia in termini di proliferazione che differenzazione) e in parte alla sensibilità a determinati anti-blastici. **per tecniche di diagnostica molecolare si intendono le tecniche attraverso le quali si studia l’interno della cellula (ovvero il DNA presente nel nucleo) per cercare determinate caratteristiche genetiche/molecolari che possono differenziare un tumore da un altro. Bibliografia: 1. Jian J, Griffin JD, et al, Cancer Res, 2. Gandhi J, et al, Plos One, 2009 3. Togashi Y, Lung Cancer, 2011 4. Mok T, et al, N Engl J Med, 2009 5. Maemondo et al, J Clin Oncol 2009 6. Ares L, J Cell Mol Med, 2010