crisi a esordio parziale

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CRISI A ESORDIO PARZIALE, PER RETIGABINA OTTIMALE
LA TITOLAZIONE LENTA
23 novembre 2013
Su Epilepsy Research uno studio di sicurezza e tollerabilità riguardante tre differenti regimi di
titolazione di retigabina, molecola impiegata nei pazienti con crisi a esordio parziale, è giunto alla
conclusione che la titolazione lenta risulti quella meglio tollerata e da usare preferibilmente in
ulteriori studi di efficacia e sicurezza con lo stesso farmaco.
«La retigabina» afferma Victor Biton, dell'Arkansas Epilepsy Program, a Little Rock (USA), primo
autore dello studio «è un farmaco antiepilettico (AED) che riduce l'eccitabilità neuronale
potenziando l'attività dei KCNQ2-5 (canali Kv7.2-7.5 del potassio voltaggio-dipendente) a livello
dei neuroni».
«L'efficacia e la tollerabilità della retigabina (600, 900 e 1.200 mg/die) come terapia aggiuntiva in
pazienti con crisi a esordio parziale è stata già dimostrata in 3 studi randomizzati in doppio cieco
controllati con placebo, con dose iniziale da 300 mg e incrementi successivi da 150 mg, fino ad
arrivare alla dose target» continua Biton. «Il farmaco è stato già approvato in Europa e negli Stati
Uniti come terapia aggiuntiva in pazienti con crisi parziali. Come molti altri AEDs gli eventi
avversi più frequentemente riportati con retigabina riguardano il sistema nervoso centrale: vertigini
e sonnolenza».
«In generale gli AEDs sono titolati fino a un dose di mantenimento per migliorarne la tollerabilità
ma vi sono pochi dati che confrontano le varie possibilità di titolazione e, quasi sempre, derivano da
studi di postmarketing». Questo studio di fase II in doppio cieco ha valutato differenti regimi di
titolazione della dose di retigabina in pazienti con crisi parziali che già assumevano AEDs, con un
controllo inadeguato delle crisi.
Sono stati arruolati 73 pazienti con crisi a esordio parziale in terapia concomitante con AEDs e sono
stati assegnati in modo randomizzato a uno di 3 gruppi di titolazione, ognuno dei quali iniziava con
un dosaggio di 300 mg/die suddiviso in tre somministrazioni di uguale entità. In seguito, ai gruppi a
titolazione veloce (fast), media (medium) e lenta (slow) sono stati forniti incrementi di dose pari a
150 mg/die, rispettivamente ogni 2, 4, e 7 giorni, raggiungendo così la dose target di 1.200 mg/die –
nel medesimo ordine - dopo 13, 25 e 43 giorni. Le valutazioni di sicurezza sono state compiute
costantemente lungo lo svolgimento dello studio.
I tassi di discontinuazione dovuti a eventi avversi emergenti dovuti al trattamento (TEAEs) sono
risultati numericamente più elevati nei gruppi di titolazione fast (10/23) e medium (7/22) a
confronto del gruppo slow (3/23), ma la significatività statistica è stata raggiunta solo nel gruppo a
titolazione veloce rispetto a quello a titolazione lenta (p=0,024). Sebbene l'incidenza di TEAEs sia
stata simile nei tre gruppi di titolazione, un caso di coma farmacologico è stato osservato nel gruppo
a titolazione rapida, fornendo ulteriori evidenze contro la rapida titolazione del farmaco.
Un'analisi stratificata, con divisione degli AEDs di background in induttori enzimatici
(carbamazepina, fenitoina, oxcarbazepina) o non induttori, ha dimostrato che il rischio di
discontinuazione dovuto primariamente a TEAEs era superiore in modo significativo nel gruppo di
titolazione veloce (p=0,010) ma non in quello medio (p=0,078) se messi a confronto con il gruppo a
titolazione lenta.
L'osservazione che un minor numero di pazienti in terapia con induttori enzimatici abbandonasse lo
studio rispetto a quanti non li assumessero – si fa notare - suggerisce che l'induzione enzimatica da
parte degli AEDs di fondo possa migliorare la tollerabilità di retigabina, agendo sulla clearance di
quest'ultima.
«Questa ricerca» sottolineano gli autori «non è stata disegnata per valutare l'efficacia di retigabina e
pertanto non è stata effettuata un'analisi formale in tal senso. In ogni caso, le statistiche descrittive
dimostrano che le riduzioni di frequenza degli attacchi sono simili a quelle riscontrate in altri studi
con retigabina, condotti con AEDs comparatori selezionati, quali lacosamide, pregabalina,
tiagabina».
«Questo studio» concludono «indica soprattutto che se la retigabina viene titolata velocemente, ci
sarà un numero significativamente più elevato di pazienti che non continuerà la terapia
primariamente per TEAEs, a differenza di chi invece segue una titolazione lenta».
Arturo Zenorini
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