“EDUCAZIONE E FORMAZIONE PROF .SSA MARIA GRAZIA SIMONE

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“EDUCAZIONE E FORMAZIONE”
PROF.SSA MARIA GRAZIA SIMONE
Università Telematica Pegaso
Educazione e formazione
Indice
1
EDUCAZIONE ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2
FORMAZIONE ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 7
3
RAPPORTO TRA EDUCAZIONE E FORMAZIONE----------------------------------------------------------------- 9
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 11
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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1 Educazione
L’educazione è un’esperienza diffusa e generalizzata, alla quale di solito ci si accosta anche
senza un previo supporto scientifico: la mamma che educa il suo bambino, ad esempio, segue
criteri e motivi attinti dall’esperienza; ed anche l’insegnante, il più delle volte, non si lascia guidare
da precise e consapevoli valutazioni di tipo tecnico-scientifico.
Ciò ha determinato, in passato, una lunga ed interessante discussione circa la natura della
pedagogia e il suo rapporto con l’educazione. Volendo riassumere quanto sin qui affermato con uno
slogan, potremmo dire: “l’educazione è il fatto; la pedagogia è un ragionare su quel fatto,
procedendo in termini scientificamente adeguati”1.
Nel corso del tempo, c’è stato chi ha voluto intendere l’educazione come “arte” e la
pedagogia come riflessione o magari soltanto come racconto relativo a quest’arte; chi ha rimarcato
il carattere di scientificità della ricerca pedagogica, e chi ha preteso di assicurare un carattere
rigidamente prescrittivo alle proposizioni pedagogiche.
In linea generale si è d’accordo nel mantenere una chiara distinzione fra il “fatto” (ossia
l’educazione) e la “riflessione” sul quel fatto (ossia la pedagogia). È invece questione ancora aperta
la precisa qualificazione dello speciale rapporto che vi deve pur essere tra teoria e prassi, come
vedremo più avanti, ossia del rapporto che c’è fra la riflessione scientifica sui fatti educativi
(pedagogia) e l’esperienza effettiva (educazione).
1
N. PAPARELLA, Istituzioni di Pedagogia generale, Pensa Multimedia, Lecce 1996.
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Circa la parola “educazione”, va detto che molte sono le definizioni possibili. Tutte, però,
ruotano attorno all’idea di un’azione, quella educativa, che favorisce lo sviluppo umano, a più
livelli. “Per educazione si può intendere l’insieme di quelle azioni individuali e sociali che
favoriscono lo sviluppo fisico, intellettuale e morale della persona umana, verso l’autocoscienza e il
dominio di sé, verso la rispondenza reciproca alle esigenze della comunicazione, della cooperazione
sociale e della partecipazione ai valori. Compito dell’educazione è, in altre parole, sviluppare le
potenzialità degli esseri umani singolarmente e socialmente intesi”2.
L’educazione costituisce l’insieme degli strumenti necessari per garantire la trasmissione
delle conoscenze e dei valori che le varie società umane, nel corso del tempo, hanno prodotto.
L’educazione, in tal senso, assume un carattere sociale, si preoccupa di costruire modelli formali e
funzionali a modelli sociali, religiosi, ideologici, politici, ecc.
L’intervento educativo svolge un ruolo essenziale, all’interno di un gruppo sociale, in
quanto, attraverso di esso, si favorisce lo sviluppo delle attitudini di ogni persona, come individuo e
come componente del gruppo di appartenenza.
Ma sarebbe piuttosto riduttivo considerare l’intervento educativo soltanto come mera
inculturazione-acculturazione e socializzazione. Queste due attività, come ci ha spiegato, tra gli altri
autori, M. Laeng, intrattengono speciali rapporti con l’educazione; i fenomeni di assimilazione alla
propria o all’altrui cultura non sono, di per sé, educativi. L’educazione si distingue da queste forme
per una opzione verso i valori. Nei confronti delle potenti forze assimilative della inculturazioneacculturazione e della socializzazione, l’educazione rivendica il diritto-dovere della persona di
“andare oltre” le forme limitate di cultura o di società, per preparare un loro superamento: “importa
2
Cfr. A. MARIANI, Struttura e funzione della pedagogia, in F. CAMBI, M. GIOSI, A. MARIANI, D. SARSINI, Pedagogia
generale. Identità, percorsi, funzione, op. cit., p. 123.
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che la mente sia indirizzata al vero, e non alla ripetizione di una dottrina; importa che la volontà sia
indirizzata al bene e non alla ripetizione dell’abitudine approvata, senza canoni e modelli fissi” 3.
L’educazione deve necessariamente porre le sue basi nella tradizione, che continua il passato
nel presente, ma che ponga le premesse del suo superamento nel progresso. Per questo,
l’educazione è per un verso volta alla conservazione, e per un altro al rinnovamento. Sempre nella
prospettiva di M. Laeng, una funzione cruciale dell’educazione è quella di “mediazione” per la
quale non si diano rotture brusche ma vi sia “una utilizzazione saggia del passato per costruire il
futuro, come le pietre degli antichi templi servono a edificare i nuovi”4.
L’educazione realizza la dimensione etica, spirituale e valoriale della persona a partire dalla
sua esperienza nel gruppo familiare.
Secondo E. Durkheim, infatti, l’azione educativa viene svolta principalmente dalle
generazioni adulte su quelle più giovani, al fine di trasmettere le conoscenze maturate dal gruppo
sociale nel tempo5.
Oggi sappiamo pure che si educa e ci si educa anche tra pari, e non soltanto nel contesto
educativo formale (come quello scolastico): si educa e ci si educa in ogni momento della vita e in
ogni situazione nella quale si è chiamati ad agire e interagire.
Centrare l’attenzione sull’educazione, sul suo farsi, significa soprattutto occuparsi della
dimensione comunicativa e relazionale in cui si svolge l’intervento educativo: l’educazione, infatti,
implica sempre un incontro tra persone che entrano in relazione. Questo processo non riguarda
soltanto la scuola, a meno di voler negare rilievo a condizioni, messaggi e situazioni produttive di
3
Cfr. M. LAENG, Voce “Educazione”, in Id. (a cura di), Enciclopedia Pedagogica, La Scuola, Brescia 1989, vol III, pp.
4221-5.
4
Ivi
5
Cfr. E. DURKHEIM, La Sociologia e l’Educazione, tr. it., Newton Compton, Roma 1973.
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apprendimento che si collocano a pieno titolo anche nel contesto educativo non formale e
informale.
Tra i tre contesti educativi fin qui citati - formale, non formale e informale - è opportuno
soffermarsi brevemente per spiegare ambiti e confini. L’educazione “formale” si svolge negli
istituti di istruzione e di formazione (in primis la scuola), concludendosi con il conseguimento di
diplomi e di qualifiche riconosciute; l’educazione “non formale” si sviluppa, invece, al di fuori delle
principali strutture di istruzione e di formazione, vale a dire sul luogo di lavoro o nel quadro di
attività, di organizzazioni o gruppi della società civile (associazionismo, volontariato, ecc.), senza il
raggiungimento di certificazioni ufficiali; l’educazione “informale” rappresenta, infine, il corollario
naturale della vita quotidiana e identifica tutti quei momenti educativi spontanei, non intenzionali e
non programmati, situazioni nelle quali capita di essere coinvolti e di imparare - anche senza
accorgersene direttamente - interagendo ogni giorno nell’ambiente sociale di vita.
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2 Formazione
Oggi tutti gli studiosi di settore sono pressoché d’accordo nel sostenere che la pedagogia
debba ugualmente occuparsi dei processi educativi, connessi alla crescita della persona nella sua
distinta identità, nella sua autonomia, nella sua competenza ed originalità, e dei problemi che
riguardano l’ampio settore della formazione.
Educazione e formazione, nel linguaggio comune, vengono talvolta usati senza una chiara
differenziazione. Nel costume linguistico scientifico, soprattutto quello che risente della tradizione
tedesca, invece, rinviano a questioni chiaramente distinte.
Mentre ogni attività educativa reca in sé un orientamento e un’attitudine direttiva (verso
l’acquisizione, da parte del soggetto in educazione, di determinati comportamenti, conoscenze,
valori, ecc.), attitudine conforme ad una determinata comunità sociale e politica, ai suoi scopi e alla
sua conservazione, la formazione è invece un processo che viene a contrassegnare l’individuo come
tale, rendendolo attore responsabile del proprio percorso formativo, costantemente in divenire.
Il processo formativo, al giorno d’oggi, segue linee evolutive sempre meno lineari e
contrassegnate dalla discontinuità e da una pluralità di scelte da compiere.
La formazione riguarda il processo di crescita, di maturazione e di sviluppo che porta la
persona a “tras-formarsi” costantemente all’interno di un movimento dinamico che implica
fondamentalmente tre cose: possesso di una cultura, apprendimento di saperi e di tecniche,
socializzazione.
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Si tratta di un processo, quello formativo, che verte soprattutto sulle scelte interiori del
soggetto, riguarda la sua vita interiore e lo porta a maturare coscienza di sé e di una personalità
ricca dal punto di vista spirituale e culturale.
La formazione è sviluppo del soggetto nella sua umanità. Rende la persona in grado di
utilizzare la cultura del gruppo di appartenenza per arricchire e sviluppare se stessa.
Tale nozione è stata un asse portante della riflessione pedagogica, da Socrate in poi. Già
allora si evidenziò la necessità che ogni uomo sia chiamato a risvegliare la propria interiorità, a
prendersi cura di se stesso, ad accogliere gli stimoli provenienti dall’universo culturale. La stessa
concezione restò al centro della paidèia classica e cristiana e fu poi rilanciata nell’Umanesimo e nel
Rinascimento e, in forme nuove, anche nel Settecento. Nel corso della sua storia, dunque, la
categoria di formazione ha conosciuto una sua evoluzione, acquistando sempre maggiore autonomia
rispetto alla categoria dell’educazione, di cui costituisce uno “sviluppo, svolgimento, compimento,
realizzazione”.
Tra gli anni Cinquanta e soprattutto Sessanta del secolo scorso, la “tensione” tra la sfera
dell’educazione (conformante, istituzionalizzata, spesso autoritaria, ecc.) e quella della formazione
(sempre più legata alla soggettività, aperta, critica, ecc.) viene a manifestarsi in modo emblematico,
all’interno di un clima politico, storico e sociale dei tradizionali modelli pedagogici e educativi, di
messa in discussione dell’istituzione scolastica e familiare, all’interno di una ridefinizione radicale
del senso, dei valori e della funzione degli stessi saperi entro i quali la soggettività umana è
chiamata a formarsi.
Oggi alla categoria di formazione si riconosce una intenzionalità, una processualità e finalità
sue specifiche, a più livelli: si tratta di un processo orientato a produrre, nella persona, conoscenza e
cambiamento.
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3 Rapporto tra educazione e formazione
In che rapporto sono tra loro educazione e formazione?
La formazione implica il possesso di una cultura, a partire dal linguaggio, dalle sue regole e
credenze che la animano, e l’esercizio dell’apprendimento di tecniche, di saperi, di conoscenze e di
competenze. La formazione, pertanto, esige la partecipazione alla complessità della vita sociale, a
partire dall’ambiente familiare.
L’educazione, in quanto “unità di inculturazione/apprendimento/socializzazione” è alla base
della stessa formazione6. Ma, mentre l’educazione trasmette e conforma, la formazione coltiva
l’individualità del soggetto, nella sua autonomia, originalità e irripetibile unicità.
La differenza radicale tra educazione e formazione è che l’educazione è sociale e sfrutta
soprattutto i meccanismi della inculturazione e dell’apprendimento; la formazione, invece, è
personale in quanto verte sulla formazione dell’io, colto nella sua unicità.
Non c’è formazione senza educazione e la formazione muta l’educazione, rinnovandone gli
stili e i modelli.
Educazione e formazione, attualmente, vengono riassunte e inglobate nel concetto di
educazione permanente con il quale si tende a considerare l’integralità dei processi educativi e la
totalità delle referenze socio-culturali: tutto l’uomo, in tutte le situazioni, in ogni possibile gruppo
sociale e in un atteggiamento di disponibilità al mutamento. Oggi, infatti, si va rifiutando una idea
fissa, immobile, stabile e univoca di formazione per acquisirla come processo aperto, dinamico,
costantemente in fieri.
6
F. CAMBI, L’identità postmoderna della pedagogia generale, in F. CAMBI, M. GIOSI, A. MARIANI, D. SARSINI,
Pedagogia generale. Identità, percorsi, funzione, op. cit., p. 37.
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Se formare significa “ipotizzare una forma” e contribuire a fare in modo che un soggetto la
senta e la faccia propria, nel tempo attuale tale intervento non può più guardare ad un solo modello
di riferimento ma deve offrire una molteplicità di possibilità, in modo da consentire ad ognuno
l’espressione della propria specificità, unica e irripetibile.
Al giorno d’oggi, formare e formarsi divengono attività sempre più complesse,
contrassegnate da dinamicità e problematicità. Formare e formarsi non significano più “raggiungere
un traguardo”, nella suo essere fisso e immutabile. In altre parole, nell’età della formazione per tutta
la vita, nel tempo dell’ibridazione tra età, generi, modelli culturali e ruoli sociali, ci si forma sempre
e comunque.
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Bibliografia
 Agazzi A., Saggio sulla natura del fatto educativo, La Scuola, Brescia 1951.
 Braido P., Educare. Sommario di scienze pedagogiche, PAS, Zurigo 1962.
 Cambi F., L’identità postmoderna della pedagogia generale, in Cambi F., Giosi M., Mariani
A., Sarsini D., Pedagogia generale. Identità, percorsi, funzione, op. cit.
 Paparella N., Istituzioni di Pedagogia generale, Pensa Multimedia, Lecce 1996.
 Mariani A., Struttura e funzione della pedagogia, in F. Cambi, M. Giosi, A. Mariani, D.
Sarsini, Pedagogia generale. Identità, percorsi, funzione, op. cit.
 Laeng M., Voce “Educazione”, in Id. (a cura di), Enciclopedia Pedagogica, La Scuola,
Brescia 1989, vol III.
 Durkheim E., La Sociologia e l’Educazione, tr. it., Newton Compton, Roma 1973.
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