mutamenti politici e dinastici in europa(xv

“MUTAMENTI POLITICI E DINASTICI IN
EUROPA(XV-XVI SEC.)”
PROF. DANIELE CASANOVA
Università Telematica Pegaso
Mutamenti politici e dinastici in Europa(XV-XVI sec.)
Indice
1
ARTICOLAZIONE DEL CORSO ------------------------------------------------------------------------------------------ 3
2
INGHILTERRA E FRANCIA ----------------------------------------------------------------------------------------------- 6
3
SPAGNA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 9
4
IMPERO TEDESCO ED EGEMONIA ASBURGICA ---------------------------------------------------------------- 12
5
L’ITALIA NELLA SECONDA METÀ DEL QUATTROCENTO -------------------------------------------------- 14
6
IMPERO OTTOMANO------------------------------------------------------------------------------------------------------ 17
7
CRONOLOGIA---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 19
7.1
7.2
7.3
7.4
LA FORMAZIONE DELLO STATO NAZIONALE SPAGNOLO -------------------------------------------------------------------19
L’AFFERMAZIONE DEGLI ASBURGO IN EUROPA -----------------------------------------------------------------------------20
LA FORMAZIONE DELLO STATO NAZIONALE FRANCESE --------------------------------------------------------------------20
L’ESPANSIONE DELL’IMPERO OTTOMANO -----------------------------------------------------------------------------------20
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 22
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Mutamenti politici e dinastici in Europa(XV-XVI sec.)
1 Articolazione del Corso
Il corso di storia moderna si articolerà in due parti, facilmente distinguibili tra loro
denominate, rispettivamente, La prima età moderna (1450-1650) e L’età moderna (1650-1815).
Nella prima parte, suddivisa in due gruppi di lezioni intitolate La nascita della modernità ed
Europa, Mediterraneo e Impero Ottomano, saranno esaminati gli avvenimenti politico e
istituzionali europei che vanno dalla metà del Quattrocento alla metà del Seicento, nella seconda,
suddivisa anch’essa in due parti, intitolate L’affermazione dell’Europa moderna e Settecento
riformatore e rivoluzionario, saranno analizzate le vicende che vanno dal 1650 alla Restaurazione
(1815).
La prima parte del corso sarà formata da dieci lezioni. Le prime cinque, riguardano i
cambiamenti intercorsi nella prima età moderna e che abbiamo già accennato nei paragrafi
precedenti. Vale a dire i sistemi e la geografia del potere tra la fine del Quattrocento e gl’inizi del
Cinquecento, l’unificazione del mondo che si ebbe in seguito alle scoperte geografiche, la crisi
religiosa nella società del Cinquecento ovvero la Riforma protestante e la riorganizzazione del
cattolicesimo e infine la situazione degli Stati italiani tra la fine del Quattrocento e gl’inizi del
Cinquecento.
Anche il secondo gruppo di lezioni della prima parte del Corso è articolato in cinque
lezioni ed esaminerà le vicende cinquecentesche della storia europea. Un secolo che inizia con la
rivalità tra Francia e Spagna per il controllo della penisola italiana e si chiuderà con l’irreversibile
crisi dell’impero spagnolo. Oggetto della prima lezione di questa seconda parte sarà il periodo
compreso tra l’elezione imperiale di Carlo d’Asburgo (1519) e la pace di Cateau-Cambrésis
(1559) stipulata tra Francia e Spagna, che segna la definitiva supremazia spagnola sulla penisola
italiana. Nella seconda e nella terza lezione esamineremo la vicenda e le strategie dei due più
grandi imperi dell’epoca: quello spagnolo e quello ottomano. In particolar modo, ci soffermeremo
sulla loro complessa struttura organizzativa e amministrativa, rispettivamente durante il regno di
Filippo II (1556-1598) e di Solimano il Magnifico (1520-1566). La quarta lezione sarà dedicata
alla crisi della società europea durante la funesta Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), con la quale
si chiuse il ciclo dei terribili conflitti di religione iniziati nei primi decenni del Cinquecento a
seguito della Riforma Protestante. Infine, la quinta lezione, ultima della prima parte del corso, avrà
un taglio monografico e sarà dedicata ad uno specifico argomento che riguardò tutta la società
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preindustriale europea, vale a dire il problema della povertà e del controllo sociale esercitato sulle
classi marginali dallo Stato e dalle classi agiate. Un periodo che alcuni storici indicano con il
nome di Grande Reclusione.
La seconda parte del corso, L’età moderna (1650-1815), è anch’essa suddivisa in due
gruppi. Il primo gruppo intitolato L’affermazione dell’Europa moderna, è costituito da quattro
lezioni. In questa parte, che possiamo considerare l’apogeo dell’età moderna, sarà approfondito
quello che è stato definito, a seconda del punto di osservazione, il secolo di ferro, il secolo di Luigi
XIV o più semplicemente il secolo che vede il trionfo del Barocco e dell’assolutismo regio. Nella
prima lezione ci soffermeremo sulla società inglese e olandese del Seicento. La società inglese a
metà del secolo fu investita per quasi mezzo secolo da una violenta guerra civile che si concluse
con la subordinazione del potere reale a quello del Parlamento. L’Olanda, invece, a capo della
Repubblica delle Province Unite, dopo l’indipendenza dalla Spagna (1581) visse un periodo di
grande sviluppo economico, culturale e sociale, legato all’incremento del commercio
internazionale. Nella seconda lezione tratteremo del lunghissimo regno di Luigi XIV (1661-1715),
il re Sole, durato oltre cinquant’anni. Un periodo in cui Luigi XIV avrebbe regnato sulla Francia
dominando l’intera scena europea. Nella terza lezione saranno esaminati gli sviluppi
dell’espansione europea nelle altre parti del mondo e le strutture, i sistemi culturali, l’economia
della società europea di antico regime, e cioè il periodo che va dalla fine del Medioevo alla
Rivoluzione francese. Infine, la quarta lezione affronterà il difficile equilibrio fra le potenze
europee nella prima metà del Settecento. Un periodo segnato non solo dalle tre guerre di
successione (spagnola, polacca e austriaca), ma dal contrasto, per il predominio commerciale, tra
Francia e Inghilterra, che si trasformerà nel primo conflitto mondiale della storia dell’umanità.
Nell’ultima parte del Corso esamineremo la seconda metà del Settecento, il cosiddetto
secolo dei Lumi e delle Rivoluzioni. La prima lezione sarà dedicata al grandioso movimento
intellettuale, che a partire dagli anni Trenta del Settecento coinvolse tutta la società colta europea,
e che, in omaggio al ruolo rischiaratore assegnato alla ragione, è stato chiamato “Illuminismo”, in
particolare saranno analizzate da una parte le matrici culturali dell’Illuminismo e dall’altra le
conseguenze politiche dell’assolutismo illuminato. Nella seconda lezione esamineremo il
passaggio della società europea da un’economia agricolo-artigianale a una economia industriale,
fondata sulla fabbrica. Un profondo mutamento che prese avvio in Inghilterra tra la metà del
XVIII e gli inizi del XIX secolo e che prende il nome di “rivoluzione industriale”: La terza lezione
sarà dedicata a due episodi, che per molti versi rappresentano due avvenimenti fondamentali per la
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storia del mondo moderno. Il primo è la nascita degli Stati Uniti d’America, che si formarono tra il
1775 e il 1783 in seguito ad una guerra d’indipendenza delle tredici colonie inglesi contro la
madrepatria, il secondo episodio è la radicale e profonda trasformazione che sconvolse la Francia
alla fine del Settecento: la Rivoluzione francese scoppiata nel 1789. Infine, l’ultima lezione
esamineremo l’ascesa al potere di Napoleone e le conseguenze che ebbero gli avvenimenti
francesi sul resto d’Europa. La rivoluzione non fu solo uno spartiacque, ma determinò un nuovo
dinamismo politico in tutt’Europa che alimentò un “mito della rivoluzione”
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2 Inghilterra e Francia
Per valutare appieno i cambiamenti intercorsi in Europa nella prima età moderna conviene
soffermarsi, seppur brevemente, sugli avvenimenti dinastici e politici che si vennero a determinare
dopo la caduta di Costantinopoli (1452). Alla fine del XV secolo in Francia, in Spagna e in
Inghilterra si affermarono i grandi Stati proto nazionali e i Turchi avevano avviato la formazione
di un grande impero, multietnico e pluriconfessionale, destinato a durare sino agli inizi del XX
secolo. Nell’area tedesca, invece, così come nella penisola italiana si formò una realtà politica
molto più complessa e frastagliata. Anche nell’Europa orientale avvennero importanti processi,
sebbene in quest’area la pressione dei Turchi iniziò a farsi sentire e a rimodellare la geografia
politica di quei territori.
Francia e Inghilterra, nel 1453, posero fine alla Guerra dei Cento Anni, che se da una parte
aveva logorato e dissestato le risorse dei due regni per oltre un secolo, dall’altra aveva favorito la
crescita all’interno dei due paesi di uno spirito patriottico che rimarrà alla base del processo di
formazione in entrambi i regni di uno Stato moderno. L’Inghilterra ne uscì indebolita e dovette
rinunciare a tutti i possessi sul suolo francese a eccezione del porto di Calais sulla Manica. I
decenni successivi furono segnati dalla furiosa rivalità dinastica tra la casa di Lancaster e di York,
che la precipitarono in una guerra civile, la cosiddetta Guerra delle due Rose (1453-1485). Le
ostilità si conclusero con l’affermazione di una nuova dinastia, i Tudor (1485-1603), inaugurata da
Enrico VII (1485-1509), che ridiede slancio e autorità alla monarchia. Il territorio su cui
governava il re inglese comprendeva, oltre l’Inghilterra, il Galles e una parte dell’Irlanda. Il regno
d’Inghilterra da un punto di vista amministrativo presentava già in quel periodo notevoli
differenze con il resto d’Europa. Accanto alla monarchia vi era un Parlamento articolato in due
Camere, una ereditaria (Camera dei Lords), costituita dalla grande nobiltà, e l’altra
elettiva(Camera dei Comuni), formata dalla piccola nobiltà terriera (gentry), dai borghesi e dai
coltivatori diretti. Le decisioni prese dal Parlamento erano considerate parte integrante della Legge
comune. I Tribunali erano tre e si occupavano rispettivamente degli affari civili, delle questioni
criminali e dei problemi finanziari. Inoltre, a differenza della Francia non esisteva un corpo di
funzionari che rappresentasse il re nei distretti amministrativi provinciali (contee). Queste erano
governate gratuitamente dagli sceriffi, generalmente provenienti dalla nobiltà locale, affiancati da
giudici di pace, borghesi nominati dal sovrano, con il compito di mantenere l’ordine.
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La Francia, invece, che sopportò sul proprio territorio la maggior parte del conflitto e che
in diversi momenti vide minacciata di disgregazione la propria unità statale, uscì vincitrice dal
secolare scontro e seppe creare le premesse per la nascita di una moderna e forte entità nazionale.
L’estinzione della casa d’Angiò e la rovinosa sconfitta nel 1477 sotto le mura di Nancy del potente
Duca di Borgogna, Carlo il Temerario, signore dei Paesi Bassi e principale rivale della monarchia
francese, permisero a Luigi XI di Valois (1461-1483), considerato il fondatore della Francia
moderna, di porre sotto il suo diretto dominio gran parte dell’attuale territorio francese e avviare
nel paese una serie di riforme finanziarie, amministrative e militari. Il processo di unificazione
territoriale fu concluso dal suo successore, Carlo VIII (1483-1498), che col matrimonio con Anna
di Bretagna, ricongiungeva ai suoi domini l’ultimo dei grandi feudi francesi.
La riorganizzazione politica e amministrativa della Francia comportò anche una
riorganizzazione del sistema tributario, cosa che consentì al sovrano di disporre a proprio arbitrio
di enormi risorse finanziarie. In nessun dominio europeo, quindi, il sovrano poteva disporre con
tale libertà della ricchezza del paese e nessun regno risultava così prospero e organizzato come
quello francese. Alla fine del Quattrocento il paese transalpino risultava il territorio più popolato
d’Europa con oltre 16 milioni di abitanti, tre volte in più di quanto non lo fosse il Regno inglese,
quasi il doppio della popolazione iberica e assai più della popolazione italiana (10,5) e della
Germania (9,5). Dal punto di vista economico la sua prospera agricoltura soddisfaceva la domanda
interna e permetteva l’esportazione di vino, di tele di canapa per le vele delle navi e di altri
prodotti che compensavano nella bilancia commerciale francese le importazioni specialmente dei
prodotti tessili provenienti dall’Italia e dalle Fiandre, infine, lo stretto legame con i banchieri
italiani, specie quelli fiorentini, che avevano una filiale a Lione, garantiva ai sovrani francesi di
attingere a prestiti e finanziamenti in caso di necessità.
Furono le accresciute entrate demaniali e patrimoniali e l’introduzione di una tassa
ordinaria, la taille, che consentirono ai monarchi francesi di riorganizzare in maniera efficiente il
territorio del Regno, di affrontare i pesanti costi delle guerre e di arruolare nelle file dell’esercito
le famose fanterie svizzere, al tempo le truppe più efficienti e temute d’Europa. Per raggiungere
questo scopo i re francesi, che per le loro decisioni si avvalevano di un Consiglio del re formato
dai grandi dignitari e dai grandi ufficiali della Corona, fecero ricorso soprattutto a tre strumenti:
l’appalto della riscossione delle entrate regie, il prestito pubblico e la vendita delle cariche, molte
delle quali avevano carattere nobilitante, tanto che alla tradizionale nobiltà di spada, ben presto si
affiancò la cosiddetta noblesse de robe, cioè la nobiltà degli uffici. Si veniva così formando uno
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Stato le cui dimensioni si conserveranno stabilmente nei secoli successivi, fondato sull’egemonia
politica della monarchia sull’aristocrazia e sulla Chiesa francese, sulla disponibilità di un esercito
permanente e sulla presenza di un apparato amministrativo decentrato formato da circa 12.000
persone.
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3 Spagna
Anche il processo di unificazione della Spagna fu lungo e laborioso. Con il matrimonio tra
Isabella di Castiglia e Ferdinando d‘Aragona (1469), e dopo la pacificazione della Castiglia e la
contemporanea ascesa al trono di Ferdinando al posto di suo padre (1479), la Spagna creò i
presupposti per la realizzazione di una nuova compagine statale destinata a dominare la scena
europea e mediterranea sino alla metà del Seicento. I conflitti e le tensioni sociali che avevano
agitato sino a quel momento i due regni iberici, sotto i Re Cattolici (titolo conferito ai due sovrani
da Alessandro VI nel 1494) furono, dunque, in gran parte risolti e cominciarono ad affermarsi i
principi della monarchia assoluta.
Dopo la formale aggregazione nel 1479 delle due Corone, Isabella e Ferdinando si
trovarono di fronte a un paese politicamente ancora da unificare: ognuna delle due parti
conservava la propria lingua, castigliano e catalano, le proprie istituzioni, i propri costumi e un
proprio ordinamento giuridico e costituzionale. La disparità tra i due domini, sia per la diversità
della loro struttura economica, sia per la disuguale densità demografica ed estensione territoriale,
era più che evidente. Tuttavia, sebbene non vi fu la fusione dei due Regni in un solo dominio - la
nuova Spagna, è bene precisarlo, risultò uno Stato pluralistico e non unitario - questo non significò
che l’Aragona fosse subordinata alla Castiglia o viceversa. Gli interessi delle due parti furono
complementari. La Castiglia, un paese in forte espansione economica, si venne a trovare
impegnata negli interessi mediterranei aragonesi, e questi ultimi fornirono ai Castigliani la propria
esperienza commerciale, politica e amministrativa in modo tale da assicurare alla Spagna, tutta, la
conquista di un nuovo impero.
Inizialmente l’azione della Corona fu diretta principalmente al rafforzamento dell’unità
religiosa del paese. Così come avvenne in Francia, anche in Spagna l’organizzazione ecclesiastica
fu posta sotto il controllo monarchico. Ma la difesa della cristianità, scaturita dalla secolare
crociata contro i musulmani, legò in maniera indissolubile la monarchia alla Chiesa, che divenne,
in questo modo, il principale collante dell’unificazione nazionale e fece maturare nel paese una
diffusa intolleranza nei confronti di ebrei e musulmani. Per preservare nel paese la purezza della
fede, i sovrani già nel 1478 ottennero da Sisto IV (1471-1484), il permesso di istituire un tribunale
dell’Inquisizione, comune a tutti i territori sottomessi al loro dominio e posto sotto il controllo
della monarchia. Il tribunale, famoso per il macabro spettacolo degli autodafé (atti di fede) e per
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l’intransigenza del suo primo inquisitore generale, il domenicano confessore della regina Tomas
de Torquemada, tra i suoi compiti principali oltre a giudicare su delitti di varia natura (stregoneria,
assassinio, poligamia, sodomia) prevedeva la repressione delle minoranze religiose e, nel caso di
nuovi adepti al cristianesimo, accertare la sincerità della loro conversione.
Sebbene la sua giurisdizione non fosse diretta soltanto a giudicare l’eresia, l’azione
inquisitoriale sino ai primi decenni del Cinquecento fu rivolta prevalentemente contro moriscos e
conversos, rispettivamente musulmani ed ebrei convertiti al Cristianesimo. In questo modo
l’Inquisizione divenne un potente ed efficace sistema di informazione e di repressione e si rivelò
un formidabile strumento politico in mano alla monarchia per cementare il suo legame con la
borghesia castigliana e aragonese.
Allo stesso tempo in cui avveniva la riorganizzazione del paese, un altro mezzo per unire la
Spagna sotto i nuovi sovrani fu la vigorosa ripresa della Riconquista. In questo modo le ambizioni
della nobiltà furono abilmente dirette dai sovrani contro l’ultimo residuo della dominazione
musulmana nella penisola. Il 2 gennaio del 1492, dopo dodici anni di logoranti operazioni militari,
il Regno nasride di Granada capitolò. L’assedio posto alla capitale fu di tali dimensioni che per
accogliere le truppe degli assedianti fu costruita una nuova città, Santa Fe. In seguito alla
capitolazione di Granada, l’emiro Boabdil con circa seimila musulmani fu esiliato in Africa
settentrionale dai sovrani Cattolici, i quali entrarono nella capitale andalusa issando sulle sue torri
i propri vessilli reali. Era la fine della lunga Reconquista, durata oltre sette secoli.
Contemporaneamente alla presa di Granada, la crescente ostilità popolare e l’odio verso gli
Ebrei, nonché esigenze di ordine politico ed economico, portarono al regio decreto di espulsione
dal paese di oltre centomila Ebrei (31 marzo 1492), la cui importanza per l’economia e la società
iberica era tutt’altro che secondaria viste le loro conoscenze tecniche e i mezzi finanziari di cui
disponevano.
La conquista di Granada avviò una nuova fase della guerra contro i mori ed estese il
conflitto al di là dello Stretto di Gibilterra. Temendo una collusione tra i musulmani africani e
quelli ancora residenti in Andalusia, renitenti ad accettare la conquista, gli spagnoli avviarono la
costruzione di linee difensive lungo la costa andalusa e allo stesso tempo adottarono verso la
popolazione moresca una politica di tolleranza e di pacifica convivenza, che prevedeva tra l’altro
per i musulmani che non si fossero convertiti al cristianesimo, di professare liberamente la loro
religione. Ma sotto la spinta di Francisco Jiménez de Cisneros, il fanatico arcivescovo di Toledo,
fu lanciata una campagna di conversioni forzate e di battesimi di massa. Tale azione se da una
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parte portò alla conversione di migliaia di mori, dall’altra fomentò una violenta ribellione nella
regione delle Alpujarras dove risiedevano la maggior parte dei musulmani. Dopo aver soffocato la
rivolta, nel 1502 fu emanato un bando che decretava l’espulsione dal suolo spagnolo di tutti coloro
che non si fossero convertiti al Cattolicesimo. Lo scontro della monarchia con i moriscos ela
diaspora della comunità sefardita fu il primo segnale dell’incrinarsi di uno dei caratteri tipici della
società iberica: la convivenza nel paese di tre fedi religiosi e di tre culture, i cui effetti negativi non
tarderanno a farsi sentire sull’economia del regno. La Spagna tornava a essere cristiana, ma
l’esigenza di garantire la sicurezza del paese da ogni possibile tentativo di riscossa musulmana o
ebrea, rinvigorirono lo spirito di conquista dei Castigliani.
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4 Impero tedesco ed egemonia asburgica
Nel cuore dell’Europa, invece, la frammentazione dell’Impero germanico aveva portato
alla costituzione di una serie di principati territoriali, tra i quali emerse il ducato d’Austria, i cui
principi, gli Asburgo, abilissimi diplomatici e famosi per la scaltrezza con cui sapevano trarre
vantaggi dalle proprie politiche matrimoniali, sin dal 1437 avevano avuto in appannaggio e
consolidato nelle loro mani la corona imperiale, anche se ormai il titolo, notevolmente indebolito
dal sistema dell’elezione, era privo d’importanza politica.
Ai margini del nascente Stato austriaco, nella parte orientale si erano formati il Regno di
Boemia anch’esso inserito nella realtà imperiale, quello della Polonia, la cui popolazione si era
convertita al cattolicesimo alla fine del XIV secolo con l’avvento della dinastia polacco-lituana
Jagellone, e infine il Regno di Ungheria, ultimo baluardo cristiano confinante con la potenza
ottomana. Nel corso della seconda metà del Quattrocento, gli assetti territoriali dei tre regni
subirono profonde trasformazioni e, a più riprese, dovettero rintuzzare non solo le mire
espansionistiche degli Ottomani ma anche degli Asburgo. Soprattutto quando con l’ascesa al trono
di Massimiliano I (1483-1519) si accentrò nelle mani della casa d’Asburgo un enorme potere
territoriale: ai domini austriaci, in seguito al matrimonio di Massimiliano con Maria di Borgogna,
la figlia di Carlo il Temerario, si aggiunsero il possesso delle Fiandre, della Franca Contea e dei
Paesi Bassi, con le loro fiorenti città, le potenti marinerie e la raffinata civiltà, cosa che se da una
parte accentuò il carattere poli-nazionale dei domini asburgici, dall‘altra fece degli Asburgo gli
eredi dell‘antica rivalità tra la casa di Borgogna e la Francia. Questo nuovo scenario politico
doveva far sì che per lo Stato austriaco erano considerati potenziali alleati tutti i nemici della
Francia e quindi furono cercate intese diplomatiche e militari in primo luogo con i sovrani
spagnoli che da pochi anni reggevano le sorti del loro paese. Massimiliano nel 1496 fece sposare il
figlio Filippo il Bello con Giovanna la Pazza, figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di
Castiglia, ponendo le premesse per il raggiungimento di un vasto disegno egemonico che
collegasse alla tradizione dell’impero la forza del nascente Stato spagnolo e delle Fiandre.
Sebbene il potere dell’imperatore sui principi territoriali, sui vescovati i ducati e le libere
città risultasse assai blando, tuttavia il fatto che i Turchi minacciassero seriamente tutta l’Europa
orientale, fece assumere alla carica una nuova sacralità e un certo prestigio. Dal punto di vista
politico l’imperatore nelle sue decisioni era affiancato da una Dieta (Reichstag), composta da tre
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ordini: i principi elettori, la nobiltà e i rappresentanti delle città. Gli elettori erano sette, tre
ecclesiastici (gli arcivescovi di Colonia, Treviri e Magonza) e quattro laici (il re di Boemia, il
conte Palatino, il duca di Sassonia e il magravio del Brandeburgo), la nobiltà era rappresentata da
140 signori, 120 prelati e 30 principi, le 85 città, invece, inviavano alla Dieta i loro borgomastri,
tranne i sette principi elettori, tutti gli altri non esercitavano un diritto di voto. Formalmente le
decisioni della Dieta erano vincolanti per tutto l’impero, che si estendeva su un vasto territorio e si
parlavano diverse lingue, tra cui, oltre il tedesco, il ceco, il boemo e l’italiano.
Anche nell’Europa settentrionale avvenivano significativi cambiamenti. Gustavo Vasa nel
1520 avviava la rivolta contro la Danimarca, che aveva occupato la Svezia alla fine del
Quattrocento. Incoronato re nel 1523 introdusse nel paese la confessione protestante e trasformò la
Svezia in uno Stato moderno. Nell’immenso territorio russo, formalmente ancora sotto il controllo
dei Mongoli dell’Orda d’oro, l’unità nazionale fu raggiunta sotto Ivan III il Grande (1462-1505),
che riuscì a pacificare e sottomettere boiari e principi autonomi.
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5 L’Italia nella seconda metà del Quattrocento
Agli inizi del XV secolo l’Italia si presentava frammentata in una serie di Stati regionali di
diversa entità, segnati da ricorrenti rivolgimenti politici al proprio interno e dalla formazione di
vecchie e nuove coalizioni in cui i singoli Stati si opponevano gli uni agli altri nel tentativo di
espandere il proprio dominio territoriale. Tuttavia, in seguito alla pace di Lodi (1454), anch’essa
una conseguenza della conquista ottomana di Costantinopoli, stipulata “per la pace et quiete
dell’Italia et per la defensione della santa fede cristiana”, si ebbe una certa semplificazione e un
assestamento della geografia politica peninsulare. Gli Stati maggiori erano cinque: la Repubblica
di Venezia e il Ducato di Milano nella parte settentrionale, la Repubblica di Firenze e lo Stato
della Chiesa al centro e infine il Regno di Napoli nella parte meridionale. Ognuno di essi,
circondato da una serie di Signorie locali, era turbato da conflitti interni che permettevano continui
rovesciamenti di alleanze, davano ai loro avversari la possibilità di intromettersi nelle vicende
interne e, soprattutto, offrivano il fianco a un possibile intervento straniero, sollecitato da chi si
sentiva minacciato.
Tra di essi solo gli orizzonti di Venezia, ‘la monarchia d’Italia’, l’unico Stato non minato
da conflitti interni e capace di esercitare una reale egemonia sul resto della penisola, si potevano
considerare quasi esclusivamente mediterranei. Pertanto, il sistema di equilibrio italiano raggiunto
a Lodi, si reggeva sulla difesa della propria autonomia da parte dei singoli Stati. Questo risultato
fu possibile grazie anche all’accorta politica diplomatica attuata da Lorenzo il Magnifico (14691492), signore della città stato di Firenze, che in occasione della crisi tra la capitale toscana e il
papato (1478-1480) o nella successiva guerra di Ferrara (1482-1484) in cui furono coinvolti tutti i
maggiori Stati peninsulari e rischiò il coinvolgimento di francesi e di turchi sollecitati a intervenire
dai veneziani, seppe circoscrivere qualunque incidente che potesse alterare il fragile equilibrio
politico italiano. Come rilevava Francesco Guicciardini, grande storico e diretto testimone delle
drammatiche vicende di quel periodo, non vi era nessun principe che “potesse dare leggi agli
altri”. Ognuno di essi era troppo debole per avviare l’unificazione della penisola e allo stesso
tempo troppo forte per consentire ai rivali di attuarla. Tuttavia l’equilibrio della penisola si
reggeva principalmente sulla forza di due Stati. Uno a nord, quello di Milano, l’altro a sud, il
Regno di Napoli, considerato la porta del Mediterraneo orientale.
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Passato nel 1450 dalla dinastia dei Visconti a quella degli Sforza, ricco di risorse agricole,
dotato di un’industria assai prospera e di una invidiabile posizione geografica da cui controllava i
passi alpini che portavano ai fiorenti centri commerciali europei; il ducato di Milano sin dalla
seconda metà del Trecento aveva tentato di imporre il proprio predominio sull’Italia centrosettentrionale e per tale motivo divenne lo storico avversario di Venezia, la Dominante, la potente
repubblica patrizia, impegnata in imponenti traffici mercantili marittimi, ma la cui classe dirigente
cominciava a dirottare parte dei suoi investimenti verso la terra.
Il Regno di Napoli si estendeva su tutto il Mezzogiorno continentale, e i suoi prodotti,
vino, olio e grano oltre a mantenere attive le transazioni commerciali con i mercanti veneziani,
genovesi e toscani, attirarono sin dal periodo medievale continue incursioni sulle sue coste da
parte delle marinerie musulmane, che in diverse zone diedero vita a enclaves arabe, tracce delle
quali sono rinvenibili ancora oggi, in particolare, nel lessico calabrese e siciliano relativo alle
attività mercantili. In virtù della propria collocazione geografica, al centro del Mediterraneo, il
Regno rivestiva un’importanza strategica per il controllo della navigazione e allo stesso tempo,
dopo la conquista ottomana della Grecia e dell’Albania, costituiva insieme alla Sicilia,
l’avamposto mediterraneo di fronte al pericolo turco. Napoli, quindi, assunse una rilevante
posizione per le potenze che desideravano rafforzare i commerci e dominare la politica
mediterranea. Benché re d’Aragona, Alfonso V il Magnanimo, dopo la conquista del Regno di
Napoli (1442), aveva eletto la sua residenza nella capitale e, cosa ancora più importante, aveva
disposto che la Corona meridionale si staccasse dal ramo spagnolo, designando come suo erede al
trono napoletano il figlio naturale Ferrante (1458-1494). Sebbene, durante il periodo aragonese, la
sua capitale, la città più popolosa d’Europa, vivesse un periodo di intense trasformazioni, la
struttura dello Stato si presentava debole e soprattutto il sovrano non riusciva a contenere e a
restringere il vasto potere acquisito dalle grandi casate del Regno. Le riforme promosse prima dal
Magnanimo e poi proseguite dal figlio, tese a un rafforzamento del governo centrale a discapito
della feudalità, provocarono il malcontento dei potenti signori che culminò nella Congiura dei
Baroni (1485-1486), appoggiata dal papa Innocenzo VIII (1484-1492) favorevole a
un’estromissione degli Aragonesi da Napoli e all’insediamento di una dinastia francese. La
ribellione stroncata ferocemente da Ferrante con l’aiuto militare e diplomatico di Ferdinando il
Cattolico, che riteneva indispensabile la presenza aragonese a Napoli per la sua politica di
espansione mediterranea, provocò la fuoruscita di molti oppositori in Francia, proprio quando la
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monarchia transalpina, avendo ricondotto i domini degli Angiò sotto il proprio controllo diretto,
fece proprie le pretese di quella casa principesca al trono di Napoli.
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6 Impero Ottomano
La conquista turca di Costantinopoli (1453) non solo aveva messo fine alla civiltà
bizantina e aveva consacrato la vittoria dell’Islam sul mondo cristiano, inserendo violentemente
gli Ottomani nella dinamica geopolitica europea, ma aveva fatto affiorare per la prima volta negli
animi delle popolazioni cristiane la grande paura del turco. Un’unificazione del Mediterraneo sotto
il segno dell’Islam sembrò in quel momento un progetto possibile, tanto più che l’eredità della
Chiesa bizantina passò nelle mani di Mosca ‘la terza Roma’, e indusse (idea della traslatio
Imperii) il suo principe, Ivan III il Grande (1462-1505), sposo nel 1472 di una principessa
bizantina della dinastia dei Paleologi, a farsi carico, dopo essersi proclamato Zar (Cesare) e aver
sottratto dalla protezione dei Tatari il granducato moscovita, della creazione di un grande Stato
cristiano che raccogliesse l’eredità di Roma e di Costantinopoli.
Sul piano politico una delle prime conseguenze che ebbe la conquista ottomana di
Costantinopoli fu l’accelerazione del processo di pacificazione tra Francia e Inghilterra e
all’interno degli Stati territoriali italiani e, mentre su quello militare ci fu la vigorosa ripresa della
Riconquista a opera dei Castigliani, che prima con Enrico IV e poi sotto Isabella ripresero la
guerra contro Granada. La riconsiderazione dei rapporti tra la Porta e le principali potenze
commerciali occidentali portò Venezia, Genova e Ragusa, le più colpite nei propri interessi dalla
fine di Bisanzio, a stipulare trattati di pace e di amicizia col sultano, il quale in cambio di un
tributo assicurava ancora alle loro navi il diritto di commerciare e ai loro cittadini la protezione dei
beni. Analoghi privilegi furono accordati a Firenze e a Ragusa. Solo l’ordine dei Cavalieri di San
Giovanni di Gerusalemme, stabilitosi a Rodi sin dal 1310, rifiutò di riconoscere l’autorità del
sultano. Con la conquista della capitale bizantina, Maometto II, cresciuto in un harem dalle forti
influenze bizantine, colto e poliglotta, parlava il persiano, l’arabo, il latino, il greco e l’ebraico,
realizzò il sogno di tutti i suoi predecessori. La presa della città non solo diede al sultano il pezzo
mancante tra l’Europa e l’Asia , ma gli conferì un immenso prestigio. Affascinato dal mito di
Roma, tanto che dopo la conquista si fregiò sia del titolo di ‘Cesare’ che di ‘Sultano dei due mari’
(il Mediterraneo e il Mar Nero) e ‘delle due terre’ (la Rumelia e l’Anatolia), Maometto II si
dimostrò un sovrano forte e coraggioso, e continuò la sua politica di espansione che fu condotta
sostanzialmente in tre direzioni. Dopo la presa di Costantinopoli ‘il Conquistatore’ condusse
personalmente una serie di campagne militari sulle coste del Mar Nero, che portarono
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all’occupazione delle colonie veneziane e genovesi, del principato dei Commeni di Trebisonda
(1461) e alla sottomissione del Canato dei Tatari in Crimea (1475). Allo stesso tempo rafforzò il
dominio ottomano in Anatolia centrale e orientale, annettendosi i territori governati dalla dinastia
dei Karaman (1469-74), infine, nel giro di pochi decenni completò la conquista dei territori greci e
balcanici. La Serbia settentrionale fu invasa nel 1459, il Peloponneso tra il 1460 e il 1464 fu
sottratto ai vari despoti bizantini, franchi e veneziani, e così la Morea divenne una provincia
ottomana; la Bosnia fu conquistata tra il 1463 e il 1466, l’Albania, nonostante la valorosa difesa
del principe Giorgio Castriota Skanderberg, divenne ottomana poco dopo il 1468, e la popolazione
albanese che non volle accettare la resa emigrò verso l’Italia meridionale.
Anche Venezia, in seguito allo scontro con i turchi per il controllo del Peloponneso, subì
sensibili perdite territoriali: nel 1470 dovette cedere agli Ottomani la regione del Negroponte e
alcune basi commerciali disseminate nel Mar Egeo e nello Ionio, ma la Serenissima, grazie al
matrimonio di Caterina Cornaro con uno degli ultimi sovrani latini in Oriente, Giacomo II di
Lusignano, nel 1489 riuscì a imporre il proprio dominio sull’isola di Cipro, il cui prestigio, oltre
che per la sua posizione geografica, derivava dalla produzione di sale, di zucchero e di cotone.
L’offensiva ottomana continuò verso la Dalmazia e il Friuli, quasi alle porte di Venezia e nel 1480
i turchi misero piede, provvisoriamente, in Italia a Otranto. “Non vedo niente di buono
all’orizzonte” scriveva Pio II, dopo aver tentato, invano, una trattativa con il sultano. Le conquiste
compiute da Maometto II furono consolidate dal figlio Bayazed II (1481-1512). Dopo essersi
sbarazzato del fratello Cem, che gli aveva proposto di dividere in due parti l‘impero – Cem, dopo
aver tentato nel 1482, invano, di attaccare il fratello dall’Egitto, riparò presso i Cavalieri di Rodi
per fomentare un nuovo attacco; portato in Francia e tenuto in ostaggio in una torre alta sette piani,
nel 1489 fu consegnato al papa e poi a Carlo VIII che lo condusse con sé a Napoli dove fu
assassinato da un rinnegato greco nel 1495 – Bayazed II dovette difendersi da numerosi attacchi
portati ai suoi domini e affrontare un secondo conflitto con Venezia (1499-1503), impegnata
anche sul fronte italiano.
La successiva pace firmata con i veneziani a Istanbul permise al sultano di concentrarsi sui
problemi interni all’Impero e di allestire una potente flotta navale, facendo tesoro della tradizione
bizantina e italiana ma anche delle enormi risorse di legname e di materie prime necessarie alla
cantieristica. Di lì a qualche decennio i turchi, che non avevano alcuna tradizione marinara,
riuscirono a costruire una potente flotta capace di tenere testa alle prestigiose marinerie
occidentali.
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7 Cronologia
1453 - Costantinopoli viene conquistata dai Turchi; fine della Guerra dei Cento anni tra Francia e
Inghilterra.
1454 - Pace di Lodi.
1455-1485 – Guerra delle due Rose tra Francia e Inghilterra.
1461-1483 - Luigi XI, re di Francia.
1463-1479 - I conflitto turco-veneziano.
1469 - Matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia.
1469-1492 - Lorenzo il Magnifico a Firenze.
1477 – Carlo il Temerario è sconfitto ed ucciso a Nancy da Luigi XI.
1481-1512 - Regno di Bayazed II.
1485-1509 – Regno di Enrico VII Tudor.
1489 - Venezia acquisisce l’isola di Cipro.
1492 – Presa di Granada, espulsine degli ebrei dalla Spagna, morte di Lorenzo il Magnifico,
elezione di Alessandro VI.
1493-1519 – Massimiliano d’Asburgo imperatore.
1499-1503 - II conflitto turco-veneziano. Conquiste ottomane di Lepanto, del Golfo di Corinto e
di Modone.
7.1
La formazione dello Stato nazionale spagnolo

1412: il castigliano Ferdinando I sale sul trono di Aragona

1469: Ferdinando II d’Aragona sposa Isabella di Castiglia: dal 1479 unione
personale dei due regni di Castiglia e di Aragona

1492: presa di Granada: fine della presenza islamica in Spagna

1512: annessione della Navarra al regno di Aragona

1516: alla morte di Ferdinando II, Carlo d’Asburgo (figlio di Giovanna “la pazza”
regina di Castiglia ) è proclamato re di Aragona e re di Castiglia col titolo di Carlos I
, ma eletto imperatore col titolo Carlo V (1519)
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
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1526: Carlo V d’Asburgo sposa Isabella di Portogallo: unificazione personale dei tre
regni iberici

1556: all’abdicazione di Carlo V suo figlio Filippo II d’Asburgo è proclamato re di
Spagna e dei Paesi Bassi
7.2
7.3
7.4
L’affermazione degli Asburgo in Europa

1278 Ducato d’Austria

1348 Seggio imperiale (già dei Lussemburgo)

1463 Ungheria

1477 Fiandre (eredità borgognona)

1493 Franca Contea

1516 Regno di Castiglia e Regno di Aragona

1519 Elezione Imperiale di Carlo d’Asburgo

1521 Ducato di Milano

1530 Regno di Napoli
La formazione dello Stato nazionale francese

1477: annessione del regno di Borgogna

1481: annessone della contea di Provenza

1482: annessione del ducato di Anjou (Angiò)

1532: annessione del ducato di Bretagna
L’espansione dell’Impero Ottomano

1453 Conquista turca di Costantinopoli

1456 Conquista di Atene

1460 - 64 Conquista del Peloponneso

1461 Conquista di Trebisonda
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
1462-66 Occupazione della Bosnia

1463-1479 Primo conflitto turco-veneziano

1475 Sottomissione del Canato di Crimea

1480-81 Occupazione di Otranto per 14 mesi

1499-1503 Secondo conflitto turco-veneziano

Conquiste ottomane di Durazzo, Lepanto, ed altri avamposti e basi marittime
veneziane

1514 – Selim I (1512-1520) sconfigge i Safavidi e occupa una parte della Persia

1516-17 - Conquista di Siria ed Egitto e fine della dinastia mamelucca.

1520-66

1521– Conquista di Belgrado

1522 – Conquista dell’isola di Rodi dal 1309 in mano ai Cavalieri di S. Giovanni
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Bibliografia
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 F. Gaeta, Il nuovo assetto dell’Europa, UTET, Torino, 1986.
 Ch. Tilly (a cura di), La formazione degli Stati nazionali nell’Europa occidentale, Il Mulino,
Bologna, 2005.
 R. Fossier (a cura di), Storia del Medioevo, Il Tempo delle crisi, 1250-1520, Torino, 1987.
 Musi, Il feudalesimo nell’Europa moderna, Il Mulino, Bologna, 2007.
 R. Romano, Tra due crisi: l'Italia del Rinascimento, Torino, Einaudi, 1971.
 T. Bey, La conquista di Costantinopoli, Mondatori, Milano, 2007.
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