SOCIETÀ
A cura di Mariangela Ciavarella *
Riabilitazione ed
ergonomia
Un connubio che permette
al disabile una maggiore
autonomia
iabilitazione ed ergonomia: un connubio che
invecchiamento della popolazione e una maggiore
negli ultimi anni ha contribuito al superamento
integrazione sociale dei diversamente abili, una situazione,
di quel consolidato stereotipo sociale per cui
quest’ultima, che ha condotto ad una nuova “classificazione
“disabilità” è spesso sinonimo di dipendenza
internazionele sul funzionamento, disabilità e
dalle strutture sanitarie, e per cui il disabile cede alle sue
salute”elaborata dall’Organizzazione Mondiale della
limitazioni e rinuncia alla libertà di una vita indipendente.
Sanità, e che ha costituito l’evoluzione delle ormai superate
Segnale evidente della nuova sensibilità è l’adozione
classificazioni di disabilità e handicap, elaborate durante
del termine “diversamente abile” in riferimento a chi
gli anni Ottanta.
dalla nascita, o in seguito a successivi traumi o incidenti
Questo circolo virtuoso che parte da una rinnovata
ha riportato limitazioni di varia natura. In questa definizione
sensibilità del design e passa per una nuova classificazione
va infatti rintracciato il senso del nuovo approccio alle
delle disabilità, approda ad un importante traguardo in
limitazioni fisiche che la riabilitazione medica,
termini culturali: nei criteri di accertamento della disabilità
opportunamente supportata
si afferma un modello sempre meno
dall’ergonomia mette in atto: lo scopo
medico e sempre più sociale che
L’ergonomia aiuta il
è quello di riscoprire e valorizzare
permette di dare il giusto valore a
le abilità nel disabile, avvalendosi diversamente abile a reinserirsi quello che la persona può fare,
come punto di partenza proprio di nella società con piena dignità cercando di superare una visione
ciò che egli è in grado di fare
improntata prevalentemente su limiti
autonomamente, e che quindi lo
e difficoltà. Ed è in tale contesto che
accomuna al resto della collettività in cui vive ed entro la
anche la riabilitazione medica trova la giusta collocazione,
quale può reinserirsi con piena dignità.
intervenendo con la finalità di ricostruire o ritrovare le
A rendere possibile tale reinserimento contribuisce
abilità del disabile, e creando le condizioni necessarie a
una nuova metodologia progettuale che mette al centro le
percorrere tappe educative che nel tempo restituiranno
necessità implicite ed esplicite degli utenti, e trova la sua
alla persona le funzioni necessarie alla sua autonomia.
massima espressione in un progettista che onora il suo
Tra i più immediati e per questo più importanti scenari
impegno sociale facendo fronte alle reali esigenze della
della vita quotidiana figura la casa, al cui interno oggetti
gente senza cedere a logiche estetiche o economiche. È
e situazioni possono costituire un vero e proprio banco di
questo l’Universal Design che, diffusosi a partire dagli
prova per chi, costretto ad una nuova realtà psico-fisica,
Stati Uniti, mira alla realizzazione di prodotti utilizzabili
potrà in questo modo misurarsi rispetto ai movimenti sugli
dal maggior numero di persone. Ogni prodotto viene
oggetti e alla capacità di muoversi in spazi complessi.
dunque valorizzato nelle sue caratteristiche universali, in
Ed è proprio al percorso riabilitativo domestico che è
modo che possa rispondere alle esigenze dell’individuo
dedicato il progetto “Alloggi-palestra” promosso dal
a prescindere dall’età o dalle condizioni psico-fisiche.
Comune di Brescia con il contributo dell’Associazione
Questa nuova direzione del design attecchisce in particolar
Goi onlus. I due alloggi, un bilocale e un trilocale,
modo nella società contemporanea, che vede un crescente
prevedono due percorsi studiati in base al tipo di disabilità:
pugliasalute
- quarantadue -
novembre 2007
il primo dedicato a forme di disabilità meno gravi, e dunque
rivolto a utenti in grado di sviluppare un’autonomia completa
(autonomia attiva), il secondo attrezzato secondo le esigenze
di utenti con gravi disabilità, e che pur essendo in grado di
svolgere autnomamente singole attività, necessitano di
assistenza per tutte le altre (autonomia passiva). Il periodo
di permanenza presso gli alloggi-palestra si delinea come
un vero e proprio percorso di training che permette loro di
familiarizzare con impianti di domotica come rilevatori
volumetrici antintrusione, rilevatori di fumo e lampade di
emergenza che, opportunamente collegati alla centralina di
controllo dotata di combinatore telefonico, inviano la
chiamata di emergenza a persone ed enti preposti a tal fine.
A catalizzare l’attenzione degli esperti che hanno lavorato
al progetto sono stati gli impianti di automazione dei
serramenti, che prevedono un processo di attivazione
modulato sulle caratteristiche dell’utente che soggiorna
nell’appartamento. Questo aspetto si rivela molto importante
dal punto di vista degli stimoli che offre agli ospiti
dell’alloggio. Gli accorgimenti grazie ai quali arredi e
impianti di domotica sostengono e ridisegnano la loro
quotidianità sono in realtà organizzati per sopperire solo
alle azioni che essi non riescono più a svolgere, offrendo
invece delle valide sollecitazioni rispetto a quelle attività
che la condizione di disabilità non impedisce, consentendo
di massimizzare la loro autonomia.
Nei due anni successivi all’inaugurazione del progetto
gli alloggi hanno ospitato persone che avevano terminato
il percorso riabilitativo tradizionale svolto in ospedale, o
persone che convivevano con la loro situazione di disabilità
da più anni e che avevano deciso di offrirsi una possibilità
di gestire in modo più autonomo la propria vita. Il successo
del progetto si misura nella quotidianità degli utenti che in
seguito al loro priodo di training sono riusciti a conquistare,
o semplicemente a sperimentare una vita indipendente,
riorganizzando la propria abitazione sul modello degli
“alloggi-palestra”.
Il progetto ha pertanto presentato dei vantaggi da un
punto di vista più strettamente speriamentale-riabilitativo,
fornendo al personale medico un dato più oggettivo relativo
al grado di autonomia raggiunta dal paziente, in vista di
una eventuale correzione, ma soprattutto da un punto di
vista sociale, completando il percorso riabilitativo tradizionale
in una situazione maggiormente vicina alle abitudini e al
contesto in cui l’individuo vive abitualmente , reinserendolo
gradualmente nella vita autonoma, laddove autonomia
significa anche indipendenza da arredi e prodotti “dedicati”
che, spesso caratterizzati da un design scadente, influiscono
non poco sullo stato psicologico di chi vi ricorre,
rimandandolo inevitabilmentre ad un ambiente ospedaliero
e al suo status di “paziente”.
Ecco dunque che un sapiente ricorso alla progettazione
secondo i principi dello Universal Design si rivela
determinante nella gestione e risoluzione di problemi
complessi come l’integrazione dei diversamente abili
all’interno della società e dei suoi spazi che, se letti secondo
una interpretazione ergonomica, diventano fruibili
indistintamente da ogni individuo, al di là delle sue abilità.
pugliasalute
Che cos’è l’“universal design?”
Lo Universal Design è un approccio alla progettazione
di tutti i prodotti con la finalità di renderli fruibili dal
maggior numero di persone, di età e condizioni fisiche
diverse.
• Uguaglianza nell’uso: soluzioni progettuali ottimali
per ogni tipo di utente.
• Flessibilità d’uso: la soluzione è in grado di
rispondere ad una varietà di preferenze e abilità individuali.
• Semplicità e intuitività d’uso: la soluzione deve
manifestare in modo rapido e inequivocabile le sue modalità
d’utilizzo.
• Leggibilità dell’informazione: la soluzione comunica
le informazioni necessarie in modo efficace per l’utente
rispetto alle sue caratteristiche sensoriali e al contesto.
• Tolleranza dell’errore: nella soluzione vengono
ridotti al minimo rischi e danni conseguenti ad eventuali
azioni accidentali.
• Basso sforzo fisico: la soluzione è caratterizzata da
un funzionamento ottimale e confortevole senza eccessivo
sforzo fisico da parte dell’utente.
• Dimensioni e spazi per l’avvicinamento e l’uso:
devono essere predisposti dimensioni e spazi adeguati per
avvicinamento, raggiungimento e utilizzo rispetto alle
caratteristiche dell’utente.
Da www.progettarepertutti.org
* Dott.ssa in Scienze della Comunicazione
- quarantatre -
novembre 2007