ECM / Modulo 2 Lavinia Fattorini1 Tommaso Pellis2 Manrico Gianolio3 Anestesia e rianimazione, Asur Marche area vasta 2, Ospedale civile di Jesi 2 Anestesia, rianimazione e CO 118 Azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli, Pordenone Comitato scientifico Italian Resuscitation Council Task force Als European Resuscitation Council 3 Specialista in anestesia e rianimazione Responsabile Dea Grandi Traumi Ospedale Cto di Torino Vicepresidente Italian Resuscitation Council 1 Anestetici locali in dermatologia Cenni storici, indicazioni, dosaggi e reazioni avverse Introduzione e cenni storici Gli anestetici locali (Al) depositati nelle adiacenze di una fibra nervosa bloccano la generazione e la propagazione degli impulsi in maniera prevedibile e reversibile. Tali farmaci non necessitano del sistema circolatorio come carrier intermedio e non raggiungono in quantità significative gli altri organi; l’azione che esercitano rimane confinata alle strutture nervose periferiche adiacenti il sito di inoculo. Caratteristica peculiare dell’anestesia che generano è la selettività, poichè questo tipo di anestetici è in grado di eliminare la sensibilità senza compromettere o interferire con lo stato di coscienza, a differenza degli anestetici generali. Lo sviluppo delle molecole di Al inizia nel 1859. In quell’anno Karl Scherzer, che aveva partecipato a una spedizione di carattere mineralogico in Perù, ritornò in Europa e fornì al dottor Woehler di Göttingen una considerevole quantità di foglie di coca.Woehler passò queste foglie al suo assistente Albert Niemann, chimico e farmacista, il quale riuscì a estrarre una sostanza incolore sotto forma di cristalli, un alcaloide. Nella difficoltà di una sua precisa formulazione, Niemann definì la sostanza “coca-in”, cioè la sostanza contenuta nelle foglie di coca (1). Nel 1862 venne isolato l’alcaloide puro. Tra il 1870-80 Von Anrep dimostrò che iniettando la cocaina nel sottocute o ponendola a contatto della cute, quest’ultima diveniva insensibile agli stimoli dolorifici. La cocaina fu introdotta nella pratica clinica da Freud e da Köller nel 1884. Sigmud Freud la utilizzò per il trattamento di un paziente dipendente da morfina, rendendolo tuttavia dipendente psicologicamente dalla cocaina (2). Mentre Köller utilizzò il farmaco nella chirurgia oftalmica come anestetico di superficie. Nel 1890 erano ormai ben chiari i danni associati all’uso della cocaina, spingendo quindi la ricerca verso la sintesi di molecole più sicure. Nel 1905 venne introdotta da Einhorn la procaina, il primo anestetico locale di sintesi. La lidocaina fu infine sintetizzata nel 1943 da Logfren, il quale individuò in questa sostanza il prototipo di una nuova classe di anestetici locali di tipo amino amidico, ampiamente utilizzati nella pratica clinica quotidiana. Anatomia della conduzione nervosa Le fibre nervose conducono rapidamente treni di impulsi (firing), sotto forma di potenziali elettrici, da una parte all’altra del corpo. Il firing è iniziato da stimoli di varia natura (meccanica, termica, chimica, ecc.) trasdotti da un sensore periferico (propriocettori, nocicettori, ecc.). 21 ECM / Modulo 2 Una volta generato esso si propaga, immodificato e immodificabile, lungo qualsiasi fibra nervosa. A seconda del tipo e del diametro della fibra nervosa, la velocità di conduzione oscilla tra 1 e 100 m/sec. L’unità di base del nervo periferico è l’assone (fibra nervosa), un cilindro di assoplasma gelatinoso incassato in una membrana (assolemma) che lo separa dall’ambiente circostante (come un salamino nella sua pelle); esso è avvolto da una cellula nucleata di Schwann, la cui funzione non è quella di isolare, bensì quella di sintetizzare i costituenti dell’assolemma che la fibra non è in grado di produrre. Negli assoni periferici di maggior diametro, la cellula di Schwann elabora un rivestimento concentrico lamellare di mielina (materiale lipoide costituito da due strati lipidici separati da uno strato proteico), isolante composto da avvolgimenti a spirale della stessa membrana cellulare. Le fibre nervose sono classificate in fibre amieliniche, in cui l’assone è avvolto dalla cellula di Schwann, e in fibre mieliniche, in cui l’assone è rivestito dalla cellula e dalla mielina. Fibre amieliniche Fibre C: sensitive dolorifiche e autonomiche postgangliari. Fibre mieliniche Fibre Aα: motorie e propriocettive. Fibre Aβ: motorie e sensitive tattili e pressorie. Fibre Aγ: fibre efferenti dai fusi muscolari (regolazione tono muscolare). Fibre Aδ: sensitive dolorifiche e termiche. Fibre B: autonomiche pregangliari. 22 Fig. 1: il disegno mostra la sezione trasversa di fibra mielinica e di fibra amielinica Lungo l’assone di fibre mieliniche, tra due successive cellule di Schwann, sono interposte, a intervalli regolari di 0,3-2 mm, delle aree giunzionali amieliniche: i nodi di Ranvier. I canali ionici responsabili della conduzione dell’impulso elettrico (canali del Na) hanno una densità altissima in corrispondenza dell’area nodale, per questa ragione il potenziale d’azione che si genera salta letteralmente da un nodo di Ranvier a quello successivo. Le fibre mieliniche, proprio per questa peculiarità, hanno una velocità di conduzione fino a 100 volte più alta di quella delle fibre amieliniche. Un nervo periferico misto (sensitivo e motorio) è costituito da differenti tipi di fibra nervosa, ognuna circondata da sottili strati di connettivo (endonevrio); le singole fibre sono raggruppate in fascicoli avvolti da strati di connettivo concentrico (perinevrio), mentre l’epinevrio è il rivestimento connettivale più esterno del nervo periferico ed è costituito da fibre di collagene orientate secondo l’asse lungo del nervo (fig. 2). Ciascuno di questi rivestimenti ostacola la diffusione dell’anestetico locale all’interno della fibra nervosa. Fisiologia della trasmissione nervosa e meccanismo d’azione degli anestetici locali (3,4,5) I canali del sodio sono il sito elettivo di azione degli anestetici locali. L’assolemma, in condizioni di riposo, ha una bassa conduttanza (permeabilità) al Na, separa quindi due opposte concentrazioni di soluti (il rapporto intra/extraneuronale di ioni K e Na è rispettivamente 32:1 e 1:10) e ne impedisce il riequilibrio (pompa Na/K ATP dipendente). Di conseguenza si genera un gradiente elettrochimico tra ambiente intra ed extraneuronale di circa -70 mv (potenziale a riposo). Una membrana con queste caratteristiche di potenziale si definisce polarizzata: è come un cannone pronto a fare fuoco non appena si accende la miccia. Quando con la propagazione dell’impulso elettrico il potenziale di membrana scende al di sotto della soglia critica di -55 mV, i canali del Na voltaggio dipendenti passano bruscamente (in 10 μsec) dalla configurazione chiusa a quella aperta, permettendo il transito del Na dall’ambiente extra a quello intracellulare e generando un Pda da -70mV a +40 mV (fase di depolarizzazio- ne). La depolarizzazione è un processo autolimitante: come il potenziale di membrana sale, iniziano a chiudersi in modo repentino le porte di inattivazione del canale del Na. In questa fase di transizione, tra la depolarizzazione e la ripolarizzazione completa di membrana, il canale del Na si trova nella forma inattiva e la fibra nervosa è in uno stato di refrattarietà assoluta (fig. 3). Gli anestetici locali nella loro forma cationica (ionizzata, idrofilica) bloccano i canali del Na nella configurazione aperta o inattiva e in concentrazioni adeguate impediscono la mobilitazione di un numero critico di canali voltaggio dipendenti per iniziare la depolarizzazione (miccia del cannone bagnata). Non risulta invece modificato il potenziale di riposo della membrana, in quanto gli anestetici locali non interferiscono sull’attività della pompa sodio-potassio. Questi farmaci sono basi scarsa- mente solubili in acqua e per questo vengono combinati con un acido forte (Hcl) al fine di ottenere dei sali stabili in una soluzione acquosa con un pH compreso tra 4.4 e 6.4. Gli anestetici locali sotto forma di sali, una volta a contatto con il pH dell’ambiente extracellulare, sono in un certa quota ionizzati (forma idrofilica) e in altra quota nella forma non–ionizzata (lipofilica); la pecentuale di farmaco ionizzato e non dipende dal pH dell’ambiente e dal pKa (definto come il pH al quale la concentrazione della forma cationica è uguale a quella della frazione non ionizzata) del farmaco stesso. La forma lipofilica riesce ad attraversare i rivestimenti connettivali che compongono il nervo periferico e il bilayer fosfolipidico dell’assolemma e una volta nell’ambiente intraneuronale, che ha un pH più acido, transita nella forma ionizzata e va ad ancorarsi al poro intracellulare del canale (fig. 4). Il secondo meccanismo d’azione Fig. 2: schema sezione trasversa di un nervo periferico degli anestetici locali è la loro interposizione nella forma lipofilica nel contesto del bilayer lipidico dell’assolemma, che comporta un’espansione di volume della componente fosfolipidica bloccandone la transizione di fase cristallina liquida (maggior volume) a gel solida (minor volume). Si ottiene un contemporaneo restringimento ab extrinseco del lume del canale del sodio. Caratteristiche fisico-chimiche degli anestetici locali (3,4,5) Gli anestetici locali sono delle basi organiche deboli e una loro proprietà è quella di esistere in soluzione contemporaneamente in forma neutra e in forma cationica (ionizzata). Le soluzioni in commercio sono in forma di sali e acidificate con un pH compreso tra 4.4 e 6.4 per favorire la forma ionizzata ed evitare così la precipitazione della base neutra cristallina. L’acidificazione delle soluzioni contenenti adrenalina è ancora più marcata (pH 3.0-3.5).Tutte le soluzioni, se iniettate nel sottocute, provocano un certo grado di dolore dovuto al pH acido della soluzione. Dal punto di vista fisico-chimico sono una classe di composti piuttosto omogenea, le cui componenti strutturali sono (fig. 5): anello aromatico (componente lipofilica); catena alchilica; amina terziaria (componente idrofilica; solo la prilocaina è una amina secondaria). In base al tipo di legame tra la catena intermedia e l’anello aromatico, essi sono classificati in due classi: amino-esteri (procaina, tetracaina) 23 ECM / AL amino-amidi Lidocaina Mepivacaina Bupivacaina Levobupivacaina Ropivacaina Modulo 2 pKa % forma ionizzata pH 7.4 Solubilità lipidica Potenza relativa % legame proteico Concentrazione (%) Azione vasodilatatrice Dosaggio massimo per singola dose (mg) Onset time (min) Durata (ore) 7.9 76 366 2 64 0,5-1 ++++ s.c. 300 s.c. 500 + adrenalina intramucosa 200 1-2 1-3 2-5 1-3 7.6 61 130 2 77 0,5-1 +++ s.c. 400 s.c. 500 + adrenalina intramucosa 300 1-3 2-4 2-6 1-3 4-8 2-6 2-8 2-6 4-8 2-8 8-10 3-6 8.1 83 3420 8 95 0,25 ++ s.c. 150 s.c. 200 + adrenalina intramucosa 90 8.1 83 3420 8 95 0,25 ++ s.c. 150 intramucosa 90 8.1 83 775 6 94 0,2-0,5 - s.c. 200 Tab. 1 Lidocaina: molecola achirale Bupivacaina: miscela racemica dei due enantiomeri levo e destrogiro Mepivacaina: miscela racemica dei due enantiomeri levo e destrogiro; dosaggio massimo pro kilo 7 mg; la dose massima può essere somministrata in unica somministrazione o in boli refratti in un tempo inferiore a 90 minuti Levobupivacaina: enantiomero levogiro della bupivacaina Ropivacaina: enantiomero levogiro, ha una potenza inferiore alla Bupi/levobupivacaina di circa il 40% Fig. 3: meccanismo molecolare di apertura e chiusura del canale del sodio; m = cancello di attivazione, h = cancello di inattivazione; a = canale in forma attiva; b = canale nella forma aperta; c = canale nello stato inattivo; LA = anestetico locale 24 Fig. 4: modo e sito d’azione degli Al; BH = AL nella forma lipofilica non ionizzata, BH+ = AL nella forma ionizzata idrofilica amino-amidi (lidocaina, prilocaina, mepivacaina, bupi/levobupivacaina, ropivacaina) (tabb. 1-2). Le due classi differiscono tra loro in termini di stabilità chimica, biodegradazione e capacità di manifestazioni allergiche. Gli amino-esteri hanno una breve emivita, sono idrolizzati dalle pseudocolinesterasi plasmatiche e in parte anche dalle esterasi eritrocitarie in acido para-aminobenzoico (Paba). Questo metabolita è in grado di innescare reazioni anafillattoidi in individui predisposti o reazioni anafilattiche in soggetti già sensibilizzati. La reazione anafillattoide o anafilassi non-autoimmune (definizione della World Allergy Organization) è dovuta a degranulazione diretta delle mastcellule e non a un meccanismo immuno-mediato, e quindi tale reazione può avvenire al primo contatto con il farmaco. Gli amino-amidi sono composti stabili, vengono degradati a livello epatico e l’incidenza di reazioni allergiche con questa classe di molecole è estremamente bassa. I fattori che influenzano la potenza (la dose minima efficace), la latenza (tempo necessario all’insorgenza del blocco, onset time) e la durata del blocco sono i seguenti: liposolubilità; costante di dissociazione pKa; quota di legame proteico; attività vasodilatatrice intrinseca; dose. Liposolubilità I composti più liposolubili hanno una migliore diffusibilità attraverso le barriere biologiche e quindi una maggiore potenza. La procaina è il meno liposolubile, con una potenza relativa pari a 1, mentre la bupivacaina/levobupivacaina (Marcaina/Chirocaina), molecole tra le più liposolubili, hanno una potenza relativa pari a 8. La liposolubilità va vista però come un’arma a doppio taglio in vivo, dal momento che favorisce l’uptake sia da parte dell’assone che da parte delle componenti peri-assoniche; un eccessivo sequestro di farmaco da parte delle componenti adipose del perinevrio riduce il numero di molecole reclutabili per il blocco di conduzione. In vivo quindi non vi è una correlazione lineare tra liposolubilità e potenza. Costante di dissociazione (pKa) La costante di dissociazione regola l’esatta ripartizione tra la forma neutra (non protonata) e la forma cationica; essa indica il valore di pH in cui le due forme esistono in uguale percentuale. La percentuale non ionizzata (forma lipofilica-base neutra) sarà inversamente proporzionale al pKa del composto, per cui tanto più alta è la costante di dissociazione, tanto più lento sarà l’onset. La mepivacaina (Carbocaina) ha un pKa di 7.6 e a pH fisiologico il 39% delle molecole sarà in forma di base neutra; invece la bupivacaina (Marcaina) ha un pKa di 8.1 e a pH fisiologico solo il 17% delle molecole sarà in forma non ionizzata; l’onset time del primo farmaco sarà nettamente più rapido rispetto a quello del secondo. In condizioni di acidosi extracellulare, in presenza di un processo flogistico nell’area in cui si esegue un’anestesia per infiltrazione, si verifica un sensibile rallentamento dell’onset e riduzione dell’efficacia del blocco per diminuzione del numero di molecole nella forma neutra liposolubile. Si può ottenere un aumento della percentuale di base neutra diffusibile con soluzioni più concentrate. L’alcalinizzazione con l’aggiunta di bicarbonato riduce onset, aumenta durata e potenza. La quantità di bicarbonato (HCO3-) da aggiungere alla soluzione dipende dal pKa del farmaco: lidocaina pKa 7.9: 1 ml di bicarbonato all’8,4% ogni 10 ml (stessa quantità anche per la mepivacaina, essendo il pKa quasi lo stesso, 7.6); bupivacaina o levobupivacaina pKa 8: 0,1 ml di bicarbonato all’8,4% ogni 10 ml. La quantità di bicarbonato deve essere 10 volte minore rispetto a quello utilizzato per la lidocaina, altrimenti il composto precipita. 25 ECM / Modulo 2 Quota di legame con le proteine plasmatiche La durata d’azione dell’anestetico locale è in correlazione lineare con questo parametro. La correlazione tra legame proteico e durata non scaturisce da interferenze farmacocinetiche, ma da una corrispondenza di affinità di legame del farmaco, sia con le proteine plasmatiche che con la proteina di membrana (canale ionico del Na+) che funge da sito di azione, per cui la maggiore affinità rallenta le cinetiche di washout. Attività vasodilatatrice intrinseca Gli anestetici locali, ad eccezione della ropivacaina (15, 16) e della cocaina che hanno un effetto vasocostrittore, modificano la perfusione del sito di inoculo producendo un effetto di vasodilatazione. L’aumento del flusso distrettuale è più marcato e protratto con la lidocaina; seguono la bupivacaina e la mepivacaina. Un maggiore assorbimento vascolare sottrae molecole alla diffusione assonica e riduce quindi potenza e durata del blocco, con prolungamento dell’onset time. La lidocaina ha una liposolubilità doppia rispetto alla mepivacaina e un potenza in vitro maggiore di un fattore di due, ma inducendo una più marcata vasodilatazione, in vivo la potenza dei due farmaci è sovrapponibile. L’azione vasocostrittrice della ropivacaina è stata osservata per le soluzioni 0,25 e 0,5%; il suggerimento clinico, a scopo del tutto precauzionale, è di non utilizzarla per blocchi in distretti cutanei con circolazione terminale (blocco tronculare metatarso-falangeo e metacarpofalangeo) e a livello delle mucose (6, 7, 8, 9). 26 Fig. 5: schema semplificato di un Al Dose La dose può influenzare l’onset, l’intensità (percentuale di anestesie adeguate) e la durata del blocco: incrementando la dose aumentano anche la durata e l’intensità e si riduce la latenza (onset time). Un incremento della dose può essere ottenuto o attraverso un aumento di volume a parità di concentrazione o tramite un aumento di concentrazione a parità di volume. Nella pratica clinica si sceglie un aumento della concentrazione quando si vuole migliorare l’intensità e ridurre la latenza; si adotta la seconda soluzione quando invece si intende aumentare l’estensione del blocco. Fattori che influenzano l’attività anestetica (3,4,5) L’anestetico locale è efficace se raggiunge una lunghezza critica lungo la fibra nervosa. Nelle fibre amieliniche deve interessare 2-4 mm di superficie di membrana, mentre nelle fibre mieliniche la lunghezza critica è pari a 3 intervalli internodali (6-8 mm). L’intensità del blocco, inoltre, è influenzata dalla frequenza di stimolazione della fibra, poiché un maggior numero di canali voltaggio dipendenti si trovano nella condizione aperta o inattiva e quindi vulnerabili all’azione dell’anestetico locale (blocco fasico o frequenza dipendente). Le fibre che trasportano impulsi ad alta frequenza, come quelle nocicettive o vasomotrici, vengono bloccate più precocemente e in maniera più completa rispetto fibre che conducono treni di impulsi a bassa frequenza, come quelle motorie. Il dolore evocato viene abolito con concentrazioni di anestetico locale nettamente inferiori rispetto a quelle necessarie per avere un blocco motorio. La concentrazione del farmaco che si raggiunge a livello del sito di azione è influenzata da una miriade di fattori (distanza del sito di inoculo, ostacoli anatomici alla diffusione da questo al sito di azione, quota di legame aspecifico, uptake vascolare, ecc.), il cui coefficiente di impatto è poco definibile. Tutto questo comporta due osservazioni: innanzitutto non è possibile stabilire a priori una dose massima pro chilo assoluta; in Studi effettuati su volontari sani Dose e.v. necessaria alla comparsa dei primi segni di tox. SNC Ropivacaina Levobupivacaina Bupivacaina 115-124 mg 75-122 mg 99-103 mg assorbimento di una dose sovramassimale. L’incidenza è riportata di 1/100.000 dopo iniezione peridurale e 7/10.000 in seguito a blocco nervoso periferico (4). Parte della dose dell’anestetico locale utilizzato va incontro ad assorbimento sistemico; la velocità e la quantità di farmaco che viene assorbito, e quindi il rischio di raggiungere velocemente una concentrazione ematica soglia che scateni una tossicità sistemica, dipende dai seguenti fattori: dose totale (volume x concentrazione); sito di inoculo; adrenalina; proprietà intrinseche dell’Al. Tab. 2 secondo luogo, se non venissero utilizzate dosi submassimali di Al, si avrebbe un’alta incidenza di anestesie insufficienti (al tempo stesso molto vicine al limite superiore del range terapeutico). Così facendo il rischio di effetti tossici sistemici è sempre incombente. Soluzioni addizionate con adrenalina L’acidificazione delle soluzioni contenenti adrenalina è più marcata (pH = 3.0-3.5), al fine di prevenire l’ossidazione dell’amina, e può dar luogo a una sensazione di bruciore durante l’inoculo. Nella pratica clinica vengono utilizzate formulazioni contenenti adrenalina 1:200.000 (5μg/ml); l’impiego dell’agente vasocostrittore realizza un miglioramento di intensità e durata del blocco e riduzione dell’assorbimento sistemico per agenti come la mepivacaina (Carbocaina), lidocaina e bupivacaina (Marcaina). Liu e colleghi (10) hanno evidenziato un prolungamento dell’effetto analgesico dopo infiltrazione sottocutanea con lidocaina all’1% e bupivacaina 0,25% addizionate con adrenalina a 1:200.000 di circa il 150-200%. Il prolungamento dell’effetto analgesico appare correlato con l’azione vasocostrittrice dell’amina, che comporta una riduzione dell’assorbimento sistemico dell’aneste- tico locale (10). Studi sperimentali hanno dimostrato che l’aggiunta dell’adrenalina a soluzioni contenenti ropivacaina non comporta una consistente riduzione dell’assorbimento sistemico del farmaco (9). Le soluzioni di anestetico contenenti adrenalina non andrebbero utilizzate nei seguenti casi o condizioni: ostetricia; età estreme; nel paziente con angina instabile, aritmie cardiache, ipertensione non controllata farmacologicamente, ipertiroidismo o in trattamento con anti-Mao; nell’anestesia per infiltrazione di aree somatiche prive di adeguato flusso collaterale (dita, anca, spalla). Dose Logicamente per ogni Al vi è una correlazione lineare tra dose e picco ematico a parità di sito di inoculo. Sito di inoculo Esiste una scala decrescente che ordina i siti di iniezione in base velocità di assorbimento: intercostale; paracervicale/caudale (iniezione intramucosa); epidurale lombare/plesso brachiale (iniezione sottocutanea); subaracnoideo. L’infiltrazione sottocutanea presenta un lento assorbimento per la presenza di una quota abbondante di tessuto adiposo che cattura Tossicità da anestetici locali La tossicità sistemica da Al può verificarsi in seguito a una accidentale infusione del farmaco in una via venosa/arteriosa o per Al Potenza relativa per la tossicità cerebrale Rapporto dose tox cardiaca : cerebrale Bupivacaina Levobupivacaina Lidocaina Mepivacaina Ropivacaina 4 2,9 1 1,4 2,9 2 2 7,1 7,1 2 Tab. 3 27 ECM / Modulo 2 una buona quota di anestetico locale e la cede lentamente. Una ricca vascolarizzazione del sito di inoculo comporta un rapido assorbimento sistemico. Adrenalina L’utilizzo di soluzioni di anestetici locali contenenti adrenalina comporta una vasocostrizione farmacologica che rallenta l’uptake vascolare. Proprietà intrinseche dell’anestetico locale Molecole più liposolubili, a parità di attività vasodilatrice intrinseca, tendono a essere assorbite più lentamente; viceversa, a parità di liposolubilità, l’assorbimento sarà più lento per il farmaco con minore capacità vasodilatatrice. Tossicità sistemica da anestetici locali La tossicità sistemica da anestetico locale (Last) si manifesta con una tossicità a carico del Snc e del sistema cardiovascolare. La barriera ematoencefalica, essendo assente in alcune aree, non rappresenta un impedimento al passaggio degli Al nel tessuto cerebrale; gli effetti di questi farmaci hanno un andamento fasico: depressione-eccitazione-depressione-convulsione (3). I segnali di allarme della fase preconvulsivante sono: sintomi soggettivi come secchezza delle fauci, acufeni, tinnito, intorpidimento e pizzicore di lingua e labbra, diplopia, sensazione di stordimento; segni obiettivi quali eloquio impacciato, nistagmo, fascicolazioni. È rapida l’evoluzione verso convulsioni tonico-cloniche generalizzate, coma e arresto 28 respiratorio (3). È importante puntualizzare che non esiste nessuna controindicazione all’impiego degli anestetici locali nel paziente epilettico: questa condizione, infatti, non solo non abbassa la soglia di suscettibilità agli effetti neurotossici di tali farmaci, ma è uno stato di relativa resistenza, grazie alla terapia epilettica in corso (3). La vulnerabilità neuronale è influenzata dall’equilibrio acido base; la CO2 aumenta l’eccitabilità neuronale e aumenta il flusso cerebrale, e quindi la distribuzione del farmaco presente in circolo. Gli oppiacei, e in particolare la meperidina, riducono la dose convulsivante degli anestetici locali (3, 4) (tab. 2). La presentazione clinica della Last è estremamente variabile (presentazione atipica nel 40% dei casi descritti in letteratura). I segni di tossicità cerebrale di solito precedono quelli cardiaci, ma un’iniezione accidentale in vaso arterioso del collo potrebbe comportare un loro simultaneo sviluppo senza segni di allarme. In letteratura, inoltre, sono descritti casi in cui la Last si presenta con la tossicità cardiaca (3, 4). La comparsa dei sintomi può avvenire dopo 1-2 minuti in seguito a iniezione intravascolare ed entro 5-10 minuti in seguito ad assorbimento massivo da tessuti riccamente vascolarizzati (superfici mucose, strutture del collo e della testa). Solitamente la dose necessaria a scatenare la tossicità cardiovascolare è maggiore rispetto a quella soglia per la tossicità cerebrale (4) (tab. 3). Tutti gli anestetici locali compromettono in varia misura la contrattilità, l’eccitabilità, l’automatismo e la conduzione miocardica. Le alterazioni cardiache sono rap- presentate da una fase iniziale eccitatoria, caratterizzata da ipertensione e tachicardia, la quale evolve in aritmie ventricolari, graduale allargamento del Qrs che degrada fino all’asistolia. La bupivacaina risulta l’anestetico locale più cardiotossico e neurotossico e, insieme alla levobupivacaina e alla ropivacaina, questi anestetici rispondono in misura minore alle manovre rianimatorie rispetto ai farmaci meno potenti come la lidocaina. Prevenzione della tossicità sistemica Per ridurre il rischio di Last non esiste una singola manovra preventiva, ma devono essere applicate più strategie (14, 15, 16). Di seguito ne riportiamo un elenco. Individuare la minima dose necessaria per ogni singolo paziente. Una riduzione della dose deve essere effettuata in condizioni di età estreme (<4 mesi e >70 anni), in pazienti affetti da cardiopatia ischemica o con alterazioni della conduzione miocardica, o in soggetti con alterazione acuta o cronica della funzionalità epatica (tali soggetti presentano un rallentamento della clearance del farmaco). Aspirare prima di iniettare l’Al e tutte le volte che si cambia posizione dell’ago. Tale manovra è gravata tuttavia da circa un 2% di falsi negativi. Frazionare la dose in boli con volumi da 3-5 ml e attendere 1530 secondi tra una somministrazione e l’altra. La rapidità di incremento dei livelli ematici dell’Al è vincolante, perché se l’incremento è lento, la soglia convulsivante è più alta. Premedicazione del paziente con benzodiazepina (per es. mida- zolam 1-2 mg e.v.). Le benzodiazepine riducono l’eccitabilità neuronale e aumentano la soglia convulsivante. Contatto verbale continuo. Facilita il riconoscimento dei segni premonitori. Monitoraggio multiparametrico cardiovascolare (Ecg e pressione arteriosa) e saturimetria. Osservazione del paziente per almeno 30 minuti una volta terminata la somministrazione di una dose di Al vicina o uguale a un dosaggio massimale. Trattamento della tossicità sistemica Negli ultimi anni il trattamento del Last è stato rivoluzionato dalla scoperta casuale di un antidoto, l’Intralipid al 20% (17). In precedenza l’unica terapia consisteva nel continuare per molto tempo l’Rcp (>45 min), sperando di generare una perfusione epatica sufficiente a permettere una clearance dell’anestetico locale. L’Intralipid è anche noto come lipid sink per il suo presupposto meccanismo d’azione. Secondo la teoria più accreditata, agirebbe assorbendo rapidamente nelle micelle lipidiche, che si formano a livello ematico, grandi quantità di anestetico locale, antagonizzando in pochi minuti la tossicità cardiaca (www.lipidrescue.org). In casi aneddotici è stata riportata la somministrazione di Intralipid alla comparsa di segni cardiaci di Last, riuscendo a prevenire l’arresto cardiaco e ristabilendo in pochi minuti un complesso Qrs normale all’Ecg (18). L'Intralipid è un'emulsione lipidica di acidi grassi essenziali, acido linoleico (omega-6) e alpha-linoleco (omega-3), in commercio da molti anni con finalità nutriziona- li parenterali. Inoltre, alcune preparazioni farmacologiche, quale ad esempio l'anestetico propofol, si avvalgono dell'Intralipid quale veicolo (in questo specifico caso al 10% e comunque non utilizzabile con finalità antidotiche). L'Intralipid al 20% non è un farmaco di pertinenza esclusiva dell'anestesista, sia perché tale restrizione non è specificata sul foglietto illustrativo, sia perché deve poter essere somministrato da chiunque in condizioni di emergenza, proprio come l'adrenalina può essere usata da tutti i medici indipendentemente dalla specialità. L’Intralipid al 20% deve essere, quindi, prontamente disponibile ovunque si ricorra all’uso di anestetici locali anche in campo ambulatoriale chirurgico, laddove il paziente sia esposto a dosaggi potenzialmente massimali di anestetico locale. Non è invece giustificato il suo stoccaggio, per esempio, in uno studio dentistico dove si esegua la comune chirurgia minore odontoiatrica. Sebbene sia utile averlo pronto per la somministrazione alla prima comparsa di segni di Last, il suo utilizzo attualmente rimane indicato per condizioni realmente minacciose per la vita: arresto cardiaco, condizioni di imminente arresto (periarresto). È ancora oggetto di discussione se il suo impiego sia giustificato nel caso di soli segni neurologici di Last. Il trattamento di Last prevede (14): chiamare aiuto; assicurare la pervietà delle vie aeree e garantire un supporto ventilatorio (FiO2 100%); trattare le convulsioni con benzodiazepine e.v.; in caso di arresto cardiaco, utilizzare protocollo Rcp come da Als ma con alcune eccezioni: riduzione della dose di adrenalina 10100 mcg e.v. perchè può interferire con l’effetto antidotico dell’Intralipid; Iniziare l’infusione di Intralipid (emulsione lipidica al 20%) il prima possibile, appena garantito il supporto ventilatorio. Bolo 1,5 ml/kg, seguito da infusione continua a 0,25 ml/kg/min; se viene ristabilita l’attività l’infusione deve continuare per almeno 10 minuti. Se non vi è rapida ripresa dell’attività cardiaca, eseguire un secondo bolo e aumentare l’infusione a 0,5 ml/kg. Il dosaggio massimo dell’Intralipid è di 10 ml/kg in 30 minuti. Caso clinico di tossicità sistemica Una donna di 42 anni e del peso di 53 kg, senza una anamnesi remota significativa (Asa I), viene sottoposta a intervento urologico correttivo di incontinenza urinaria. L’intervento viene condotto in anestesia locale, eseguita dal chirurgo urologo in sala operatoria, nel corso di una seduta di chirurgia minore per la quale non era prevista la presenza dell’anestesista. La paziente viene sottoposta a monitoraggio multiparametrico e reperito un accesso venoso prima di iniziare la procedura. Il chirurgo esegue ampia l’anestesia locale con mepivacaina 2% 15 ml. Nel corso della procedura si rendono necessarie ripetute infiltrazioni del campo chirurgico per persistere di dolore. La paziente viene anche sedata con benzodiazepine (midazolam 2 mg e.v.). Dopo circa 30 minuti dall’inizio della procedura, la paziente inizia a lamentare alterazioni della cinestesi senza modificazioni apprezzabili dei parametri vitali. Quindi 29 ECM / Modulo 2 diviene progressivamente più confusa, ragione per cui viene allertato l’anestesista della sala operatoria limitrofa. All’arrivo dell’anestesista la paziente è incosciente e sviluppa una crisi convulsiva tonico-clonica generalizzata. L'anestesista tratta le convulsioni con midazolam 5 mg e.v. e provvede ad assicurare ossigenazione e ventilazione mediante intubazione endotracheale e ventilazione meccanica. Verificato che la paziente non soffriva di epilessia, viene richiesto il dosaggio di anestetico locale eseguito nel sospetto di una possibile tossicità neurologica da Al. Viene spiegato che a causa di difficoltà chirurgiche crescenti e del continuo lamentarsi della paziente, si sono rese necessarie ripetute supplementazioni di anestetico locale e, proprio perché somministrate a più riprese, la quantità complessiva esatta non è più nota ma potrebbe essere di 30-35 ml, pari a 600-700 mg, ma forse anche di più. Nel frattempo la paziente diviene ipotesa e si assiste a una progressiva alterazione del Qrs al monitor. Il Qrs diviene sempre più largo tanto da far temere sull’effettiva capacità contrattile del cuore. L’anestesista annuncia una situazione di periarresto cardiaco. Nel frattempo, l’Intralipid diviene disponibile. L’Intralipid era stoccato all’interno del complesso operatorio, insieme a uno schema di utilizzo e a tutto il materiale necessario a iniziare immediatamente il trattamento. Viene deciso di iniettare immediatamente una dose da carico di 80 ml in bolo e.v. e di intraprendere anche l’infusione di 15 ml/min. Il progressivo deterioramento del complesso Qrs si interrompe e nei 10 minuti successivi ritorna normale. Eseguito un Ecg a 12 derivazioni di conferma, viene interrotta l’infusione. 30 L’intervento viene concluso e la paziente trasferita in terapia intensiva postoperatoria, dove recupera le funzioni neurologiche e viene estubata senza problemi. Dopo poche ore viene trasferita in reparto dove concluderà un decorso postoperatorio regolare. Bibliografia 1. Lossen W. Ueber das Cocain. Phil.Diss- Gottingen, 1862. 2. Freud S. Ueber Coca. Centralblatt fuer die gesamte Therapie – Wien, August 1884, 289-314. 3. Anestesia Rianimazione ed Emergenze Medico Chirurguche; Novelli, Bellucci, Fiore et al.; Ed. Gnocchi; Cap. IV Anestesia Locale e Locoregionale pp 101-157. 4. Clinical Anesthesia, 5th Edition; Barash, Paul G.; Cullen, Bruce P.; Stoelting, Robert K.; Lippicott Williams & Wilkins: Ch. 17 Local Anesthetics; 453-471. 5. Principles and Practice of Pharmacology for Anaesthetist; 5th Edition;T.N. Calvey and N.E. William; Cap 9 Local Anesthetics: 149-170. 6. Kopacz DJ, Carpenter RL. Effect of ropivacaine on cutaneus capillary blood flow in pigs. Anesthesiology 1989;71:69-74. 7. McClure JH. Ropivacaine. Br J Anaesth 1996;76:300-8. 8. Cederhalm I, Evers H, Lofstrom JB; Effect of intradermal injection of saline or local anaesthetic agent on skin blood flow- a methodogical study in man-. Acta Anaesthesiologica Scandinavica 1991;35:208-215. 9. Cederhalm I, Evers H, Lofstrom JB;Skin blood flow after intradernal injection of ropivacaine in various concentrations with or without epinephrine evalutated by laser doppler flowmetry. Regional Anesthesia 1992;17:322-328. 10. Liu S, Carpenter RL, Chiu AA et al; Epinephrine prolongs duration of sbcutaneous infiltration of local ane- sthesia on dose related manner. Correlate with the magnitudine of vasocostriction. Reg Anesth 1995;20:378-84. 11. McLeod GA, Burke D. Levobupivacaine. Anaesthesia 2001;56:331-41. 12. Raynolds F. Levobupivacaine in local anaesthesia.The Royal Society of Medicine Press., London 2000. 13. Stewart J, Kellet N, Castro D; The Central Nervous System and cardiovascular effects of levobupivacaine and ropivacaine in healthy volunteers. Anesth Analg 2003;97:412-6. 14. Neal JM, Bernards CM, Butterworth JF, Di Gregorio G, Drasner K, Hejtmanck MR, Mulroy MF, Rosenquist RW, Weinberg GL. ASRA practice advisory on local anesthetic systemic toxicity. Reg Anesth Pain Med 2010;35:152-161. 15. Weinberg GL. Treatment of local anesthetic systemic toxicity (LAST). Reg Anesth Pain Med. 2010;35:18893. 16. Cave G, Harvey MG, Winterbottom T. Evaluation of the Association of Anaesthetists of Great Britain and Ireland lipid infusion protocol in bupivacaine induced cardiac arrest in rabbits. Anaesthesia 2009;64:732–7. 17. Soar J et al. European Resuscitation Council Guidelines for Resuscitation 2010 Section 8. Cardiac arrest in special circumstances: Electrolyte abnormalities, poisoning, drowning, accidental hypothermia, hyperthermia, asthma, anaphylaxis, cardiac surgery, trauma, pregnancy, electrocution. Resuscitation. 2010;81:1400-33. 18. Litz RJ, Roessel T, Heller AR, Stehr SN. Reversal of central nervous system and cardiac toxicity after local anesthetic intoxication by lipid emulsion injection. Anesth Analg 2008;106:1575–7. QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE 1. Qual è il sito di azione degli anestetici locali (Al)? Le cellule di Schwann I canali al Na sull’assolemma Il neurolemma Il perinevrio Non andrebbero usate nel grave cardiopatico o iperteso e in ostetricia Non sono formulazioni con pH acido, quindi non suscitano bruciore all’inoculo 6. La tossicità sistemica da anestetici locali (Last): 2. Quale delle seguenti affermazioni è vera? È una condizione potenzialmente fatale e si manifesta principalmente al livello cardiaco e neurologico Si manifesta principalmente a livello respiratorio e metabolico I sintomi neurologici non sono in genere evidenti Si risolve in seguito all’infusione di bicarbonato 3. Quali dei seguenti fattori influiscono sulle caratteristiche del blocco da Al (potenza, latenza e durata)? 7. Tra le strategie preventive della tossicità sistemica: Nelle fibre mieliniche i canali al Na sono raggruppati nei nodi di Ranvier L’unità di base del nervo periferico è la cellula di Schwann Le cellule di Schwann svolgono unicamente una funzione di protezione della fibra nervosa Nelle fibre mieliniche la conduzione dell’impulso nervoso non è di tipo saltatorio Liposolubilità, costante di dissociazione (pKa), quota di legame proteico, dose e attività vasodilatatrice intrinseca Solo la liposolubilità Unicamente il dosaggio Non è influenzato dal pKa Unicamente l’attività vasodilatatrice intrinseca L’aspirazione prima di iniettare l’Al offre la certezza di evitare sintomi da assorbimento Frazionare la dose in boli da 3-5 ml e attendere 15-30 secondi tra i boli previene rapidi incrementi plasmatici Evitare la somministrazione di Al in pazienti epilettici, anche se già in trattamento antiepilettico Garantire il monitoraggio multiparametrico del paziente 4. Il pKa o costante di dissociazione: Indica il valore di pH in cui la forma cationica e neutra della molecola esistono in uguale percentuale Non rende ragione della potenza degli Al Non spiega perchè in condizioni di flogosi (e acidosi extracellulare) l’onset degli Al sia ritardato Indica il valore di pH a cui tutte le soluzioni precipitano in composti cristallini 5. Le formulazioni di Al con adrenalina: Non offrono migliore intensità e durata del blocco, oltre a ridurre l’assorbimento sistemico Non andrebbero usate nei pazienti che assumono B-bloccanti 8. In caso di tossicità sistemica grave (periarresto cardiaco), l’Intralipid: Non deve essere usato finchè il paziente non è in arresto cardiaco È un antidoto formidabile, ma il suo uso va soppesato attentamente a causa di possibili effetti collaterali non ancora noti Va prontamente somministrato (bolo + infusione) anche nel paziente che non è ancora in arresto cardiaco Viene consigliato, ma la sua efficacia non è ancora dimostrata 31