“CULTURA E CLASSI SOCIALI” PROF. SSA GRAZIA GADDONI Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali Indice 1 INTRODUZIONE -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3 2 MARX E IL MATERIALISMO STORICO ------------------------------------------------------------------------------ 4 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 3 IL CONCETTO DI CULTURA --------------------------------------------------------------------------------------------------- 7 RIASSUMENDO MARX -------------------------------------------------------------------------------------------------------- 8 3 TESI SULL’EVOLUZIONE DELLA SOCIETÀ MODERNA:------------------------------------------------------------------- 8 CRITICHE AL MARXISMO: ---------------------------------------------------------------------------------------------------- 9 WEBER ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 10 3.1. 3.2. 3.3. LA FONDAZIONE DELLA SOCIOLOGIA COME SCIENZA AUTONOMA --------------------------------------------------- 10 LA COMPRENSIONE DEL SENSO DELL'AGIRE ----------------------------------------------------------------------------- 12 CRITICHE A WEBER --------------------------------------------------------------------------------------------------------- 13 4 LA TEORIA CRITICA DELLA SOCIETÀ ----------------------------------------------------------------------------- 15 5 GLI STUDI DI P. BORDIEAU E IL RAPPORTO TRA CLASSE SOCIALE E CULTURA ----------------- 17 5.1. 5.2. ALCUNI CONCETTI ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- 20 LA LOGICA DEI CAMPI ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 22 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali 1 Introduzione Marx ed Engels erano interessati al dibattito filosofico tra idealismo e materialismo. Premessa di fondo dell'idealismo è che la cultura sia la materializzazione di idee, e bellezza universale (artistotelica). E' quindi separata e autonoma dall'esistenza materiale o terrena. Kant: la mente umana potrà ricevere significati dal mondo esterno perchè dotata a priori di concetti come spazio e tempo. Hegel: idealismo come principio della storia universale--> uno spirito del mondo che avanzava verso il suo compimento alla fine della storia. La storia avanza tra conflitti di forze inconciliabili. Se l'idealismo da precedenza all'immateriale di fronte al materiale allora il materialismo inverte tale consecuzio. Come disse Marx i materialisti assumono che la direzione sia dalla terra al cielo e non dal cielo alla terra Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali 2 Marx e il materialismo storico L'idea che i pensieri, i sentimenti, le opinioni, e più in generale il modo di essere e di sentire degli individui, siano espressione delle condizioni di vita e della rete delle relazioni sociali nelle quali gli individui vivono viene espressa nella sua forma più compiuta nell'ambito del materialismo storico. La formula marxiana secondo la quale "non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza" (Marx e Engels, 1845-46/1967, p.13) pone le basi per un radicale ripensamento non solo dei fenomeni che possiamo classificare come culturali, ma anche degli stessi contenuti della mente. "Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono .... come emanazione diretta del loro comportamento materiale. Ciò vale allo stesso modo per la produzione spirituale, quale essa si manifesta nel linguaggio della politica, delle leggi, della morale, della religione, della metafisica, ecc. di un popolo" (ibidem). Con questa impostazione, in maniera più o meno diretta, dovranno necessariamente confrontarsi tutte le correnti di pensiero che negli anni successivi, con la maturazione delle scienze sociali, andranno a riflettere sulle relazioni che legano gli aspetti strutturali di una società, i fenomeni culturali e le dinamiche psicologiche individuali. Uno dei nodi problematici fondamentali riguarda quello che si può definire il livello di autonomia della sovrastruttura ideologico-culturale. Se è vero che all'impostazione marxista spetta il merito di aver ancorato la dimensione psico-culturale alle condizioni storico-sociali e alle pratiche di vita materiale, ad essa è stato contestato di aver sottovalutato il possibile effetto di retroazione della causalità, cioè il fatto che la sovrastruttura ideologico-culturale possa a sua volta condizionare lo sviluppo dei rapporti materiali. In altri termini, è stata contestata la necessarietà quasi meccanica, di tipo unidirezionale, del legame tra struttura economica e sovrastruttura ideologico-culturale, che escluderebbe ogni autonomia di quest'ultima rendendo di fatto inutile, se non fuorviante, un suo studio specifico, indipendente dalle analisi socio-economiche. Su questo punto, evidentemente molto delicato, occorre chiarire innanzitutto che agli stessi fondatori non sfuggiva affatto la complessità del legame fra i due livelli, e che la loro enfasi sul ruolo della dimensione economico-strutturale rispondeva anche a finalità di tipo argomentativo, vale a dire alla necessità di affermare con forza ciò che nelle interpretazioni precedenti era stato sottovalutato. Ciò è espresso con molta chiarezza, ad esempio, da Engels in una lettera a Joseph Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali Bloch: "Che i giovani diano talvolta al lato economico un peso maggiore di quanto non gli spetti, lo si deve in parte a Marx e a me. Di fronte agli avversari, noi avevamo il dovere di mettere in risalto il principio fondamentale da essi negato, e non sempre v'era tempo, luogo od occasione per assegnare il posto dovuto agli altri fattori coinvolti nell'azione e reazione reciproca" (Engels 1890/1982, p. 26). • Secondo Karl Marx La coscienza sociale è condizionata dalle condizioni materiali di vita degli individui e dalla loro pratica sociale. La variabilità di valori e di concezioni del mondo è legata alle classi sociali • le classi sociali dipendono dalle forme di proprietà che caratterizzano le relazioni di produzione • Nelle società moderne le classi sono essenzialmente due, quella dei capitalisti e il proletariato • La “classe in sé” indica l’insieme delle condizioni oggettive che definiscono una data classe; la “classe per sé” indica la coscienza soggettiva che questa classe possiede • La coscienza di classe si forma attraverso l’attività pratica, che implica interazione tra gli individui (interpretazione non deterministica di Marx) Il punto di partenza di ogni analisi marxiana è sempre l'homo faber, uomini che lavorano per sostenersi attraverso la produzione e la riproduzione. Anche l'immateriale come la coscienza è prodotto sociale, lo stesso può dirsi di tutto ciò che chiamiamo cultura. Politica, religione, governo, cultura ecc. Sono tutte sovrastrutture poste sulla baste di forze di produzione..su fondamenta economiche--> mutamenti alla base portano a mutamenti nelle sovrastrutture. Le idee dominanti in una società sono quelle della classe dominante cioè di quella detentrice dei mezzi di produzione. Marx non vuole fondare un nuovo materialismo che rifaccia le teorie dell’illuminismo settecentesco. Gli è estranea, benché partecipi della stessa temperie scientista della sua epoca, ogni tentazione positivista o naturalista. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali Marx ha come preoccupazione principale quella di spiegare non come agisce il mondo della materia o la materia nel mondo ma il movimento storico. Afferma perciò soprattutto nel Manifesto che le forme giuridiche, letterarie, artistiche, filosofiche (dette anche sovrastruttura) di una determinata epoca sono strettamente dipendenti dalla base materiale ( o struttura) della società, ossia da una parte dalle forze produttive (classi sociali: borghesia, proletariato ecc) e dall’altra dai rapporti di produzione (di tipo schiavistico, feudale, capitalistico ecc). Il rapporto tra struttura e sovrastruttura, si sforzano di precisare i fondatori del materialismo storico (Marx ed Engels), - non è di tipo meccanico e deterministico. Pur nel quadro di dipendenza della sovrastruttura dalla struttura, a più riprese i teorici del m.s. (soprattutto Engels) si sforzarono di attribuire alla sovrastruttura una relativa autonomia. «La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza è in primo luogo direttamente intrecciata all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale. Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale, Ciò vale allo stesso modo per la produzione spirituale, quale essa si manifesta nel linguaggio della politica, delle leggi, della morale, della religione, della metafisica ecc. di un popolo. Sono gli uomini i produttori delle loro rappresentazioni, idee, ecc. ma gli uomini reali, operanti così come sono condizioniate da un determinato sviluppo delle loro forze produttive e dalle relazioni che vi corrispondono fino alle loro formazioni più estese. La coscienza non può mai essere qualche cosa di diverso dall’essere cosciente, e l’essere degli uomini è il processo reale della loro vita. Se nell’intera ideologia gli uomini e i loro rapporti appaiono capovolti come in una camera oscura, questo fenomeno deriva dal processo storico della loro vita, proprio come il capovolgimento degli oggetti sulla retina deriva da loro immediato processo fisico. Esattamente all’opposto di quanto accade nella filosofica tedesca, che discende dal cielo sulla terra, qui si sale dalla terra al cielo». Il fondamento della critica religiosa è l’uomo fa la religione e non la religione l’uomo. […] La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo point d’honneur spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo completamento solenne, la sua fondamentale ragione di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell’essenza umana, poiché l’essenza umana non possiede realtà. La Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali lotta contro la religione è quindi, indirettamente, la lotta contro quel mondo del quale la religione è l’aroma spirituale. La miseria religiosa esprime tanto la miseria reale quanto la protesta contro questa miseria reale. La religione è il gemito dell’oppresso, il sentimento di un mondo senza cuore, e insieme lo spirito di una condizione priva di spiritualità. Essa è l’oppio del popolo. […] È dunque compito della storia, una volta scomparso l’al di là della verità, di ristabilire la verità dell’al di qua. È innanzi tutto compito della filosofia, operante al servizio della storia, di smascherare l’autoalienazione dell’uomo nelle sue forme profane, dopo che la forma sacra dell’autoalienazione umana è stata scoperta. La critica del cielo si trasforma così i critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica. 2.1. Il concetto di cultura Marxista: l'istruzione è un'arma nelle classi dei proprietari dei mezzi di produzione, che se ne servono per mantenere l'ordine sociale esistente. Studiosi marxisti (dagli anni '70) pensano che per capire come sono nati, come operano e perché possono cambiare i sistemi scolastici moderni è necessario guardare non ai "bisogni del sistema sociale o alla domanda di qualificazione, ma ai rapporti di produzione e alla lotta fra classi sociali. La scuola perpetua disuguaglianze esistenti tra classi. Weberiana: l'istruzione è al centro di una lotta che avviene fra classi, ceti e gruppi di potere. E' impossibile secondo Weber analizzare i sistemi d'istruzione e i mutamenti che essi hanno subito nel corso del tempo, senza tener conto della stratificazione sociale. Vi sono diversi tipi di potere. La configurazione dei titoli di studio serve alla formazione di un ceto privilegiato negli uffici e nelle amministrazioni contabili. Il suo possesso sorregge la pretesa soprattutto alla monopolizzazione delle posizioni di vantaggio sociale ed economico a favore degli aspiranti muniti di titolo di studio. L'esame è oggi il mezzo universale di questa monopolizzazione. Lo sviluppo dell'istruzione che si è avuto nella società moderna non è dovuto tanto all'aumento della domanda di qualificazione tecnica proveniente dall'economia, quanto piuttosto alle azioni condotte dai cari ceti sociali per mantenere e migliorare la propria posizione nel sistema di stratificazione (credenzialismo: uso inflazionato dei Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali titoli di studio come mezzi per controllare l'accesso alle posizioni chiave nella divisione del lavoro.) I ceti cercano di massimizzare le ricompense restringendo gli accessi alle risorse ad un numero limitato di persone 2.2. - Riassumendo Marx Comincia con analisi della crescente contraddizione nella società industriale tra forze di produzione e rapporti di produzione = tra organizzazione della produzione e organizzazione della società - Concetti di alienazione, sfruttamento del proletariato, del lavoro salariato, coscienza di classe, … - Manifesto come versione moderna di rivelazione, verità rivelata, poiché in virtù di questo sapere gli sfruttati potranno superare questa loro condizione nella rivoluzione guidata dal proletariato - Capitalismo = sistema destinato all’autodistruzione in quanto contiene in sé una contraddizione (tra forze produttive universalistiche e rapporti di produzione particolaristici) risolvibile solo mediante una rivoluzione violenta - Propongono teoria della storia in termini di lotta di classe e di coscienza di classe - Operai devono mobilitarsi non per difendere salario MA per esplicitare il carattere universalmente umano del lavoro, dei mezzi di produzione e della rivoluzione - Il capitale è un prodotto collettivo e può essere messo in moto solo dall’attività comune di moti membri della società: se capitale diventa proprietà comune non significa che si trasformi in proprietà personale MA si trasforma soltanto il carattere sociale della proprietà, che perde il suo carattere di classe 2.3. 1. 3 tesi sull’evoluzione della società moderna: La proprietà dei mezzi di produzione è la forma di controllo sociale da cui dipende ogni potere nella società Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 24 Università Telematica Pegaso 2. Cultura e classi sociali L’epoca borghese si distingue perché ha semplificato gli antagonismi di classe riducendo la società intera a due grandi schieramenti, eliminando le classi intermedie: i grandi capitalisti che possiedono tutti i mezzi di produzione e la classe di coloro che non posseggono niente 3. La legge dei salari sostiene che il prezzo del lavoro è strettamente determinato dal costo di riproduzione della forza-lavoro. Quindi il lavoratore non percepirà per il so lavoro più di quanto sia necessario a questo scopo, ossia il minimo necessario per il suo sostentamento. 2.4. Critiche al marxismo: concetto deficitario dello Stato ha avuto conseguenze negative sullo sviluppo del marxismo: 1. Incapacità di vedere nello Stato un’istituzione capace di governare l’economia, di introdurre nel sistema i vincoli ispirati ai valori di giustizia sociale, uguaglianza e partecipazione 2. La stratificazione sociale della società industriale non si è sviluppata secondo lo schema antagonista di Marx 3. La società capitalista è diventata una società dei consumi il che smentisce la teoria pessimista sulla legge ferrea dei salari. I salari crescono, si diffonde il benessere, la qualità della vita diventa un problema più importante del livello della vita Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali 3 Weber Con Weber l’analisi delle classi sociali e del rapporto con la cultura risulta affinata rispetto all’analisi marxiana La classe secondo Weber si costituisce nel tentativo da parte di vari gruppi di acquisire il controllo di un mercato particolare. Egli pone l’accento sulla distribuzione piuttosto che sulla produzione. Alla nozione di classe Weber affianca quella di ceto, inteso come comunità di individui che hanno in comune uno stesso stile di vita, stessi gusti e preferenze, una stessa cultura Il ceto può fondarsi su una situazione di classe, ma non basta che esista una struttura di classe perché si sviluppi su di essa un ceto specifico. Se una classe vuole acquisire il potere, però, deve trasformarsi in ceto Weber ha studiato l’esistenza di rapporti (definiti di “affinità elettive”) tra strati sociali (classi e ceti) e diverse forme di religiosità, sottolineando il carattere non deterministico, ma reciproco e bilaterale tra realtà economico-sociale e specifiche configurazioni culturali Weber individua una particolare configurazione di valori che chiama “spirito del capitalismo”, che avrebbe avuto un ruolo determinante nello sviluppo capitalistico delle società occidentali, un ethos tipico di alcuni strati sociali Il ceto portatore di questo nuovo tipo di ethos viene individuato da Weber nella media borghesia industriale, impregnata delle dottrine protestanti e calviniste. Di nessun altro sociologo esiste in Italia una divulgazione del pensiero così ampia come quella di Max Weber (1864-1920). 3.1. La fondazione della sociologia come scienza autonoma Con un forte interesse verso la politica fin dalla giovinezza, dovuto all'influenza del padre, deputato nazional-liberale, Weber trae dall'attualità problemi da analizzare nell'attività scientifica. Nel 1894 riceve l'incarico di una nuova inchiesta sulla situazione dei lavoratori agricoli dal Congresso evangelico-sociale. La valutazione statistica dei dati, l'interpretazione dei risultati delle Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali interviste di queste inchieste costituiscono un primo passo verso un metodo e una tecnica della ricerca sociale empirica. Le grandi inchieste sulla situazione economica e sociale che venivano svolte in Germania, come in Italia, nella seconda metà dell'Ottocento, costituiscono una delle matrici della sociologia come scienza autonoma. Dopo aver superato un lungo periodo di crisi, nel 1902 Weber riprende il lavoro scrivendo i primi saggi sul metodo delle scienze storico-sociali, senza per questo avere l'intenzione di costruire un sistema di logica. Nell'arco di dieci anni sviluppa la riflessione metodologica, a partire dall'esperienza concreta dei problemi della ricerca empirica, avendo come interlocutori i partecipanti alla controversia sul metodo (Methodenstreit) in corso in Germania. Della scuola tedesca del neokantismo condivide il rifiuto della pretesa di dominio delle scienze naturali 'esatte', con la separazione tra le scienze naturali e le scienze umane, criticando sia il 'naturalismo' sia lo 'storicismo'. Nel saggio del 1904, Die 'Objektivität' sozialwissenschaftlicher und sozialpolitischer Erkenntnis (L''oggettività' conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale), Weber introduce i presupposti fondamentali della sociologia: • il postulato dell'assenza dei giudizi di valore, • il concetto del comprendere, • il concetto del tipo ideale. Con l'assenza dei giudizi di valore nella scienza Weber intende la distinzione tra il conoscere e il valutare, cioè tra "il compimento del dovere scientifico di vedere la verità dei fatti ed il compimento del dovere pratico di difendere i propri ideali", in quanto non è compito di una scienza empirica formulare ideali per l'azione pratica. Nella prolusione accademica Der Nationalstaat und dieVolkwirtschaftspolitik (Lo Stato nazionale e la politica economica tedesca), tenuta a Friburgo nel maggio 1895, aveva così dichiarato la sua posizione scientifica e politica: "Io sono un membro della classe borghese, mi sento tale e sono stato educato alle sue vedute e ai suoi ideali. Ma è compito della nostra scienza dire ciò che non si ascolta di buon grado, e quando mi domando se la borghesia tedesca oggi è matura per diventare la classe politica dirigente della nazione, allora a tutt'oggi non sono in grado di rispondere affermativamente". Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 24 Università Telematica Pegaso 3.2. Cultura e classi sociali La comprensione del senso dell'agire Con il concetto del comprendere, sviluppato in seguito nel saggio del 1913 (Alcune categorie della sociologia comprendente), Weber propone di comprendere l'agire sociale attraverso un procedimento interpretativo, che include uno studio del 'senso orientante', per spiegarlo quindi causalmente nel suo corso e nei suoi effetti. Il procedimento metodologico della comprensione del senso dell'agire è strettamente connesso con il procedimento analitico-causale, in quanto il comprendere deve essere sempre verificato con i mezzi di imputazione causale. In risposta all'esigenza di utilizzare strumenti teorici chiari al fine di ordinare il caos disordinato della realtà storica dei fatti, Weber elabora il procedimento del tipo ideale per rilevare delle caratteristiche ricorrenti, per esempio la razionalità nell'agire economico. Accentuando gli elementi causali essenziali, questo procedimento formula una costruzione logica priva di contraddizioni, da utilizzare per la ricerca empirica. Le costruzioni tipico ideali dei fatti storici con il fluire della cultura sono destinate a essere superate da altre sempre nuove. Weber è diventato famoso per il lavoro Die Protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus (L'etica protestante e lo spirito del capitalismo), pubblicato fra il 1904 e il 1905, dove affronta il tema del sorgere del capitalismo in relazione alla religione riformata e alla razionale condotta di vita del moderno homo oecomonicus. La sua sociologia della religione comprende anche ampi saggi relativi alla Cina, al Giappone, all'India, all'ebraismo, all'Islam. La sua opera Wirtschaft und Gesellschaft (Economia e società) rimase incompiuta e uscì postuma nel 1922. Weber - L'etica professionale del protestantesimo ascetico Per tutto il Medioevo la coscienza dell'unità europea fu fondata sulla comune fede cristiana e sull'organizzazione della chiesa: l'Europa si identificava con la cristianità. La rottura religiosa provocata dalla Riforma protestante fu anticipata da numerosi segnali di insofferenza e trovò le sue radici in differenze che preesistevano e che si sarebbero manifestate nella divisione fra paesi cattolici e protestanti. Ancora maggiori, tuttavia, furono le differenze (culturali, sociali, economiche) che si crearono all'interno dell'Europa come conseguenza della divisione religiosa. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali All'esame di una di queste differenze è dedicato lo studio di Max Weber L'etica protestante e lo spirito del capitalismo, pubblicato nel 1904-1905. Il titolo riflette la sua tesi di fondo. Fra la Riforma e la "modernità" esiste un nesso fondamentale, che si manifesta nel contributo che l'etica protestante ha dato a ciò che Weber chiama "spirito del capitalismo", cioè la mentalità e la cultura che fanno da base all'economia moderna. Tale"spirito" del capitalismo è dato dalla piena autonomia assunta dalle funzioni economiche: il lavoro, la produzione, il risparmio, l'accumulo dei capitali, il profitto, la razionalizzazione delle attività produttive, la capacità di monetizzare con rigore tutti i momenti della propria vita economica facendoli entrare fra i costi e i ricavi. Non c'è dubbio - sostiene Weber - che, rispetto ai paesi che aderirono alla Riforma nella sua versione calvinista, quelli rimasti cattolici siano arrivati in ritardo a formare lo spirito del capitalismo. In particolare: • la dottrina luterana della vocazione (beruf) svaluta l’ascesi monacale e rivaluta il lavoro professionale come cammino di salvezza • la dottrina calvinista della predestinazione, in base alla quale solo pochi sarebbero già stati scelti da Dio per essere salvati, produce, come effetti imprevisti (non intenzionali), un grande attivismo in campo economico, perché gli individui cercano di dedurre dal successo negli affari la grazia divina e dunque l’appartenenza al gruppo degli eletti In una celebre metafora Max Weber comparò il ruolo della cultura con quello di uno scambista ferroviario per esprimere una sottigliezza del discorso sul significato: sono gli interessi materiali e ideali e non le idee a dominare immediatamente l'agire dell'uomo; la cultura, come uno scambista ferroviario non fa che orientare la scelta del binario lungo il quale l'individuo cercherà di soddisfare il suo interesse. 3.3. Critiche a Weber Le visioni classiche del modello del riflesso sono state in questi anni duramente attaccate, molti sociologi oggi ritengono che connessioni tra MS e OC siano piuttosto lente e che l'immagine offerta da Weber sia fuorviante. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali Due sono le critiche generali: 1 – l'approccio di Weber è troppo soggettivo, chiede ai sociologi di entrare nella mente di ogni persona. E i sociologi non dovrebbero provare a essere psicanalisti. 2 – le persone si comportano in modi contraddittori e non sempre guidati dalla propria cultura, è meglio quindi parlare in termini di schemi culturali: presupposti informali che sottendono regole più formali Ann Swidler sostiene che le culture assomigliano più a cassette degli attrezzi dalle quali le persone estraggono questa o quella competenza culturale all'occorrenza finendo anche per contraddirsi senza troppi traumi ne devianza. L'idea di una cultura forte ha quindi lasciato il posto ampiamente a una concezione che assume le relazioni tra cultura e azione come deboli e contingenti. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali 4 La teoria critica della società Riallacciandosi alle teorie di Feuerbach e di Marx che definiscono l'individuo come un insieme di relazioni sociali, la teoria critica della società cerca di interpretare la soggettività nella prospettiva dei rapporti di produzione, analizzando il riflesso storico specifico di bisogni e motivazioni (la "natura interna"), struttura di classe e relazioni economiche (v. Sève, 1972). Richiamandosi alla tradizione della Scuola di Francoforte, Lorenzer (v., 1972) ha affermato che il sistema biologico delle pulsioni innate non può essere separato dallo sviluppo della personalità nel contesto storico delle condizioni di vita concrete. Sulla base di questi presupposti, la teoria critica della socializzazione considera quali elementi fondamentali del processo di formazione del soggetto le condizioni di vita e le relazioni di potere che entrano in gioco nell'interscambio tra individuo e società. La socializzazione è concepita come un processo dialettico consistente nel connettere motivazioni e bisogni individuali alle strutture sociali determinate dai rapporti di produzione. Ciò significa interpretare la famiglia non solo come un sistema sociale, ma anche come un agente di socializzazione inserito in uno specifico contesto socioeconomico, e porre alle radici dello sviluppo della personalità determinate forme di interazione genitore/figlio legate ai processi di produzione. Mentre le teorie psicologiche e gli approcci che fanno riferimento alla classe sociale e alla struttura economica tendono ad analizzare la socializzazione in modo unilaterale, Lorenzer (v., 1972) e Oevermann (v., 1979) hanno proposto un'analisi criticoermeneutica delle strutture sociali e individuali che studia lo sviluppo della personalità in un contesto di rapporti familiari determinato da fattori storici e sociali. Gli studi interculturali condotti per oltre 25 anni da Melvin Kohn e dai suoi collaboratori (v. Kohn, 1969; v. Kohn e Schooler, 1983) hanno cercato di dimostrare che la posizione dell'individuo nel sistema sociale diviso in classi è connessa alla struttura occupazionale, e che l'ambiente di lavoro è la principale forza socializzante nello sviluppo della personalità, in quanto influenza la percezione della realtà sociale da parte del soggetto. Le esperienze nel mondo del lavoro influiscono sui valori e sugli orientamenti dei genitori, i quali tendono a trasmettere le loro concezioni del mondo ai figli. Poiché l'educazione è connessa all'assolvimento di compiti complessi che richiedono e nello stesso tempo permettono la flessibilità intellettuale, i genitori della classe media favoriscono orientamenti più indipendenti e pongono scopi intellettuali di livello più elevato rispetto ai genitori delle classi inferiori. La posizione nella struttura di stratificazione fornisce quindi il contesto Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali socioeconomico della socializzazione - opportunità educative e occupazionali, nonché esperienze di apprendimento e di lavoro di tipo autodiretto oppure restrittive. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali 5 Gli studi di P. Bordieau e il rapporto tra classe sociale e cultura Gli studi del sociologo francese Pierre Bordieau hanno rinnovato l'analisi marxista delle classi, andando oltre una definizione solo economica. La Distinzione (1979) rappresenta il lavoro principale in cui egli delinea il rapporto tra classe sociale e cultura, basandosi una ricerca empirica condotta in Francia negli anni 60. Pur essendo influenzato sia da Marx che da Weber, B. definisce le classi in termini più generali e multidimensionali. Identifica infatti tre diverse forme di capitale: 1) capitale economico, che si riferisce alla proprietà e al reddito; 2) capitale sociale, costituito dalle reti di relazione sociale in cui sono inseriti gli individui; 3) capitale culturale, nelle due componenti di capitale scolastico e capitale ereditato, cioè costituito sia dal grado d'istruzione e conoscenze personali acquisito nell'istruzione scolastica, sia dalle conoscenze e competenze accumulate attraverso la socializzazione familiare. Per collocare le persone nella distribuzione di classe bisogna tener conto dei modi in cui si combinano i diversi tipi di capitale, cioè delle dimensioni complessive del capitale. Ad un polo troviamo i liberi professionisti che appartengono alla classe superiore, e che possiedono sia capitale economico che capitale culturale; all'altro polo troviamo chi non possiede nell'uno ne l'altro e sono sia le classi popolari (operai e salariati agricoli), sia la frazione inferiore dei ceti medi, cioè gli impiegati di ufficio, con scarsi titoli di studio, poco reddito e pochi consumi. Secondo B, così come per Marx, anche a livello culturale le classi sociali dominanti cercano di affermare i propri interessi di classe. Diversamente da Marx, concentra la sua teoria non su dottrine e ideologie esplicite, ma sui gusti, che considera delle vere le proprie pratiche culturali, cioè come dei comportamenti che incorporano la cultura della società, in quanto attraverso essi si manifestano concretamente i valori etici e giudizi estetici. È attraverso i gusti, ossia le preferenze di consumo, che nelle società capitaliste contemporanea si combatte una lotta da parte delle classi superiori per distinguersi dalle Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali altre e per affermare il proprio sistema di classificazione sociale. Il gusto trasforma le cose e gli oggetti di consumo in segni distinti e distintivi, ed è dunque una vera e propria arma sociale. Bourdieau mostra, attraverso l'indagine statistica, l'esistenza di una netta diversificazione di classe dei consumi in una serie di ambiti, dall'alimentazione alla cura del corpo, alla cultura in senso stretto. Dalla netta diversificazione delle spese tra 3 gruppi occupazionali interni alla borghesia, rileva l'esistenza di tre diverse maniere di affermare la propria distinzione rispetto alla classe operaia. Le strutture di consumo assumono, tra i professori da un lato, gli industriali e i grossi commercianti dall'altro, forme inverse che rispecchiano le strutture dei rispettivi capitali. Mentre le spese dei professori sono molto elevate per quanto riguarda la cultura, basse per i consumi alimentari e intermedie per la cura personale e la rappresentanza, il contrario avviene tra gli industriali e i grossi commercianti. A questi poi si contrappongono i liberi professionisti, che destinano all’alimentazione una quota del loro bilancio pari a quella dei professori, mentre alla cura personale e alla rappresentanza dedicano la percentuale più elevata tra tutti i gruppi sociali. Pierre Bourdieu apporta delle innovazioni all’analisi marxiana delle classi: • definizione articolata di classe, in termini di capitale economico (risorse materiali), capitale sociale (reti di relazioni), capitale culturale (istruzione, educazione) • introduzione della nozione di gusti (preferenze di consumo), intesi come pratiche culturali attraverso le quali si sviluppa il conflitto di classe (lotta da parte delle classi superiori per affermare il proprio sistema di classificazione sociale) • introduzione della nozione di habitus, mediatrice tra dimensione soggettiva e dimensione oggettiva, che unifica in uno stile di vita l’insieme dei gusti e delle preferenze di un individuo. L’habitus è l’insieme di disposizione inconsce di un gruppo sociale, formatosi attraverso processi di socializzazione e di partecipazione a modi di vita particolari: habitus di classe. Quindi l’habitus è sia il prodotto della struttura di classe sia un principio autonomo di organizzazione della percezione e delle pratiche sociali Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 18 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali Di tutte le forme di “persuasione occulta”, la più implacabile è quella esercitata semplicemente dall’ordine delle cose. Pierre Bourdieu Le scienze sociali, secondo Bourdieu, possono dare luogo solo a “concetti aperti”, non isolabili dal sistema teorico da cui scaturiscono, e non isolabili al contempo da una loro applicazione empirica volta a dare loro un senso (pratico). Ciò che maggiormente caratterizza il modello teorico proposto da Bourdieu e per cui sovente egli viene ricordato nei manuali di sociologia è anzitutto il rifiuto dell’opposizione tra soggettivismo ed oggettivismo, dall’autore definita come la più fondamentale e rovinosa opposizione che divide artificialmente la scienza sociale. Bourdieu si pone in maniera critica rispetto ad entrambe le posizioni, individuando i limiti che a suo parere le caratterizzano. Tutta l’opera di Bourdieu è tesa a mettere in evidenza l’importanza del simbolico, cercando di sottolineare come i rapporti di senso non siano semplicemente il riflesso di rapporti di forza economici e politici, ma derivino dalla lotta tra i gruppi ed i soggetti diversamente collocati nella struttura di potere e diversamente dotati delle diverse specie di capitale. “Con la parola “simbolico” – scrive infatti Anna Boschetti (2003: 31) – Bourdieu designa l’insieme delle dimensioni, strettamente intrecciate, messe in luce dalle diverse tradizioni cui si rifà: il simbolico come attività cognitiva (senso) contrapposta ai rapporti di forza; come sfera del “soggettivo” (percezione) contrapposta all’”oggettivo” (struttura); infine come forma di valore non riconducibile al valore economico”. I concetti di capitale simbolico e di violenza simbolica –sono infatti centrali nel pensiero di Bourdieu: il primo per mettere in evidenza i limiti già ricordati della teoria della scelta razionale e per tracciare una teoria alternativa, il secondo per render conto della strutturazione e delle forme in cui si manifestano i rapporto di potere, e quindi del rapporto tra quelli che lui chiama i dominanti e i dominati. Nel chiudere questa breve premessa sui presupposti teorici del modello proposto da Bourdieu, è infine necessario riprendere alcune sue considerazioni che potremmo far ricadere nell’ambito della sociologia della conoscenza. 1. Nei suoi scritti, infatti, Bourdieu ritorna più volte sul rapporto tra scienziato sociale e conoscenza del mondo sociale, criticando l’idea di una posizione di osservatore “oggettivo”, sopra Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 19 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali le parti, da lui definita una “illusione scolastica”. Per superare questo limite della conoscenza scientifica, infatti, secondo Bourdieu occorre analizzare il rapporto soggettivo intrattenuto dallo scienziato con il mondo sociale, avendo sempre a mente che ogni oggetto di conoscenza è costruito, e non semplicemente registrato o descritto; 2. E’ ancora una volta la necessaria rivalutazione del lato pratico come attività produttrice di sapere – concepita dunque non in opposizione, ma in costante interazione con il lato teorico – a permettere al pensiero di Bourdieu di evitare questa forma di “deformazione intellettualistica, che ci spinge a concepire il mondo come uno spettacolo, come un insieme di significati che chiedono di essere interpretati, più che a cogliervi i problemi concreti che richiedono soluzioni pratiche” (Wacquant, 1992: 32). 3. Al contempo, l’attività di conoscenza del mondo secondo Bourdieu richiede allo scienziato sociale uno sforzo costante di riflessività: una riflessività volta a mettere in luce le “categorie di pensiero impensate che delimitano il pensabile e predeterminano il pensato” (Bourdieu, 1988). 4. Considerazioni, queste, che vanno di pari passo con l’importanza di introdurre nelle scienze sociali il metodo strutturale, emblematico a tale proposito è proprio il concetto di campo, volto a tradurre nella pratica il pensiero relazionale. 5.1. Alcuni concetti Con i concetti di capitale culturale, sociale e simbolico – e come vedremo anche con quello di campo – Bourdieu cerca di mettere a punto una teoria alternativa per l’azione sociale ed economica. Tali concetti, infatti, si contrappongono a quello di capitale umano, e servono a Bourdieu non solo per evidenziare le ragioni delle differenti traiettorie e delle differenti pratiche economiche e sociali che caratterizzano gli individui, ma al contempo per posizionarli nello spazio sociale ed in una determinata struttura di potere. • Brevemente, il concetto di capitale culturale viene utilizzato per la prima volta da Bourdieu e Passeron ne Les héritiers per evidenziare le differenze nella riuscita scolastica di alunni culturalmente dotati in misura ineguale; • quello di capitale sociale per mettere in evidenza le differenze che caratterizzano gli individui, a partire dalle risorse che questi possono attivare nella loro rete di relazioni; Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 20 di 24 Università Telematica Pegaso • Cultura e classi sociali a questi si aggiunge il capitale simbolico, che in un certo modo misura l’importanza e il riconoscimento sociale di cui godono gli individui all’interno di uno specifico campo Assieme al concetto di potere simbolico, infatti, Bourdieu introduce anche il concetto di violenza simbolica, come uno dei principali meccanismi di dominio (Bourdieu, 1988). Una violenza che i dominanti esercitano sui dominati, e che gli stessi dominati – non riconoscendola come violenza, ma assumendola come ordine delle cose – tendono a legittimare e riprodurre. Accanto alle tre specie di capitale sopra descritte, nel pensiero dell’autore assume inoltre una rilevanza centrale il concetto di habitus, definito come “sistema di disposizioni durature e trasmissibili, strutture strutturate predisposte a funzionare come strutture strutturanti, cioè in quanto principi organizzatori e generatori di pratiche e rappresentazioni che possono essere oggettivamente adatte al loro scopo senza presupporre la posizione cosciente di fini e la padronanza esplicita delle operazioni necessarie per raggiungerli, oggettivamente “regolate” e “regolari” senza essere affatto prodotte dall’obbedienza a regole e, essendo tutto questo, collettivamente orchestrate senza essere prodotte dall’azione organizzatrice di un direttore di orchestra” (Bourdieu, 2005b: 84). Emerge fin da subito, dunque, la “doppia faccia” dell’habitus: come struttura strutturata predisposta a funzionare come struttura strutturante o più precisamente come insieme di disposizioni acquisite predisposte a funzionare come principi generatori. Da un lato, quindi, gli habitus come insieme di schemi cognitivi, di percezione e valutazione, prodotti della storia e delle esperienze interiorizzate, quindi storicamente e socialmente situati e dotati di una certa costanza e regolarità nel tempo necessaria a garantire la vita sociale.. Al contempo, tuttavia, l’habitus è per Bourdieu una struttura strutturante: e questo, quando “come senso pratico realizza la riattivazione del senso oggettivato nelle istituzioni Ogni istituzione, infatti, per essere valida deve oggettivarsi non solo nelle “cose”, ma anche nei “corpi”, e quindi nelle disposizioni; ma è proprio questa oggettivazione nei “corpi” che, se da un lato permette agli individui di muoversi ed orientarsi nel mondo sociale percependolo come naturale e dato per scontato, dall’altro permette loro di trasformarlo, di agire su di esso; che conduce gli individui, dunque, ad essere al contempo prodotto della storia e della cultura, e produttori di storia e di cultura. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 21 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali In questo senso Bourdieu si difende dalle accuse di determinismo e da coloro che hanno interpretato il concetto di habitus come destino, e non come un “sistema di disposizioni aperto, messo incessantemente a confronto con esperienze nuove e quindi da queste incessantemente modificato. […] In altri termini, gli agenti sociali determinano attivamente, attraverso categorie di percezione e di valutazione socialmente e storicamente determinate, la situazione che li determina. Si può anche dire che gli agenti sociali sono determinati, solo nella misura in cui si determinano” (1992: 100-102). Una plasticità dell’habitus, dunque, più o meno elevata a seconda delle traiettorie e del possesso delle diverse specie di capitale, che viene in evidenza negli studi condotti da Bourdieu; se gli agenti, infatti, tendono a mettere in atto pratiche coerenti con il proprio habitus, la possibilità di cogliere le “occasioni potenziali” rimane fortemente connessa alla posizione occupata dagli individui nella struttura di potere. 5.2. La logica dei campi La nozione di campo, utilizzata per la prima volta da Bourdieu in un articolo del 1966 , è forse quella che ha ricevuto maggiore riscontro nel campo scientifico, grazie anche alla sua ricezione ed al suo utilizzo nella Nuova Sociologia Economica. “Pensare in termini di campo – spiega subito Bourdieu (1992: 66) – significa pensare in maniera relazionale (..) In termini analitici, un campo può essere definito come una rete o una configurazione di relazioni oggettive tra posizioni. Queste posizioni sono definite oggettivamente nella loro esistenza e nei condizionamenti che impongono a chi le occupa, agenti o istituzioni, dalla loro situazione (situs) attuale e potenziale all’interno della struttura distributiva delle diverse specie di potere (o di capitale) il cui possesso governa l’accesso a profitti specifici in gioco nel campo, e contemporaneamente dalle posizioni oggettive che hanno con altre posizioni (dominio, subordinazione, omologia). Nelle società fortemente differenziate, il cosmo sociale è costituito dall’insieme di questi microcosmi sociali relativamente autonomi, spazi di relazioni oggettive in cui funzionano una logica e una necessità specifiche, non riconducibili a quelle che regolano altri campi”. E’ a partire da tale concettualizzazione che Bourdieu nei suoi studi si concentra sull’analisi di diversi tipi di campo – il campo artistico e letterario, delle grandes écoles, scientifico, religioso, Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 22 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali economico, giuridico e burocratico… – per evidenziare appunto le differenti logiche cui essi obbediscono. In ogni campo, infatti, ci sono delle specifiche “poste in gioco”, oggetto di competizione tra i vari agenti, e delle specifiche convenzioni che regolano tale gioco, spesso date per scontate e percepite come naturali dai partecipanti. In ogni campo, inoltre, tende a prodursi un capitale simbolico specifico ed una lotta continua attorno alla definizione di tale capitale. In ogni campo, ancora, vige una diversa gerarchia tra le diverse specie di capitale (economico, culturale, sociale), laddove è proprio il possesso o meno di tali capitali – e del capitale simbolico specifico sopra descritto – che in un certo modo fa esistere o meno un soggetto in un campo, gli permette di partecipare al gioco se non perfino di cambiare le regole del gioco stesso: “Possiamo immaginare – scrive Bourdieu (1992: 69) – che ogni giocatore abbia davanti a sé pile di gettoni di diversi colori, corrispondenti alle diverse specie di capitale in suo possesso; la sua forza relativa nel gioco, la sua posizione nello spazio del gioco, come pure le sue strategie nel gioco, le mosse più o meno arrischiate, più o meno prudenti, più o meno sovversive, più o meno conservatrici che può fare, dipendono sia dal volume globale dei suoi gettoni, sia dalla struttura delle pile di gettoni, dal volume globale e dalla struttura del suo capitale”. Con questa metafora del gioco Bourdieu cerca dunque di spiegare il rapporto tra la diverse specie di capitale, il capitale globale di cui è dotato un individuo e la sua possibilità di orientarsi, muoversi e “far valere le proprie carte”: non è sufficiente, infatti, analizzare semplicemente il capitale globale di cui un individuo dispone, laddove sono soprattutto il possesso del capitale simbolico specifico di quel campo – frutto delle diverse specie di capitale di cui è dotato e del loro peso in quel campo specifico – ed il suo habitus – frutto della sua specifica traiettoria sociale – ad attribuire all’attore la capacità di cogliere i “possibili” e di agire di conseguenza . Ne consegue che i confini di un campo, chiaramente, non sono dati una volta per tutte, ma dipendono dalle stesse logiche del campo e dalla competizione che in esso si genera tra i partecipanti. Ogni campo, infatti, ha i propri criteri di competenza e di appartenenza, ed i membri di quel campo lottano per imporre una soglia di accesso sempre più elevata verso l’esterno; in ogni caso, anche in quei campi maggiormente formalizzati o dotati di precise regole codificate per determinare i criteri di accesso, nella visione di Bourdieu i confini restano sempre sfumati ed individuabili solo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 23 di 24 Università Telematica Pegaso Cultura e classi sociali attraverso una ricerca empirica; una ricerca che partendo da una analisi delle relazioni tra i diversi agenti e le diverse istituzioni che costituiscono quel determinato campo, si pone come obiettivo di individuare se effettivamente la struttura di tali relazioni ha degli effetti su di essi . In ogni caso, Bourdieu si rifiuta di tracciare un modello teorico volto a descrivere il rapporto tra i vari campi, pur riconoscendo la supremazia esercitata nella società industriale dal campo economico. I suoi studi svolti sul campo dell’arte, ad esempio, evidenziano il processo di autonomizzazione – e quindi di liberazione da committenti, mecenati, accademie – avvenuto tra il quattrocento e la fine del diciannovesimo secolo, ma al contempo la loro odierna ricomparsa – sia in termini di attori pubblici che privati – che tende ad invalidare l’idea di un percorso di autonomizzazione lineare. Un esempio volto a mettere in evidenza la relativa autonomia di cui godono in ogni caso tutti i campi, ma al contempo l’impossibilità di tracciare una legge trans-storica volta a descrivere la strutturazione di tali rapporti nel tempo e nello spazio (Bourdieu, 1992: 78). Il potere simbolico, dunque, è in un certo modo il potere esercitato dall’ordine delle cose; un ordine che, sradicato dalla sua genesi storica e dal suo rapporto con le forme di dominio, tende ad essere percepito come naturale, dato per scontato, legittimo. Ne consegue che più l’ordine delle cose è percepito come naturale e legittimo dai dominati, più facilmente si realizzano forme di dominio da parte dei dominanti (detentori della potere simbolico di definire e cambiare quell’ordine delle cose). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 24 di 24