Rischio di demenza senile. Da anziani saremo colpiti o no? Leggi l’articolo e lascia un mi piace! Secondo i dati del World Alzheimer Report 2015, circa 40 milioni di persone al mondo sono affette da una qualche forma di demenza e il costo dell’assistenza ha raggiunto l’1% del PIL mondiale. Le demenze rappresentano una priorità per i sistemi sanitari in tutto il mondo. D’altro canto, nuovi studi rivelano che, in Paesi quali Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca, un adulto di 75-85 anni ha un minor rischio di avere l’Alzheimer oggi rispetto a 15 o 20 anni fa. Segue in basso Se quindi l’aumento della popolazione anziana globale tende ad innalzare il numero in assoluto di persone con Alzheimer e/o altre forme di demenza, in realtà il rischio di incorrere in demenza per un adulto diminuisce, anche grazie ai cambiamenti negli stili di vita e nelle misure di prevenzione degli ultimi 20 anni. Ma cosa può aiutare a diminuire il trend? Il quadro è complesso, ma sicuramente sono fondamentali: la prevenzione la diagnosi precoce le neuroimmagini la crescente consapevolezza di malattie come l’Alzheimer, che aumenta la probabilità che i medici propongano questa diagnosi rispetto ad alcuni decenni fa, anche a parità di deficit cognitivo. Malgrado ciò, si è notato come la maggior parte degli adulti under 65 con disturbi mnemonici soggettivi tenda a non parlarne con il proprio medico. Una diagnosi precoce invece permetterebbe: • un intervento tempestivo sulle cause di demenze che sono reversibili • l’inizio di progressione terapie della in grado malattia, di di ritardare la potenziare la performance cognitiva del paziente • la realizzazione tempestiva da parte del paziente e della famiglia di misure necessarie per risolvere i problemi connessi con la progressione della malattia. Secondo l’Alzheimer Society oltre un quinto delle persone è inconsapevole che si possa ridurre il rischio di demenza.