Disturbo della memoria - associazione la filanda cornaredo

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Disturbo della memoria:
quando è normale per l’età?
Quando preoccuparsi?
Che fare?
Dr.ssa Elisabetta Corengia
Dr.ssa Caterina Barrilà
Ospedale Valduce – Como
Neurologia
da Lo smemorato di Tapiola
Arto Paasilinna
“…un uomo attempato sta lottando con la sua
cravatta: com’è che si annodava quel
ridicolo straccio senza il quale un
gentiluomo non se ne va in giro?…e poi
cosa ci fa lui lì a Tapiola…Per fortuna che
almeno il suo nome se lo ricorda…”
Disturbo della memoria,
invecchiamento della popolazione:
riconoscere la NORMALITA’
Invecchiamento della popolazione
• In Italia la crescita della popolazione anziana è per
intensità e velocità una delle più significative del mondo
• Il dato demografico più rilevante è quello del prevalente
incremento dei soggetti di età superiore agli 80 anni, i
grandi vecchi
• Si tratta di soggetti fragili per morbilità e disabilità
cadute, fratture
malattie cardio- e cerebrovascolari (ictus)
demenza
tumori
Invecchiamento e impatto sul
sistema socio-sanitario
• Aumento dei costi sanitari e assistenziali
• Incremento delle malattie croniche e della disabilità
• Minore capacità di assistenza da parte delle famiglie
(riduzione del numero dei componenti e inserimento
della donna nel mondo del lavoro)
• Trasformazione degli ospedali verso la gestione delle
fasi acute di malattia e ad intervento diagnosticoterapeutici di elevata complessità
Esiste un invecchiamento
“normale”?
Non è chiara la definizione di NORMALITA’
• È variabile il modo di invecchiare
• Manca il confine netto tra fisiologico
(malattia assente) e patologico (malattia
presente)
NORMALE E’ CIO’ CHE E’ PRESENTE IN
TUTTI GLI INDIVIDUI DI UNA
DETERMINATA ETA’ (p.e. presbiopia)
Le normali modifiche del cervello
dall’adulto all’anziano
peso
aspetto
struttura
Conseguenze: modificazioni delle funzioni cognitive, della
affettività, della motricità, dell’equilibrio, del ritmo sonnoveglia, e quindi
del profilo intellettivo, psicologico, comportamentale e
funzionale
Attenzione all’udito e alla vista!!!
• Con l’avanzare dell’età i deficit della vista e dell’udito
aumentano progressivamente
• Le alterazioni di questi apparati limitano la persona nelle
sue capacità di comprendere l’ambiente che lo circonda e
di comunicare con gli altri, portandolo ad un progressivo
isolamento
• Ne conseguono reazioni depressive per l’impossibilità di
poter compiere autonomamente compiti semplici e banali
(parlare al telefono, uscire a fare una passeggiata…)
• Ci sono studi che dimostrano conseguenze nel tempo sui
processi deputati alla conservazione della memoria
Può essere NORMALE…
• avere “piccole dimenticanze” anche se ricorrenti (“dove sono
le chiavi? sono venuto in cucina, ma a cercare cosa? Non mi
viene il nome di quel signore che conosco da tanto tempo!”)
• la smemoratezza soprattutto soggettiva ovvero non
confermata dai familiari
• un po’ di smemoratezza ma con autonomia conservata nella
vita quotidiana (sia personale: lavarsi, vestirsi, alimentarsi,
che sociale: fare la spesa, cucinare, pulire la casa)
• avere difficoltà a stare attenti o concentrarsi
• avere un sonno interrotto o sentirsi un po’ tristi o ansiosi
Può NON essere NORMALE…
• un disturbo della memoria sia soggettivo che riferito
soprattutto dal familiare più vicino
• non riuscire a dare un nome agli oggetti (anomia), inventare
parole nuove (parafasia), non riuscire a scrivere o a leggere,
diventare ripetitivi (ecolalia)
• non essere in grado di vestirsi, di guidare l’automobile, di
utilizzare oggetti di uso comune (posate, penna) (aprassia)
• non riconoscere i volti di persone familiari (prosopoagnosia),
di parti del proprio corpo (somatoagnosia), della propria
immagine riflessa (segno dello specchio)
MCI
• Acronimo inglese che signifa “compromissione cognitiva di
grado lieve”
• Iniziale compromissione cognitiva SENZA impatto sulle
attività della vita quotidiana
• Non evolve necessariamente in vero e proprio decadimento
cognitivo
• Terapie di profilassi?
Il decadimento cognitivo,
la demenza
De-mens: fuori dalla mente, che ha perso il senno.
Sindrome che consiste nella perdita di diverse abilità
intellettive con impatto sulle attività della vita
quotidiana
“il demente è un ricco divenuto povero”
Il decadimento cognitivo,
la demenza
• Si tratta di una malattia più frequente nei soggetti anziani;
l’invecchiamento della popolazione ha portato ad un
incremento del numero dei malati
• Più evidente nel sesso femminile che ha maggiore
aspettativa di vita
• L’Alzheimer è la malattia più frequente (50-80%) seguita
dalla demenza vascolare (11-24%)
• Le forme familiari sono rare e ad esordio più precoce
• Si possono associare disturbi della sfera comportamentale
Malattia di Alzheimer
• Malattia neurodegenerativa
• Preponderante deficit della memoria associato a:
–
–
–
–
–
disturbi del linguaggio
disorientamento spazio-temporale
acalculia
aprassia
disturbi comportamentali
…in Italia
430-450.000 persone affette da Malattia di Alzheimer.
Il numero raddoppierà nel 2020.
Il 9% degli ultrasessantacinquenni ne è affetto.
Tutti i decadimenti cognitivi sono
Malattia di Alzheimer?
NO
DEMENZA VASCOLARE:
10-15%
DEMENZA FRONTOTEMPORALE: sintomi comportamentali, disturbi
del linguaggio e turbe affettive
DEMENZA A CORPI DI LEWY: decadimento cognitivo + sintomi
parkinsoniani + allucinazioni visive
IDROCEFALO NORMOTESO: disturbi dell’andatura + incontinenza
urinaria + declino cognitivo
Che fare?
• NO il fai da te!!!
• E’ giusto farsi delle domande ma non darsi
risposte o crearsi convinzioni spesso errate
• E’ indispensabile condividere i propri dubbi con il
medico di base che giudicherà poi la necessità del
parere di un esperto
• L’esperto può essere neurologo o geriatra, più
raramente psichiatra
Il percorso diagnostico
La storia o anamnesi
La visita neurologica (in fasi iniziali normale)
Gli esami del sangue
La TAC o la risonanza magnetica nucleare: la fotografia del cervello
I test neuropsicologici
La SPECT (meno costosa!) o PET cerebrale: la funzione del cervello
alla ricerca delle forme curabili
RMN encefalo
Le forme “curabili”
Malattie neurologiche
Tumori, ematomi
Malattie endocrine
p.e. ipo/ipertiroidismo
Malattie infettive
Encefaliti, ascessi cerebrali
Malattie carenziali
Carenza di vitamine (B12, folati)
Cause tossiche
alcool, farmaci
ATTENZIONE ALLA DEPRESSIONE
Le proposte di cura
Terapie sintomatiche
Farmaci che aumentano la disponibilità dell’acetilcolina o che
riducano l’attività glutammatergica
Terapie dei disturbi comportamentali: i neurolettici, gli
antidepressivi
Terapie non farmacologiche: alcuni esempi…
…alcuni esempi
Ausili passivi. Modificazioni ambientali che permettono un
più facile orientamento spazio-temporale (segnali, disegni)
Ausili attivi. Richiedono una gestione diretta da parte del
paziente (calendari, agende, timer)
Terapia di orientamento alla realtà (ROT). Ha lo scopo di
riorientare il soggetto affetto da demenza rispetto alla
propria vita personale, all’ambiente e allo spazio che lo
circonda tramite stimoli continui (verbali, visivi, scritti,
musicali)
Terapia occupazionale. Ha lo scopo di rendere il soggetto
meno dipendente nelle attività di vita quotidiana
L’ambiente familiare
Riconoscere il CAREGIVER
La “carriera” del caregiver
Le scelte del caregiver
Persona che ha ruolo principale
nella assistenza
Cambiano i compiti (gestione
della famiglia, poi dei bisogni
quotidiani)
e i tempi di assistenza
(dapprima presenza incostante
poi continuativa, diurna e
notturna)
Istituzionalizzazione o supporti
(badante)
La rete dei servizi
Unità valutativa Alzheimer (UVA)
Assistenza domiciliare integrata
Centro diurno
Residenza sanitaria assistenziale
Aspetti legali
Invalidità
Indennità di accompagnamento
Legge 104/92
Considerazioni finali
Problema esiste, ma non è la regola
Diagnosi medica
Rete di supporto
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