OSPEDALI/ ONCOLOGIA LO PSICOLOGO PER I MALATI DI TUMORE Una figura di grande importanza che s’accompagna ad altri interventi I progressi scientifici nella cura dei tumori stanno portando verso la guarigione quasi la metà delle persone che se ne ammaleranno. Nell’immaginario individuale e collettivo il cancro è però ancora sinonimo di sofferenza e morte. Sul piano psicologico, una diagnosi di cancro induce un vero e proprio trauma con una ripresa che, proprio dal punto di vista psicologico, spesso è più lenta e complicata di quella fisica. “L’oncologia – spiega Guido Tuveri, direttore dell’Oncologia ospedaliera - è sicuramente la disciplina medica nella quale più forti sono la necessità e l’apporto di una serie di figure che aiutano ammalati e famiglie a destreggiarsi in questo dedalo di problemi, che esulerebbero dalla “pura” medicina ma ne formano oramai un insieme non separabile”. Molte delle diagnosi sono oggi precoci I relativi interventi chirurgici sono dunque più limitati e più conservativi del passato, permettendo riprese fisiche più rapide e meno traumatizzanti. Rimangono invece sgradevoli le sensazioni psicologiche, legate all’improvvisa percezione di dover modificare le proprie aspettative rispetto il futuro e di dover realizzare un nuovo scenario con nuove priorità, quasi una nuova vita sospesa nell’incertezza, almeno per i primi tempi. Quale che sia la diagnosi, non esistono infatti per il paziente e la sua famiglia tumori di scarsa rilevanza. “Il cancro – dice il dottor Tuveri - rappresenta sempre una prova esistenziale sconvolgente, che riguarda tutti gli aspetti della vita e coinvolge tutte le persone che “ruotano” intorno al paziente: la gestione del “presente”, la preoccupazione di avere o no un futuro davanti, i problemi che si riverseranno sul coniuge e sui figli, la precarietà del lavoro, la perdita degli amici, la perdita del ruolo sociale, la paura di morire”. In questo scenario la figura più rilevante è divenuta quella dello psicologo. Secondo una ricerca americana per quasi la metà dei pazienti è infatti sufficiente il sostegno psicologico offerto dal team medico-infermiere. Dal 35 al 40 per cento dei pazienti hanno invece necessità del supporto dello psicologo e dal 10 al 15 per cento dello psichiatra e dell’impiego di farmaci antidepressivi. Per rispondere a questi bisogni il Dipartimento oncologico ha messo in campo risorse diversificate. “Abbiamo iniziato tre anni fa con una giovane psicologa in formazione – dice il dottor Tuveri – Ora sono impegnate nel sostegno ai malati due psicologhe esperte, che nei prossimi mesi saranno affiancate da altre psicologhe in formazione. “A breve – continua – sarà anche realizzato, nell’atrio della palazzina di via Pietà 19 uno spazio fisico che fungerà da punto di riferimento per pazienti, familiari o anche per chi è in cerca di informazioni. L’obiettivo e la speranza è di rendere l’insieme della struttura confortevole, aperta, vivace, ma soprattutto efficace nell’aiutare le persone”. “Prima ancora di prendersi cura delle persone ammalate – afferma Guido Tuveri - lo psicologo ha dovuto insegnare ai medici ed agli infermieri quali siano le necessità dei pazienti e dei familiari dal punto di vista psicologico e quali siano le maniere per affrontare questi aspetti e risolverli insieme”. “I medici – continua - ancor più degli infermieri, hanno dolorosamente scoperto le proprie carenze comunicative, la necessità di condividere le ansie degli ammalati e di saper gestire le proprie. E proprio la conoscenza di questi aspetti è stata la base per acquisire le capacità richieste e migliorare il livello di aiuto che garantiamo ai malati”.