Determinazione dei livelli serici di Leptina, Grelina e Obestatina in pazienti Down: Studio Preliminare INTRODUZIONE Alterazioni in termini di bilancio energetico, comportamento alimentare e la conseguente elevata frequenza di obesità sono caratteristiche distintive di varie sindromi genetiche. Recentemente sono stati scoperti tre ormoni, la leptina, la grelina e l’obestatina, che intervengono nel regolare l’omeostasi energetica e sono correlati con le alterazioni ponderali e staturali del bambino. La leptina è secreta in misura maggiore dagli adipociti, ed esplica la propria azione grazie all’interazione con specifici recettori localizzati a livello ipofisario, regolando il peso corporeo (1,2). L’ormone grelina, prodotto dalle cellule giacenti a livello del fondo gastrico, agisce stimolando l’appetito tramite l’interazione con specifici recettori localizzati a livello ipotalamico (3). Il gene che codifica per l’ormone grelina interviene nella codifica di un secondo ormone “obestatina”, che tuttavia esplica un’azione opposta a quella esercitata dall’ormone grelina (4). La valutazione dei livelli sierici di leptina e ghrelina è stata effettuata in soggetti con la sindrome di Prader-Willi e la leptina nella sindrome di Turner. Da una valutazione della letteratura si evince che solo due lavori hanno valutato i livelli sierici di leptina e ghrelina nei soggetti con sindrome di Down (SD), mentre l’obestatina non è mai stata dosata. Il ruolo di tali ormoni nella sindrome di Down potrebbe essere correlato all’elevata incidenza di sovrappeso ed obesità. Lo scopo di tale studio è quello di valutare i livelli sierici di leptina, grelina e obestatina in pazienti pediatrici con sindrome di Down, per approfondire i meccanismi patogenetici dell’aumentato rischio di obesità, al fine di migliorare la qualità di vita di tali pazienti sindromici, riducendo le complicanze a lungo termine. MATERIALI E METODI Abbiamo reclutato 8 bambini con sindrome di Down di età compresa tra 2-10 anni (età media 5,3 anni), 5 di sesso maschile e 3 di sesso femminile, prepuberi. La metà presentava una cardiopatia congenita, sottoposta o meno a trattamento chirurgico. Il 70% era affetto da ipotiroidismo subclinico, non sottoposti a terapia sostitutiva. I soggetti presi in esame presentavano un BMI nella norma compreso tra 18-20 così come il gruppo controllo, pertanto bambini normopeso. La diagnosi di Sindrome di Down è stata confermata dall’esame citogenetico, con riscontro di trisomia 21 libera. Tutti i soggetti in studio venivano seguiti in follow up presso la UOC di Genetica ed Immunologia Pediatrica di Messina. I criteri di esclusione: 1) patologia neoplastica, inclusa la leucemia; 2) resezione intestinale. E’ stato raccolto il consenso informato da parte dei genitori, in modo da approvare ed iniziare lo studio sperimentale. Sono stati valutati gli indici antropometrici: peso, altezza, BMI, ottenuto dividendo il peso in chilogrammi per altezza in metri quadri. Il gruppo di controllo era costituito da 10 bambini (4 femmine e 6 maschi, età media 5.7 anni). Il dosaggio sierico degli ormoni leptina, grelina e obestatina è stato effettuato mediante ELISA. Sono stati raccolti campioni di sangue periferico in provette eparinate sia dai soggetti sani che dai pazienti affetti da SD. Il siero è stato raccolto dopo una centrifugazione delle provette e conservato a – 70*C. Il test ELISA è specifico e sensibile: un anticorpo è coattato sui pozzetti di una micropiastra. I reagenti standard ed i campioni si depositano nelle wells e l’ormone in essi contenuto si lega all’anticorpo coattato. Dopo un periodo di incubazione e dei lavaggi con apposito tampone salino, si procede ad aggiungere un anticorpo umano biotinilato: si crea così una struttura a sandwich del tipo anticorpo-antigene- anticorpo. Successivamente si aggiunge una perossidasi marcata con perossidasi di rafano, si lascia incubare, si rimuove l’eccesso col lavaggio e viene dispensato il substrato TMB nei pozzetti. L’incubazione col substrato si effettua al riparo da sorgenti luminose. La reazione prodotta dal complesso perossidasi-TMB è colorimetrica: si evidenzia una miscela blu. Depositando una stop solution si avrà il viraggio dal blu al giallo. A questo punto si effettuerà la lettura col lettore per piastra ELISA a 450 nm. Si avranno così dei dati che rielaborati dal software indicheranno la concentrazione degli ormoni in correlazione alla densità ottica misurata. I dati statistici sono stati sintetizzati indicando il valore della media e della deviazione standard per ogni parametro indicato ed elaborati con l’ausilio del test t student. Sono stati ritenuti significativi valori in cui la variabile P calcolata dal confronto tra il gruppo controllo e quello dei pazienti per ciascun dosaggio assumeva valori inferiori a 0,01 (P< 0,01). RISULTATI Il dosaggio sierico degli ormoni nel nostro campione di soggetti con Sindrome di Down ha mostrato i seguenti valori espressi in media ± deviazione standard: leptina: 8.94 ± 5.18 pg/ml; grelina: 485.19 ± 32.38 pg/ml); obestatina 196.82 ± 11.6 pg/ml. I livelli sierici degli ormoni, espressi in media ± deviazione standard, nella popolazione di controllo erano i seguenti: leptina: 8.31 ± 2.49 pg/ml; ghrelina: 482.6 ± 34.5 pg/ml); obestatina 201.7 ± 11.4 pg/ml. Nel nostro studio non abbiamo individuato variazioni statisticamente significative dei livelli sierici di leptina, ghrelina e obestatina nei soggetti con SD (p>0.05). MEDIA DS CV DEVIANZA DISCUSSIONE Leptina (controlli) 8,31 2,49186 29,98629 117,978 Leptina (Down) 8,94 5,183618 57,9823 510,528 Grelina (controlli) 482,635 34,5211 7,152632 22642,43 Grelina (down) 485,19 32,38352 6,6744 19925,16 Obestatina (controlli) 201,741 11,46371 5,682389 2496,915 Obestatina (Down) 196,82 11,6037 5,895591 2558,272 In letteratura sono stati riportati diversi studi sul ruolo della leptina, grelina e obestatina nel regolare l’omeostasi energetica e l’assunzione del cibo. E’ noto che i suddetti ormoni intervengono nel complesso network neuroendocrino alla base della patogenesi della obesità. La leptina è un importante regolatore anoressizzante, che circola in due forme: quella libera, attiva, e la forma frazionata, legata al recettore della leptina solubile, la cui biodisponibilità partecipa anche nel regolare la sua azione. Studi recenti condotti su uomini obesi e non-obesi hanno dimostrato una correlazione positiva tra concentrazioni seriche di leptina e percentuale di grasso corporeo e la maggiore presenza di ob-mRNA nel tessuto adiposo di soggetti obesi a confronto con individui snelli (5). In realtà, l’aumento volumetrico degli adipociti a causa dell’accumulo di trigliceridi stimola la produzione e secrezione di leptina, che segnala al cervello le condizioni attuali nutrizionali del corpo. Esperimenti condotti sull’animale e sull’uomo, sia mediante clonazione del gene (ob) sia mediante somministrazione di leptina, hanno dimostrato la drammatica riduzione nell’assunzione di cibo e la riduzione del peso corporeo fino al 50% dopo un mese di cura (5). La grelina è coinvolta in reti neuroendocrine che regolano il bilancio energetico in almeno due modi: 1) come un ormone periferico secreto dallo stomaco che, insieme ad altri segnali, come l'insulina, informa il SNC della riduzione delle riserve energetiche al fine di aumentare lo stimolo oressigenico e ridurre il dispendio energetico 2) come un neuropeptide ipotalamico che potrebbe svolgere un ruolo complementare nella regolazione dell’omeostasi energetica (6,7). Studiando la sintesi della grelina, si è scoperta la presenza di un’altra proteina della quale si ignorava l’esistenza: l’obestatina, coinvolta nel network neuroendocrino che regola il bilancio energetico. Alcuni ricercatori hanno somministrato l’obestatina a topi di laboratorio. In seguito all’iniezione di ormone nell'addome e nel cervello, i topi hanno dimezzato la quantità di cibo ingerita e hanno smesso di guadagnare peso. L’obestatina è sintetizzata dalla medesima sequenza genica della grelina, ma con funzioni opposte: l’obestatina è infatti una sorta di anti-grelina (4). L’introduzione di cibo comporta un incremento delle scorte adipose ed un incremento della secrezione di leptina, che riduce il senso della fame e aumenta la spesa energetica (termogenesi adattativa), mantenendo il peso corporeo. Al contrario, il digiuno comporta una riduzione delle scorte adipose ed una riduzione della secrezione di leptina, con aumento del senso della fame e diminuzione della spesa energetica, ed aumento del peso corporeo. Nel soggetto obeso esistono elevati livelli di leptina, che non influenzano lo stato delle riserve energetiche. Questo ha portato alla formulazione del termine leptino-resistenza (concetto analogo a quello di insulino-resistenza), per cui non funziona più il meccanismo di controllo delle riserve di grasso. Nonostante non si conoscano ancora con precisione i meccanismi che portano a tale degenerazione è possibile affermare che esistono forti evidenze a supporto del fatto che soggetti in sovrappeso e affetti da obesità diventino leptino-resistenti (8). I livelli di ghrelina sono aumentati in alcune condizioni morbose quali l’anoressia nervosa, la cachessia cardiaca e tumorale, il diabete mellito di tipo I o ancora il grelinoma (carcinoide intestinale). Al contrario, i livelli ematici di ghrelina risultano ridotti in condizioni quali l’obesità, la gastrectomia totale, il by-pass gastrico, l’ipertiroidismo e la sindrome di Cushing. In tutte le forme di obesità i livelli di grelina risultino ridotti (9). Diversi autori hanno ipotizzato e studiato il coinvolgimento di tali ormoni nella patogenesi dell’obesità in bambini affetti da sindromi genetiche, tra cui Prader Willi e sindrome di Down. Numerosi sono gli studi effettuati su bambini affetti da sindrome di Prader Willi, nella quale l’obesità è un segno clinico maggiore e patognomonico, secondario ad una condizione di iperfagia. In tali soggetti la leptina si presenta aumentata, mentre la grelina è ridotta. E’ interessante notare come in tutte le forme di obesità i livelli di grelina risultino ridotti ad esclusione della sindrome di Prader-Willy (9). In un recente studio condotto su 40 bambini dai 2 mesi ai 17 anni affetti da Sindrome di Prader-Willy si è osservato come i livelli plasmatici di grelina risultavano essere aumentati in ogni fascia di età, anche durante il primo anno di vita, e comunque anche prima che questi soggetti sviluppassero obesità (10). E’ stato ipotizzato che l’aumento della grelina sia alla base della iperfagia del soggetto con sindrome di Prader-Willi e che l’obesità sia una sua conseguenza. In letteratura, la valutazione dei livelli sierici di leptina e grelina nei soggetti con sindrome di Down è stata effettuata solo in due lavori. Proto C e collaboratori nel 2007 hanno effettuato uno studio su 7 donne obese affette da sindrome di Down, 5 donne obese affette da sindrome di Prader Willi, 7 donne obese e 7 di peso normale sane. I soggetti con sindrome di Prader Willi hanno mostrato valori di leptina corrispondenti al loro grado di obesità, i soggetti con sindrome di Down invece livelli di leptina ridotti. Gli autori ipotizzano che i soggetti con sindrome di Down potrebbero avere un difetto nella secrezione della leptina, che spiegherebbe in parte l’obesità in tale sindrome (11). Lo studio di leptina e grelina nei bambini con Sindrome di Down è stato effettuato solo in un lavoro del 2008. Gli autori hanno valutato le concentrazioni sieriche di questi ormoni in 35 bambini prepuberi con Sindrome di Down, evidenziando un aumento statisticamente significativo della leptina, che si comporterebbe come nei bambini obesi, associata positivamente alla percentuale di grasso corporeo. Nei bambini con sindrome di Down la correlazione con il grasso corporeo è comunque maggiore dei bambini obesi di controllo. Mentre i livelli di grelina non mostrano variazioni significative, l’aumento della leptina è segno di leptinoresistenza presente nei bambini con Sindrome di Down, che presentano una nota predisposizione alla obesità. Considerando che tale studio è stato condotto tra fratelli e che bambini con Sindrome di Down hanno tre copie del cromosoma 21, gli autori ipotizzano che l’alterazione genetica di base potrebbe spiegare la resistenza leptinica più severa. (12) A differenza di quanto riportato dagli autori precedenti, i dati preliminari del nostro studio evidenziano livelli sierici di leptina, grelina e obestatina non significativamente alterati rispetto al gruppo controllo. Tale evidenza supponiamo sia correlata al fatto che i nostri bambini prepuberi con SD erano normopeso. Ci sembra verosimile ritenere che il bambino affetto da Sindrome di Down tende a mimare il comportamento di un bambino con normale corredo cromosomico, i cui livelli di grelina, leptina, obestatina, sono direttamente correlati alla quantità di grasso corporeo e pertanto al BMI del soggetto, senza una leptina resistenza che potrebbe essere geneticamente predeterminata. E’ verosimile che l’aumentata incidenza di obesità nei bambini con SD non sia influenzata da alterazioni del network neuroendocrino che regola il bilancio energetico, ma da una non corretta educazione nutrizionale associata ai problemi cognitivo-comportamentali propri della sindrome. La normalità del BMI e dei risultati nel nostro campione di soggetti con sindrome di Down supportano l’osservazione che una corretta presa in carico, un periodico follow up ed una sensibilizzazione positiva dei genitori di questi soggetti permette di prevenire le complicanze e migliorarne la qualità di vita. Questi dati preliminari comunque necessitano di ulteriori conferme su un campione più ampio. Bibliografia 1. Clement K, Vaisse C, Lahlou N, et al: A mutation in the human leptin receptor gene causes obesity and pituitary dysfunction. Nature 392:398, 1998. 2. Considine RV, Sinha MK, Heiman ML etc: Serum immunoreactive-leptin concentrations in normal-weight and obese humans. New Eng J Med 334:292, 1996. 3. Date Y, Kojima M, Hosoda H et al (2000). Ghrelin, a novel growth hormone-releasing acylated peptide, is synthesized in a distinct endocrine cell type in the gastrointestinal tracts of rats and humans. Endocrinology 141: 4255–4261. 4. Zhang JV, Ren PG, Avsian-Kretchmer O et al. 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