L’ombra lunga della disperazione sul viale del tramonto Ludovica Caputo medicina generale Milano La signora Carla D. mi aveva riferito, in occasione del nostro primo incontro in ambulatorio, che il marito Ennio, 84 enne ingegnere in pensione, non era più quello di una volta, efficiente e con una memoria di ferro: iniziava «a perdere qualche colpo», come si esprimeva lei, senza peraltro che si fossero concretizzate situazioni serie. Qualche mese dopo, però, Ennio ha presentato un episodio di depressione maggiore, con rimuginazioni, ideazioni paranoiche (accusava la moglie di tramare con la vicina di casa per internarlo) e conseguente agitazione. Il timore della signora, e anche mio, era il ripresentarsi delle tendenze suicide che venti anni prima egli aveva messo effettivamente in atto, pur senza successo, per cui era stato ricoverato e trattato con terapia elettroconvulsivante. Per questo mi sono rivolta a una collega psichiatra che molto lentamente, con terapia combinata antidepressiva (citalopram 40 mg die), neurolettica (olanzapina 5mg die) e sedativa (lorazepam 1 mg die), gli ha permesso di superare la crisi. Ennio però ne è uscito con un quadro di rallentamento psicomotorio, caratterizzato da apatia, inerzia, lentezza ideomotoria e ipersonnia, nonché perdita dell’autosufficienza. Il caso dell’ingegner Ennio è abbastanza emblematico della complessità diagnostica e terapeutica in ambito psicogeriatrico. Si embricano infatti sintomi depressivi e psicotici - in una anamnesi di depressione e tentato suicidio - con un quadro di deterioramento cognitivo, forse slatentizzato dalla ricaduta depressiva stessa o dai farmaci utilizzati per trattarla. La collega non riferisce la restante storia clinica del paziente, ma molto spesso le malattie psichiatriche coesistono con altre di tipo internistico, con conseguente difficoltà nella valutazione dei sintomi e dei possibili effetti collaterali o interferenze farmacologici Se all’instabilità clinica e alle modificazioni involutive e disabilità dovute all’invecchiamento, si somma l’eventuale disagio socio-economico, si completa il quadro che definisce l’ «fragile». (Cherubini 2007). I sintomi psicotici che esordiscono in età avanzata vedono come prima causa, nel 40 % circa dei casi, la demenza (sia di origine degenerativa sia vascolare): il 90 % dei pazienti affetti da deterioramento cognitivo presenta, infatti, con una variabilità individuale, correlata anche allo stadio della malattia, sintomi non cognitivi: psicosi (deliri, misidentificazioni; allucinazioni), alterazioni dell’umore (depressione, euforia, labilità emotiva), ansia, disturbi dell’attività psicomotoria (vagabondaggio, affaccendamento afinalistico, acatisia), agitazione (aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente), alterazioni della personalità (indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità), sintomi neurovegetativi (alterazioni del ritmo sonno-veglia, dell’appetito, del comportamento sessuale). (Defilippi 2000, vedi la tabella 1). Seguono, in ordine di frequenza come causa di sindromi psicotiche, la depressione maggiore (un terzo dei casi), le emergenze tossicometaboliche e lo stato confusionale acuto o delirio. Quest’ultimo, in particolare è una frequente manifestazione psichiatrica geriatrica (vedi la tabella 2 e il box 1) ed è spesso il primo segno di una malattia fisica sottostante; ne è colpito tra il 10 e il 22 % dei soggetti anziani al momento del ricovero in reparti internistici (Marrè 2002). Ha un impatto sfavorevole sugli esiti a lungo termine, quali la durata dell’ospedalizzazione, le performance cognitive e funzionali, il rischio di nuovo ricovero in ospedale, l’istituzionalizzazione e il decesso. rispettivamamente nel 7 e nel 10 % dei casi; vengono per ultimi il disturbo bipolare nel 5 %, la schizofrenia e i disturbi schizofreniformi (vedi il box 2) in piccole percentuali di casi. Il sesso femminile è maggiormente colpito (3/4 dei casi) e le manifestazioni cliniche comprendono prevalentemente deliri e allucinazioni (Webster 1998). Negli anziani i deliri hanno solitamente contenuti banali (rispetto al giovane, in cui sono più complessi e sistematizzati) e sono riferiti all’ambiente familiare e domestico (tipici, per esempio i deliri persecutori dell’anziano che non ricorda dove ha riposto oggetti e accusa vicini o parenti di averli rubati). Nel caso del signor Ennio merita va messa in rilievo l’evoluzione del quadro verso un rallentamento psicomotorio, compatibile con un deterioramento cognitivo a prevalente interessamento pre-frontale (apatia, abulia, adinamismo) e sottocorticale (spesso a genesi vascolare). Depressione e demenza frequentemente coesistono nell’anziano, per la condivisione di fattori di rischio vascolari; la depressione può essere prodromo di demenza o reazione precoce di demenza o fattore causale di demenza o ancora evento slatentizzante della demenza (Bianchetti 2002). E tra gli anziani depressi, inoltre, l’incidenza di demenza è decisamente maggiore rispetto agli anziani non depressi. Non è dunque facile la diagnosi differenziale tra le due forme, prese singolarmente (vedi la tabella) e sarà necessario seguire nel tempo il paziente dal punto di vista cognitivo, comportamentale e funzionale, per formularla (vedi la tabella 3) . Nella cornice sopra descritta. la scelta del trattamento da parte dello psichiatra concorda con le linee guida di terapia psicogeriatrica riassunte recentemente da un panel di esperti (Alexopoulos 2004): è infatti di prima scelta in questi casi l’associazione dell’antipsicotico con l’antidepressivo. La scelta degli antipsicotici atipici (vedi anche articolo a pagina ***) rispetto a quelli tradizionali deve essere effettuata in funzione della sintomatologia da trattare: nella demenza con agitazione e deliri il risperidone (0.5-2 mg die) è di prima scelta, seguito da quetiapina (50-150 mg die) e olanzapina (5-7,5 mg die). Va poi considerata la patologia associata: gli antipsicotici tradizionali, clozapina e olanzapina sono controindicati in caso di diabete, obesità e dislipidemia; la clozapina, lo ziprasidone e i tradizionali sono da evitare in caso di insufficienza cardiaca e allungamento del QTc; la quetiapina è di prima scelta nei soggetti con disturbi extra-piramidali (Zaudig 2000). L’aloperidolo resta il farmaco di riferimento nel trattamento dell’episodio acuto. L’associazione di antipsicotici e antidepressivi richiede cautela e alcune associazioni sono da evitare: clozapina + carbamazepina, ziprasidone + triciclici, antipsicotici tradizionali + fluoxetina. I triciclici e gli inibitori del re-uptake della serotonina con maggiore inibizione sul citocromo CYP450 (fluoxetina, fluvoxamina e paroxetina), determinano maggiori interferenze farmacologiche. Tra le intereazioni clinicamente più rilevanti vi sono quelle tra gli inibitori della ricaptazione della serotonina e gli anticoagulanti o i farmaci che influenzano l'aggregazione piastrinica (FANSi, acido acetilsalicilico, ticlopidina): la somministrazione concomitante può accrescere il rischio di sanguinamento. Infine, il rischio di suicidio da parte del signor Ennio, come sottolineato dalla collega, non era irrilevante (vedi anche Occhio Clinico 2004; 7: 15.); una cauta e graduale gestione del trattamento ha permesso di evitare l’ospedalizzazione in ambito specialistico. Bibliografia Alexopoulos GS et al. Expert consensus panel for using antipsychotic drugs in older patients. J Clin Psychiatry 2004; 65 : S5. Bianchetti A et al. La valutazione clinica del demente. In: Le demenze. Trabucchi M.. 3° ed. Milano: Utet periodici, 2002. Cherubini A et al. La fragilità dell’anziano e la psicogeriatria. Psicogeriatria; 2007; 1: 9. Defilippi J et al. Antipsychotic agents in patients with dementia. Pharmacotherapy 2000; 20 : 23. Marrè A et al. Il delirium. In: Le demenze. Trabucchi M. 3° ed. Milano: Utet periodici, 2002. Zaudig M. Risk-benefit assessment of risperidone. Drug safety 2000; 23: 183. Webster J et al. Late-life onset of psychotic symptoms. Am J Geriatr Psychiatry. 1998; 6: 196. Tabella 1: Frequenza dei disturbi comportamentali nella demenza Sintomi psicotici: deliri (soprattutto di natura persecutoria), allucinazioni (più visive che uditive) 30-60% Agitazione/aggressività 60% Depressione/disforia 40% Ansia 50% Euforia/esaltazione 5-8% Apatia/indifferenza 70% Disinibizione 30% Irritabilità/labilità’ 40% Attività motoria aberrante 40% (da Bianchetti A, modificata) Tabella 2: Perché il delirio Le principali cause sono: • cerebrali: traumi cranici, ictus, infezioni, tumori, epilessia, AIDS • cardiache: infarto miocardio acuto • sistemiche: ipertermia, infezioni, squilibri elettrolitici, disturbi endocrini, disturbi metabolici, insufficienza. renale o epatica • intossicazioni: gas, solventi, metalli; alcool; farmaci (sedativi, anticolinergici, litio, levodopa, cortisone, antibiotici, antiaritmici, antiinfiammatori, teofillina,…) • astinenza: alcool (delirium tremens, sindrome da sospensione di benzodiazepine) Box 1 Definizione di delirium secondo il DSM-IV 1. Disturbo dello stato di coscienza (e di consapevolezza dell’ambiente) con ridotta capacità di fissare, mantenere e spostare l’attenzione. 2. Alterazioni della sfera cognitiva (deficit di memoria, disorientamento temporospaziale, disturbi del linguaggio) non giustificabili da una demenza preesistente o in evoluzione. 3. Il disturbo si manifesta in un periodo di tempo breve (di solito ore o giorni) e ha un decorso fluttuante nel corso della giornata. 4. Si può provare, con la storia clinica, l’esame obiettivo o altri accertamenti, che il disturbo è diretta conseguenza di una patologia medica in corso, di un’intossicazione da farmaci o di una sindrome da astinenza. Box 2: Parafrenia e schizofrenia a esordio tardivo Comparsa di deliri (per lo più a sfondo persecutorio e di gelosia) o allucinazioni (uditive più che visive) dopo i 55 anni, in assenza di storia di malattia mentale, di compromissione delle funzioni cognitive e di malattie neurologiche o metaboliche che possano giustificare la comparsa dei sintomi psicotici Tabella 3: Diagnosi differenziale tra demenza e pseudodemenza depressiva STORIA E DECORSO insorgenza progressione richiesta di cure anamnesi psichiatrica anamnesi familiare SINTOMI CLINICI umore comportamento sintomi somatici rischio di suicidio DEFICIT COGNITIVI critica attenzione / concentrazione risposte all’errore disorientam. S/T TESTS ai Prestazioni NEUROPSICOLOGICI DEMENZA PSEUDODEMENZA insidiosa lenta tardiva negativa positiva per demenza relativamente brusca piuttosto rapida precoce positiva positiva per disturbi depressivi irritabilità, appiattimento affettivo confuso disturbi del sonno basso depresso, sentimenti di inadeguatezza apatico astenia, disturbi dell’appetito elevato deficit multipli deficitaria; dissimulazione compromesse minimizzazione marcato deficit di memoria presente; enfatizzazione spesso integre accentuazione talora presente patologiche nella norma o lievemente compromesse (da Rozzini R e Trabucchi M, modificato)