La palestra per la mente Corso rivolto alla terza età Docenti: Dr.sse E. Pasquali, L. Cretella Associazione UmanaMente www.associazioneumanamente.org La palestra per la mente Corso rivolto alla terza età PATOLOGIE della TERZA ETA’ Funzioni Mentali dell’Anziano SANO Progressivi e graduale decadimento di alcuni • • • • funzioni mentali (cognitive): MEMORIA ATTENZIONE Riduzione della Velocità di elaborazione di informazioni Diminuita efficienza Intelligenza FLUIDA (la capacità di risolvere nuovi problemi) risparmiando Intelligenza CRISTALLIZZATA (esperienza, conoscenza e competenza) • Disturbi comportamentali (diminuita capacità di adattamento all’ambiente, eccessiva preoccupazione per fatti di relativa poca importanza) disturbi cognitivi e comportamentali NON siano di gravità tale da determinare la perdita di AUTONOMIA anche negli atti più semplici della vita quotidiana Mild Cognitive Impairment (MCI) Deterioramento cognitivo Lieve: stato di transizione tra invecchiamento cognitivo normale e deterioramento dementigeno. Potrebbe essere un fattore di rischio per sviluppo di demenza. Mild Cognitive Impairment (MCI) diagnosi presenza di deficit cognitivi che sono maggiori rispetto a quelli che statisticamente si possono aspettare per età e istruzione, ma che NON interferiscono significativamente con le loro attività giornaliere. MCI: criteri diagnostici (Petersen et al, 1999) disturbo cognitivo (memoria) soggettivo (possibilmente confermato da famigliari) prestazione deficitaria in test cognitivi (in rapporto a eta’ e scolarita’) normale funzionamento intellettivo generale conservata funzionalita’ nella vita quotidiana assenza di demenza e di patologie organiche potenzialmente dementigene Che cos’è la demenza? Sindrome clinica ingravescente, caratterizzata dalla perdita di più funzioni cognitive (tra le quali invariabilmente la memoria) di entità tale da interferire con le usuali attività quotidiane, sociali e lavorative del paziente. Oltre ai sintomi cognitivi spesso sono presenti sintomi non cognitivi, che riguardano la sfera della personalità, l’affettività, l’ideazione, il comportamento e le funzioni vegetative (appetito, ritmo sonno/veglia). Le demenze possono essere causate da numerosi processi patologici. DEMENZA: DEFINIZIONE 1. Deficit della memoria 2. Deficit in almeno altre due funzioni cognitive (linguaggio,incapacità a riconoscere oggetti, incapacità a eseguire attività motorie ) 3. Compromissione delle attività della vita quotidiana e di relazione 4. Deterioramento rispetto a condizioni precedenti 5. Assenza di delirium (inalterato il livello di coscienza) Classificazione: DEMENZE PRIMARIE o DEGENERATIVE Malattia di Alzheimer Demenza fronto-temporale Malattia a corpi di Lewy DEMENZE SECONDARIE Demenza Vascolare DEMENZA ASSOCIATA A MALATTIE CON DEGENERAZIONE NEURONALE PRIMARIA Malattia di Parkinson Corea di Huntington Paralisi Sopranucleare Progressiva Come avviene la DIAGNOSI di DEMENZA? Difficoltà nella formulazione Differenziaone fra normale invecchiamento cerebrale e demenza Individuazione markers biologici Valutazione Neuropsicologica Esami Strumentali (EEG, TAC, RMN) DIAGNOSI (tipologia ed eziologia)/Diagnosi Differenziale Le demenze sono malattie ereditarie? Esistono dei geni che regolano la probabilità di insorgenza delle malattie? l’essere portatore di un determinato assetto genetico, piuttosto che di un altro, comporta un diverso rischio di ammalarsi. Ciò che si eredita in questo caso dai propri genitori, non è la causa di una malattia ma il rischio di sviluppare la malattia. Per ammalarsi non è tuttavia sufficiente la predisposizione genetica: è infatti necessaria l’interazione tra questa e i fattori ambientali. Concetto di “familiarità”: ciascuno di noi ha più probabilità di sviluppare le malattie di cui si sono ammalati i nostri genitori o i nostri nonni. E’ opportuno sottolineare, tuttavia, che il rischio non è quantificabile e che, al momento attuale, non è possibile predire, mediante l’analisi del DNA, chi si ammalerà di demenza. A quale età ci si può ammalare? Quanto dura la malattia? l’esordio avviene ad un’età variabile: si distingue forme più rare ad esordio precoce (prima dei 65 anni) e forme più comuni ad esordio tardivo (dopo i 65 anni). Le due forme presentano i medesimi disturbi, benché quelle ad esordio precoce sviluppino spesso un andamento più rapido e tumultuoso. Il decorso complessivo della malattia si svolge in un arco di tempo variabile da soggetto a soggetto e in base alla tipologia di demenza. E’ compreso generalmente tra 2 e 20 anni: la durata più frequente si aggira tra i 10 e i 12 anni. Quali sono i primi sintomi? formulare ripetutamente le stesse domande dimenticare eventi avvenuti di recente perdere il “filo del discorso” essere incapaci di portare a termine compiti abituali (quali seguire una ricetta di cucina) perdere la capacità di pensare in modo astratto sbagliare nel riporre gli oggetti (ad esempio mettere un indumento nel frigorifero) essere incapaci a mantenere la concentrazione sbagliare la data essere incapaci a ritrovare la strada su un percorso noto essere irrispettosi delle regole sociali, mettendo in difficoltà i presenti perdere interessi ed iniziativa presentare improvvisi e immotivati cambiamenti d’umore apparire “giù di morale” Fase iniziale… In questa fase il paziente può essere ancora autonomo: potrebbe continuare a lavorare, guidare e occuparsi delle proprie mansioni abituali, ma egli tende a compiere alcuni errori, che dovrebbero rappresentare il “campanello d’allarme”. Ci sono farmaci per la demenza? Al momento NON vi sono farmaci in grado di intervenire sulle cause della demenza, ma solo farmaci capaci, in alcuni casi, di rallentare l’aggravamento dei sintomi: ciò significa che nessuno di essi è in grado di modificare la progressione della malattia. Per la gestione dei sintomi comportamentali della demenza è possibile ricorrere in taluni casi a trattamenti farmacologici registrati per altre malattie: antipsicotici (utilizzati per il trattamento di sintomi quali deliri, allucinazioni ed aggressività), ipnotici (per trattare i disturbi del sonno) antidepressivi Malattia di Alzheimer Patologia degenerativa del SNC Percentuale maggiore di tutte le demenze Lento e progressivo processo degenerativo Sfera di compromissione: COGNITIVA- COMPORTAMENTALE-FUNZIONALE Malattia di Alzheimer Quadro Clinico Sintomi Cognitivi Esordio Deficit Mnesici (Memoria Episodica) Disorientamento temporale e spaziale Progressione Aprassia Afasia, alessia, agrafia Deficit nel ragionamento astratto, di logica e di giudizio Acalculia Agnosia Deficit visuo-spaziali Interferenza con normale svolgimento delle attività quotidiane e/o sociali Sintomi Non Cognitivi Alterazioni dell’umore (depressione, euforia, labilità emotiva) Ansia Alterazioni della personalità (indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità) Psicosi (deliri paranoidei, strutturati, misidentificazioni, allucinazioni) Agitazione (aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente) Disturbi psicomotori (vagabondaggio, affaccendamento afinalistico) Sintomi neurovegetativi (alterazioni del ritmo sonno-veglia, dell’appetito, del comportamento sessuale) Evoluzione Completa autonomia ↓ Perdita delle funzioni avanzate: lavoro, hobby, relazioni con gli altri ↓ Perdita delle funzioni strumentali: gestire le finanze, la casa, i farmaci, utilizzare i mezzi di trasporto e di comunicazione ↓ Perdita delle funzioni di base: igiene personale, alimentarsi, vestirsi, muoversi in casa, mantenere la continenza ↓ Dipendenza totale E’ una patologia ereditaria? Piccola percentuale genetica Familiarità: aumento del rischio di circa 3-4 volte FATTORI di Rischio maggiormente correlati: 1. Età 2. SESSO FEMMINILE 3. BASSO LIVELLO di ISTRUZIONE 4. STORIA FAMILIARE di PATOLOGIA 5. TRAUMI CRANICI Durata della Malattia e Diagnosi Differenziale Difficile determinazione: durata media di circa 8-10 anni Nel primo stadio della malattia, quando la persona si rende conto delle sue perdite di memoria, può presentare dei sintomi simili a quelli della depressione. 10 SINTOMI PREMONITORI 1. 2. 3. Perdita di Memoria: memoria episodica Difficoltà nelle attività quotidiane: incapacità nello svolgere attività tipo preparare cibo, lavarsi, vestirsi, e dimenticare di avere fatto qualcosa (es:fornelli accesi) Disturbi del linguaggio quali incapacità a trovare le parole, che vengono sostituite da perifrasi (ad esempio “quella che serve per scrivere” al posto di “matita”) o da parole passe-par-tout (“il coso”, “la cosa”) che rendono difficoltosa la comprensione del discorso. Perdere la capacità di leggere e di scrivere; divenire incapace di comprendere ciò che viene detto. 4. Disorientamento nel tempo e nello spazio: perdersi in luoghi abituali 5. Diminuzione della capacità di giudizio: come il vestirsi in modo inappropriato (es: indossare cappotto in estate o accappatoio per fare la spesa) 6. Difficoltà nel pensiero astratto: riconoscere numeri e compiere calcoli 7. La cosa giusta al posto sbagliato: collocare oggetti non nei posti usuali ad es: il ferro da stiro nel frigo o spostando continuamente un oggetto da un luogo ad un altro senza apparente motivo) 8. Cambiamenti di Umore e Comportamento repentini: passare dalla calma al rabbia esplosiva senza nessuna ragione apparente, ansia e agitazione. 9. Cambiamenti di Personalità: confusione, apatia, disinibizione, sospetto, paura. 10. Perdita di Interesse e iniziativa per qualunque attività DEMENZA VASCOLARE Secondaria 10-15% di tutte le demenze Dipende da lesioni ischemiche e distruzione di parte del tessuto cerebrale Esordio generalmente brusco e secondario ad un evento vascolare acuto Andamento fluttuante o a gradini MALATTIA di PARKINSON Malattia neurodegenerativa, caratterizzata da una progressiva scomparsa delle cellule nervose e, in particolare, delle cellule che producono il neurotrasmettitore Dopamina che ha un ruolo nel controllo di sintomi motori e alcuni non motori (umore, sonno, memoria) MALATTIA di PARKINSON Sintomi: 1. Rigidità Muscolare: potrebbe rappresentare l’esordio della malattia 2. Tremore: può non essere presente sempre, colpisce solo una parte del corpo (spesso mani, piedi e le dita) ed è un tremore a riposo cioè diminuisce afferrando un oggetto 3. Bradicinesia: lentezza dei movimenti DEPRESSIONE La depressione è molto comune negli anziani, anche se non deve essere considerata una componente “normale” dell’età avanzata. DEPRESSIONE Come CAUSE i fattori più documentati sono: il sesso femminile, essere celibi/nubili o vedovi, la disabilità (ad es. per malattia), vissuti di perdita (un lutto recente, il pensionamento, la riduzione del ruolo sociale e delle risorse economiche), la presenza continua di dolore fisico o disabilità, una storia personale o familiare di depressione. Quali sono i Sintomi? Può manifestarsi sia con i sintomi tipici dei disturbi depressivi (tristezza, riduzione degli interessi, perdita di piacere per le attività abituali, disturbi del sonno e appetito), sia con sintomi meno usuali, quali disturbi fisici, dolori vaghi, diffusi e mutevoli nella sede e nell’intensità che non trovano spiegazione in nessuna malattia somatica o che talora vengono attribuiti a malattie inesistenti (ipocondria), ansia, irritabilità, aggressività, perdita di controllo, convinzione immotivata di essere danneggiato o ingiustamente osteggiato da altri (anche dai familiari), lamentele eccessive circa la perdita di memoria Negli anziani l’identificazione della depressione è complicata dal fatto che alcuni sintomi chiave, quali astenia, facile faticabilità, disturbi del sonno, perdita di peso corporeo, accompagnano spesso il processo dell’invecchiamento, così come sono sintomi di numerose patologie somatiche di cui l’anziano è sovente affetto La depressione senile è variamente influenzata dalla presenza di deficit cognitivi (di memoria, attenzione, concentrazione, ecc.), che possono arrivare fino a simulare un quadro clinico di demenza e che migliorano dopo trattamento con farmaci antidepressivi. In quale modo si cura la depressione nell’anziano? Gli scopi della cura:riduzione dei sintomi psichici e fisici della depressione, miglioramento delle funzioni cognitive (attenzione, memoria, concentrazione, ecc.) e delle capacità relazionali, nella prevenzione delle ricadute. INTERVENTI: 1. Contesto Familiare e Sociale 2. Psicoterapia e/o Supporto Psicologico 3. Terapia Farmacologica Alcuni Consigli per la Prevenzione… 1. Tenere sotto controllo i livelli di pressione, 2. 3. 4. 5. 6. glicemia e colesterolo; Seguire una dieta equilibrata e ricca di antiossidanti (per es: pesce, verdura, frutta, olio di oliva); Praticare una costante attività fisica Moderare il consumo di alcol Mantenere allenata la mente Mantenere vive le interazioni sociali