IL NEP Emergenza di un nuovo tema di studio per la sociologia: relazione tra società umana e ambiente biofisico: impatto dell’una sull’altro e viceversa. Le variabili ambientali diventano rilevanti ai fini della comprensione del comportamento umano e dell’organizzazione sociale. Invalidato il paradigma esenzionalista ( HEP) Catton e Dunlap elaborano il NEP ( New Environmental /Ecological Paradigm) (1979). Principali assunzioni del NEP: Pur con caratteristiche uniche ( cultura, ecc.) gli esseri umani sono una delle differenti specie implicate nell’ecosistema sociale in modo interdipendente I fatti umani sono influenzati anche dall’ambiente naturale, che possono a loro volta influenzare L’ambiente biofisico è finito e impone limiti e condizioni ai fatti sociali Le leggi ecologiche, così come i limiti della capacità di carico, non possono essere annullate Il benessere delle società moderne è strettamente legato alla salute degli ecosistemi. Scienza e tecnologia non possono prescindere dai principi ecologici ( es. leggi della termodinamica) (tab. 2.1) Cambia anche il modo di fare ricerca: si prende in considerazione anche l’impatto sociale dei fenomeni non sociali (inquinamento, disponibilità risorse petrolifere, ecc.) Si prendono in considerazione forme di competizione e conflitto anche con riferimento alle variabili ambientali ( es. scarsità energetica, controllo delle acque, ecc. ) La competizione assume una prospettiva diacronica, che ha a che fare con la sostenibilità delle società: i danni sull’ambiente fisico si possono manifestare nel lungo periodo, incidendo su generazioni diverse. DISTINZIONI TRA HEP E NEP Teorie dell’ordine (strutturalfunzionaliste) Teorie del conflitto ( marxiste) Entrambe le teorie in realtà si possono ricondurre ai due paradigmi in pari misura. Lipset e Smelser – strutturalfunzionalisti Rainwater e Horowitz – conflittualisti Tutti affrontano il tema degli effetti della scarsità di risorse ecologiche sulla stratificazione nazionale ( minore mobilità sociale, più svantaggi per ceti deboli, ecc..) Smelser e Horowitz: ritengono entrambi che le società umane debbano cambiare il loro rapporto con il sistema ecologico Lipset e Rainwater: pensano che la soluzione del problema possa trovarsi nel tradizionale percorso di crescita delle società (esenzionalismo) Teorie e paradigmi non sono sinonimi (p. 56, leggere) Applicazioni del NEP Studi di Dunlap sui problemi ambientali del suo tempo. Tre principali funzioni dell’ambiente nei confronti degli esseri umani: 1. Living space: luogo dove gli uomini possono vivere e agire 2. Supply depot: fornisce risorse necessarie per vivere 3. Waste repository: assorbe i rifiuti delle società industriali moderne Ogni ambiente può svolgere simultaneamente queste funzioni, ma con capacità non illimitate, che dipendono dall’azione dell’uomo (destinare un’area geografica a discarica = sottrarla allo spazio vitale e alla produzione di risorse). La competizione tra queste funzioni è progressivamente aumentata, sforando la capacità di carico del pianeta. La scala NEP (Dunlap 1992) Strumento di misurazione delle preoccupazioni ambientali, il punto di vista ecologico dell’intervistato. Esito di definizione, operazionalizzazione e misurazione del NEP. Ultima versione della scala (NEPS): 8 item pro NET + 7 item pro HEP. Sviluppi recenti Assodata l’interazione tra ambiente e società: 1. Lavori sulle cause (sociali) dei problemi ambientali a) Espansione del capitalismo (Schnaiberg), verificabile su contesti micro (es. insuccesso campagne ambientaliste locali) b) Variabili politico-economiche, globalizzazione economica. Studi su contesti macro, ispirati alla World System Theory ( Wallerstein) (es. rapporto posizione geopolitica/deforestazione/impronta ecologica) c) Equazione IPAT (Impatto, Popolazione, Ricchezza della nazione, Tecnologia): calcolo di un indice probabilistico ( I=PxAxT). La popolazione è la variabile che influisce di più sull’impronta ecologica di un paese ( York, Rosa e Dietz 2003) 2. Lavori sugli impatti provocati dai problemi ambientali a) Questione dell’equità sociale: strati economici più bassi e minoranze etniche sono più esposti ai rischi ambientali (Brulle, Pellow, 2006). Molte indagini a livello internazionale ( es. rifiuti esportati nel Terzo Mondo) b) Disastri naturali e tecnologici. I primi producono una risposta “terapeutica”. I secondi producono un effetto “corrosivo”. Fattori che inibiscono il recupero post-disastro: percezione fallimento istituzionale; incertezza salute mentale; cause legali ( Marshall et al. 2004). 3. Lavori sulle soluzioni ai problemi ambientali a) Lavori meno recenti individuano tre tipologie di social fixes generalmente adottati: cognitivo, strutturale, comportamentale. b) Anni Novanta –Nord Europa: modernizzazione ecologica” : “teoria della - la modernizzazione può consentire espansione industriale a basso impattonuove forme di goivernance multilivellorazionalità ecologica capitalismo “verde” ( Mol e Spaargaren, 2000) c) Prospettiva della Società Civile Mondiale ( World Civil Society – WCS): enfatizza il ruolo delle ONG e organizzazioni intergovernative transnazionali nella diffusione di leggi e agenzie per la protezione dell’ambiente.