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&Scalia
L’ecologia del Creato
di Gianni Mattioli
e Massimo Scalia
L’enciclica
papale
“Laudato si’”
offre molti
spunti
di lettura.
Eccone alcuni
settembre/ottobre 2015
L’Enciclica è un documento importante per chi si occupa di questioni ambientali: può essere di qualche utilità dare un elenco degli
argomenti che vi sono trattati. Essa infatti non è un testo del WWF, di Legambiente o di Greenpeace con una spolverata di parole religiose e l’ispirazione religiosa,
quando compare, non è da santino, ma è spiegata e impegnativa. L’obiettivo dell’Enciclica è subito dichiarato ed è la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella
ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale.
I temi trattati sono così annunciati: vari aspetti dell’attuale crisi ecologica; cause
profonde; la politica internazionale e locale: nuove responsabilità; i poveri e la fragilità
del pianeta; la tecnologia; reinterpretare l’economia e il progresso (sistema di rapporti
commerciali e di proprietà strutturalmente perverso, i danni delle multinazionali); la
cultura dello scarto (lo spreco alimentare) e la proposta di un nuovo stile di vita; il valore
proprio di ogni creatura e il senso umano dell’ecologia; organismi internazionali e organizzazioni della società civile; l’esperienza spirituale cristiana.
Si procede così alla trattazione dell’Inquinamento e dei Cambiamenti climatici
(combustibili fossili, cambiamenti di uso del suolo, innalzamento del livello del mare,
energie rinnovabili, urgenza di politiche); dei Rifiuti, dell’Acqua, della Perdita di Biodiversità al servizio della finanza e del consumismo. Deterioramento della qualità della vita
umana e degradazione sociale. Effetti occupazionali di alcune innovazioni tecnologiche.
Il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più
deboli: ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri. È indispensabile
creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli
ecosistemi prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecnico-economico
finiscano per distruggere non solo la politica, ma anche la libertà e la giustizia, quando
l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione.
Ne Il Vangelo della Creazione c’è la presentazione delle convinzioni di fede, che
offrono motivazioni alte per prendersi cura della natura e dei fratelli più fragili. È un
bene per l’umanità e per il mondo che i Credenti riconoscano meglio gli impegni ecologici che scaturiscono dalle nostre convinzioni. Un mondo fragile, che Dio affida alla
cura dell’essere umano, interpella la nostra intelligenza per riconoscere come dovremmo
orientare, coltivare e limitare il nostro potere. Ne discendono risposte severe su problematiche quali per esempio la proprietà privata: la tradizione cristiana non l’ha mai
riconosciuta come intoccabile e ne ha messo in risalto la funzione sociale. Incompatibile
con la difesa della natura è la giustificazione dell’aborto.
Netto è tutto il capitolo dedicato a La radice umana della crisi ecologica, dedicato in particolare al paradigma tecnocratico dominante: l’energia nucleare, la biotecnologia, la conoscenza del DNA e altre potenzialità danno a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sul
genere umano e sul mondo intero. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto e questo provoca sia degrado ambientale sia degrado sociale. Difendere
il lavoro: l’orientamento dell’economia ha favorito un progresso tecnologico finalizzato
a ridurre i costi di produzione con la diminuzione dei posti di lavoro. Si presenta come
indispensabile promuovere un’economia che favorisca la diversificazione produttiva e
la creatività imprenditoriale.
Chiaro è il giudizio sull’impotenza della cultura ecologica quando essa si riduce
a una serie di risposte parziali, mentre dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero,
settembre/ottobre 2015
una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità. Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di una coraggiosa rivoluzione culturale. Si tracciano le
linee per la costruzione di un’ecologia ambientale, economica e sociale nella quale con la
parola “ambiente” si fa riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura
e la società che la abita, tenendo presente che insieme al patrimonio naturale vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, egualmente minacciato dall’imposizione di uno stile
egemonico di vita legato a un modo di produzione.
Nella costruzione della visione alternativa si partirà dunque dall’Ecologia della
vita quotidiana, avendo come linea guida il principio del bene comune, espresso come
appello alla solidarietà e come opzione preferenziale per i più poveri. E bisognerà tener
conto, guardando al futuro, anche della giustizia tra le generazioni. Bisognerà delineare
grandi percorsi di dialogo che ci aiutino a uscire dalla spirale di autodistruzione: in primo
luogo, nella politica internazionale, consolidando la tendenza a concepire il pianeta come
patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune. In questo contesto diventa indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti, dotate del potere di sanzionare:
urge insomma la presenza di una vera Autorità Politica Mondiale.
Ci fermiamo qui e avanziamo, in estrema sintesi, due osservazioni. La prima riguarda le indicazioni in positivo per contrastare la crisi dell’impianto economico. Se vi è un
grave problema di fermare la catastrofe ambientale e si sottolinea la “radice umana della
crisi ecologica” – l’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto,
da qui degrado ambientale e riduzione dell’occupazione con le gravi conseguenze sociali
– questo non apre necessariamente una prospettiva di un modello economico e sociale
alternativo a quello attuale – la conversione ecologica dell’economia e della società – di
ampia occupazione nel soddisfacimento di beni collettivi e sostenibili, invece del dilatare
la produzione di beni per consumi individuali – auto, case, oggetti, ... – che incontra la
ben nota crisi della domanda ed è alla radice della crisi ecologica? La seconda riguarda
l’“apertura” agli Organismi Geneticamente Modificati. Leggiamo nell’Enciclica: “È legittimo
l’intervento che agisce sulla natura per aiutarla a svilupparsi secondo la sua essenza, quella
della creazione, quella voluta da Dio, non un’indiscriminata manipolazione genetica, che
ignori gli effetti negativi di questi interventi”. Ma è questa la realtà?

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