INTRODUZIONE La Farmacovigilanza è quella disciplina scientifica che si occupa fondamentalmente di valutare il rischio connesso all’impiego dei farmaci e nel monitorare l’incidenza degli effetti indesiderati potenzialmente associati ai trattamenti con lo scopo ultimo di promuovere un uso più razionale e sicuro dei medicinali. Sebbene, infatti, i farmaci siano autorizzati all’immissione in commercio soltanto quando ne venga accertata una determinata sicurezza, ciò non garantisce una totale assenza di rischio per il paziente. Gli studi clinici pre-marketing forniscono informazioni abbastanza esaurienti sull’efficacia dei farmaci, ma per svariate ragioni (popolazioni selezionate, ridotta dimensione del campione, durata limitata, indicazione ristretta ecc.) non possono garantire dati adeguati relativamente alla sicurezza del loro impiego. Ne consegue che, dopo l’immissione in commercio, gli operatori sanitari e i pazienti si trovano nella condizione di continuare a sperimentare il farmaco, in un campo di applicazione diverso da quello degli studi registrativi (1). Gli obiettivi della farmacovigilanza possono essere così sintetizzati: o la precoce identificazione di reazioni avverse da farmaci (Adverse Drug Reactions, ADR) ed interazioni tra farmaci precedentemente sconosciute, non note; o il riconoscimento dell’aumento nella frequenza di reazioni avverse note; o l’individuazione dei fattori di rischio e dei possibili meccanismi alla base delle reazioni avverse; 3 o la valutazione degli aspetti quantitativi delle analisi rischio/beneficio; o la diffusione delle informazioni necessarie agli operatori sanitari per migliorare la prescrizione dei farmaci; o l'educazione e l'informazione dei pazienti. Le principali fonti di informazione sulla sicurezza dei farmaci nella sorveglianza post-marketing sono rappresentate da: o sistemi di segnalazione spontanea di ADR (aneddotica e volontaria/organizzata); o studi epidemiologici (caso-controllo, studi di coorte); o dati di prescrizione; o altre metodologie, quali il PEM (Prescription Event Monitoring) ed il record-linkage. Questi metodi, generalmente, differiscono per il loro campo di applicazione. Possono essere adoperati sia per formulare delle ipotesi (Hypothesis-Generating Methods), individuando cioè ADR sconosciute, o per verificare delle ipotesi (Hypothesis-Testing Methods), accertandone la validità. La segnalazione spontanea, principale metodica di farmacovigilanza, rappresenta un sistema efficace per l’individuazione di ADR rare o insolite (prevalentemente, reazioni avverse di tipo B) che si verificano in associazione all’uso dei farmaci. La focomelia da talidomide, la sindrome oculomucoso-cutanea da practololo, la neutropenia da cloramfenicolo sono tutti esempi di ADR individuate attraverso la metodica della segnalazione spontanea (2-3). 4 L’identificazione di potenziali reazioni avverse necessita tuttavia di un processo successivo sistematico di verifica e quantificazione. La possibilità di avere evidenze da altre fonti rimane quindi una condizione imprescindibile, perché le autorità sanitarie intervengano sul farmaco in questione prendendo i provvedimenti più idonei. LA SEGNALAZIONE SPONTANEA: GENERALITA’ Nel 1968 l'OMS si è fatta promotrice del Programme for International Drug Monitoring, un progetto pilota che prevede la centralizzazione dei dati mondiali sulle ADR, per monitorarle e così rendere possibile l'identificazione di quelle che per la loro rarità non possono essere identificate dai trial clinici. A questo programma, nel 2010, partecipano ormai 134 Nazioni, fra cui anche l'Italia, presente a partire dal 1975 (4). È questo il sistema di segnalazione volontaria, ma organizzata, che si basa sulla compilazione di un’apposita scheda da parte dell’operatore sanitario ogni qualvolta egli osservi, nell’ambito della pratica quotidiana, un evento clinico che sospetta essere una ADR. In Inghilterra, la yellow card è stata utilizzata a tal fine sin dal 1964; negli Stati Uniti viene impiegato il modulo Medwatch che è sempre più ampiamente distribuito ai medici per incoraggiare la segnalazione. Nel compilare la scheda, il segnalatore deve indicare l'età ed il sesso del paziente, la terapia farmacologica completa (e comprensiva della posologia), cui il paziente era sottoposto al momento della reazione avversa, il tipo di reazione ed una serie di altri dati che serviranno a coloro che dovranno analizzarla per stabilire se effettivamente esiste una relazione di causalità fra farmaco (o farmaci) ed evento 5 avverso. Nel compilare la scheda il segnalatore non deve chiedersi se la reazione sospettata può o meno essere validata, poiché il sistema è stato creato per integrare le diverse segnalazioni e generare allarmi in base alla valutazione di più rapporti provenienti da differenti fonti. Pertanto si chiede di segnalare una sospetta reazione avversa, ben sapendo che il sospetto non è certezza. Una volta compilata, la scheda va inviata ai centri di farmacovigilanza istituiti dalle Autorità Regolatorie competenti dei singoli Paesi. Le segnalazioni vengono poi convogliate per l’Europa all’European Medicines Evaluation Agency (EMA) e per tutti i Paesi, inclusi quelli europei, all’Uppsala Monitoring Centre, che è l’agenzia istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per creare un archivio internazionale delle ADR (4-5). Il punto di forza della segnalazione spontanea consiste nel fatto che essa può investigare su tutti i farmaci per l’intera durata della loro commercializzazione, estendendo l’indagine all’intera popolazione dei pazienti in terapia farmacologica, senza pertanto essere limitata ad una singola ipotesi a priori (come nel caso degli studi pre-marketing). Questa metodica è particolarmente indicata per individuare reazioni avverse rare (pertanto non identificabili prima che un gran numero di pazienti venga esposto al farmaco) o interazioni tra farmaci (es. rabdomiolisi da interazione fra gemfibrozil e cerivastatina) oppure quei casi in cui esista una lunga latenza fra la somministrazione del farmaco e lo sviluppo della reazione avversa (es. ipertensione polmonare da fentermina). 6 Grazie ai suoi indubbi vantaggi, la segnalazione spontanea ha portato negli anni all’identificazione di svariate ADR gravi o inattese; ciò ha comportato il ritiro dal commercio di numerosi farmaci o il recepimento di informazioni aggiuntive utili ad un loro uso più sicuro. Le principali limitazioni del sistema di segnalazione spontanea sono invece rappresentate dalla enorme sottosegnalazione o under-reporting e dal fatto che i dati ottenuti (numero di segnalazioni di ADR) manchino di un “denominatore” di riferimento (numero di pazienti esposti) (6). Sebbene l'entità dell’under-reporting, cioè la mancata segnalazione di un numero sufficiente di report per una valutazione di tipo quantitativo delle ADR, sia ampiamente variabile a seconda dei diversi Paesi, è certo che il numero di ADR segnalate a livello internazionale costituisce una percentuale minima di quelle che realmente si verificano nella pratica clinica (secondo alcuni studi inferiore al 10%). Per migliorare la quantità e la qualità dei dati che vengono raccolti, e quindi per aumentarne il valore epidemiologico, è necessario educare gli operatori sanitari sui benefici che il sistema di segnalazione spontanea può apportare alla comunità, sia in termini di riduzione del rischio per il paziente che di risparmio delle risorse per curare le reazioni avverse. Al tempo stesso, i dati, una volta analizzati, dovrebbero essere rapidamente comunicati agli operatori sanitari, in modo che le informazioni ottenute possano essere utilizzate per conseguire benefici pratici nel trattare i pazienti. Solo così la segnalazione di una ADR non sarà più considerata come un mero adempimento burocratico, come attualmente accade. 7 Come definito da Ronald Meyboom (7), i sistemi di segnalazione spontanea nazionali ed internazionali, che ad oggi rappresentano la principale fonte di informazione in farmacovigilanza, si basano su quattro assunti fondamentali: 1. la necessità di una struttura organizzata che assicuri la raccolta, la validazione, l’analisi e la distribuzione dei dati; 2. l’impiego dei dati ottenuti durante la sorveglianza post-marketing, da parte delle Autorità Regolatorie in collaborazione con le industrie farmaceutiche, per la regolamentazione dell’uso del farmaco (es. revisione della scheda tecnica, sospensione o ritiro del farmaco); 3. l’uso di adeguate metodologie e procedure scientifiche che assicurino una corretta interpretazione dei dati; 4. la comunicazione e l’educazione ed, in particolare, la diffusione dell’informazione sulla sicurezza a prescrittori, farmacisti e pazienti (feedback) (7). Il significato della segnalazione Come si è detto, il principale obiettivo della Farmacovigilanza è l’individuazione di eventi clinici avversi connessi all’uso dei medicamenti, che siano ignoti o nuovi in termini di aspetto clinico, gravità o frequenza (8). Ciò comporta la ricerca di segnali preliminari di tali eventi. L’OMS definisce come segnale “una informazione riferita su una possibile relazione causale tra un evento avverso ed un farmaco, relazione che sia ignota o precedentemente documentata in modo incompleto”. 8 Il sistema della segnalazione spontanea è un metodo capace di “generare” delle ipotesi (segnale d’allarme); la validità di tali ipotesi può essere confermata solo attraverso studi epidemiologici formali. In linea di principio, qualsiasi manifestazione clinica indesiderata e non voluta in corso di terapia medica può avere un’eziologia farmacologica e quasi tutti i farmaci sono capaci di causare numerosi tipi di reazioni avverse. Le ADR possono essere multiformi, eterogenee e, spesso, anche imprevedibili. Presentano spesso sintomatologia sovrapponibile a quella di patologie comuni e per questo possono non essere riconosciute. La diagnosi di ADR si configura, quindi, come una delle più difficili in campo medico. In presenza di un evento clinico indesiderato nel corso di un trattamento farmacologico, una volta escluse tutte le altre possibili cause patogenetiche e sospettando che l’evento possa essere dovuto ad uno o più farmaci utilizzati per la terapia, il sanitario ha la possibilità, ma anche l’obbligo deontologico (e di legge), di segnalare il suo sospetto. L’operatore sanitario non osserva una “reazione avversa”, bensì un “evento clinico indesiderato”, durante una terapia medicamentosa. La convinzione che nel segnalare una ADR non vi possa essere certezza (cosa che richiede ben altra documentazione e ben altre prove) dovrebbe eliminare in parte la preoccupazione di una responsabilità e facilitare la tempestiva segnalazione. E’ auspicabile che il segnalatore segua il percorso clinico-diagnostico appropriato per la raccolta di dati completi e di buona qualità. Alla luce di quanto sopra è preferibile riferirsi alla segnalazione di ADR con il termine “segnalazione di sospetta ADR”. 9 La validazione delle segnalazioni A fronte di un evento avverso e di un farmaco sospettato di averlo causato, per stabilire un rapporto di causalità è necessaria un’analisi attenta del procedimento diagnostico dell’evento. La relazione di causalità farmaco-ADR dovrà essere valutata, analizzando: il rapporto temporale fra l’uso del farmaco e l’insorgenza della reazione. Le caratteristiche dell’evento avverso. Infatti, i sintomi e segni dell’evento possono coincidere con alcuni di quelli già noti per quel farmaco o per composti chimicamente o farmacologicamente correlati ad esso. Alcuni segni e sintomi sono patognomici. Ad esempio, in un paziente che assume digossina, una combinazione di arresto cardiaco ed aritmia ectopica quasi certamente sarà dovuta al farmaco. Tuttavia, la mancanza di queste informazioni non dovrebbe essere usata per escludere una associazione, specialmente con nuovi farmaci, poiché una ADR potrebbe essere non ancora conosciuta o prevedibile in base alle caratteristiche farmacologiche. Per esempio, i corticosteroidi, usati comunemente come immunosoppressori, possono causare reazioni allergiche. La frequenza dell’evento. E’ un elemento importante sapere quanto esso è frequente nella popolazione generale e se possa essere associabile all’uso del farmaco. Per esempio, la cefalea è un disturbo relativamente frequente e quindi la sua associazione con un farmaco può essere casuale. Al contrario, l’anemia aplastica ha un’incidenza bassa e spesso è associata all’uso di farmaci e quindi è più probabile che si tratti di un’ADR. 10 Gli esami strumentali e di laboratorio. La valutazione della concentrazione plasmatica del farmaco, le biopsie e le prove allergiche possono aiutare la diagnosi, stabilire la funzionalità dell’organo e fornire i mezzi per il controllo di cosa accade dopo l’eventuale riduzione della dose o sospensione della terapia o il cambio della stessa. Ad esempio, le analisi di funzionalità tiroidea sono eseguite di routine prima di iniziare la somministrazione di amiodarone, che può causare non soltanto patologie tiroidee, ma comportare anche alterazioni dei test di funzionalità, anche quando la funzione della tiroide è normale, rendendo in tal modo più difficile l’interpretazione del fenomeno. L’effetto della sospensione del farmaco (dechallenge). Nella maggior parte dei casi, se l’evento dipende dal farmaco, la sospensione della sua somministrazione (se possibile) e la risoluzione dell’evento senza alcuna terapia (dechallenge positivo) facilitano la valutazione dell’imputabilità. Alla fine di questo processo dovrebbe essere possibile stabilire la relazione di causalità (Box 1), spesso facendo anche uso di algoritmi, quali quello di Naranjo (Tabella 1) e quello di Hutchinson (Tabella 2) (9-10). 11 Box 1: Criteri* per l’attribuzione della relazione di causalità delle sospette reazioni avverse. *riferiti secondo il WHO International Drug Monitoring Programme (5) CERTA Un evento clinico (inclusa l'alterazione di un parametro di laboratorio) che insorga con una plausibile sequenza temporale dall'assunzione del farmaco e che non può essere spiegato da patologie concomitanti, né dalla concomitante assunzione di altri farmaci o sostanze chimiche. La risposta alla sospensione del farmaco (dechallenge) dovrebbe essere clinicamente plausibile. La reazione deve essere definita farmacologicamente o fenomenologicamente, seguendo una procedura di risomministrazione (rechallenge), se necessario. PROBABILE Un evento clinico (inclusa l'alterazione di un parametro di laboratorio) che insorga con una plausibile sequenza temporale dall'assunzione del farmaco e che non può essere spiegato da patologie concomitanti, né dalla concomitante assunzione di altri farmaci o sostanze chimiche. La reazione deve essere già stata osservata per il farmaco sospettato. La reazione deve migliorare con il dechallenge. Non è necessario il rechallenge perché la reazione avversa rientri in questa definizione. POSSIBILE Un evento clinico (inclusa l'alterazione di un parametro di laboratorio) che insorga con una plausibile sequenza temporale dall'assunzione del farmaco, ma che potrebbe essere spiegato da patologie concomitanti o dalla concomitante assunzione di altri farmaci o sostanze chimiche. Le informazioni sulla sospensione del trattamento possono essere mancanti o poco chiare. IMPROBABILE Un evento clinico (inclusa l'alterazione di un parametro di laboratorio) con un rapporto temporale che rende il rapporto causale improbabile ed in cui altri farmaci, sostanze chimiche o malattie silenti forniscono altre plausibili spiegazioni. CONDIZIONALE / NON CLASSIFICATA Quando è un evento (inclusa l'alterazione di un parametro di laboratorio) che viene riportato come una reazione avversa, che necessita di più dati per una appropriata valutazione o per la quale si stanno valutando dati ulteriori. NON VALUTABILE / NON CLASSIFICABILE Una segnalazione che riporta una reazione avversa che non può essere giudicata a causa della mancanza o contradditorietà delle informazioni e che non può essere verificata o supportata da altre informazioni. 12 Tabella 1. ALGORITMO DI NARANJO SI NO 1. Ci sono rapporti precedenti conclusivi su questa reazione? NON SO +1 0 0 2. L’evento è comparso dopo la somministrazione del farmaco? +2 -1 0 3. La reazione è migliorata alla sospensione del farmaco? +1 0 0 4. La reazione è ricomparsa alla risomministrazione del +2 -1 0 5. Ci sono cause alternative? -1 +2 0 6. La reazione è ricomparsa dopo somministrazione di un -1 +1 0 +1 0 0 8. La gravità della reazione era dose-dipendente? +1 0 0 9. Il paziente aveva già presentato una reazione di questo tipo +1 0 0 +1 0 0 farmaco? placebo? 7. Sono state rinvenute concentrazioni tossiche del farmaco nell’organismo? ad un farmaco uguale o simile? 10. L’evento avverso era stato confermato da elementi oggettivi? Interpretazione: ≤ 0 dubbia; 1-4 possibile; 5-8 probabile; ≥ 9 certa Tabella 2. ALGORITMO DI HUTCHISON ELEMENTI A FAVORE INCERTI CONTRARI 1 Esperienza precedente +1 0 -1 2. Cause alternative +2 0 -1 3. Fattore temporale +1 0 -2 4. Livelli del farmaco (sangue) +1 0 -1 5. Dechallenge +1 0 -1 6. Rechallenge +1 0 -1 Totale +7 0 -7 Interpretazione: < 0 dubbia; 0-3 possibile; 4-5 probabile; 6-7 certa 13 ORGANIZZAZIONE DELLA SEGNALAZIONE SPONTANEA A LIVELLO INTERNAZIONALE Negli ultimi anni un numero crescente di Paesi ha espresso il desiderio di partecipare al Programme for International Drug Monitoring dell’OMS per ricevere supporto nello sviluppo del proprio sistema di monitoraggio nazionale. Tra i diversi Paesi membri, esistono numerosi modelli organizzativi di segnalazione spontanea, designati dalle autorità regolatorie competenti e che mostrano alcune peculiarità dovute a differenze di carattere storico e legislativo. Ciò sembra naturale, in quanto ciascun sistema di farmacovigilanza, non soltanto deve adattarsi alla realtà socio-economica del Paese stesso (organizzazione sanitaria, numero di abitanti, ecc.), ma deve considerare nel dettaglio, tramite azioni mirate a livello locale, i problemi farmaco-correlati (produzione, distribuzione ed utilizzo dei farmaci; genetica, dieta e tradizioni locali; uso di terapie alternative non convenzionali). Come regola generale un sistema di sorveglianza post-marketing dei farmaci è rivolto al monitoraggio delle segnalazioni di sospette reazioni avverse tramite l'uso di un archivio unico che permetta di ottenere una veduta generale su scala nazionale. In passato, in numerosi Paesi il modello principale dei sistemi di monitoraggio è stato quindi caratterizzato da una struttura “di tipo centralizzato” con un unico centro nazionale responsabile della raccolta di tutte le segnalazioni inviate dagli operatori sanitari. Attualmente, al fine di implementare il sistema della segnalazione spontanea, molti Paesi preferiscono adoperare una struttura “di tipo decentralizzato” con un centro nazionale che funzioni come punto di riferimento per alcuni centri regionali, che 14 svolgano, a loro volta, un’attività capillare di farmacosorveglianza nelle rispettive regioni di appartenenza. Nonostante la regionalizzazione richieda più personale e più mezzi e quindi possa essere più costosa, un sistema di monitoraggio decentralizzato può garantire una maggiore efficacia in termini di quantità e qualità di segnalazioni di reazioni avverse, specialmente quando le nazioni sono grandi o hanno culture regionali diverse. Oggi, diverse Nazioni sono sul punto di attivare i loro sistemi in conformità con quest'ultimo modello, ed i Paesi che già hanno una lunga tradizione nel monitoraggio dei farmaci, stanno cambiando i loro programmi andando verso la decentralizzazione. Nonostante sia difficile affermare quale sia un “sistema ideale” di segnalazione spontanea, sono stati evidenziati negli ultimi anni fattori determinanti che potrebbero contribuire alla diffusione della cultura della farmacovigilanza (11). Un’attiva informazione di ritorno, individuale e collettiva (bollettini di farmacovigilanza, dear doctor letter, ecc.), la facile reperibilità delle schede e la presenza di linee guida chiare, alla luce delle esperienze internazionali, sono gli elementi essenziali per il raggiungimento di quegli obiettivi, definiti dall’OMS come Gold standard della segnalazione spontanea. Tali obiettivi sono rappresentati da: o un tasso annuale di 300 segnalazioni per milione di abitanti; o il 30% delle segnalazioni riguardanti reazioni avverse gravi; o segnalazioni provenienti da almeno il 10 % dei medici del territorio nazionale. 15 IL SISTEMA DI SEGNALAZIONE SPONTANEA IN ITALIA La normativa La farmacovigilanza in Italia è regolata da norme e procedure che coinvolgono molti soggetti, con ruoli ben definiti: gli operatori sanitari in qualità di segnalatori, le Aziende Sanitarie Locali, le Direzioni Sanitarie delle strutture ospedaliere e degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), le Aziende Farmaceutiche, le Regioni e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), tramite l'Ufficio di Farmacovigilanza. A livello internazionale, tutte le Agenzie o Enti preposti alla farmacovigilanza sono in costante contatto tra loro e anche con l’EMA, ente sovranazionale, cui le Autorità Sanitarie degli Stati membri fanno riferimento nel territorio dell'Unione Europea, e con l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La legge primaria nazionale vigente in materia di farmacovigilanza, che ha abrogato il D.L.vo 95/03, è il D.L.vo 24 aprile 2006 n. 219, di attuazione della Direttiva 2001/83/CE e successive modifiche e della Direttiva 2003/94/CE (12) . Per quanto concerne l’ambito di applicazione, il D.L.vo 219/06 riguarda le segnalazioni spontanee, da letteratura e da studi osservazionali; non si applica invece alle segnalazioni di reazioni avverse che si verificano nel corso di sperimentazioni cliniche, la cui gestione è regolamentata dal D.L.vo 211/03. Il D.L.vo 219/06, regolamentando il funzionamento del sistema nazionale di farmacovigilanza, che fa capo all’AIFA, assegna a ciascun soggetto coinvolto compiti precisi e prevede specifici obblighi, integrati dalle norme previste dai Decreti 24 maggio 2002, 6 novembre 2003 e 12 dicembre 2003, dalle procedure 16 via via comunicate dall’AIFA, attraverso il suo sito web e la Rete Nazionale di Farmacovigilanza e dalle linee guida comunitarie contenute nel Volume 9A di EudraLex. Compiti dell’AIFA Raccogliere e valutare informazioni utili per la sorveglianza dei medicinali, con particolare riguardo alle reazioni avverse, all’uso improprio ed all’abuso, tenendo conto anche dei dati relativi ai consumi; promuovere il processo di informatizzazione di tutti i flussi di dati necessari alla farmacovigilanza, gestendo e coordinando, in particolare, la rete telematica nazionale di farmacovigilanza, che collega le strutture sanitarie, le regioni e le aziende farmaceutiche; collaborare con l’EMA, con i competenti organismi degli altri Stati membri dell’Unione Europea (UE) e con la Commissione europea alla costituzione ed alla gestione di una rete informatizzata europea, per agevolare lo scambio delle informazioni inerenti la farmacovigilanza dei medicinali commercializzati nella UE; promuovere e coordinare, anche in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), studi e ricerche di farmacoutilizzazione, farmacovigilanza attiva e farmacoepidemiologia; adottare, coadiuvata dalle regioni, iniziative atte a promuovere le segnalazioni spontanee da parte degli operatori sanitari; promuovere iniziative idonee per la corretta comunicazione delle informazioni relative alla farmacovigilanza ai cittadini ed agli operatori sanitari; 17 provvedere, avvalendosi della Commissione Tecnico Scientifica (CTS) e in collaborazione con il Consiglio Superiore di Sanità (CSS), a predisporre la relazione annuale sulla farmacovigilanza da presentare al Parlamento; organizzare, con la partecipazione dell’ISS, riunioni periodiche con i responsabili di farmacovigilanza presso le Regioni, per concordare le modalità operative relative alla gestione della farmacovigilanza; provvedere affinché tutte le segnalazioni di sospette reazioni avverse gravi da medicinali verificatesi sul territorio nazionale siano messe a disposizione dell’EMEA, degli altri Stati membri e del titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) entro 15 giorni solari dalla data di ricevimento della loro comunicazione, dando tempestiva notizia al pubblico del contenuto di tali segnalazioni; informare immediatamente l'EMA, gli altri Stati membri della UE ed il titolare dell’AIC, su eventuali modifiche, sospensioni o revoche di una AIC; revocare o modificare, se è il caso, il proprio provvedimento nel rispetto di quanto deciso dalla Commissione UE; assicurare l’osservanza delle disposizioni in materia di farmacovigilanza, ispezionando i locali, le registrazioni e i documenti dei titolari di AIC; analizzare e controllare le sospette reazioni avverse gravi relative a medicinali autorizzate con procedura di mutuo riconoscimento o decentrata, qualora l’Italia sia lo Stato membro di riferimento. 18 Compiti delle Regioni (da svolgere avvalendosi anche di appositi Centri di Farmacovigilanza.) Collaborare, singolarmente o d’intesa fra loro, con l’AIFA nell’attività di farmacovigilanza, fornendo elementi di conoscenza e valutazione ad integrazione dei dati che pervengono all’Agenzia stessa; provvedere, nell’ambito delle proprie competenze, alla diffusione delle informazioni al personale sanitario ed alla formazione degli operatori nel campo della farmacovigilanza; collaborare a fornire i dati sui consumi dei medicinali, mediante programmi di monitoraggio sulle prescrizioni a livello regionale. Obblighi del titolare di AIC Registrare in modo dettagliato tutte le sospette reazioni avverse da farmaci osservate in Italia, nell’Unione Europea o in un Paese terzo; registrare e notificare, entro al massimo 15 giorni da quando ne ha avuto notizia, le reazioni avverse gravi verificatesi in Italia, segnalate da personale sanitario alla struttura sanitaria di pertinenza del segnalatore o, qualora impossibile, all’AIFA; registrare e notificare all’AIFA, con la stessa tempistica di cui sopra, qualunque altra sospetta reazione avversa grave di cui sia venuto a conoscenza; provvedere a che siano notificate all’AIFA, con la stessa tempistica di cui sopra, le sospette reazioni avverse gravi e inattese e la presunta 19 trasmissione di agenti infettanti attraverso un medicinale verificatesi in un Paese terzo; segnalare all’AIFA, secondo modalità e tempi con essa stabiliti, le sospette reazioni avverse gravi, verificatesi nella UE, relative ai medicinali autorizzati con procedura di mutuo riconoscimento o decentrata, quando l’Italia è il Paese membro di riferimento; disporre, a titolo stabile e continuativo, di un responsabile del servizio di farmacovigilanza in possesso di laurea in medicina o farmacia o CTF, o di laurea specialistica in scienze biologiche o chimica ad indirizzo organicobiologico, purchè sia stato superato un esame di farmacologia annuale (pari a 12 crediti formativi nel relativo settore scientifico-disciplinare). Il responsabile del servizio di farmacovigilanza deve essere persona diversa dal responsabile del servizio scientifico, ma in condizione di usufruire di tutti i dati di tale servizio; inviare all’AIFA, su CD-ROM, i rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza (PSUR) almeno ogni sei mesi a partire dal rilascio dell’AIC fino alla prima commercializzazione e successivamente o immediatamente, su richiesta, oppure ad intervalli regolari come da schema seguente: ogni sei mesi per i primi due anni dalla data di rilascio dell’AIC e quindi una volta all’anno per i due anni seguenti. Successivamente, gli PSUR devono essere presentati ogni tre anni e congiuntamente alla domanda di rinnovo dell’AIC; 20 utilizzare la terminologia medica concordata a livello internazionale per le segnalazioni di reazioni avverse (Medical Dictionary for Regulatory Activities, MedDRA); notificare preventivamente o contestualmente all’AIFA le informazioni su problemi di farmacovigilanza, relative ai propri medicinali, dirette al pubblico; diffondere ai medici prescrittori le note informative e gli aggiornamenti sulla sicurezza , secondo indicazioni, tempi e modalità stabilite dall’AIFA, ogni qualvolta emergano nuove informazioni relative al profilo di tollerabilità del medicinale; trasmettere trimestralmente, per via informatica, i dati di vendita in base al D.D. 24.05.02; tale obbligo è esteso anche alle aziende responsabili della commercializzazione dei medicinali. Obblighi del responsabile del servizio di farmacovigilanza delle aziende farmaceutiche Assicurare l’istituzione e il funzionamento di un sistema atto a garantire che le informazioni su tutte le presunte reazioni avverse comunicate al personale dell’azienda ed agli informatori scientifici del farmaco, siano raccolte, ordinate e accessibili in un unico luogo; assicurare che tutte le informazioni relative alla sicurezza dei medicinali, successive all’atto di autorizzazione, siano portate rapidamente a conoscenza del personale sanitario, anche tramite i contatti del servizio di informazione scientifica della propria azienda; 21 elaborare i rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza (Periodic Safety Updated Report = PSUR); trasmettere per via telematica al sistema nazionale di farmacovigilanza le segnalazioni di sospette reazioni avverse gravi da letteratura verificatesi in Italia; trasmettere alla struttura sanitaria di pertinenza le segnalazioni di sospette reazioni gravi o inattese avvenute sul territorio nazionale, ricevute direttamente dal segnalatore e non tramite la rete nazionale di farmacovigilanza; trasmettere ad ogni richiesta dell’AIFA informazioni supplementari ai fini della valutazione dei benefici e dei rischi di un medicinale, comprese le informazioni riguardanti i volumi di vendita o di prescrizione dello stesso; presentare all’AIFA ogni altra informazione rilevante ai fini della valutazione dei benefici e dei rischi relativi ad un medicinale, incluse appropriate informazioni su studi di sicurezza post-autorizzativi. Obblighi delle strutture sanitarie (AUSL, AO, IRCCS pubblici e privati, Policlinici universitari pubblici e privati) Nominare un responsabile di farmacovigilanza della struttura in possesso di laurea in medicina o farmacia o CTF o di laurea specialistica in scienze biologiche o chimica ad indirizzo organico-biologico, purchè sia stato superato un esame di farmacologia annuale (pari a 12 crediti formativi nel relativo settore scientifico-disciplinare). 22 Obblighi del responsabile di farmacovigilanza delle strutture sanitarie Provvedere a registrarsi alla rete nazionale di farmacovigilanza, al fine dell’abilitazione necessaria per la gestione delle segnalazioni; provvedere, previa verifica della completezza e della congruità dei dati, all’inserimento delle segnalazioni nella banca dati della rete nazionale di farmacovigilanza entro e non oltre 7 giorni dal ricevimento della segnalazione; richiedere al segnalatore aggiornamenti delle sospette reazioni avverse gravi ed ogniqualvolta ritenuto necessario; aggiornare la scheda inserita in rete; agevolare la ricerca attiva da parte del responsabile di farmacovigilanza delle aziende farmaceutiche di informazioni aggiuntive sulle segnalazioni; acquisire dal segnalatore, per tutte le reazioni avverse ad esito fatale, una relazione clinica dettagliata, da trasmettere all’AIFA entro 15 giorni solari; conservare presso la struttura sanitaria le schede originali di segnalazione (inoltrandole in copia all’AIFA, alla Regione di appartenenza o al Centro di Farmacovigilanza individuato dalla Regione ove dagli stessi richiesto). Obblighi dei medici e degli altri operatori sanitari I medici e gli altri operatori sanitari sono tenuti a segnalare: tutte le sospette reazioni avverse gravi o inattese di cui vengono a conoscenza nell'ambito della propria attività; tutte le sospette reazioni avverse osservate, gravi, non gravi, attese ed inattese da tutti i vaccini e dai medicinali posti sotto monitoraggio intensivo ed inclusi in elenchi pubblicati periodicamente dall'AIFA. I medici e gli altri 23 operatori sanitari devono trasmettere le segnalazioni di sospette reazioni avverse, tramite l'apposita scheda, tempestivamente, al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza (AUSL, Azienda Ospedaliera, IRCCS); questi entro 7 giorni dal ricevimento della scheda di segnalazione, provvede al suo inserimento nella Rete Nazionale di farmacovigilanza (previa verifica della completezza e della congruità dei dati). L’inserimento da parte del responsabile locale di farmacovigilanza genera un messaggio di avvenuto inserimento all’AIFA, all’azienda farmaceutica produttrice del farmaco implicato nella ADR e al Centro regionale di farmacovigilanza (ove presente) informandoli che nella RNF è stata registrata una nuova segnalazione. Le segnalazioni (spontanee o da studi osservazionali o da letteratura) di ADR che si sono verificate in Italia vengono raccolte mediante la Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), attiva dal novembre 2001. L’attuale sistema italiano di farmacovigilanza si basa sulla RNF. La rete garantisce da un lato la raccolta, la gestione e l’analisi delle ADR e dall’altro la pronta e capillare diffusione delle informazioni diramate dall’AIFA in merito alla sicurezza dei farmaci, attraverso un network che coinvolge l’AIFA, le 20 Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, 204 Unità Sanitarie Locali, 112 Ospedali, 38 Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico e 561 industrie farmaceutiche. Dal 2006 le attività di farmacovigilanza sono state potenziate attraverso il consolidamento della rete nazionale (con il coinvolgimento dei centri regionali) ed il suo collegamento ad Eudravigilance ed al Centro Organizzazione Mondiale della Sanità per il Monitoraggio Internazionale dei Farmaci di Uppsala. 24 Flusso delle segnalazioni Il percorso delle informazioni in Italia è descritto nello schema seguente (Fig 1): Figura 1. Il flusso delle segnalazioni Schema del sistema di farmacovigilanza in Italia Industria Farmaceutica Medici ed altri operatori sanitari tempestivamente Invio scheda cartacea Aziende Sanitarie Locali o Direzioni Sanitarie (Ospedali) Inserimento nel database ministeriale entro 7 giorni AIFA ufficio di Farmacovigilanza Entro 15 giorni per effetti gravi 25 Regioni o Centri FV EMEA Scheda di segnalazione Figura 2. La scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa da farmaco 26 La scheda di segnalazione dovrebbe essere considerata come una cartella clinica semplificata, a fronte della quale il segnalatore deve non solo compilare nel modo più esauriente possibile i vari campi, bensì chiedersi quanto comprensibile sarà il suo sospetto per gli altri. Il sistema di segnalazione, infatti, prevede che la scheda venga prima o poi validata e tale validazione sarà tanto più facile, quanto più il caso clinico riportato nella scheda sarà accompagnato da informazioni esaurienti. La scheda di segnalazione può essere vista anche dal responsabile dell’azienda farmaceutica del farmaco sospettato, ma il nome del segnalatore è oscurato. Ciò significa che una azienda farmaceutica, qualora necessiti di ulteriori informazioni circa la segnalazione, non ha possibilità di contattare direttamente il segnalatore, ma ha bisogno di interpellare il responsabile della farmacovigilanza che ha inserito i dati della scheda per avere informazioni aggiuntive dal segnalatore. Il responsabile della farmacovigilanza dovrà, quindi, contattare l’operatore sanitario e fungere da intermediario, garantendo l’anonimato del segnalatore, salvo diversa disposizione di quest’ultimo. 27 SCOPO DELLA TESI Negli ultimi anni, la ricerca clinica in campo oncologico ha portato all’introduzione in terapia di molti farmaci innovativi, con una conseguente aumentata efficacia dei trattamenti. Sui farmaci di nuova generazione (farmaci biologici o a target molecolare) si concentrano grandi aspettative per alcune patologie oncologiche le cui possibilità terapeutiche sono tuttora limitate. Tuttavia, la disponibilità di nuovi farmaci efficaci si accompagna ad alcune criticità. Le registrazioni dei nuovi farmaci vengono spesso fatte dalla FDA per gli Stati Uniti e dall'EMA per l'Europa sulla base di processi di valutazione accelerati o di studi basati su indicatori di efficacia surrogati, quale ad esempio la riduzione della massa tumorale invece che la riduzione della mortalità. Questo fenomeno racchiude in sé elementi positivi e negativi. È sicuramente un elemento positivo, soprattutto quando le innovazioni riguardano tipologie di cancro contro le quali non esistono trattamenti efficaci o ne esistono pochi, la possibilità di registrare farmaci anche per patologie poco frequenti (per le quali è difficile condurre ampi studi randomizzati) e rendere disponibili in tempi brevi le innovazioni terapeutiche. D'altra parte, però, un elemento problematico è costituito dalla necessità di confermare nel tempo se l'effetto sugli indicatori surrogati si traduce in forme più sostanziali di beneficio per i pazienti. Purtroppo raramente le aziende farmaceutiche che ottengono una registrazione accelerata di un nuovo farmaco hanno poi interesse a condurre studi adeguati che confermino l'efficacia del farmaco registrato. Ne consegue che una più ampia dimostrazione dell'efficacia di questi farmaci può solo essere cercata attraverso sperimentazioni post-registrative 28 promosse dai ricercatori o attraverso la valutazione prospettica del loro impatto nella pratica clinica. A parte questo, le registrazioni accelerate comportano la necessità di un attento monitoraggio a medio e lungo termine degli effetti avversi, che potrebbero non essere stati sufficientemente evidenziati durante gli studi registrativi. In questo contesto, la farmacovigilanza post-marketing, e in modo particolare la segnalazione spontanea delle ADR, diventa fondamentale per meglio definire il profilo beneficio/rischio dei nuovi farmaci oncologici, per valutare nella pratica clinica reale il loro profilo di sicurezza complessivo e l’impatto sulla qualità di vita del paziente. I pazienti del “mondo reale” spesso hanno caratteristiche differenti (patologie multiple, corredo genetico, usi off-label, etc.) rispetto a quelli arruolati negli studi registrativi e quindi sono a maggior rischio di ADR e di interazioni tra farmaci. Gli antineoplastici, termine che comprende agenti molto diversi tra loro, sono considerati farmaci con un elevato numero di effetti avversi soprattutto quando si parla di farmaci a meccanismo convenzionale citotossico. D’altra parte, in contrasto alle aspettative iniziali relative alla loro supposta selettività per i tessuti neoplastici, spesso le terapie con le nuove molecole hanno dimostrato di potere causare effetti avversi e problemi inaspettati (per esempio, cardiotossicità da trastuzumab e inibitori chinasici, sindrome veno-occlusiva epatica da gemtuzumab ozogamicina, “ipersensibilità” da anticorpi monoclonali, polmonite interstiziale da gefitinib, ecc.). In passato i farmaci antineoplastici non sono stati oggetto di attenzione prioritaria nei programmi nazionali o internazionali di farmacovigilanza e, in aggiunta, è 29 stata assente la cultura della segnalazione delle ADR tra gli oncologi. Solo recentemente è stata sottolineata la chiara e preminente importanza delle attività di FV in ambito oncologico (13). E’ paradossale che il numero di segnalazioni di reazioni avverse riguardanti i farmaci oncologici pervenute alla Rete Nazionale di Farmacovigilanza sia stato tradizionalmente proporzionalmente più basso di quello degli altri farmaci. Il livello estremo di “under-reporting” in oncologia può essere, almeno in parte, legato al fatto che una serie di reazioni vengono considerate come assolutamente abituali ed attese (per esempio, mielodepressione, mucositi, nausea e vomito, alopecia); gli oncologi sono in genere molto attenti nel documentarne la frequenza e gravità nel corso dei trial, come anche nel cercare di prevenirle e gestirle, ma ritengono, dato che queste reazioni non rappresentano una novità, che la necessità di segnalarle nella pratica clinica di routine imponga un faticoso e inutile lavoro burocratico. Va detto che questo certamente non può e non deve applicarsi al caso di tossicità meno scontate, come quelle causate dai nuovi farmaci a meccanismo molecolare orientato ed anche dagli stessi antineoplastci tradizionali. Rispetto ad altri medici, gli oncologi hanno, tra l’altro, dei doveri aggiuntivi unici rispetto alla segnalazione delle ADR, in quanto, in generale, sono i soli ad usare gli antineoplastici quali farmaci altamente specialistici e pertanto a garantirne la sicurezza di fronte alla comunità. Tuttavia, esaminando la letteratura scientifica (tramite, per esempio, una ricerca su PubMed e immettendo parole chiave come “Drug surveillance”, “Pharmacovigilance”, “ADR”, “Anticancer drugs” o “Antineoplastic drugs”, ecc.), si trovano pochissimi articoli dedicati al tema della “farmacovigilanza in 30 oncologia”. Estremamente informativo sugli aspetti discussi è un articolo di Ladewski LA et al. apparso nel 2003 su Journal of Clinical Oncology (14). E’ stata esaminata la velocità di comparsa di informazioni e provvedimenti cautelativi (quali revisioni del foglietto illustrativo, Dear Doctors Letters e articoli su riviste scientifiche indicizzate) relativi a venticinque ADR gravi da farmaci oncologici identificate nel periodo 2000-2002 negli USA. Sostanzialmente, si è confermato che le reazioni avverse frequenti erano state facilmente individuate, tipicamente nei trial ma anche con le segnalazioni (MedWatch), e con una più o meno accettabile rapidità di disseminazione della nuova informazione (come tempo trascorso a partire dall’approvazione della FDA). Invece, le reazioni più rare erano state soprattutto individuate dalle segnalazioni spontanee o dai case report, con tempi di latenza molto elevati nella comparsa dell’informazione (anche 35,9 anni nel caso della mielodepressione grave da tioguanina in soggetti geneticamente suscettibili e 34,9 anni per i decessi da vinblastina somministrata per via intratecale). Ne deriva quindi che, anche in oncologia, la mancata segnalazione di un evento grave o inatteso è un’insostituibile occasione d’allarme perduta, con rallentamento del processo d’informazione e degli eventuali provvedimenti necessari. Il criterio che deve essere seguito dagli oncologi per l’individuazione delle reazioni avverse da segnalare deve essenzialmente rispondere alla domanda “mi attendevo questo risultato?”. Per cui, nel caso di un trattamento con un farmaco citotossico leucopenizzante è chiaro che una modesta riduzione dei globuli bianchi è un fenomeno atteso; ma una grave leucopenia, che modifichi i piani terapeutici o che imponga terapie non previste di routine, è una reazione avversa. 31 Tuttavia, per le reazioni non gravi o note, bisogna tenere conto che, come già esposto, per i farmaci oncologici e per tutti quelli che vengono utilizzati in aree nelle quali non sono disponibili terapie efficaci, è frequente il fenomeno della rapida immissione in commercio prima che si concluda tutta la sperimentazione, una procedura “accelerata” che si basa su risultati d’efficacia intermedi. Questi farmaci quindi non sono ancora conosciuti nel loro profilo di sicurezza complessivo, un elemento indispensabile a valutare i riflessi sulla qualità della vita del paziente. Per questo è importante che gli eventi avversi, anche non gravi e già noti, dei farmaci oncologici di recente introduzione vengano segnalati in fase post-marketing, al fine di poterli quantificare, non solo nella situazione particolare dei trial, ma anche nella pratica clinica quotidiana. Tenendo conto di tutto questo, l’AIFA ha istituito il Registro dei Farmaci Oncologici sottoposti a Monitoraggio (RFOM) con lo scopo di verificare l’uso appropriato di questi farmaci, raccogliere dati utili ad integrare quanto emerso nel corso delle sperimentazioni cliniche e sensibilizzare i medici alla segnalazione delle sospette reazioni avverse. Per questi medicinali la segnalazione di sospetta reazione avversa, che, come si è visto, dà conto del giudizio clinico sulla imputabilità del farmaco e sulla potenziale rilevanza dell’evento osservato, va inviata, compilando e stampando l’apposita scheda generata dal Registro, affinché questi possa provvedere al suo inserimento nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza. Solo attraverso questo sistema di farmacovigilanza le segnalazioni di sospetta reazione avversa possono essere esaminate in maniera cumulativa e, eventualmente, generare segnali d’allarme o confermare il rapporto beneficio/rischio del prodotto. 32 In base alle precedenti considerazioni, risulta evidente l’opportunità di potenziare la farmacovigilanza in oncologia, dato che essa può produrre effetti utili in molteplici direzioni. In questo contesto si sono inserite le mie indagini e le mie analisi principalmente relative all’esperienza maturata nel corso della mia collaborazione con il “Centro di consulenza ed informazione sugli effetti tossici da farmaci antitumorali e sulle ADR in pazienti neoplastici” nell’ambito del “Progetto regionale per lo sviluppo della Farmacovigilanza” della Regione Sicilia. Gli obiettivi principali del Centro sono: o stimolare la segnalazione spontanea delle ADR in campo oncologico in termini di quantità e qualità delle segnalazioni; o fornire informazioni agli operatori sanitari sul profilo rischio-beneficio dei farmaci oncologici e sulle ADR in oncologia; o promuovere la cultura della farmacovigilanza in oncologia; o colmare il divario esistente fra la Sicilia e le altre regioni in termini di numero di segnalazioni di ADR. 33 PROGETTO PER L’ORGANIZZAZIONE DELLA FARMACOVIGILANZA IN SICILIA E’ opinione ormai consolidata che i modelli organizzativi sottesi all’attività di farmacovigilanza nei Paesi in cui la stessa ha ricevuto maggiore impulso, prevedono al loro interno l’istituzione di Centri di Riferimento Regionale (CRR), con competenze e requisiti specifici, cui sono affidati compiti quali lo studio e l’approfondimento dei segnali, le operazioni di sorveglianza delle codifiche e la validazione delle informazioni relative alle segnalazioni di sospette reazioni avverse da farmaci e, più in generale, la formulazione del feed-back ai segnalatori e l’attività di reporting e di formazione agli operatori sanitari. Ai CRR, oltre ai compiti istituzionali, sono stati affidati il controllo di qualità delle operazioni di codifica e, su esplicita richiesta delle strutture sanitarie che manifestino temporanee difficoltà operative, le attività di gestione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse nella rete (inserimento, annullamento, aggiornamento, ecc). A tale scopo al referente scientifico di ciascun Centro Regionale presente in Italia è stata rilasciata l’abilitazione per l’accesso alla Rete Nazionale di Farmacovigilanza previo consenso da parte delle Regioni stesse. La Regione Sicilia ha organizzato a partire dal 2003 il sistema di farmacovigilanza secondo un assetto funzionale che prevede i Centri di Riferimento Regionali. Il progetto si articola in una struttura piramidale con 3 livelli crescenti di competenza e responsabilità: 34 1. Dipartimenti del Farmaco delle Aziende Sanitarie Provinciali e servizi di farmacie delle Aziende Ospedaliere, Aziende Policliclinico e IRCCS della Regione Sicilia 2. Quattro Centri referenti qualificati, che collaborano con l’Ufficio di Farmacovigilanza Regionale e con l’Agenzia Italiana del Farmaco. Tali centri sono: a) Centro referente per la segnalazione spontanea organizzata, allocato presso il Dipartimento Clinico Sperimentale di Medicina e Farmacologia dell’Università degli Studi di Messina; b) Centro di consulenza ed informazione sugli effetti tossici da farmaci in donne gravide ed in neonati e da erbe medicinali e dai prodotti da esse derivati, allocato presso il Dipartimento di Farmacologia Sperimentale e Clinica dell’Università degli Studi di Catania; c) Centro di consulenza ed informazione sugli effetti tossici da farmaci antitumorali e sulle ADR in pazienti neoplastici, allocato presso la Sezione di Farmacologia “P: Benigno” del Dipartimento di Scienze per la Promozione della Salute “G. D’Alessandro” dell’Università di Palermo; d) Centro di consulenza ed informazione sulle sospette reazioni avverse da vaccini (vaccinovigilanza), allocato presso l’Assessorato della Salute della Regione Sicilia. 3. L’Ufficio di Farmacovigilanza Regionale, allocato presso il Dipartimento Pianificazione Strategica, Servizio 7 – Farmaceutica, dell’Assessorato della Salute della Regione Sicilia. 35 Il Progetto si articola come descritto di seguito (vedi lo schema a fine paragrafo): Dopo aver inserito la scheda di sospetta ADR nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) dell’AIFA i Responsabili della Farmacovigilanza di ASP, AO ed IRCCS siciliane inoltrano tale scheda in copia al Centro Referente per la Segnalazione Spontanea Organizzata che ha sede presso il Dipartimento di Medicina e Farmacologia dell’Università di Messina. Presso il Centro Referente viene elaborata, da personale medico e farmacista competente ed appositamente incaricato, una risposta al segnalatore (feedback individuale) per ciascuna segnalazione pervenuta, in base alla letteratura disponibile sulla possibile associazione causale tra farmaco assunto ed ADR insorta. Al fine di migliorare la completezza delle informazioni riportate nella scheda di segnalazione, nella risposta vengono anche indicati i campi eventualmente non compilati della scheda. E’ cura del Centro Referente far pervenire ai centri di consulenza ed informazione sopra descritti le schede di segnalazione di sospette ADR relative agli specifici ambiti di competenza, al fine di fornire commenti al segnalatore, per il tramite del Responsabile di farmacovigilanza: Il Centro Referente per la segnalazione spontanea organizzata, cui è affidata la responsabilità tecnico-scientifica del progetto, effettua il controllo di qualità e la valutazione dell’imputabilità (causality assessment) di tutte le schede di segnalazione inserite dai responsabili di farmacovigilanza siciliani nella RNF, stimola i follow-up, particolarmente per reazioni avverse inaspettate e gravi e/o fatali, ed attua la ricerca e 36 l’approfondimento dei segnali di allarme in ambito nazionale mediante analisi dei dati presenti nella RNF. Questo sistema, non solo obbedisce ai suggerimenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità intesi ad aumentare stabilmente il numero e la qualità delle segnalazioni di ADR e quindi dei potenziali segnali d’allarme, ma anche: valorizza il responsabile della farmacovigilanza nella sua attività d’informazione sul rischio/beneficio dei farmaci; contribuisce ad una operazione di educazione continua e personalizzata degli operatori sanitari; tende a creare, attraverso un contatto educativo/formativo ripetuto, una rete di segnalatori esperti nella segnalazione. 37 SCHEMA DEL SISTEMA DI FARMACOVIGILANZA IN SICILIA 38 METODI Come già visto, dal gennaio 2003 la Regione Sicilia ha attivato un “Progetto regionale per lo sviluppo della Farmacovigilanza”; nel gennaio 2007 è stata approvata la prosecuzione del progetto adeguandolo all'evoluzione della normativa comunitaria e nazionale nel settore. Fin dall’inizio, il Progetto si è fortemente interessato all’oncologia con l’istituzione di un Centro referente dedicato, il “Centro di consulenza ed informazione sugli effetti tossici da farmaci antitumorali e sulle ADR in pazienti neoplastici”. Il Centro si occupa di valutare la qualità delle segnalazioni di ADR in oncologia e la loro interpretazione; interviene nelle operazioni di codifica e di inserimento attribuite al responsabile di farmacovigilanza referente laddove, per documentata temporanea difficoltà operativa, questi ne faccia esplicita richiesta; stimola, per particolari segnalazioni, la ricerca d'altri dati o il follow up di singoli pazienti tramite il responsabile di farmacovigilanza referente; elabora un commento alla segnalazione da inviare al segnalatore tramite il responsabile della farmacovigilanza referente (feedback); fornisce continuamente un servizio di informazioni aggiornate agli operatori sanitari attraverso il responsabile della farmacovigilanza referente; sviluppa progetti di farmacovigilanza complementari alla segnalazione spontanea, di monitoraggio continuo in particolari strutture o su particolari popolazioni, studi di coorte o caso controllo, ed altri; avvia iniziative (giornate di studio, incontri, etc.) destinate a stimolare la farmacovigilanza, in ambito sia ospedaliero sia dei medici di medicina generale, con particolare riguardo al campo dei farmaci antitumorali; elabora eventuali programmi 39 scientifici, con l'obiettivo di identificare e di documentare la frequenza di reazioni avverse da antiblastici gravi, imprevedibili, a distanza, più o meno conosciute. Inizialmente la mie indagini si sono concentrate sulla valutazione della segnalazione spontanea in ambito oncologico nella regione Sicilia e sull’identificazione di criticità come la drammatica sottosegnalazione (solo quattro segnalazioni nel 2002!) e delle possibili motivazioni del fenomeno. Sono stati coinvolti i responsabili di farmacovigilanza delle Aziende ospedaliere e ASl dove sono presenti i maggiori centri oncologici dell’isola e, dove richiesto, si è proceduto tramite incontri individuali a sensibilizzare gli oncologi sulla importanza della segnalazione spontanea e ad istruirli sulle modalità di segnalazione. Particolare attenzione è stata rivolta al RFOM dell’AIFA come fonte di informazione sulla sicurezza dei farmaci oncologici; si è attivata una collaborazione con l’Ufficio Sperimentazione e Ricerca dell’AIFA che ha permesso di acquisire informazioni sulle segnalazioni spontanee tramite registro inserite dagli operatori sanitari della Regione; confrontando le segnalazioni presenti nel registro con quelle inserite nella Rete Nazionale di farmacovigilanza, si è evidenziato che le segnalazioni presenti in rete erano nettamente inferiori a quelle presenti nel Registro; per recuperarle si è proceduto ad identificare i segnalatori, che, tramite i responsabili di farmacovigilanza, sono stati sollecitati a procedere alla segnalazione secondo la normativa vigente. Si è proceduto, ove richiesto, alla raccolta diretta delle schede uniche di segnalazione dagli operatori sanitari, in modo da stimolarli ed istruirli sulla importanza e sulle modalità della segnalazione tramite registro. 40 Particolare attenzione è stata dedicata alla richiesta dell’AIFA di sensibilizzare gli operatori sanitari interessati alla segnalazione spontanea di osteonecrosi delle ossa mascellari (Osteonecrosis of the Jaw, ONJ) da bifosfonati, dato che le segnalazioni presenti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza rappresentano una minima parte dei casi italiani. Le segnalazioni spontanee pervenute al centro, raccolte ed archiviate, sono state valutate caso per caso, anche al fine di identificare eventuali segnalazioni doppie. La possibile imputabilità dei farmaci nelle ADR è stata stabilita utilizzando specifici algoritmi, come quello di Naranjo. Si è quindi proceduto alle analisi quantitative e qualitative dei dati raccolti. 41 RISULTATI Vengono di seguito illustrati i dati delle segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse da farmaci in campo oncologico provenienti dalla regione Sicilia inserite nel periodo compreso tra l’1 gennaio 2008 ed il 31 gennaio 2010 (periodo di svolgimento della mia attività di indagini del Corso di Dottorato). Viene in particolare fornita una dettagliata descrizione della tipologia di tali reazioni avverse, oltre che delle caratteristiche dei pazienti, utilizzando i dati ottenuti dalla RNF dell’AIFA. Sono state anche selezionate tutte le segnalazioni di sospette ADR inviate dagli operatori sanitari della regione Sicilia presenti nella RNF dalla data della sua istituzione nel novembre 2001 fino al 31 dicembre 2007; questo ai fini di valutare l’andamento delle segnalazioni nel corso di questo periodo in comparazione con il periodo 2008-2010. Anche in questo caso si è proceduto all’identificazione delle schede di sospetta ADR in cui fosse imputato almeno un farmaco antineoplastico, o un farmaco di supporto nel paziente oncologico, o un farmaco che avesse indotto neoplasia come sospetta ADR. Nel periodo novembre 2001-31 dicembre 2010, sono state inserite nella RNF 407 segnalazioni di ADR in ambito oncologico, secondo i criteri sopra menzionati. Di seguito vengono confrontate per ogni anno, a partire dall’anno 2001 e fino al 2010, il numero di segnalazioni spontanee di sospette ADR in oncologia e il numero totale delle segnalazioni per tutti i farmaci, provenienti dalla Sicilia (Tabella 3). 42 Tabella 3 Percentuale delle segnalazioni di ADR in oncologia rispetto alle segnalazioni totali provenienti dalla Sicilia per anno 2001 2002 N.Report 2 5 oncologici N. Report Totali 148 265 % Report oncologici 1,3% 1,9% rispetto ai report totali regionali 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 17 4 14 21 17 50 123 154 355 480 479 472 479 607 636 807 4,8% 0,8% 2,9% 4,4% 3,5% 8,2% 19,3% 19,0% Nel 2001 la percentuale di segnalazioni di sospette ADR oncologiche provenienti dalla Sicilia corrispondeva all’ 1,3% del totale delle segnalazioni regionali, mentre nel 2002 la stessa percentuale era pari a 1,9%. Dopo l’avvio del progetto regionale (1 gennaio 2003), tale percentuale è lievemente aumentata (4,8% del totale), ma dati più significativi si sono registrati dopo il rinnovo nel 2008 del Progetto Regionale per lo sviluppo della farmacovigilanza. D’altra parte, nel 2008, in Italia, in seguito alle varie iniziative precedentemente esposte, le segnalazioni spontanee totali di ADR hanno mostrato un rilevante incremento quantitativo rispetto agli anni precedenti; sono stati infatti inseriti nel database della rete nazionale 11.493 segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaci e vaccini. Il tasso di segnalazione a livello nazionale è passato dal valore di 164,8 segnalazioni per milione di abitanti del 2007 al valore di 192,7 del 2008. Nel 2009, il numero di segnalazioni è ulteriormente cresciuto (numero totale 14.571) con un tasso di segnalazione di 246 per milione di abitanti. I dati della Regione Sicilia riflettono questo trend positivo, infatti le segnalazioni di sospette ADR insorte nel 2008 sono state in totale 607, corrispondenti ad un tasso di segnalazione di 121 per milione di abitanti; nel 2009 le segnalazioni sono state in 43 2010 totale 636 per la regione Sicilia, corrispondenti ad un tasso di segnalazione di 127 per milione di abitanti; nel 2010 sono state in totale 807 il numero più elevato dall’inizio del progetto. I numeri regionali sono ancora lontani dal gold standard previsto dall’OMS. Il numero di segnalazioni di sospette reazioni avverse occorse in pazienti oncologici segnalate dagli operatori sanitari della regione Sicilia è cresciuto nel tempo in linea con i dati regionali. Si è passati da quattro segnalazioni nel 2001 a 154 nel 2010. Nel 2008 sono state riportate 50 segnalazioni di sospette ADR in oncologia con un incremento in percentuale del 194 % rispetto all’anno precedente, nel 2009 (n = 124) si è avuto un ulteriore incremento del 148% rispetto ai dati del 2008, infine nel 2010 si è registrato il più alto numero di segnalazioni oncologiche da quando è partito il progetto (154 segnalazioni che corrispondono al 19,0% d i tutte quelle provenienti dalla regione Sicilia). DISTRIBUZIONE DELLE SEGNALAZIONI IN ONCOLOGIA SICILIANE Di seguito è descritta la distribuzione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse in ambito oncologico (rapportate al numero totale di ADR) nelle diverse strutture sanitarie siciliane (Tabella 4) pervenute all’AIFA nel triennio 20072009. I dati del 2010 vengono riportati successivamente a causa della rimodulazione della rete ospedaliera i Sicilia. 44 Tabella 4. Distribuzione delle segnalazioni di ADR oncologiche e di ADR totali negli anni 2007, 2008, 2009 per AUSL/AO/IRCCS Strutture sanitarie A.O. Cannizzaro– CT A.O. Civile M.P.Arezzo –RG A.O. Garibaldi – CT A.O. Gravina di Caltagirone (CT) A.O. Ospedali Civili Riuniti – Sciacca (AG) A.O. Papardo-Piemonte* (ME) A.O. S. Elia – CL A.O. S.Antonio Abate – TP A.O. S. Giovanni di Dio (AG) A.O. Umberto I – Enna A.O. Umberto I – SR A.O. V. Cervello – PA A.O. V.Emanuele Ferrarotto S.Bambino – CT A.O. Villa Sofia CTO – PA A.O.Vittorio Emanuele III – Gela (CL) A.R.N.A.S Civico-Di Cristina-M. Ascoli – PA Azienda Universitaria Policlinico – CT Azienda Universitaria Policlinico – ME Azienda Universitaria Policlinico – PA IRCCS Oasi Maria SS – Enna Fondazione Ist. San Raffaele Giglio –PA* IRCCS Neurolesi – Meg ISMETT – PA* Totale A.O. e I.R.C.C.S. A.S.L. AGRIGENTO A.S.L. CALTANISSETTA A.S.L. CATANIA A.S.L. ENNA A.S.L. MESSINA A.S.L. PALERMO A.S.L. RAGUSA A.S.L. SIRACUSA A.S.L. TRAPANI AIFA Totale A.U.S.L. Totale complessivo Report oncologici Totale complessivo * Strutture abilitate o rimodulate dal 2008 45 2007 1 (16) 0 0 0 0 6 8 16 0 1 (3) 0 (3) 0 (1) 0 (4) 0 (2) 1 (1) 2 (15) 0 (2) 0 (36) 9 (43) 0 14 (156) 1 (49) 0 (4) 1 (74) 0 (4) 0 (84) 1 (67) 0 (28) 0 (2) 0 (10) 3 (322) 17 17 (478) 2008 0 (14) 13 (14) 3 (6) 0 1 (2) 0 (6) 4 (13) 0 (21) 0 0 0 (5) 3 (12) 0 (5) 0 0 (1) 1 (26) 2 (8) 0 (28) 11 (60) 0 3 (3) 0 (1) 41 (225) 2 (65) 0 (4) 1 (59) 0 (10) 2 (94) 1 (90) 1 (40) 0 2 (20) 9 (382) 50 50 (607) 2009 0 (17) 1 (2) 0 (10) 0 0 (4) 0 (3) 0 (2) 1 (13) 0 2 (14) 0 (14) 0 (2) 0 0 0 (1) 29 (52) 0((29) 3 (37) 60 (101) 0(60) (4) 4 (7) 0 (1) 3 (35) 103 (319) (103) 6 (85) 7 (28) 5 (63) 0(11) 1 (63) 0 (34) 1 (20) 0 (3) 0 (9) 0 (1) 20 (316) 123 123 (636) (123) Tabella 5 Distribuzione delle segnalazioni oncologiche nel 2010 suddivise per ASP /AO/IRCCS Strutture sanitarie A.O. Cannizzaro– CT A.O. Civile M.P.Arezzo –RG A.R.N.A.S Garibaldi – CT A.O. Gravina di Caltagirone (CT) A.O. Ospedali Civili Riuniti – Sciacca (AG) A.O. Papardo-Piemonte* (ME) A.O. S. Elia – CL A.O. S.Antonio Abate – TP A.O. S. Giovanni di Dio (AG) A.O. Umberto I – Enna A.O. Umberto I – SR A.O. V. Cervello – Villa Sofia " PA A.O. V.Emanuele Ferrarotto S.Bambino – CT A.O.Vittorio Emanuele III – Gela (CL) A.R.N.A.S Civico-Di Cristina-M. Ascoli – PA Azienda Universitaria Policlinico – CT Azienda Universitaria Policlinico – ME Azienda Universitaria Policlinico – PA IRCCS Oasi Maria SS – Enna Fondazione Ist. San Raffaele Giglio –PA* IRCCS Neurolesi – ME* ISMETT – PA* Totale A.O. e I.R.C.C.S. A.S.P AGRIGENTO A.S.P CALTANISSETTA A.S P. CATANIA A.S P. ENNA A.S.P MESSINA A.S.P PALERMO A.S.P RAGUSA A.S.P SIRACUSA A.S.P TRAPANI AIFA Totale A.S.P. Totale complessivo Report oncologici TOTALE Report RNF * Strutture abilitate o rimodulate dal 2008 46 2010 0 8 3 0 0 0 0 0 0 0 0 2 4 0 9 1 48 25 0 3 103 6 3 25 4 3 9 0 0 1 51 154 807 Nel 2008 le segnalazioni totali di sospette ADR sono pervenute da 25 strutture sanitarie comprendenti ASL, Aziende Ospedaliere, IRCCS; le segnalazioni di ADR oncologiche sono pervenute da 14 strutture e per la maggior parte (82%) raccolte in ambito ospedaliero. Nel 2009 le segnalazioni totali di sospette ADR sono pervenute da 27 strutture, mentre le oncologiche da 12 strutture (per l’83 % ospedaliere); nel 2010 le strutture che hanno inserito reazioni avverse oncologiche sono state 16, la maggior parte delle segnalazioni sono state raccolte in ambito ospedaliero 66%. Nel triennio 2008-2010 si assiste così a un progressivo maggiore coinvolgimento delle diverse strutture siciliane (ASL, Aziende Ospedaliere, IRCCS) nella segnalazione delle ADR. Il maggior numero di segnalazioni in oncologia (circa il 76 % del totale) è stato raccolto in ambito ospedaliero, in particolare dalle seguenti strutture: Policlinico di Palermo, Policlinico di Messina, A.R.N.A.S Civico-Di Cristina-M. Ascoli e ASP di Catania. La provenienza delle segnalazioni non riflette la numerosità e la distribuzione delle strutture assistenziali oncologiche nell’Isola; per esempio, nel territorio insistono diverse case di cura ad alta specialità oncologica, ma il numero di segnalazioni provenienti da esse è molto limitato. In Sicilia, la patologia iatrogena risulta rilevante in ambito ospedaliero soprattutto per ciò che concerne le reazioni gravi; ciò non sorprende, poiché come riportato ampiamente in letteratura, le reazioni avverse rappresentano una causa frequente di ricovero ospedaliero o di prolungamento dell’ospedalizzazione (15). 47 Di seguito viene descritta in dettaglio anche la distribuzione delle segnalazioni in oncologia in rapporto alle provincie siciliane 2008-2010 (Tabella 6), riflettendo solo in parte l’eterogenea organizzazione della rete di assistenza oncologica in ambito regionale. Tabella 6. Numero di segnalazioni pervenute negli anni 2008 - 2010 suddivise per provincia Provincia Agrigento Palermo Messina Catania Ragusa Enna Trapani Caltanissetta Non definito Siracusa Totale N report N report 2008 2009 3 6 19 96 2 5 6 5 14 2 0 2 2 1 4 7 50 123 N report 2010 6 48 51 33 8 3 1 3 154 La qualità delle segnalazioni Come già esposto, un parametro per valutare la qualità delle segnalazioni è la gravità. L’OMS indica infatti che per un efficiente sistema di farmacovigilanza almeno il 30% delle segnalazioni totali riguardi ADR gravi. Quindi per quanto riguarda il valore percentuale delle reazioni gravi, in Sicilia, si è superato il valore di riferimento nei tre anni in esame. Nel 2008, la percentuale di segnalazioni nella Regione con ADR gravi è stata pari al 33,4% (n=203) delle totali, mentre nello stesso anno le segnalazioni in oncologia sono risultate per il 48 32% (n=17) gravi. Nel 2009, la percentuale di segnalazioni totali con ADR gravi è stata pari al 35,4% (n=225), mentre quelle oncologiche sono state per il 62% gravi (n=76); nel 2010 il 33,4% delle ADR totali (n= 270) ed il 28% (n= 42) di quelle oncologiche sono risultate gravi. Solo nel 2010, a fronte di un aumento del numero di segnalazioni in oncologia, si ha una diminuzione della gravità. L’aumento delle segnalazioni non gravi nel 2010 rispetto al 2009 può essere legato al fatto che gli operatori sanitari hanno recepito le linee-guida della legislazione vigente che obbliga gli operatori sanitari a segnalare tutte le sospette ADR, gravi e non gravi attese e inattese, imputate a farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo; infatti gli antitumorali di recente immissione in commercio sono inseriti nel RFOM dell’AIFA (12). Descrizione delle segnalazioni in oncologia siciliane nel triennio 2008-2010 Come indicato precedentemente, le segnalazioni spontanee di sospette ADR in oncologia dalla regione Sicilia, disponibili presso il “Centro di consulenza ed informazione sugli effetti tossici da farmaci antitumorali e sulle ADR in pazienti neoplastici” e utilizzando come fonte la RNF dell’AIFA, dall’1 gennaio 2008 al 31 gennaio 2010, sono state 327. Nello stesso periodo il numero totale di segnalazioni inserite nella RNF provenienti dalla regione Sicilia è stato di 2050. 49 Caratteristiche dei pazienti Le segnalazioni di sospette reazioni avverse occorse in pazienti oncologici segnalate dagli operatori sanitari della regione Sicilia pervenute all’AIFA nel triennio in esame (2008-2010) hanno coinvolto in leggera maggior misura pazienti di sesso maschile (181/327, 56,0%) piuttosto che di sesso femminile. Questo dato, pur tenendo conto del numero relativamente esiguo delle schede, contrasterebbe con quanto riportato in letteratura relativamente alla maggiore suscettibilità delle donne a sviluppare ADR. Da uno studio internazionale è risultato che il sesso femminile ha un rischio di insorgenza di ADR 1,5-1,7 volte superiore rispetto a quello maschile, probabilmente a causa dell’influenza degli estrogeni sul metabolismo dei farmaci e della particolare predisposizione delle donne ad eventi avversi di natura immunologica, a causa della differente attivazione e proliferazione delle cellule T (16). D’altra parte, le segnalazioni totali di ADR della regione Sicilia pervenute all’AIFA nel biennio 2008-2009 avevano coinvolto in lieve maggioranza pazienti di sesso femminile, (675/1243, 54,3%). Il rapporto F/M (overall sex ratio) nei dati regionali era risultato così pari a 1,2. I dati regionali complessivi relativi alla distribuzione per genere delle segnalazioni totali del 2010 non sono stati ancora presi in esame. L’età media dei pazienti coinvolti nelle reazioni avverse oncologiche è stata di 66,0 anni (range di età 15-91), con una frequenza di segnalazioni più elevata nei soggetti di fascia d’età di 60-69 anni con 100 segnalazioni (30,9%), e di 70-79 anni con 101 segnalazioni (31,2%). Il rapporto F/M è quasi sempre a favore del sesso maschile, ma con una inversione a favore del sesso femminile nei soggetti di 30-39 anni (Rapporto F/M: 2,6) e in quelli di età compresa tra i 40 ed i 49 anni (Rapporto F/M: 2,3) (Figura 3). 50 I maschi sono più rappresentati rispetto alle femmine, ma bisogna tenere conto della differente diffusione della patologia oncologica nei due sessi; infatti, in 57 pazienti i farmaci imputati nella sospetta ADR hanno avuto come indicazione il cancro della prostata. L’incremento delle segnalazioni in età prevalentemente geriatrica potrebbe essere attribuito alla particolare suscettibilità dei relativi pazienti all’insorgenza di reazioni avverse. Quest’analisi è naturalmente di valore limitato, poiché con la segnalazione spontanea non è possibile la valutazione di dati d’incidenza per la mancanza di un denominatore (es. consumo dei farmaci, incidenza della patologia nella popolazione, ecc.). Figura 3. Numero di segnalazioni oncologiche (2008-2010) suddivise per sesso e fascia d’età 120 100 80 M F 60 40 20 0 15-29 30-39 40-49 50-59 anni 51 60-69 70-79 > 80 La tipologia delle reazioni avverse Le segnalazioni di sospette ADR sono state classificate secondo il sistema di codifica WHO-ART dell’OMS. Poiché in ogni segnalazione possono essere presenti più reazioni avverse, le ADR totali sono state 540 (media: 1,6 eventi per scheda). Le reazioni gravi La normativa vigente stabilisce che gli operatori sanitari hanno l’obbligo di segnalare tutte le sospette reazioni avverse gravi (per la loro definizione vedi Box 2) o inattese di cui vengano a conoscenza nell’ambito della propria attività e tutte le sospette reazioni avverse osservate (gravi, non gravi, attese, inattese) relative ai vaccini ed ai farmaci posti sotto monitoraggio intensivo ed inclusi negli elenchi pubblicati periodicamente dall’AIFA. Box 2: Definizione di gravità di una reazione avversa Le Agenzie Regolatorie internazionali (FDA, EMA) definiscono una reazione avversa come “grave” se: - mette in pericolo la vita del paziente; - richiede l’ospedalizzazione del paziente o prolunga una ospedalizzazione già avvenuta; - determina una persistente o significativa disabilità o incapacità; - provoca anomalie/deficit congeniti nel neonato; - provoca la morte del paziente. Le segnalazioni di sospette ADR gravi oncologiche ricevute dal Centro nel triennio 2008-2010 sono state in totale 135, pari al 41,1% delle schede in ambito 52 oncologico raccolte complessivamente. L’OMS ha stabilito che, in un sistema di farmacovigilanza efficace, il 30% delle segnalazioni deve riguardare reazioni avverse gravi. Sotto questo profilo, il Centro risponderebbe quindi a questi requisiti. Queste segnalazioni gravi, secondo i criteri esposti nella scheda di segnalazione, sono state così suddivise: 4 casi letali, 41 casi di ADR che hanno provocato o prolungato l’ospedalizzazione dei pazienti, 13 che hanno messo in pericolo di vita il paziente e 70 che hanno causato invalidità grave o permanente. Sette schede rimanenti hanno riportato reazioni avverse che sono state comunque considerate potenzialmente gravi o clinicamente rilevanti a giudizio del segnalatore. I casi fatali, riportati sono stati 5: bevacizumab brivudin addome acuto agranulocitosi, anemia, dermatite esfoliativa, diarrea, stomatite, trombocitopenia neutropenia febbrile progressione di malattia infarto del miocardio oxaliplatino lenalidomide sorafenib Per brevità, vengono riportate in dettaglio soltanto le ADR oncologiche (triennio 2008-2010) definite come gravi secondo la Critical Term List dell’OMS. (Tabella 7) 53 Tabella 7. Farmaci maggiormente causa di ADR gravi in oncologia (numero di segnalazioni ≥ 2) 2008-20010 Farmaci sospetti ADR gravi (N. Report TOT) (N. Report) Acido zoledronico (53) Acido pamidronico (5) Acido ibandronico (3) Sorafenib (17) Acido pamidronico (8) Docetaxel (3) Bevacizumab (2) Oxaliplatino (2) Cetuximab (2) Gemcitabina (2) Metotrexato (2) Lenalidomide (2) Bicalutamide (2) Dasatinib (3) Sunitinib (3) Erlotinib (3) osteonecrosi dei mascellari (53) (in 1 caso il farmaco era associato a sunitinib) osteonecrosi della mandibola (5) osteonecrosi della mandibola (2, in un caso il farmaco era associato ad ac. zoledronico); aftosi orale, emorragia di varici esofagee e rettorragia (1) astenia e diarrea (2); infarto miocardico (2); colecistite acuta; leucopenia e piastrinopenia (1); anemia ipocromica, creatininemia aumentata, esofagite, vertigine e vomito (1); disturbo dell'equilibrio idroelettrolitico, febbre e fistola perianale (1); sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare (1); cefalea e eruzione (1); dermatite, febbre e mucosite orale (1); Astenia aggravata (1); astenia, ipertensione arteriosa e parestesia (1); sindrome coronarica acuta (1) ; Colica biliare e disturbo dell'equilibrio idroelettrolitico NAS (1); disturbo dell'equilibrio idroelettrolitico NAS (2) osteonecrosi dei mascellari (8, di cui sei in associazione ad ac. zoledronico) fibrillazione atriale e scompenso cardiaco (1); astenia, sensazione di soffocamento e gonfiore della mucosa (1); dolore lombare, brividi, incoscienza e tremori (1) epistassi (1); crisi ipertensiva (1) neutropenia febbrile (1); brividi, dispnea, ipotensione, dolore e eruzione cutanea generalizzata (1) eritema, edema generalizzato e prurito (1); aspergillosi broncopolmonare invasiva (1) insufficienza renale acuta (1); collasso cardiovascolare (1) pancitopenia (2) Anemia (1); immunoglobulina monoclonale presente (1) broncospasmo, dispnea e dolori generalizzati (1) ; effetto farmacologico incompleto (1); dispnea e lesione orale (1) Dispnea e versamento pleurico (1); ictus ischemico (1); fibrosi polmonare e insufficienza respiratoria (1) anemia secondaria e emorragia NAS (1); anemia (1); trombosi venosa profonda della gamba (1); crisi ipertensiva e sindrome coronarica acuta (1) ulcerazione della cute (1); epidermolisi (1); eruzione cutanea (1) 54 Tra le classi di farmaci più frequentemente implicate nelle reazioni avverse oncologiche segnalate dagli operatori sanitari della regione Sicilia nel periodo in esame (2008-2010) troviamo i bifosfonati ed alcuni antitumorali a meccanismo molecolare orientato. In particolare, tra i singoli principi attivi, fra i più frequentemente imputati vi sono l’acido zoledronico e il sorafenib (acido zoledronico 53 ADR gravi; sorafenib 17 ADR gravi). Va detto che questo è stato dovuto anche alla implementazione ed alla stimolazione attiva della FV in particolari settori (ONJ , osteonecrosi dei mascellari e attività relative alla RFOM dell’AIFA). Si evidenziano delle associazioni farmaco-evento di notevole interesse (per la novità, la frequenza o gravità, ecc.) . Osteonecrosi dei mascellari da bifosfonati Uno degli scopi principali di un sistema basato sulla segnalazione spontanea è quello di generare “segnali”, cioè identificare reazioni avverse non note o rilevare un aumento della frequenza di reazioni già note, e di valutare le modifiche del profilo rischio-beneficio di un farmaco nelle reali condizioni d'impiego, in modo da permettere che in un risk managment plan possano essere attivate, ove necessarie, le opportune azioni correttive; un caso esemplare è l’osteonecrosi dei mascellari da bifosfonati. L’osteonecrosi dei mascellari (ONJ) è una grave reazione avversa, che colpisce i pazienti esposti al trattamento con bisfosfonati (pregresso od in atto), in assenza di altre cause riconoscibili. Le principali società scientifiche internazionali (American Association for Oral & Maxillofacial Surgery - AAOMS, American Society of Bone and 55 Mineral Research - ASBMR, Canadian Association for Maxillofacial Surgery - CAOMS, Commissione CHMO dell’Agenzia Europea per il framaco -EMA, Commissione Scientifica congiunta giapponese) sostengono che per poter formulare una diagnosi corretta di ONJ da bifosfonati (BRONJ) sia necessaria la presenza di osso necrotico esposto in cavo orale per più di 8 settimane dalla sua identificazione da parte di uno specialista, in un paziente in terapia con bisfosfonati (precedente o in atto), mai sottoposto a radioterapia dei mascellari (testa-collo). E’ parere diffuso tra i ricercatori ed i clinici che questa definizione di malattia abbia in sé una serie di criticità che ne limitano l’efficacia. Infatti, la presenza di “osso necrotico esposto in cavo orale” è solo una delle possibili manifestazioni cliniche della malattia; pertanto, considerare come soggetti affetti da BRONJ solo i pazienti che presentano osso esposto in cavo orale impedisce la diagnosi di BRONJ in un numero imprecisato di pazienti con manifestazioni patologiche assimilabili alla BRONJ, ma in assenza di esposizione ossea clinica (stadio 0) (17). Nel 70-80% dei casi, l’osteonecrosi dei mascellari da bifosfonati si manifesta inizialmente con una mancata guarigione o con un ritardo nel processo di guarigione della mascella o della mandibola dopo un’estrazione dentaria o in seguito ad un qualsiasi altro intervento di chirurgia orale. Gli stadi precoci della patologia sono caratterizzati dalla mancanza di sintomi e dall’assenza di alterazioni radiologiche; in questa fase il dolore può essere dovuto ad infezioni della porzione di osso esposta. Nel 25-40% dei casi l’osteonecrosi della mascella insorge spontaneamente senza alcuna correlazione a particolari traumi. In questi casi il primo e più comune 56 sintomo è dato da una sensazione sgradevole alla bocca che si manifesta con intorpidimento, parestesia e bruciore. Si verifica poi una graduale alterazione della mucosa orale con formazione di ulcere persistenti. In questa fase si può palesare un forte dolore dovuto ad infezioni della porzione ossea necrotizzata indotta dalla flora batterica orale. I segni e sintomi includono dolore, edema e infezione dei tessuti molli, caduta dei denti, drenaggio e osso esposto, il quale si può verificare spontaneamente o più frequentemente nel sito di una precedente estrazione dentaria. Una delle peculiarità della BRONJ è la localizzazione quasi esclusiva alle ossa mascellari. Le possibili cause di questo fenomeno non sono ancora del tutto conosciute, ma sono state avanzate ad oggi una serie di ipotesi: elevato turnover osseo dei mascellari rispetto al restante scheletro, per la presenza degli elementi dentali e per le funzioni dell’apparato stomatognatico (vale adire, masticazione, deglutizione, fonazione); elevata e peculiare vascolarizzazione dei mascellari; presenza di un esile rivestimento mucoperiosteo a protezione del sottostante tessuto osseo, facilmente soggetto a traumatismo; presenza di una flora batterica residente in cavo orale; la caratteristica interfaccia dento-alveolare, che predisporrebbe in caso di malattia dento-parodontale (carie, lesioni e ascessi periapicali, parodontopatia) o chirurgia dentale all’esposizione del tessuto osseo sottostante (18). Il coinvolgimento della mascella rappresenta una differenza notevole tra l’osteonecrosi da bifosfonati e l’osteoradionecrosi, una forma di osteonecrosi secondaria a radioterapia per il trattamento del carcinoma della 57 testa e del collo. Nel 95% dei casi tale forma di osteonecrosi coinvolge la sola mandibola (19). L’osteonecrosi dei mascellari (ONJ), nosologicamente inquadrata tra le osteochemonecrosi, rappresenta la principale complicanza a medio-lungo termine descritta nei pazienti trattati con bifosfonati (BF), analoghi strutturali del pirofosfato inorganico, con una stretta affinità per la componente minerale dell’osso. I BF sono analoghi strutturali del pirofosfato inorganico, una sostanza presente nei liquidi biologici capace di inibire l'aggregazione e la dissoluzione dei cristalli di fosfato di calcio in vitro e la calcificazione ectopica in vivo. Il pirofosfato previene la calcificazione dei tessuti molli e svolge un ruolo di regolazione nei processi di mineralizzazione ossea. I BF si differenziano dal pirofosfato per la sostituzione dell'atomo di ossigeno compreso tra i due gruppi fosfato (P-OP), con un atomo di carbonio (P-C-P) geminale che lega due gruppi fosfonati e due catene R1 e R2, la prima responsabile dell’affinità del farmaco per l’idrossiapatite, la seconda della potenza dello stesso; questa modifica rende tutti i BF resistenti alla degradazione biologica operata dalle pirofosfatasi endogene e, quindi, utilizzabili in clinica. In base alla presenza/assenza nella catena R2 di un gruppo aminico, i bisfosfonati vengono classificati in aminobisfosfonati e non aminobifosfonati. I non amino, bifosfonati di prima generazione (etidronato, clodronato e tiludronato), hanno una scarsa potenza, vengono metabolizzati in un analogo dell’ATP non idrolizzabile che si accumula negli osteoclasti e induce apoptosi . Gli aminobifosfonati hanno un’alta affinità per il tessuto osseo e agiscono inibendo la farnesil pirofosfato 58 sintasi (FPP), un enzima chiave nella via del mevalonato a colesterolo e dei lipidi isoprenoidi, necessari per la prenilazione di proteine essenziali per gli osteoclasti. L'inibizione di questo enzima provoca anche un accumulo di isopentenildifosfato (IPP), che è incorporato in un analogo di ATP che può indurre apoptosi degli osteoclasti. Gli aminobifosfonati possono essere classificati in: bifosfonati di seconda generazione che contengono un atomo di azotato nella catena laterale (pamidronato, alendronato, ibandronato), da 10 a 100 volte più potenti dei composti di prima generazione; bifosfonati di terza generazione (risedronato e zoledronato), che contengono un gruppo amminico all’interno di un anello eterociclico, e sono 10.000 volte più potenti rispetto a quelli di prima generazione (20). Per la loro capacità di inibire l’attività osteoclastica e impedire, quindi, il riassorbimento osseo, i bifosfonati sono stati inizialmente impiegati nel trattamento delle patologie ossee e principalmente nella cura dell’osteoporosi. Tuttavia, nel tempo, il loro impiego in patologie oncologiche come il mieloma multiplo e l’ipercalcemia neoplastica è divenuto sempre più frequente fino ad farli attualmente inserire in diversi protocolli terapeutici di pazienti con metastasi ossee. Il tessuto osseo è spesso sede di metastasi di neoplasie che hanno origine in altre sedi come la mammella, la prostata o il polmone. In questi casi, i valori della calcemia si elevano e il tessuto osseo presenta alterazioni metaboliche che possono condurre a processi di osteolisi e conseguente fragilità della struttura scheletrica e a rischio di fratture spontanee. Gli aminobifosfonati, in particolare, più potenti e maggiormente selettivi rispetto agli altri BF, sarebbero anche in grado di inibire l’angiogenesi neoplastica e la proliferazione delle cellule tumorali 59 e sono utilizzati correntemente con grande efficacia nel trattamento e/o nella prevenzione delle fratture patologiche in pazienti con mieloma multiplo, delle metastasi ossee e dell’ipercalcemia maligna (tumor-induced), associata ad alcuni tumori solidi (come Ca prostatico, Ca mammario, Ca polmonare), nonché indicati nel trattamento dell’osteoporosi e di alcuni disordini ossei quali il morbo di Paget. Nonostante i riconosciuti benefici, per ragioni intrinseche alla loro farmacodinamica, la loro somministrazione può associarsi a gravi quadri di osteonecrosi dei mascellari sine restitutio ad integrum, che generalmente si sviluppano in seguito a traumi o procedure chirurgiche invasive come estrazioni dentarie. A partire dal 2002 sono stati pubblicati in letteratura diversi report sulla possibile correlazione tra l’uso di bifosfonati e la comparsa di necrosi avascolare della mandibola. Wang e collaboratori, per primi, hanno descritto 3 casi di osteonecrosi in donne sottoposte a chemioterapia per cancro metastatico della mammella in trattamento anche con pamidronato; in due casi l’evento è insorto dopo estrazione dentaria, mentre nel terzo caso si è sviluppato spontaneamente. Gli autori hanno attribuito lo sviluppo di osteonecrosi all’utilizzo dei bifosfonati. Contemporaneamente, Marx e collaboratori hanno segnalato 36 casi di osteonecrosi avascolare in pazienti in trattamento con acido pamidronico o zoledronico per cancro metastatico, mieloma multiplo ed osteoporosi, nel 78% dei casi conseguenti ad estrazione dentaria e nel rimanente 22% dei casi insorti spontaneamente. Ulteriori 63 casi sono stati descritti da Ruggiero e collaboratori nel 2004, 56 dei quali relativi a pazienti in terapia con bifosfonati endovena nel corso di chemioterapia antitumorale e 7 relativi a soggetti in trattamento con 60 bifosfonati per via orale per osteoporosi. Le lesioni si sono manifestate più frequentemente a seguito di estrazione dentale (21-24). Poiché per il pamidronato e per lo zoledronato tale complicanza non era stata osservata durante i trial clinici pre-marketing, nel 2004 l’azienda produttrice di entrambi i farmaci, ha emesso delle linee guida post-marketing sull’osteonecrosi della mascella (25). Da allora sono stati descritti in letteratura numerosi casi di osteonecrosi soprattutto nei pazienti oncologici sottoposti alla somministrazione endovenosa di pamidronato e/o zoledronato; un numero sempre crescente di casi viene riportato tra i pazienti che assumono bifosfonati per via orale (alendronato o risedronato) per il trattamento dell’osteoporosi o del morbo di Paget . Sono da ritenersi a potenziale rischio di BRONJ: pazienti oncologici ed ematologici trattati con somministrazioni mensili di bifosfonati ev (pamidronato, acido zoledronico, ibandronato) per lesioni scheletriche (è questa la categoria cui appartiene il maggior numero di casi di ONJ riportati); pazienti oncologici trattati con BF per os (segnalati casi sporadici); pazienti non oncologici trattati con BF per os (prevalentemente per osteopenia/osteoporosi), in genere sottoposti a trattamenti prolungati (in genere > 2-3 anni di trattamento) e con possibili fattori di rischio concomitanti. Al momento non sono disponibili stime di incidenza della BRONJ. Nei diversi report pubblicati (studi di coorte; serie di casi) è stata stimata una frequenza di BRONJ che varia da meno dell’ 1% a più del 12% tra i pazienti con tumore o mieloma trattati con amino-BF per via endovenosa. Sono pochissimi i dati di incidenza basati su dati raccolti sistematicamente in popolazioni più ampie (26). 61 Alla luce dei dati in letteratura (stime di frequenza in popolazioni osservate e rischio cumulativo, quando riportato), si può valutare che il rischio mediano di BRONJ dopo trattamento prolungato con aminobifosfonati ev in pazienti onco-ematologici possa oscillare tra 1% e 10% a 2 anni dall’inizio del trattamento, con le seguenti precisazioni: a) il rischio risulta più elevato quanto più alta è la dose totale di farmaco somministrato (ma vi sono casi ad esordio precoce, dopo poche somministrazioni); b) sono al momento da considerare categoria a rischio anche i soggetti che sospendono gli amino BF, non essendo stato ancora dimostrato se il rischio di BRONJ diminuisca con la sospensione del trattamento; c) il rischio sembra più alto, pur in assenza di studi randomizzati di confronto, per lo zolaedronato rispetto al pamidronato, mentre sono insufficienti i dati per l’ibandronato; d) il rischio sembra più elevato per i pazienti affetti da mieloma rispetto a quelli trattati per metastasi ossee da carcinoma prostatico e carcinoma mammario; sono sporadici invece i casi segnalati in pazienti affetti da altri tumori (polmone, rene, pancreas, ecc.) Il meccanismo mediante il quale si sviluppa l’ONJ durante trattamento con i bifosfonati non è ancora stato chiarito. Una spiegazione potrebbe essere data dalla potente inibizione mediata dai bifosfonati sugli osteoclasti, con diminuzione del riassorbimento e inibizione del rimodellamento osseo, meccanismi essenziali nel 62 mantenere la normale omeostasi ossea. Con l’attivazione degli osteoclasti, vengono inoltre rilasciate numerose citochine e fattori di crescita nella matrice circostante, essenziali per la modulazione dello sviluppo di nuovo tessuto osseo. L’inibizione della formazione di nuovo tessuto potrebbe interferire sulla qualità dell’osso durante la sua crescita e durante la guarigione delle fratture. In uno studio recente, i bifosfonati hanno evidenziato la capacità di inibire in vivo e in vitro le cellule endoteliali con diminuzione della loro proliferazione, un aumento del tasso di apoptosi e una diminuzione della formazione dei capillari. Si dimostrava infatti una marcata riduzione del numero dei vasi sanguigni nel midollo osseo dopo trattamento con bifosfonati rispetto al dato bioptico pretrattamento. I bifosfonati hanno dimostrato di indurre una significativa diminuzione dei livelli di VEGF nei pazienti con tumore della mammella e metastasi ossee. Le proprietà anti-angiogenetiche dei bifosfonati possono spiegare le apparenti variazioni ischemiche notate in mandibole e mascelle dei pazienti trattati (26- 28). I fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza e/o la progressione dell’osteonecrosi dei mascellari legata all’assunzione di bifosfonati sono in parte sconosciuti: il CHMP (Comitato scientifico dell’Agenzia per i medicinali per uso umano) dell’EMA ha affermato nel 2009 che ulteriori ricerche sui fattori di rischio sono necessarie e che a tal fine potrebbe essere utile istituire un registro europeo di raccolta delle informazioni sui casi documentati di tale evento avverso. Sono stati individuati come possibili fattori di rischio associati allo sviluppo di osteonecrosi fattori farmaco-correlati, demografici, locali e sistemici (2931): 63 FATTORI FARMACO-CORRELATI: dose cumulativa del bifosfonato; potenza del bifosfonato; lo zoledronato è più potente rispetto al pamidronato, più potente a sua volta dei bifosfonati orali; in un recente studio, l’ibandronato assunto per via endovenosa è risultato essere un determinante meno potente del pamidronato ai fini dell’insorgenza di ONJ; modalità di somministrazione: rischio maggiore di ONJ per i soggetti che assumono BP per via endovenosa; durata della terapia: una durata maggiore è associata ad un incrementato rischio di insorgenza dell’evento avverso; recenti evidenze suggeriscono che presentano maggiore rischio di ONJ soggetti che hanno assunto BF per via endovenosa per almeno 12 mesi e BF per via orale per almeno 36 mesi (sebbene un ridotto numero di pazienti abbiano assunto il farmaco nelle due modalità di somministrazione per una minore durata di quella citata); FATTORI SISTEMICI: malattia di base per assunzione dei BF (neoplasia vs osteoporosi), patologie associate, terapie concomitanti (per es.. uso cronico di steroidi), livelli di metabolismo osseo, immunodeficit, coagulopatie. 64 FATTORI LOCALI: Chirurgia dento-alveolare (e.g. avulsioni dentarie, implantologia, chirurgia periapicale, chirurgia parodontale), fattori anatomici (tori mandibolari o mascellari, cresta milojoidea molto rappresentata, esostosi ossee), traumi alle ossa mascellari, parodontopatia cronica, infezioni odontogene (ascesso parodontale, ascesso endodontico), lesioni endo-perio, protesi incongrue, scarsa igiene orale, tabagismo e consumo di alcool, precedenti episodi di osteonecrosi/osteomielite delle ossa mascellari. I dati della Rete nazionale di Farmacovigilanza Negli ultimi anni anche nel nostro Paese si sono moltiplicate le segnalazioni spontanee di osteonecrosi da bifosfonati, anche se si stima che il numero di segnalazioni presenti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza sia ancora notevolmente inferiore ai casi realmente occorsi. Nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, prendendo in considerazione le segnalazioni con ADR insorte dal 2001 fino a giugno 2010, sono state individuate 1176 segnalazioni di ADR da bifosfonati, somministrati sia per via endovenosa sia per via orale. Poiché l’osteonecrosi da bifosfonati è una complicanza relativamente recente di cui non esiste ancora una definizione accurata e concorde sulla diagnosi, sono state prese in esame tutte le segnalazioni da bifosfonati le cui ADR riguardavano l’apparato dentale e i cui sintomi potevano essere correlati alla patologia in questione; quindi, oltre alle osteonecrosi specificamente descritte, sono state considerate anche l’osteomielite, l’ascesso dentale, il gonfiore gengivale, la necrosi asettica, 65 patologie non specificate ai denti o perdita dei denti, ecc. Sono state individuate, nel periodo in esame, 639 segnalazioni riferibili ad osteonecrosi della mandibola da bifosfonati, pari al 54% del totale delle segnalazioni di ADR da bifosfonati. Bisogna ancora ribadire che in Italia esiste una sottostima delle segnalazioni di ADR da farmaci in quanto esse provengono da pochi centri e il loro numero risulta inferiore agli standard europei. E’ interessante analizzare l’andamento temporale delle segnalazioni di osteonecrosi da bifosfonati presenti nella rete nazionale di farmacovigilanza (Tabella 8): nel 2002 la comunità scientifica fu allertata per la prima volta sulla possibile associazione tra l’impiego di acido zoledronico e pamidronico somministrati per via endovenosa e l’insorgenza di osteonecrosi della mandibola (Report Novartis), in seguito nel 2003 furono pubblicati diversi casi inerenti la reazione avversa tanto da spingere l'azienda produttrice a pubblicare nel 2004 una dear doctor letter concordata con la FDA (32); nonostante questa allerta nella RNF italiana erano presenti nel 2002 solo 3 segnalazioni di ONJ da bifosfonati, 2 nel 2003 e 19 nel 2004, dati poco significativi considerando che i farmaci imputati, i bifosfonati, nel 2003 erano stati inseriti nell’elenco dei farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo per i quali si richiede di segnalare tutte le sospette reazioni avverse, anche le non gravi e attese. L’ EMA in seguito ha adottato alcuni provvedimenti regolatori consistenti nella modifica del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dei farmaci (RCP) a base di bifosfonati (acido zoledronico; acido pamidronico; acido ibandronico; acido alendronico e vitamina D3; acido alendronico) somministrati per via parenterale e per via orale con l’inserimento di informazioni sul rischio di osteonecrosi e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha emanato una 66 determinazione di modifica degli stampati dei bifosfonati (Gazzetta Ufficiale n. 267 del 16 novembre 2006) che riportano come l’osteonecrosi dei mascellari sia possibile anche in caso di terapia per osteoporosi; infine nel settembre 2009 il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha emesso la “Raccomandazione (n.10) per la prevenzione dell’osteonecrosi della mascella/mandibola da bifosfonati”. Nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, nel 2006 si è osservato un incremento del numero delle segnalazioni, indice di un maggiore recepimento delle indicazioni di sicurezza da parte degli operatori sanitari e una maggiore consapevolezza di questa patologia iatrogena. Tuttavia, il numero di segnalazioni è rimasto sempre basso. Infine nel 2009 in occasione di un Congresso, tenutosi ad Alessandria, è emerso che le segnalazioni di Osteonecrosi dei mascellari inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) rappresentavano solo una minima parte dei casi italiani; di conseguenza l’AIFA ha invitato tutti i responsabili di farmacovigilanza delle strutture pubbliche (ASL, AO, IRCS, Regioni, Centri Regionali) a sensibilizzare gli operatori sanitari al fine di recuperare nel più breve tempo possibile i casi di ONJ mancanti e inserirli nella RNF. Nel 2009 si è avuto il numero più alto di segnalazioni di ONJ da bifosfonati, vale a dire 231 segnalazioni, di cui il 35% provenivano da operatori sanitari della regione Sicilia. 67 Tabella 8. Andamento temporale delle segnalazioni di ONJ da BF nella RNF Anno inserimento in RNF N Report ONJ da BF in RNF N Report ONJ da BF SICILIA 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Totale 0 3 2 19 69 116 79 76 231 0 0 0 0 2 (1,8%) 15 (13,6%) 0 2 (1,8%) 81 (74%) 10 (9%) 110 N Report ONJ SICILIA / N Report ONJ in RNF 1,4% 12,9% 2,6% 35% Nella rete nazionale di farmacovigilanza dal 2001 al 31 gennaio 2010 sono state inserite 136 segnalazioni di ADR da bifosfonati provenienti dagli operatori sanitari della regione Sicilia, di cui 110 (80,9%) segnalazioni di osteonecrosi da bifosfonati. L'andamento delle segnalazioni di ONJ in Sicilia è stato di n. 2 nel 2005, n. 15 nel 2006 , 0 nel 2007, n.81 nel 2009 e n.10 nel 2010. Il Progetto Regionale di FV, che aveva già in precedenza contribuito significativamente al riconoscimento della ONJ da bifosfonati, nel 2009, in risposta alle richieste dell’ AIFA, ha provveduto mediante il Centro sulle ADR in oncologia ad individuare le strutture di riferimento per la prevenzione, diagnosi e terapia dell’ONJ presenti in Sicilia ed a sensibilizzarle sulla necessità di segnalare i casi di ONJ da bifosfonati. Il riscontro è stato positivo sia in termini di numerosità che di qualità delle segnalazioni raccolte. Si è rilevata inoltre una latenza di tempo tra la data di insorgenza dell'evento avverso e la comunicazione dello stesso: le prime 68 segnalazioni di ONJ presenti in RNF provenienti dalla regione Sicilia sono state inserite nel 2005, mentre se consideriamo la data di insorgenza dell’evento i primi casi si sono verificati nel 2003. Questo può indicare che gli operatori sanitari non erano ancora in grado di associare l’evento ONJ all’assunzione di bifosfonati. La maggior parte delle ADR sono state segnalate dopo anni dalla data di insorgenza: degli 81 casi del 2009 solo 9 erano insorti nello stesso anno. Tuttavia, nel 2010, tutti i casi segnalati sono insorti nell’anno, indicando che gli operatori sanitari, in particolare gli odontoiatri, sono ormai in grado di diagnosticare precocemente l’evento e inseriscono la segnalazione spontanea nella loro pratica clinica (Tabella 9). Tabella 9. Andamento temporale delle segnalazioni di ONJ da Bifosfonati siciliane Anno ONJ - Anno insorgenza ADRs ONJ - Anno inserimento in RNF Tutti i reports da PB Anno inserimento in RNF 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Totale 0 0 6 9 23 15 19 21 5 10 110 0 0 0 0 2 15 0 2 81 10 110 3 2 3 4 4 16 1 9 84 11 136 69 La RNF ha raccolto svariate segnalazioni (110) di osteonecrosi da bifosfonati per uso endovenoso e anche alcune da bifosfonati per via orale. Ad oggi l’acido zoledronico è stato imputato nel 72% delle segnalazioni, l’acido pamidronico nel 11,2% dei casi, l’acido alendronico nel 22,4% , l’acido clodronico nel 4,7%, l’acido risedronico nell’1,9% e l’acido ibandronico nel 5,4%; nelle schede sono talvolta presenti più bifosfonati, quindi sommando tali percentuali si ottiene un numero maggiore di 100. I pazienti coinvolti sono stati 81 femmine e 21 maschi (rapporto femmine/maschi 4,2) in accordo a quanto riportato in letteratura dove il sesso femminile è fattore di rischio per l’evento (Tabella 10). In relazione alla gravità, il 94% delle 110 segnalazioni riguarda ADR gravi (99 con invalidità grave o permanente) e non gravi solo per il 5%. Il 68% delle segnalazioni ha riportato come esito “non ancora guarito”, quindi la sospetta ADR è stata invalidante e non si è risolta nella maggior parte dei casi, anche dopo la sospensione del farmaco. 70 Tabella 10 . Le segnalazioni caratteristiche N. Segnalazioni Sesso Età Acido Zoledronico ev PATOLOGIA NEOPLASTICA 79 OSTEOPOROSI 58 F-21 M 29 F 41-91 (media 67) 54-83 (media 69) 60 1 29 Acido Risedronico os 2 Acido Pamidronico ev 1 1 Acido Ibandronico os 2 Acido Clodronico im 3 Acido Alendronico os 16 Acido Alendronico + Colecalciferolo os 2 Acido Alendronico+ Colecalciferolo os, Acido Alendronico os 1 Acido Alendronico+ Acido Clodronico os 1 Acido Pamidronico ev + Acido Zoledronico ev 10 Acido Zoledronico ev+ Acido Alendronico os 1 Acido Zoledronico ev+ Acido Ibandromico os 2 Acido Zoledronico ev+ Sunitinib os 1 Acido Zoledronico, Acido Alendronico + Colecalciferolo 1 SENZA INDICAZIONE 3 71 Le indicazioni d’uso per i bifosfonati sono state rappresentate da osteoporosi (29), metastasi ossee (24), cancro della mammella (22), mieloma multiplo (19), cancro della prostata (6), carcinoma a cellule renali (2), plasmocitosi (1), tumore maligno (1), tumore maligno al fegato (1), cancro del retto (1), adenocarcinoma polmonare metastatico (1), mentre in tre segnalazioni non erano riportate. Nel 70% delle segnalazioni di ONJ l’indicazione terapeutica d’uso dei bifosfonati era oncologica, nel 26% il trattamento dell’osteoporosi. La provenienza delle segnalazioni era nel 90% dei casi da medici ospedalieri e si concentravano in tre Aziende dell’isola; è interessante notare che i segnalatori nella quasi totalità dei casi sono stati i clinici (odontoiatri) preposti alla diagnosi e cura della ADR e non i prescrittori dei bifosfonati. Gli oncologi e ematologi sono stati scarsamente rappresentati. E’ interessante notare come in una segnalazione di ONJ sia stato imputato come sospetto, in associazione all’acido zoledronico, anche il sunitinib, in 4 sia stato riportato come farmaco concomitante la talidomide ed in una il bevacizumab. A questo proposito, recentemente l’AIFA ha pubblicato 2 note informative importanti su informazioni di sicurezza relative il sunitinib ed il bevacizumab (3334): Casi di osteonecrosi della mascella sono stati segnalati in pazienti con tumore trattati con bevacizumab o sunitinib; nella maggior parte dei casi segnalati i pazienti avevano ricevuto precedentemente contemporaneamente un trattamento con bifosfonati per via endovenosa. 72 o Il trattamento con sunitinib o bevacizumab può essere un fattore di rischio aggiuntivo per lo sviluppo dell’osteonecrosi della mascella. Il rischio potenziale deve essere considerato in particolar modo quando sunitinib o bevacizumab e i bifosfonati sono somministrati contemporaneamente o in sequenza. Prima del trattamento con questi farmaci si deve considerare l’opportunità di una visita odontoiatrica e di appropriate cure odontoiatriche preventive. Nei pazienti che hanno ricevuto precedentemente o che sono in trattamento con bifosfonati e.v. dovrebbero essere evitate, se possibile, procedure dentistiche invasive. Di fatto, in letteratura è stato riportato il possibile aumento del rischio di ONJ da BF con l’uso combinato di farmaci anti-angiogenetici, come il bevacizumab ed il sunitinib, indicando che esso potrebbe risultare più o meno rilevante e significativo a seconda del tipo di tumore (35-37). In più, alcuni “case report” hanno indicato che anche l’uso isolato di farmaci oncologici anti-angiogenetici, come lo stesso bevacizumab ed il sunitinib, potrebbe essere causa di ONJ, spingendo a mettere sotto osservazione sotto questo profilo altre molecole dotate di attività biologica potenzialmente anti-angiogenetica, come il sorafenib, la talidomide, gli inibitori di mTOR, il cetuximab, il panitumumab ed altri agenti attualmente sottoposti a sperimentazione clinica (38-40). L’esistenza di un rischio per l’ONJ associato agli anti-angiogenetici (da soli ed in associazione a BF) e l’entità di questo devono però essere definitivamente stabiliti, anche se questo non risulta facile per l’esistenza di una serie di fattori (per esempio, data la sostanziale irreversibilità della ONJ, gli effetti del “dechallenge” non rappresentano spesso un 73 elemento sicuro per stabilire la responsabilità di un trattamento nell’insorgenza della stessa). Nonostante il limitato numero di segnalazioni di osteonecrosi, comunque in media superiore a quello nazionale, si possono riscontare nelle caratteristiche demografiche dei pazienti e nei farmaci imputati i fattori di rischio riportati nella letteratura internazionale per l’osteonecrosi dei mascellari da bifosfonati. Per quanto riportato sull’esperienza siciliana in termini di segnalazioni di ONJ, ormai in media superiore a quello nazionale, si può chiaramente evincere come l’implementazione della FV possa decisamente contribuire a: definire l’importanza di una patologia iatrogena emergente e le sue caratteristiche in termini di presentazione clinica e di fattori di rischio, con indubbie possibili positive ricadute in termini di prevenzione e contenimento della stessa. Sorafenib e infarto del miocardio/sindrome coronarica acuta L'introduzione degli agenti antineoplastici a bersaglio molecolare orientato (con un target singolo o con target multipli) ha reso più complesso lo scenario della terapia antitumorale per svariate ragioni. A differenza della maggior parte dei farmaci convenzionali, che agiscono con meccanismi scarsamente selettivi, tali agenti dovrebbero interferire con alterazioni genetiche specifiche delle cellule cancerogene. Tuttavia, contrariamente alle attese iniziali, la loro tossicità può coinvolgere alcuni tessuti normali in quanto, per esempio, questi esprimono gli stessi target contro cui i nuovi agenti sono diretti (si veda per esempio la tossicità cutanea dei farmaci diretti verso l’EGFR). Sono state documentate anche forme di 74 tossicità cardiovascolare, tra cui si annoverano aritmie cardiache, malattia ischemica, ipertensione e eventi tromboembolici (41). La reale spiegazione del verificarsi di questa tossicità cardiovascolare non è stata completamente definita, ma può essere causata da molteplici motivi. Tuttavia, per quanto concerne gli inibitori multichinasici sunitinib e sorafenib, i meccanismi della loro tossicità cardiaca potrebbero riflettere effetti "off-target" (coinvolgimento di bersagli non rilevanti ai fini dell’attività antitumorale), essendo dei composti ad attività pleiotropiche (42). Nella RNF, in base alla distribuzione delle reazioni per classe sistemico-organica (SOC), sono presenti 24 segnalazioni di sospetti di patologie cardiache da sorafenib, tra cui sette di infarto del miocardio; le schede provenienti dalla regione Sicilia riguardano 2 segnalazioni di infarto del miocardio e una di sindrome coronarica acuta. Nonostante il numero limitato dei dati, si evidenzia che il sistema di segnalazione spontanea in Sicilia sia in grado di identificare reazioni avverse gravi e poco rappresentate in termini numerici nella banca dati nazionale. In Sicilia, le segnalazioni di patologia cardiache da agenti antitumorali (convenzionali e non) sono complessivamente 10 e includono anche una segnalazione riguardante una crisi ipertensiva e sindrome coronarica acuta causata da sunitinib, un altro inibitore multichinasico. Di seguito vengono presentati casi nel dettaglio i 4 casi di tossicità cardiaca associati al sorafenib ed al sunitinib. 75 Segnalazione di infarto del miocardio dopo uso di sorafenib E’ stato segnalato il caso di una paziente di 74 anni di età, di origine mediterranea, andata incontro a infarto del miocardio dopo uso di sorafenib (Nexavar), alla dose di 800 mg/die per via orale (durata dell’uso dal 18, 11, 2008 al 10, 01, 2009) per il trattamento di epatocarcinoma non resecabile. La reazione ha portato al decesso della paziente in data 16, 01, 2009. La paziente assumeva come farmaci concomitanti Cardioaspirina 100 mg per os e Lobivon 5 mg (Nebivololo cloridrato) mezza compressa per os al giorno. Il farmaco sospetto, sorafenib, era stato sospeso senza miglioramento della reazione e non era stato ripreso. In base all’algoritmo di Naranjio l’imputabilità del sorafenib nella reazione avversa è risultata “possibile”. Segnalazione di infarto miocardico acuto anteriore dopo uso di sorafenib E’ stato segnalato il caso di un paziente di 74 anni di età andato incontro in data 18, 10, 2009 a infarto miocardico acuto anteriore dopo uso di Sorafenib (Nexavar), alla dose di 400 mg/die per via orale (durata dell’uso dal 10, 07, 2009 al 18, 10, 2009) per il trattamento di epatocarcinoma. La reazione, giudicata grave, con ospedalizzazione o prolungamento dell’ospedalizzazione, è stata trattata con eparina a basso peso molecolare e si è risolta con postumi. Il farmaco sospetto, sorafenib, sospeso con miglioramento della reazione, non è stato ripreso. In base all’algoritmo di Naranjio l’imputabilità del sorafenib nella reazione avversa è risultata “probabile”. 76 Segnalazione di sindrome coronarica acuta dopo uso di sorafenib E’ stato segnalato il caso di un paziente di 53 anni di età, caucasico, andato incontro in data 03, 01, 2010 a sindrome coronarica acuta dopo uso di sorafenib (Nexavar), alla dose di 800 mg/die per via orale (durata dell’uso dal 14, 12, 2009 al 03, 01, 2010) per il trattamento di epatocarcinoma. La reazione, giudicata grave, con ospedalizzazione o prolungamento dell’ospedalizzazione, è stata trattata con infusione di nitrati e terapia con eparina a basso peso molecolare. Il paziente assumeva come farmaco concomitante Bisoprololo (Congescor) 1,25 mg per os. Il farmaco sospetto, sorafenib, sospeso con miglioramento della reazione, non è stato ripreso. In base all’algoritmo di Naranjio l’imputabilità del sorafenib nella reazione avversa è risultata “probabile”. Segnalazione di sindrome coronarica acuta in corso di crisi ipertensiva dopo uso di sunitinib E’ stato segnalato il caso di un paziente di 72 anni di età, andato incontro in data 05, 12, 2010 a sindrome coronarica acuta in corso di crisi ipertensiva dopo uso di sunitinib (Sutent), alla dose di 50 mg/die per via orale (durata dell’uso dal 12, 11, 2009 al 06, 012, 2010) per il trattamento di carcinoma del rene. La reazione, giudicata grave, con ospedalizzazione o prolungamento dell’ospedalizzazione, è stata gestita con infusione di nitrati e terapia antipertensiva. Sono stati riportati come esami strumentali e di laboratorio rilevanti per l’ADR: creatinfosfochinasi ematica aumentata; ecocardiogramma: spessori del SIV aumentati, non alterazioni della cinetica segmentaria; elettrocardiogramma: ritmo sinusale con ST sottolivellato in sede infero-laterale; FE 60%. Il paziente assumeva come farmaco 77 concomitante Bisoprololo (Eutirox) 25 mcg per e tamsulosina cloridrato (Omnic). Il farmaco sospetto, sunitinib, sospeso con miglioramento della reazione, è stato ripreso senza ricomparsa dei sintomi. In base all’algoritmo di Naranjio l’imputabilità del sunitinib nella reazione avversa è risultata “possibile”. Commento Il sorafenib, attualmente approvato per il trattamento dell’epatocarcinoma e di pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato (stadio IV), nei trial clinici, è risultato associato con sindromi coronariche acute nel 2,9% dei pazienti trattati con il farmaco verso lo 0,4% dei pazienti trattati con placebo (41). In uno studio su 74 pazienti con carcinoma a cellule renali metastatico trattati con sunitinib (un altro inibitore multichinasico indicato nel carcinoma renale) o sorafenib, 14 con sorafenib e 11 trattati con sunitinib e andarono incontro ad un evento cardiaco; 13 di questi 25 pazienti mostrarono tipici sintomi clinici, includendo angina tipica, dispnea da sforzo e capogiri. Di questi ultimi, sette risultarono gravemente compromessi e richiesero il trattamento in unità di terapia intermedia o intensiva. In 12 dei 25 pazienti andati incontro ad eventi cardiaci furono riscontrate modificazioni ECG. Tutti i pazienti si rimisero dopo la terapia cardiovascolare e furono considerati in grado di riprendere il trattamento per il tumore (42). Oltre che ipertensione (un effetto molto probabilmente dovuto al blocco degli effetti fisiologici del VEGF a livello della parete vascolare; si è già discusso come l’effetto anti-angiogenetico di sorafenib e sunitinib possa favorire l’insorgenza di ONJ da BF) gli inibitori multichinasici possono causare anche ipotiroidismo, che può aggravare la loro 78 cardiotossicità (43-44). Il sorafenib, oltre che VEGFR, PDGFR, KIT e FLT-3, inibisce le kinasi Raf che innescano la via di proliferazione e di sopravvivenza cellulare MEK/ERK e hanno un ruolo protettivo nel cuore. E’ interessante come mutazioni “gain of function” di Raf-1 e di altri componenti della via di Raf siano responsabili di certi casi di cardiomiopatia ipertrofica (sindromi di Noonan e LEOPARD) (45). Tuttavia, il coinvolgimento di Raf-1 e di BRAF nella tossicità per i miociti del sorafenib è stato recentemente messo in discussione (44). E’ richiesto un attento monitoraggio fino a che studi di larghe dimensioni e la sorveglianza post-marketing non definiranno chiaramente la natura degli eventi cardiovascolari associati al sorafenib o al sunitinib, specialmente in pazienti con fattori di rischio cardiovascolare, come età avanzata o una storia pregressa di malattia coronarica (43). I casi che ho riportato illustrano chiaramente come l’applicazione capillare della segnalazione delle ADR possa contribuire a questo obiettivo specifico, come del resto al chiarimento della situazione rispetto a tante altre ADR in cui sono imputati farmaci di tipo oncologico o meno. Non verrà mai sottolineata abbastanza l’importanza che il segnalatore fornisca dato quanto più completi possibile, in maniera da facilitare l’interpretazione sull’imputabilità, sui fattori di rischio, etc. 79 Conclusioni La segnalazione delle reazioni avverse da farmaci (ADR) in ambito postmarketing è fondamentale per la tempestiva identificazione di nuove, in particolare gravi, tossicità, che, per vari limiti, non emergono facilmente nei trial pre-registrativi. La farmacovigilanza (FV) è necessaria per una valutazione più completa della sicurezza e dell’impatto sulla qualità di vita di un nuovo farmaco nella pratica clinica reale, dove i pazienti, per differenti ragioni (patologie multiple, corredo genetico, usi off-label, etc.) sono a maggior rischio di ADR e di interazioni tra farmaci. In passato i farmaci antineoplastici non sono stati oggetto di attenzione prioritaria nei programmi nazionali o internazionali di FV e, in aggiunta, è stata assente la cultura della segnalazione delle ADR tra gli oncologi medici. Solo recentemente è stato sottolineata la chiara, preminente, importanza delle attività di FV in ambito oncologico; si assiste ad un rapido ed intenso sviluppo di nuovi agenti, tra cui quelli a meccanismo non tradizionale (inibitori chinasici, anticorpi monoclonali), e tutta una serie di significativi problemi inaspettati ha indicato come ci sia ancora molto da imparare sul loro profilo di tossicità. La presente tesi ha fatto riferimento alla mia esperienza nel “Centro di consulenza ed informazione sugli effetti tossici da farmaci antitumorali e sulle ADR in pazienti neoplastici” della Regione Sicilia. L’andamento della segnalazione spontanea in ambito oncologico a livello regionale può essere un indice dell’attività del Centro e dell’eventuale raggiungimento dei suoi obbiettivi: il numero di segnalazioni di sospette reazioni avverse occorse in pazienti oncologici segnalate dagli operatori sanitari della Regione Sicilia è cresciuto nel tempo. 80 Confrontando il numero di segnalazioni relative a pazienti oncologici per anno di inserimento, si osserva un incremento che si è passati da quattro segnalazioni nel 2003 (data di inizio delle attività del Centro) a 154 nel 2010. Il coinvolgimento delle strutture sanitarie è stato buono e nel 2010 le segnalazioni di ADR oncologiche hanno raggiunto la provenienza da 16 strutture dell’isola. Si è confermato come un feedback educazionale permanente produca notevoli effetti in termini quantitativi della segnalazione di reazioni avverse da farmaci. D’altra parte, in genere le segnalazioni sono state di notevole interesse e di buona qualità e hanno significativamente contribuito a caratterizzare una patologia iatrogena emergente come l’ONJ da BP o acquisire informazioni sulla sicurezza di farmaci di recente immissione in commercio come quelli sottoposti a RFOM (tra cui sorafenib e sunitinib). Si auspica un ulteriore futuro sviluppo della cultura della segnalazione delle ADR in ambito oncologico fra gli operatori sanitari della regione. Solo attraverso questo sistema di farmacovigilanza le segnalazioni di sospetta reazione avversa possono essere esaminate in maniera cumulativa e, eventualmente, generare segnali d’allarme o confermare il rapporto beneficio/rischio di un medicinale. Senza il contributo degli operatori sanitari non sarebbe possibile svolgere questo lavoro a garanzia della salute pubblica; questo vale soprattutto per alcune branche della medicina come l’oncologia, un’area in continua evoluzione. 81 Bibliografia 1. 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